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Sconto di una giornata per lo squalificato Marko MladjanIl Gigante di Ferro di Brad Bird veniva mostrato per la prima volta esattamente 25 anni fa,investimenti il 31 luglio 1999. Prodotto dalla Warner Bros. con un budget di oltre 50 milioni di dollari, ne incassò poco più di 30, diventando un flop doloroso per la Major. Eppure, a distanza di un quarto di secolo, questo film sontuoso, si è ritagliato un posto di tutto rispetto dentro il cuore di ogni amante del genere, come uno dei più grandi film d'animazione di sempre.Un bambino e un robot, persi dentro l'apice della Guerra FreddaIl Gigante di Ferro può essere definito capolavoro? Si, nel suo genere e nella sua particolare categoria lo è stato senza dubbio. Eppure, parliamo di uno dei passi falsi in termini di incasso più clamorosi di sempre. Uscì tra l'altro in un'epoca, quegli anni ‘90, dove il Rinascimento Disney aveva spinto l’animazione verso vette di qualità e bellezza, che oggettivamente non sono mai più state raggiunte. Il Gigante di Ferro era tratto da un romanzo di Ted Hughes, scritto nel 1968, attraverso il quale l'autore cercò in qualche modo di far accettare ai propri figli il suicidio della moglie, Sylvia. Ad inizio anni '90, il libro era diventato un musical con le note di Pete Townshend, ed un concept di un possibile lungometraggio era passato sotto l'occhio di Don Bluth, altro meraviglioso artigiano dell'animazione di quegli anni, che però non vi aveva visto nulla di speciale. Fu la Warner Bros. a decidere di realizzare questo mix di fantascienza, film di formazione, in cui echeggiavano echi spielberghiani evidenti. La Warner decise di investire molto in quello che sarà l'ultimo, vero, grande film animato a mano della storia, un racconto ambientato nell'America degli anni '50, avvolta dalla paura della Guerra Fredda e con protagonista Hogarth Hughes, un bambino di nove anni orfano di padre, che entrava in contatto con un gigantesco robot venuto dallo Spazio (doppiato da Vin Diesel), privo di memoria e ignaro di quasi tutto ciò che lo circondava. Già da queste premesse, si capisce come Il Gigante di Ferro fosse un film chiaramente connesso alla narrativa di Steven Spielberg, a dispetto del fatto di non essere stato né girato né prodotto dal regista di E.T.- l'extraterrestre o Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo.I Minions torneranno nel 2027 con un nuovo film tutto loroLa saga di Cattivissimo me continua con un nuovo capitolo e nuovi esserini gialliIl Gigante di Ferro ci porta nelle foreste del Maine, in una piccola cittadina dove Hogarth è il classico ragazzino di quegli anni, cresciuto a fumetti, figurine e film di serie B di fantascienza, che cercavano di esorcizzare la paura dell'olocausto nucleare parlandoci di gigantesche creature dello Spazio, oppure di alieni provenienti da altri mondi, portatori di un terrore che, bene o male, potrebbe anche sopraffarlo nel momento in cui si ritrova di fronte quello strano robot. Lo stesso concept de Il Gigante di Ferro, oltre ad omaggiare la fantascienza di quegli anni, si connette alla letteratura del genere e allo spirito dell'epoca. C'è una paura sotterranea, palpabile, che accomuna ogni abitante, ed la stessa struttura fisica del gigantesco essere, è un omaggio a La Guerra dei Mondi, Il Pianeta Proibito, insomma a tutto ciò che era il mondo sci-fi di quel periodo post-bellico aveva concepito, prima che George Lucas lo spingesse verso orizzonti inediti. Ciò che affascina ancora oggi de Il Gigante di Ferro, è come il film sappia essere sia un grandissimo omaggio al tema spielberghiano della solitudine adolescenziale, della mancanza della figura paterna e dell'amicizia tra un ragazzino e una creatura fantastica, sia come allo stesso tempo il racconto in sé sia un rovesciamento dei canoni tipici del genere fantascientifico. Il robot è un essere cosciente che sa di esserlo, ha una personalità, che contrasta con il riflessi