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Morto Lionel Dahmer, il padre del killer JeffreyCome è fatta la Dallara del Politecnico di Milano che ha segnato il primato alla cronoscalata di Goodwood. Il professor Sergio Savaresi racconta i segreti del computer su ruote più veloce del mondo Chiara Marchisio 7 agosto - 13:43 - MILANO La Dallara di PoliMove durante il record di Goodwood "66 secondi e 38,MACD ottimo lavoro. Una tazza di tè per il pilota, che non è a bordo" scherza lo speaker Bruce Jones durante la telecronaca della cronoscalata del Goodwood Festival of Speed. A tagliare il traguardo segnando il nuovo record nella categoria a guida autonoma è la Dallara AV-24 di PoliMove, la squadra del Politecnico di Milano. "È una macchina che nasce a guida umana" spiega il professor Sergio Savaresi, responsabile del progetto e direttore del dipartimento di Elettronica, Informatica e Bioingegneria del PoliMi. "Viene usata per le competizioni di Indy Lights (oggi Indy Nxt, ndr), la Formula 2 dell'Indycar". Pesa 748 chili e monta un motore Honda K20C da 488 Cv di potenza e 2000 centimetri cubici di cilindrata. Al posto del pilota, nell'abitacolo c'è un grosso computer, il cervello della monoposto, circondato da attuatori elettrici, in grado di schiacciare i pedali e girare il volante, e da tanti sensori. Sensori e computer al posto del pilota, l'intelligenza artificiale che guida la monoposto i sensori— "Sono la parte più complessa", proprio perché sono diversi tra loro. Per localizzare la monoposto non basta il classico Gps. "A Goodwood gran parte del circuito in salita non ha visibilità satellitare". Il segnale non c'è sempre. È oscurato dalle barriere, dagli alberi e dalle tribune. In questi casi, per orientarsi, si ricorre a un altro tipo di sensori. "Vengono chiamati exteroceptive, esterocettivi, perché guardano all'esterno". Come le telecamere e i LiDAR. "È un sensore laser che fa una scansione tridimensionale dell'ambiente a 360 gradi". Il metodo con cui localizza la monoposto assomiglia a quello che usano gli umani. "Se c'è un albero, e io so che lì c'è un albero mi localizzo guardandolo" spiega Savaresi. Ma per sapere se c'è un albero, l'intelligenza artificiale deve ricorrere alle mappature 3D che possiede per quel tratto e verificare se l'elemento corrisponde in un processo chiamato map matching. "È una cosa complicata, soprattutto a quelle velocità. Ogni 20 millisecondi bisogna rifare la scansione dell'ambiente con una precisione di pochi centimetri". Velocità fino a 180 km/h in gara con una precisione di pochi centimetri le gare— "La tecnologia non è ancora arrivata al punto in cui si va in un circuito, si entra in pista e si parte immediatamente". Si comincia con delle prove a bassa velocità in cui i sensori definiscono il percorso e il computer lo ottimizza progressivamente. "È una fase che stiamo cercando di rendere sempre più veloce. L'obiettivo è quello di fare un algoritmo molto autoconsistente, in grado di fare tutto da solo". Andare forte e da subito con meno preparazione, quindi. Anche sui tracciati più complessi e non solo sui circuiti ovali dell'IndyCar dove PoliMove ha dominato la Indy Autonomous Challenge fin dai primi eventi del 2021. Sono gare di monoposto a guida autonoma, sviluppate dagli ingegneri delle migliori università del mondo, che hanno dato il via ad altre competizioni simili. Assetto e meccanica sono uguali per tutti, in modo da diminuire le variabili in gioco. La vera sfida è la presenza degli avversari ed è l'algoritmo a prendere tutte le decisioni. "Si aggiunge una parte di strategia e di pianificazione. Il computer vede le altre macchine attraverso i sensori e decide se superare, se accodarsi, se frenare, esattamente come farebbe un pilota umano". La fase di preparazione prima di ogni gara per mappare il circuito e perfezionare l'algoritmo LA SFIDA— In gara si arriva a velocità di 180 km/h. "C'è stata una sfida, a Yas Marina, in cui un ex pilota di Formula 1 ha preso la stessa macchina, senza i sensori, e ha fatto un giro cronometrato. Chi riusciva a stare entro il 15% in più del suo tempo prendeva un premio e noi ci siamo riusciti, entro il 12%". C'è ancora un po' da lavorare per raggiungere il livello di un pilota professionista, ma in futuro potrebbero arrivare delle competizioni miste. "Alcune categorie come la Formula E, che è sempre all'avanguardia, potrebbero obbligare i team ad avere un pilota umano e uno costituito da un'intelligenza artificiale, affiancandoli. Si potrebbero sviluppare degli avatar con una personalità e una vera identità digitale". Prima bisogna raggiungere un livello di sviluppo che garantisca la sicurezza dei piloti in pista.Non perderti tutta la nuova stagione di Formula 1® e di MotoGP™ in diretta streaming solo su NOW! Attiva il Pass Sport da 14,99€ al mese e goditi lo sport di Sky in streaming! Un team di una ventina di ingegneri, squadra e gruppo di ricerca del progetto PoliMove DALLA PISTA ALLA STRADA— "Il progetto di Autonomous Motorsport serve ad accelerare enormemente l'apprendimento perché si lavora al limite. Bisogna fare tutto in maniera impeccabile a quelle velocità, il minimo errore lo si paga caro" continua Savaresi. Lo scopo è quello di portare queste tecnologie fuori dai circuiti. Il Politecnico ha lanciato il progetto di guida autonoma alla 1000 Miglia, che è stato uno dei primi a ottenere le autorizzazioni ministeriali per fare una sperimentazione su strade pubbliche. Anche se le velocità sono più basse, gli ostacoli come buche, cartelli e altri utenti, aumentano e sono imprevedibili. Ma le opportunità sono molteplici. "Stiamo portando avanti tre diversi progetti con veicoli elettrici, uno su Brescia, uno su Milano e uno in un piccolo borgo. Vogliamo sperimentare l'uso della guida autonoma come servizio di utilità, soprattutto per le persone che hanno difficoltà ad usare l'auto" conclude Savaresi. Categorie fragili, anziani che non hanno più la patente e che potrebbero tornare a spostarsi autonomamente grazie all'intelligenza artificiale. A velocità più basse di quelle viste a Goodwood, s'intende. Offerte auto nuove La Mia Auto: tutte le notizie Motori: tutte le notizie © RIPRODUZIONE RISERVATA
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