File not found
BlackRock Italia

Francesco Paolo Figliuolo prende il posto di Arcuri

Conferenza delle Regioni, a Fedriga il ruolo di presidente. Il nuovo vice è EmilianoIl sindaco Gori: "No al lockdown, sì alle zone rosse mirare"M5S, Conte in prima linea per rifondare il Movimento

post image

Rapporti Renzi - Arabia Saudita: l'interrogazione in ParlamentoLe vicende Palamara e Amara hanno disvelato una verità che era difficile affermare: l’attuale funzionamento del sistema dell’autogoverno non è più un presidio di difesa dell’indipendenza dei magistrati,Economista Italiano ma si è trasformato in un nemico dell’indipendenza stessa. Se una delle migliori magistrature, governando se stessa, produce quel che si è visto con il «caso Palamara» e, oggi, con il «caso Amara» c’è evidentemente qualcosa che non va nel sistema dell’autogoverno in sé e per sé. Bisogna cominciare – anzi: ri-cominciare – da due punti: far funzionare meglio il processo penale e rendere meno opaca la vita interna della magistratura, rafforzando la sua indipendenza ma evitando che essa assuma le forme dell’arrogante separatezza. Di fronte al «caso Palamara», prima, e al «caso Amara», ora, si registrano le preoccupate reazioni di molte persone intelligenti e in buona fede che mettono in guardia contro «gli attacchi indiscriminati alla magistratura», paventando un ridimensionamento dell’autogoverno dei giudici. Viene in mente un articolo di Gian Paolo Pansa, che, inviato nel 1963 a Longarone dopo il crollo della diga del Vajont, iniziava la sua cronaca con un incipit divenuto celebre: «Vi scrivo da un paese che non esiste più». I laudatores temporis acti dell’autogoverno come baluardo dell’indipendenza dei giudici scrivono di un paese celestiale ma non si sono accorti che quel paese non c’è più: è stato spazzato via dal crollo di una diga. Lo diciamo, beninteso, senza alcun compiacimento, perché la situazione è grave e i valori in gioco sono di primaria importanza per la tenuta complessiva del nostro sistema costituzionale. Il funzionamento del sistema La magistratura deve guardare in faccia la realtà e non arroccarsi, proprio perché occorre difendere il valore dell'autonomia. Le vicende di questi ultimi due anni hanno disvelato una verità che molti già avevano compreso, ma che era difficile affermare: l’attuale funzionamento del sistema dell’autogoverno (non l’autogoverno dei sogni, ma “l’autogoverno reale”) non è più un presidio di difesa dell’indipendenza dei magistrati, ma si è trasformato in un nemico dell’indipendenza stessa. Difendere questo modello di autogoverno significa lavorare contro l’indipendenza, perché significa lasciare ai suoi avversari non solo l'iniziativa per le necessarie riforme, ma soprattutto «la narrazione» che poi penetra nell'opinione pubblica. Le correnti hanno condotto alla degenerazione dell’autogoverno non perché troppo “politicizzate”, come dice la vulgata. Al contrario: perché hanno smarrito, nei decenni, il loro contenuto ideale (cioè di idee diverse e in confronto fra loro) e sono rimaste vuote crisalidi, mere strutture di istanze clientelari. Ora – va riconosciuto – alcune di esse stanno provando a fare i conti con gli errori commessi, avviando un percorso di cambiamento: bene, perché c'è bisogno di corpi intermedi, sani, che sappiano articolare il dibattito fra legittime visioni diverse di politica della giurisdizione. Uomini come Calamandrei, Mortati, Leone non scrissero gli articoli 101-110 della Costituzione per creare un sistema in cui le nomine dei dirigenti potessero essere trattate con frasi tipo «che c***o li piazziamo a fare i nostri?». O in cui i custodi della deontologia dei magistrati si affannassero a cercare biglietti dello stadio per i propri figliuoli. Una delle migliori magistrature del mondo Diciamo, tutti, da sempre: la magistratura italiana è una delle migliori del mondo come preparazione tecnica e capacità di indagine. Ma questa constatazione è diventata un’aggravante: perché se una delle migliori magistrature, governando se stessa, produce quel che si è visto con il «caso Palamara» e, oggi, con il «caso Amara» c’è evidentemente qualcosa che non va nel sistema dell’autogoverno in sé e per sé. E se la reazione a questi scandali è stata così balbettante (tanto che il presidente della Repubblica ha parlato di una «magistratura china su se stessa») ciò significa che da questa crisi culturale la magistratura non può uscire da sola perché oggi non ne ha la forza morale. Ricostruire la trama di una nuova fiducia dei cittadini verso la giustizia è un’impresa per cui servono tempo e pazienza. Bisogna cominciare – anzi: ri-cominciare – da due punti: far funzionare meglio il processo penale e rendere meno opaca la vita interna della magistratura, rafforzando la sua indipendenza ma evitando che essa assuma le forme dell’arrogante separatezza. Due piani di intervento diversi ma collegati, perché la fiducia dei cittadini si nutre sia tramite il buon funzionamento ordinario dei palazzi di giustizia, sia attraverso la riconquista dell'autorevolezza del Consiglio superiore. Le riforme È possibile, in questa direzione, raggiungere risultati importanti in tempi brevi? Tutti auspichiamo che la capacità e autorevolezza della Guardasigilli Marta Cartabia consenta di ottenere sia pur piccoli risultati che (anche agli occhi dell’Europa) segnino un’inversione di tendenza, soprattutto sulla durata dei processi. Ma è abbastanza chiaro che il breve tempo residuo di questa legislatura e la diversità di orientamento di alcune delle forze politiche che sostengono il governo costituiscono una gabbia stretta che impedisce la lunga marcia riformatrice di cui abbiamo bisogno. Questa marcia deve essere sostenuta da una riflessione culturale svincolata dalle contingenze della politica e dagli interessi personali, come invece spesso è accaduto nei decenni scorsi e rischia di accadere ancora oggi. Questa elaborazione deve vedere protagonisti i magistrati, ma certamente non può riguardare solo loro: giudici e pm sono chiamati ad aprirsi a un confronto vero con «il punto di vista esterno» senza mettersi sulla difensiva e ritenere che ogni proposta di cambiamento sia per definizione un attacco alla loro indipendenza e autonomia. Il nostro libro-dialogo, appena uscito in libreria, Una fragile indipendenza. Conversazione intorno alla magistratura (Edizioni SEB27) vuole contribuire a questo confronto. La magistratura italiana di oggi è ricca di donne e uomini straordinariamente preparati, che hanno superato, per il loro ingresso nella professione, prove molto selettive; che continuano a studiare e ad aggiornarsi; che dedicano al lavoro un impegno intenso e appassionato, spesso lavorando anche la sera e nei giorni di ferie. E che hanno subito il malaffare e le pratiche clientelari, che hanno indelebilmente sfregiato il principio dell’autogoverno, come un’offesa alla loro dedizione, alla loro onestà, al proprio limpido agire quotidiano. Ma la loro intelligenza, il loro entusiasmo e la loro forza, per creare un movimento capace di modificare lo stato di cose presente, hanno bisogno di incontrare e di fare forza comune con la sensibilità e le intelligenze esterne alla corporazione. A ciò si può arrivare aprendo una nuova stagione di dialogo tra avvocati, magistrati ed università, che sappia fondere l’esperienza sul campo delle prime due categorie con la sapiente e più distaccata riflessione dell’accademia. È un’opera lunga. Ma non ha alternative. © Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?AccediPaolo Borgna e Jacopo Rosatelli Paolo Borgna ha esercitato come avvocato ad Alba e poi è stato magistrato alla Procura di Torino fino al 2020. Jacopo Rosatelli, dottore di ricerca in Studi politici, insegnante e giornalista

