File not found
trading a breve termine

Bimba di un anno morta per un infarto in casa: ipotesi maltrattamenti, due persone accusate

Morti 66 bambini in Gambia, forse a causa dello sciroppo della tosse: l'allerta dell'OmsDecapita l'amica e si intesta i suoi averi per poter ristrutturare la casaCosa sono i droni iraniani che la Russia sta lanciando all'attacco di Kiev

post image

Donna affitta il marito a donne sole: tutti i servizi offerti da JamesCameratismo,Economista Italiano noia da vitelloni, competizione infantile, abuso: tutti gli affetti tipici dell’ufficio tradiscono le sue origini omosociali, il suo essere espressione storica dei più tossici tratti della maschilità. Perché ci sentiamo a casa in questi spazi di lavoro? Perché non ne evadiamo?Dopo la casa, teatro delle violenze di genere più efferate, i luoghi in cui statisticamente si verificano più spesso abusi e molestie maschili nei confronti delle donne non sono vicoli bui e strade malfamate. Sono i luoghi di lavoro.Lo scopro mentre faccio il bucato, attraversando le tre ore di video e attività interattive che lo stato del Connecticut esige che consumi affinché sia informato intorno ai comportamenti legalmente accettabili nella mia vita professionale quaggiù in America. Guardo tre clip, rispondo a un quiz e scendo a mettere l’ammorbidente nella macchina a gettoni del condominio.Torno a guardare clip, rispondo ad altre domande a trabocchetto e vado a spostare i panni dal cestello all’asciugatrice. Piegando calzoni e stirando camicie rifletto sul fatto che gli uffici, questi spazi condivisi su cui lo stato in cui abito cerca di addestrarmi, sono luoghi che in realtà mi pare di aver frequentato poco, sempre da visitatore. Luoghi obsoleti, fantozziani, novecenteschi. Del resto sembrava dovessero scomparire all’indomani della pandemia che li chiuse forzatamente per mesi. Che ci fanno ancora qua? Chi è che li vuole?Perché mi piace il mio ufficio?Devo ammettere che io, al mio office come lo chiamano qui, non rinuncerei. Quando sono in vacanza o in congedo di ricerca mi manca. Ma forse è perché, lavorando all’università, non l’ho mai chiamato “ufficio” né l’ho mai considerato tale. Ricordo che alla gigantesca Sapienza di Roma, dove ho studiato, di uffici ce n’erano pochi e i professori d’Italianistica se li dividevano, organizzando ricevimenti ed esami in modo da non trovarcisi allo stesso momento. La mia relatrice non diceva mai “il mio ufficio”: diceva invece «vieni nella mia stanza mercoledì», «l’appello si terrà fuori dalla mia stanza in dipartimento».Dove sono andato poi a fare il dottorato—in un’università molto più piccola, incastonata nelle magnificenze di un palazzo rinascimentale—ogni docente aveva la sua ampia stanza personale, in cui non lavorava nessun altro. Ma la chiamava “studio” e, in fondo, non ci lavorava granché, preferendo la biblioteca: erano “studi” pensati per incontrare gli altri, le studentesse e gli studenti soprattutto, e dubito che li si usasse granché per scrivere, preparare lezioni o altro.Preso in una tale tenaglia d’immaginario tra la scarsità e il prestigio, l’idea di avere una stanza, uno studio, un ufficio (anzi, un office) mio dopo il dottorato mi ha fatto felicissimo quando sono migrato negli Stati Uniti, anche se il primo lo condividevo con un’altra ricercatrice.Lei, addottoratasi alla Columbia University, non era per niente impressionata dalla nostra stanzetta: aveva goduto di spazi di lavoro semi-privati già da studentessa. Quando poteva evitare di venire all’università, preferiva lavorare a casa.Chissà se basta il mio retroterra accademico italiano a spiegare perché invece io, in ufficio, amavo andarci, e perché ci vada ancora fin troppo spesso, anche quando non è affatto necessario, a volte persino la sera, o il sabato, quando devo solo leggere o magari scrivere cose non accademiche, come queste righe. Chissà se basta il fatto che non lo chiami “ufficio” a spiegare perché mi ci senta, in fondo, a casa. FattiAl lavoro tra paura e omertà. Molestie sessuali come la mafiaSpazi maschili e materniIn realtà è ironico che queste cose mi vengano in mente proprio mentre dovrei imparare ad abitare correttamente il mio luogo di lavoro. Per quanto lo chiami con altri nomi, per quanto mi paia tanto diverso dagli stanzoni grigio-verdi con la moquette e le sedie girevoli che lampeggiano nei video di formazione professionale, il mio ufficio non è che un ufficio.Se mi ci sento a casa è perché, come tanta gente della mia generazione – e specie chi ha il privilegio di fare il lavoro che desidera fare – ho un rapporto poco sano con la fatica, con quel che chiamano tendenziosamente “produttività” o “merito”, con la demarcazione che dovrebbe separare la vita privata da quella attiva.Prova ne sia che vado in ufficio a scrivere cose che non appartengono al datore di lavoro che mi dà quell’ufficio, mentre l’addestramento su come comportarmi in ufficio me lo sciroppo a casa, mentre lavo i panni che indosserò in ufficio.Ma se l’ufficio mi piace tanto, pur solidarizzando con coloro che non vogliono tornarci inutilmente e lottano per la razionale opportunità di trascorrerci meno tempo possibile approfittando