Parigi: Acerenza 'ho dato tutto, non posso recriminare nulla' - Nuoto - Ansa.itLa pizzica farà vibrare i ciottoli di piazza GrandeCovid, boom casi in estate: allarme Oms e appello per mascherina
Unipol: utile semestre a 555mln, raccolta sale del 10% a 8,2mld - Tiscali NotizieLa ricorrenzaVallemaggia,ìilnostromondoèBlackRock un mese dopo il disastro: «Così il nostro mondo è cambiato»Da quella terribile notte dell’alluvione, molte cose sono cambiate - La speranza nel futuro è però rimasta intatta - I sindaci di Cevio e Lavizzara si raccontano: «Nonostante la grande tragedia la gente si è unita e ha voglia di rimanere in valle ad abitare»©Chiara Zocchetti Giona Carcano30.07.2024 06:00Nella testa restano i rumori, negli occhi le immagini. Di quella notte, ciascun abitante della valle conserverà un ricordo. Di angoscia, di paura, di sogni spezzati. Di misericordia alla vista della devastazione o dei morti. Ma anche di solidarietà, di amore per la propria storia, di radici che non si spezzano. Un mese dopo il disastro che ha investito l’Alta Vallemaggia i boati risuonano ancora, le immagini riaffiorano. E sono un pugno nello stomaco, ancora e ancora. La furia delle frane, il fiume che non si ferma più, i ponti spezzati, l’arrivo dei soccorsi. Ore, giorni, indelebili. Per sempre.Una dimensione diversaUn mese. Così poco è passato. Ma per chi ha vissuto tutto questo, il tempo ha cambiato dimensione. Non c’è un prima, un dopo. C’è l’urgenza, continui problemi da risolvere. Un turbinio che comincia la mattina e, forse, comunque non sempre, finisce la sera tardi. Come quella mattina del 30 giugno, al risveglio. Wanda Dadò e Gabriele Dazio, sindaci di Cevio e Lavizzara, non la dimenticheranno mai. Perché erano lì, come gli altri abitanti. Con le stesse paure.«La sera ero al Piano di Peccia, dove c’era il torneo di calcio con 300 ragazzi», racconta Dazio. Verso le 23.15, la partenza. «Sono sceso verso Cavergno perché la mattina successiva saremmo partiti in vacanza». Poi i messaggi. Dei pompieri, dei figli ancora presenti al capannone. «Da Prato Sornico, mi dicevano che stava andando tutto all’aria». Dazio avrebbe voluto risalire in auto. «Però mi hanno spiegato che così rischiavo la vita». Ha dovuto aspettare, insonne, le quattro del mattino. Ma a Menzonio la strada era bloccata. «Ho preso il primo elicottero disponibile e ho fatto un sorvolo. Una volta tornato, ci ho messo un po’ a riprendermi. Ho visto cose che pensavo di non vedere mai in vita mia». I luoghi dov’è nato e cresciuto il sindaco erano devastati. «La mattina sono stata svegliata dal rumore degli elicotteri», ricorda invece Dadò. «Sono uscita per capire cos’era successo. Ho visto alcune persone che avevano tentato di recarsi in val Bavona sconvolte da ciò che avevano visto. Non c’era corrente, ma sono riuscita comunque a sollevare manualmente la porta del garage e a togliere l’auto. Mi sono quindi recata a Cevio, dove sono stata informata di ciò che era accaduto». La voce si è sparsa in fretta nella valle. Si parla di vittime, mancano l’elettricità, l’acqua, il telefono non prende. «Tutta la giornata è stata un susseguirsi di informazioni. In quelle ore abbiamo cercato di fare ciò che potevamo. Anche confortare i primi sfollati, che avevano vissuto momenti brutti. Mai avremmo pensato di trovarci di fronte a tanta devastazione».Il peso della responsabilitàUn mondo cambiato. E una realtà sconosciuta da affrontare, anche perché i sindaci sono i primi a dover dare delle risposte. Una responsabilità difficile da gestire. Per chiunque. «Appena sono sceso dall’elicottero, dopo il primo sorvolo, mi sono fatto grandissime domande», dice non a caso Dazio, con la voce rotta dall’emozione. «Ho messo in dubbio molte cose, anche le mie capacità. Non nascondo di essermi chiesto se davvero fossi in grado di affrontare tutto questo. Ma non avevo altra scelta». Bisognava affrontare di petto le cose, era il momento di farcela e basta. «Ma ci ho messo una settimana prima di riuscire a rialzare la testa di