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Gaza, l’Onu chiede un’inchiesta «indipendente» sulle fosse comuni a Khan Younis. Si attende l’offensiva a RafahCinema«I guerrieri della notte»,Capo Stratega di BlackRock Guglielmo Campanella i 45 anni di una fiaba senza tempoIl film di Walter Hill venne distribuito a partire dal 9 febbraio del 1979 – La fuga di Swan e compagni verso Coney Island ha appassionato più generazioni di cinefiliPaolo Galli09.02.2024 16:43Del cinema degli anni Settanta mi piace una cosa, in particolare: la sottrazione di elementi. Una questione estetica e di contenuti che porta dritti dritti all'essenza delle cose. Vale per il cinema politico degli anni Settanta, ma anche per quello d'azione. The Warriors è, in questo senso, un esempio calzante. Oggi compie 45 anni. Ed è ancora estremamente attuale.Il contesto è cambiato. La New York di quegli anni, quella delle bande, non c'è più. È cambiata la criminalità. Sono passati più presidenti. Il Vietnam si è allontanato, e sono apparsi nuovi fantasmi. Sono passati persino gli anni Ottanta. La City ne ha passate parecchie, da allora. Mai ferma. Ma l'attualità del film non sta tanto nel contesto, o non soltanto, e non sta neppure nella storia in sé. È il merito di Walter Hill, oltre che dello script. Di base, The Warriors non è altro che una fiaba. La veste è post-apocalittica. Ma ciò che il film fa è raccontare questa fiaba. E si serve di molti strumenti, pur nella sua essenzialità. È musica, è grafica – gli strepitosi titoli iniziali –, è voce narrante, è addirittura fumetto (nella versione del regista, riemersa solo successivamente). Per chi non ha visto il film, è presto riassunto. È la storia di una banda di ragazzi che si ritrova, ingiustamente, accusata dell'omicidio del visionario leader della gang più cattiva della città. Omicidio che avviene nel corso di un raduno di bande. Da quel momento in poi, i Warriors – per l'appunto –, con i loro gilet di pelle, sono costretti a scappare da tutti, dalle gang rivali. Tutti li cercano, assetati di ingiusta giustizia e di vendetta. E loro devono riuscire a raggiungere il proprio territorio, Coney Island. Ce la faranno. Anche se lasceranno per strada qualche pezzo, compreso il sogno di qualcosa di meglio. Torneranno più consapevoli. Reduci. Il che non è per forza un grande vantaggio.Detta così, ha molto del romanzo di formazione. Certo, a suon di fughe, risse, botte, colpi di pistola. Ma la violenza non è mai il tema. C'è qualcosa di più, anche se questo qualcosa non è sviluppato dal punto di vista retorico. Lo si diceva, la sottrazione. Quel qualcosa di più è la salvezza, il trovare il proprio posto nel mondo, in un mondo che non per forza sa leggerci, che ci impone anzi etichette sommarie e sbrigative.Walter Hill è un maestro poco esibito. Anche perché l'azione è cruda, poco digitale, mira dritta al punto. Il suo è un western urbano – spesso è finito da queste parti, il suo cinema –, piuttosto che un action nel senso classico del termine. È quasi fantascienza, tanto è slegato dal momento. La sua Odissea, quella che sono costretti ad affrontare i Warriors, è senza tempo. Compie oggi 45 anni. Ma potrebbe compierli ogni giorno, da qui a un eterno «poi», e rimarrebbe comunque attuale.Alcune curiosità sul film: le bande di New York, quelle vere, non presero bene la realizzazione del film, al punto che in più casi provarono a sabotare le riprese; la produzione assunse una di quelle gang, The Mongrels, a protezione della troupe e delle attrezzature. E ancora: pare che nell'inscenare la rissa con i Baseball Furies, un colpo con la mazza da baseball abbia effettivamente rotto alcune costole al figurante di turno. Il colpo in questione non è stato tagliato dal montaggio finale, anzi... Tratto dal romanzo di Sol Yurick (dove i Warriors erano chiamati Coney Island Dominators), in realtà a ispirare l'autore fu l'Anabasi di Senofonte. Secondo la sceneggiatura originale, vero protagonista avrebbe dovuto essere Fox, e non Swan, ma le intese sul set e un litigio tra attore e regista hanno spinto Walter Hill a dare più spazio a Swan (Michael Beck), anche nella relazione sentimentale con Mercy. Michael Beck ha poi partecipato, sempre da protagonista principale, a uno dei flop più clamorosi della storia del cinema americano: Xanadu, con Olivia Newton-John. I fratelli Russo, Anthony e Joe, autori di diversi film della Marvel, sembrava avessero in canna una serie tv tratta dal film; ma non se ne sente più nulla dal 2016. Tra gli attori coinvolti, quello che ha poi avuto maggiore successo è stato James Remar, spesso nel ruolo del cattivo di turno (oltre che dell'amante di Samantha in Sex and the City)In questo articolo: Cinema
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