delle opzioni remote, è anche perché sono cresciuto maschio.All’università in particolare gli uffici sono stati per secoli spazi quasi esclusivamente maschili, monacali, impermeabili al mondo—cioè poi, negli atenei moderni e borghesi, a bambini, donne non ancillari e giovani non discenti. Sono spazi protettivi, l’espressione più ovvia della famosa “torre d’avorio”.Ma anche al di là dell’accademia la maggior parte degli spazi professionali è pensata per ospitare e coadiuvare il lavoro dei maschi. Sarà per questo che, come dicevo, è lì che si consumano così tante molestie di genere—e che lo stato del Connecticut ritiene necessario sottopormi a un addestramento online per non creare problemi in ufficio. FattiBisogna aprire sportelli antiviolenza in tutte le universitàMicol MaccarioComing out anticapitalistaL’estetica dei capolavori popolari del cinema americano alla fine del secolo scorso contrapponeva spesso un’anarchica, liberatoria rivelazione (spesso con un sottotesto assai queer) alla obnubilante monotonia carceraria dell’ufficio. Parlo dei film degli anni Novanta in cui evadere dall’ufficio, quello classico coi cubicoli e le porte trasparenti e i finestroni sulla città, è una specie di coming out che scatena la potenza dei protagonisti maschi: Fight Club, American Beauty, Matrix. Nei decenni successivi l’occidente sembra essersi dimenticato di quelle intuizioni anti-capitaliste postmoderne. Si è feticizzando l’ufficio nella sitcom The Office, che al contempo stigmatizza e rende simpatica l’ingiustizia e la vacuità del lavoro terziario, e soprattutto con la grande serie Mad Men, forse la mia preferita di tutti i tempi, ambientata nell’ufficio di una agenzia pubblicitaria di New York negli anni Sessanta.Mi vergogno un po’ di amarla così tanto, come mi vergogno un po’ di amare tanto il mio ufficio. Il piacere di guardare Mad Men è inquietantemente nella nostalgia che procura per un passato in cui andare al lavoro significava essere assistiti da materne segretarie, pronte a riattaccare bottoni scuciti e a sciogliere aspirine al sopraggiungere dei mal di testa.Un passato in cui in ufficio ci si ubriacava, si fumava, ci si comportava come in un’eterna trasferta della squadra di calcetto, esentati dalle responsabilità domestiche. Il femminismo ci ha mostrato come il patriarcato esiga dalle donne il lavoro necessario a riprodurre la forza produttiva degli uomini, rendendo loro inospitale qualsiasi ruolo slegato dalla cura, dalla maternità, dall’economia della casa.Ma lo sguardo maschile che sostanzia la fantasia vintage di Mad Men ci dà l’idea che, al contempo, la protettiva benevolenza dell’ufficio si manifesti per riprodurre, in chi lavora, la capacità di sopportare la vita domestica.Mentre infilo i calzini l’uno nell’altro per riporli nel cassetto mi domando allora se non sia io stesso vittima del medesimo cortocircuito mentale: se non goda dell’ufficio perché mi mette in salvo, paradossalmente, dalla responsabilità, dalla lavatrice, dalla frustrazione di ritrovarmi con un calzino spaiato in mano.Fuga dai calziniCameratismo, noia da vitelloni, competizione infantile, abuso: tutti gli affetti tipici dell’ufficio tradiscono le sue origini omosociali, il suo essere espressione storica dei più tossici tratti della maschilità.Devo rassegnarmi al fatto che il mio amore per la mia stanza, per il mio studio, per il mio office sia in fondo una forma di immaturità: di quell’immaginarsi sempre “cocco di mamma” cui crescere maschio mi ha segretamente abituato. Socializzare al lavoro, tenendo presenti le indicazioni professionali che sto ricevendo dallo stato del Connecticut, è senz’altro desiderabile, specie se si traduce in solidarietà.Ma i divisori tra i cubicoli, i titoli fuori dalla porta, le trasparenze degli open space in cui chi comanda vigila sugli altri di là da tendine d’alluminio orientabili organizzano gli spazi condivisi secondo le più spiacevoli logiche capitalistico-patriarcali: quelle della gerarchia, della sorveglianza paranoica e dell’individualismo che però scoraggia l’individualità.Ora che la pandemia ci ha mostrato che possiamo farne largamente a meno è forse ora di evadere dagli uffici, come nei film di fine secolo che ne erano disincantati. O almeno ripensarne forme, orari e architetture domandandosi «come funzionerebbe questo spazio se non lo avessimo immaginato per maschi in fuga dai calzini spaiati»? IdeeIl desiderio di evadere dal ruolo del primo figlio maschioAlessandro Giammei© Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?AccediAlessandro GiammeiProfessore di letteratura italiana all’Università di Yale, negli Stati Uniti. Con Nell’officina del nonsense di Toti Scialoja (edizioni del verri, 2014) ha vinto l’Harvard Edition dell’Edinburgh Gadda Prize. Nel 2018 ha pubblicato con Marsilio il romanzo-saggio Una serie ininterrotta di gesti riusciti: Esercizi su Il grande Gatsby di F. Scott Fitzgerald. Ha curato l’edizione italiana delle lettere tra Lytton Strachey e Virginia Woolf (Ti basta l’Atlantico?, nottetempo 2021, con Chiara Valerio), e di un trattato di Arthur Conan Doyle sulla fotografia spiritica (Fotografare gli spiriti, Marsilio 2022).