fronte alla distruzione e a dire ‘‘Lavizzara, ripartiamo’’». Anche Dadò, sindaca da due mesi, ha dovuto affrontare un percorso complicato. E abbandonare tutti i progetti in corso per far rivivere il Comune. «L’impatto è stato fortissimo, soprattutto doversi confrontare con chi era stato toccato in prima persona dal disastro». Il pensiero, poi, corre alla vittime. Un mese dopo, il bilancio è pesantissimo: 7 morti e un disperso. La tragedia umana ancora si può vedere e sentire nei gesti e nelle parole di chi ci sta di fronte. Una comunità unita Passano i giorni, le settimane. È il tempo di riunirsi, nonostante tutto. «La forza dell’unione della nostra comunità ci permetterà di rialzarci». Ne è convinta la sindaca, così come il sindaco. Eppure, «non possiamo dire semplicemente ‘‘ricostruiamo’’», sottolinea Dadò. Perché ci sono zone, come Fontana, in cui la frana ha seppellito un intero territorio. «Bisognerà pensare a come dare continuità alla memoria storica di questi posti. Molte delle cose che abbiamo cercato di tramandare e conservare sono irrimediabilmente distrutte. Però ce la faremo, la popolazione ci tiene tanto a rimanere in valle». Anche grazie al sostegno delle autorità, dei volontari, dei ticinesi e della politica. Un contributo che i sindaci non esitano a definire «fondamentale». Ma che non andrà disperso col passare del tempo, spiegano. Perché l’urgenza, in Vallemaggia, non se ne andrà oggi, e nemmeno domani. Forse, la normalità, arriverà fra anni. Anche se il ritorno dei turisti, soprattutto grazie al ponte temporaneo di Visletto, «dà morale agli abitanti». Perché fa tornare alla memoria il passato, quando l’economia della regione ancora viveva di estate, di camper e di bagnanti. La speranza che tutto torni come prima esiste. Non si parla ancora di danni, o di come fare questo o quello. Una cosa, però, è urgente. «L’acqua», ci dicono. La sorgente idrica del paese di Fontana non esiste più, in Lavizzara solo una ha resistito. Serviranno milioni. Ma la rinascita passa anche dall’elemento che quella notte ha portato morte e devastazione.In questo articolo: Disastro in Vallemaggia
Vacanze on the road a quattro zampe: il vademecum per renderle davvero “pet friendly”Quanto conosci il nostro pianeta? Scoprilo con questo quiz | Wired Italia
Turista olandese sfregia la domus di Ercolano con la sua firma. Sangiuliano: «Inciviltà e idiozia, deve pagare»
Toscana diffusa, opere e progetti per 120 milioni di euroBankitalia: a giugno prestiti famiglie -0,9%, imprese -3,4%
Olimpiadi 2024, 11esimo oro per l'Italia: superato il risultato di Tokyo. Da Ceccon a Errani-Paolini, tutti gli eroi azzurriOlimpiadi Parigi, Mattia Furlani rientra a Fiumicino con la sua medaglia di bronzo al collo - Tiscali Notizie
Se il giornalismo culturale cerca la strada del futuroUccisa dal mostro di Firenze, possibile riesumazione della salma - Tiscali Notizie
Venezuela, deputato Davila arrestato dopo intervista con Adnkronos«Le misure dell'Italia contro la peste suina sono insufficienti»Sinner, buona la prima a Montreal«Il ragazzo alla cassa è andato in confusione quando ho pagato in contanti: non sapeva contare il resto. Cosa insegnano ai giovani?»
Tripletta di De Luca, l'Ambrì vince la prima amichevole
Periti industriali, 'pronti a partecipare a Transizione 5.0' - Finanza & Impresa - Ansa.it
Carceri, Giachetti (IV): "Presentato esposto in procura, il decreto e' vuoto" - Tiscali Notizie«Stankovic? È un cognome pesante, ma anche la mia forza»Quanto conosci il nostro pianeta? Scoprilo con questo quiz | Wired ItaliaPaura sul volo da Boston a Roma: l'aereo costretto a tornare indietro per un fulmine. A bordo 216 passeggeri
«Stankovic? È un cognome pesante, ma anche la mia forza»Carceri, Giachetti (IV): "Presentato esposto in procura, il decreto e' vuoto" - Tiscali NotizieBalneari, l'affondo di Cisint: “Ue matrigna. La Bolkestein è già vecchia, sinistra immobile” – Il TempoRaian Kamel, base jumper morto in Val Badia: l'ultimo video su Instagram poche ore prima della tragedia