automatici lugubri che si manifestano da un certo punto in poi. Quel bambino gli regala un'infanzia accelerata, con cui insegnarli la differenza tra bene e male, ne contiene la furia che strizza l'occhio ai robot giapponesi degli anime, ai Kaiju del cinema giapponese nati proprio in quell'epoca.Tra libero arbitrio e lezioni di vita, un miracolo narrativoIl Gigante è in realtà un'arma di distruzione di massa, uno strumento di invasione e morte, se ne renderà conto più avanti nel film, con suo stesso disgusto, ma avendo perso la memoria, e quindi la sua identità primaria, è anche una mente in fieri. A tutti gli effetti è Hogarth a fargli da padre, a insegnargli tutto sul nostro mondo, a proteggerlo anche, visto che ben cosciente del fatto che se l'agente Federale Kent Mansley lo scoprirà, se il governo degli Stati Uniti vi metterà sopra le mani, allora il destino di quel gigantesco robot sarà segnato. Il Gigante di Ferro ha come grande tema il libero arbitrio: “Tu sei chi scegli e cerchi di essere” è la frase chiave con cui il film ci parla della scelta della nostra identità, della decisione che dipende da noi circa il nostro futuro e posto nel mondo, compreso quello di questo stranissimo organismo di metallo, che in breve tempo impara tutto quasi tutto quello che c'è da sapere su quel mondo e su sé tesso. L'uccisione del cervo, omaggio al traumatico momento creato dalla Disney con Bambi, contribuisce insieme a tanti altri elementi, a fare de Il Gigante di Ferro uno straordinario racconto pedagogico. La vita e la morte egli non le conosce e Hogarth cerca di spiegargliele, rendendosi conto dell'istintiva paura di quell'essere onnipotente della morte, quindi anche della propria morte. Il Gigante di Ferro recupera una visione sicuramente conflittuale e violenta dell'umanità, anche ipocrita se vogliamo. L'America che cerca di distruggerlo e per poco non distrugge sé stessa con il proprio arsenale atomico, è la stessa che poi ne celebra il sacrificio estremo con un monumento, uno di quei tanti che si trovano un po' a caso.Alla Ricerca della Valle Incantata dopo 35 anni rimane modernissimoIl 18 novembre 1988 usciva in sala il film d'animazione firmato dal trio Bluth-Spielberg-Lucas, ad oggi uno dei più potenti racconti di formazione mai concepitiMa prima, prima il Gigante salva Hogarth, la città, decide di essere Superman, altra connessione profonda alla narrativa popolare, ad un simbolo di purezza e perfezione a cui aspirare, per quanto irrealizzabile. Il Gigante di Ferro armato di una colonna sonora bellissima di Michael Kamen, di un equilibrio costante tra commozione, malinconia e risate, purtroppo fu un flop terribile al botteghino con soli 30 milioni di incasso, rischiò di distruggere la carriera di Brad Bird alla sua prima da regista. Per fortuna non successe, perché il film fu comunque sommerso di premi e applaudito dalla critica, nel corso degli anni verrà riconosciuto come uno dei più grandi film d'animazione di tutti i tempi, di certo il più bello di sempre connesso alla fantascienza. Bird ci avrebbe poi deliziato con altre perle magnifiche come Ratatouille, la saga de Gli Incredibili, Tomorrowland e Mission Impossible: Protocollo Fantasma. In questi 25 anni Il Gigante di Ferro lo abbiamo visto citato in una marea di fumetti, serie tv, in Ready Player One lo stesso Steven Spielberg ha voluto riproporlo. Il finale, pieno in realtà di speranza, connesso anche al concetto religioso di resurrezione di un essere che si sacrifica per i nostri peccati, rimane tra i più entusiasmanti di quegli anni, ennesima prova di una caratura artistica totale semplicemente straordinaria. A 25 anni di distanza, Il Gigante di Ferro rimane nel suo piccolo un'esperienza cinematografica inestimabile, legato ad un'animazione di grande qualità, in un racconto capace di parlarci di altruismo, amore, accettazione del diverso in modo impareggiabile.noleggia o acquista su Prime Video

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