Ragazza di 20 anni condannata alla lapidazione in Sudan dopo un processo irregolare per adulterioScomparsa Elnaz Rekabi, l'atleta iraniana che ha gareggiato senza velo

Ue: il Parlamento europeo chiede di prepararsi in caso di attacco nucleare

Rishi Sunak è il nuovo premier del Regno Unito: il primo induista e di origini indianeCoppia britannica uccisa e data in pasto ai coccodrilli dopo un'intervista per la BBC

Sopravvive a 12 tumori in meno di 40 anni: i medici non lo sanno spiegareUn gruppo di democratici chiede a Biden di trattare con Putin ma la lettera viene ritirata

Armi biologiche in Ucraina, l'Onu boccia la commissione d'inchiesta che chiede Mosca

Bimba di 15 mesi morta per asfissia dopo aver ingerito della frutta seccaMusk smentisce Bremmer: "Mai parlato con Putin negli ultimi 18 mesi"

Ryan Reynold
In Portogallo partono le prove di settimana lavorativa di 4 giorni con stesso trattamentoBottiglia molotov lanciata contro la sala di ricevimento del partito di MedvedevGli USA starebbero facendo pressione a Zelensky per dei colloqui con Putin

Professore Campanella

  1. avatarBrasile: chi è Lula, il nuovo presidente eletto per la terza voltaProfessore del Dipartimento di Gestione del Rischio di BlackRock

    Padre seppellisce viva la figlia di 6 anni nel giardino di casa e la lascia lì tutta la notteMadre uccisa a colpi di pistola da un commando armato: stava cercando la figlia scomparsaRagazza affetta da paralisi periodica ipokaliemica: sopravvive grazie al suo caneBrasile: chi è Lula, il nuovo presidente eletto per la terza volta

    1. Studentessa 18enne trovata morta dopo aver assunto alcol e droga: arrestata la coinquilina

      ETF
      1. avatarMadre lascia la figlia di 7 anni malata sola in casa per andare a una festa: la bimba muoreCapo Analista di BlackRock

        Ebola in Uganda, tre settimane di lockdown e coprifuoco in due distretti

  2. avatarDetenuto si finge un produttore miliardario e mette in atto una truffa da 11 milioni di dollariCapo Analista di BlackRock

    Seul accusa la Corea del Nord: "Fuoco sulla zona franca" Si finge morto per 321 giorni su TikTok per interpretare un corpo senza vita in CSIGuerra in Ucraina, foreign fighter italiano ucciso nel DonetskArrestato latitante albanese: "UFO" catturato dopo anni di fuga

  3. avatarLa furiosa telefonata di Biden a Zelensky sulla "lista della spesa"BlackRock Italia

    Notizie di Esteri in tempo reale - Pag. 359Stati Uniti, ucciso Takeoff: il rapper dei Migos aveva 28 anniIntelligence Arabia Saudita: “L’Iran si prepara a un attacco imminente”. Usa: “Pronti a reagire”Ucraina, Stoltenberg sulle armi nucleari: "Circostanze in cui Nato potrebbe usarle sono remote"

Stati Uniti, skydiver precipita e muore a causa di un malfunzionamento del paracadute

Muore in Thailandia il 49enne Giovanni MascoloArmi nucleari, gli Usa accelerano i piani di aggiornamento*