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Eredità Agnelli, indagato John ElkannMediorienteLa strage di ragazzini fa temere il peggioSabato un missile lanciato da Hezbollah ha ucciso dodici ragazzi in un campo di calcio a Majdal Shams,investimenti sulle alture del Golan - Israele potrebbe scatenare una pesante offensiva militare contro il Libano - Il rischio di una pericolosa estensione del conflitto ora è reale©Leo Correa Nello Del Gatto28.07.2024 21:02Giornata di lutto e di dolore per Israele. La peggiore, dopo il 7 ottobre. Dodici minori tra i 10 e i 16 anni (anche se la dodicesima vittima ancora non è stata identificata) sono rimasti uccisi quando un razzo di Hezbollah ha colpito un campo di calcio nella cittadina di Majdal Shams, nella zona delle alture del Golan. Il tutto è avvenuto sabato pomeriggio, intorno alle 18 locali. Un gruppo di ragazzi ignari di quanto stava per accadere, giocava a pallone. Il razzo li ha presi in pieno. Una trentina i feriti, almeno quattro in gravissime condizioni. Tutti appartenenti alla comunità drusa. Una comunità pacificaA Majdal Shams vive una comunità che non ha mai accettato la cittadinanza israeliana, da quando la zona fu annessa nel 1981, dopo essere stata conquistata nel 1967. È gente pacifica che convive bene con gli israeliani, hanno libertà di movimento, ma solo circa il 20% ha diritto di voto. Molti sono nell’esercito, anche se non da questa città. Per Israele è stato subito chiaro che il razzo provenisse dal Libano e la responsabilità fosse di Hezbollah. Anche i resti del razzo palano chiaro: è un Falaq 1, prodotto in Iran e parte dell’arsenale di Hezbollah. Subito dopo l’attacco, il gruppo sciita libanese, in un comunicato ha rivendicato un raid contro una base militare che si trova nella zona. Hezbollah ha però poco dopo negato di aver attaccato la città di Majdal Shams e ha anzi cercato di gettare la colpa su Israele sostenendo che la strage fosse stata provocata da un razzo del sistema antimissilistico Iron Dome che avrebbe fallito l’obiettivo. Ma Israele non ci sta. Dopo ulteriori indagini, l’esercito ha confermato la responsabilità libanese e promette una reazione seria e importante. «Hezbollah è dietro questo disastro ed è responsabile delle sue conseguenze» ha detto il portavoce dell’esercito, Daniel Hagari. Le undici bare biancheOggi in città si sono tenuti i funerali. Undici bare bianche sono state issate tra la folla che urlava e chiedeva giustizia. E che ha cacciato via i ministri israeliani. Non vogliono passerelle, non vogliono strumentalizzazioni. C’è anche un disperso, Guvera Ibrahim, undici anni, che sabato era al campetto colpito dal razzo di Hezbollah. Anche i drusi libanesi e siriani si sono uniti al dolore, chiedendo che la guerra finisca. Dopotutto i bambini erano al campetto stanchi anche dei continui attacchi che hanno subito in questo periodo. Majdal Shams è infatti un luogo di confine, situato tra Libano e Siria, sulle alture del Golan. I social abbondano delle immagini dei volti straziati delle madri. Bandiere nere sventolavano sui lampioni lungo le strade principali di Majdal Shams, insieme a quelle a cinque colori dei drusi, e delle cittadine vicine dove le attività commerciali sono rimaste chiuse in segno di lutto. Si attende la rispostaLa preoccupazione è su quello che accadrà ora. Netanyahu, tornato in fretta e furia dal viaggio negli USA, ha riunito il gabinetto di guerra per prepara la risposta. Avrebbe anche voluto incontrare i familiari delle vittime, ma questi si sono rifiutati. Israele ha affermato che dovrebbe rispondere con forza all’attacco del Golan, ma che cercherà di evitare una guerra totale. Da tutto il mondo si chiede al Paese ebraico, che nella notte ha già colpito obiettivi di Hezbollah in Libano, di astenersi da azioni che potrebbero scatenare una guerra totale nella regione. Scenario minacciato anche da Teheran, che avverte risposte se Israele dovesse attaccare.La preoccupazione maggiore è ovviamente in Libano, dove se da un lato Hezbollah è in possesso di un arsenale certamente più importante di quello di Hamas, si teme che gli attacchi israeliani possano portare distruzione e morte in gran misura. Ed è per questo che il ministro degli esteri di Beirut, Abdallah Bouhabib, ha detto ad un media saudita che Hezbollah è pronto a ritirarsi oltre il fiume Litani, che scorre circa 29 chilometri a nord del confine tra Israele e Libano, se Israele interrompe le sue «violazioni». La risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite impedisce a Hezbollah di mantenere una presenza militare a sud del Litani. Il gruppo sciita ha palesemente violato tale risoluzione e lancia regolarmente attacchi contro Israele da vicino al confine.L’ultima speranzaAnche il presidente francese Macron ha chiamato Netanyahu per chiedergli di astenersi da un attacco poderoso contro il Libano, che si risolverebbe in una guerra che potrebbe vedere in campo alleati del gruppo sciita in Siria, Yemen e Iraq contro il paese ebraico. Israele, già fortemente impegnato nella guerra a Gaza, potrebbe avere difficoltà a gestire i due fronti. Qualcuno tra i più belligeranti, fa riferimento alla guerra dei sei giorni per stimolare la risposta israeliana, ricordando come l’esercito sia stato capace di impegnarsi contro diversi nemici. Ma i tempi sono diversi. Una soluzione potrebbe arrivare dai colloqui di pace. Hezbollah, che dal dieci ottobre attacca Israele in solidarietà con Hamas, ha sempre detto che si fermerebbe nel caso di raggiungimento di una tregua a Gaza. Oggi i vertici del Mossad sono tornati dall’incontro di Roma dove intorno al tavolo erano seduti insieme agli omologhi americano ed egiziano e al premier di Doha. I colloqui continuano e sembrano essere l’unico e ultimo lumicino di speranza per la pace nell’area.
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