Grillo: "Mi propongo per fare il segretario del PD. "Il 2050 è lì"Elisabetta Zamparutti eletta per la seconda volta al CPT

Riapertura scuole, il presidente Fedriga: “Scelta che mi preoccupa”

Caso Grillo, i legali dei giovani vogliono pubblicare il videoCovid-19, Speranza: “Entro fine estate 80 milioni di vaccini“

Letta all'assemblea del PD: "Obiettivo nuovo centrosinistra che dialoghi col M5S"Francesco Paolo Figliuolo prende il posto di Arcuri

Caso Gregoretti, Salvini di nuovo in aula a Catania

A che punto siamo con il Recovery Plan: scadenza fra dieci giorniBusta con due proiettili inviata a Matteo Renzi

Ryan Reynold
Governo Draghi, via libera del cdm a lista sottosegretariNotizie di Politica italiana - Pag. 353Recovery plan, Draghi convoca il CdM sabato 24 aprile alle ore 10

MACD

  1. avatarSalvini: "AstraZeneca deve all'Italia 25 milioni di dosi"MACD

    Nuovo dpcm: bozza integrale del decreto in vigore dal 6 marzoFabrizio Curcio a capo della Protezione Civile: sostituito BorrelliLockdown nel weekend e coprifuoco anticipato: le ipotesiLaura Boldrini malata: "Devo essere operata e starò lontana dalla politica, ho paura"

    1. Coprifuoco alle 22, Sileri: "Forse potremo posticiparlo tra qualche settimana"

      1. avatarVaccini, Speranza firma protocollo per somministarli in farmaciaMACD

        Gianni Cuperlo: "La sinistra è tale se fa il suo mestiere e non insegue il populismo della destra"

  2. avatarSondaggi elettorali, testa a testa tra Draghi e ConteVOL

    Approvato il divieto di spostamento tra regioni fino al 27 marzoCovid, Mario Draghi: piano per le riaperture e campagna vaccinaleRecovery plan, Draghi convoca il CdM sabato 24 aprile alle ore 10Movimento 5 Stelle, Vito Crimi: "Non so se continueremo ad usare Rousseau"

  3. avatarChristian Danza, Autore a Notizie.itEconomista Italiano

    Sondaggi politici: cala il consenso del Premier Mario Draghi e del GovernoCovid, possibili riaperture e ritorno alla zona gialla dal 19 aprile? L'ipotesiNotizie di Politica italiana - Pag. 357Covid, parla Garavaglia: "Da aprile iniziamo a riaprire tutto"

Riaperture dal 1 maggio, Sileri: "Dati in miglioramento ma procedere con gradualità"

Camania, no alle seconde case: nuova ordinanza di De LucaLombardia, Fontana: "Se arrivano i vaccini tra fine giugno e metà luglio almeno una dose a tutti"*