Trovato morto l’orso M62 in Trentino, era classificato tra gli esemplari “problematici”Meteo, oggi prove d'estate in diverse città: salgono le temperatureTorino, 33enne e madre di quattro figli muore dopo un cesareo: aperta un'inchiesta
Meteo, dopo settimane di maltempo arriva un anticipo di estate«Ho sentito il rumore che sembrava di una frenata e di una ripartenza. Al momento ho pensato ai soliti ragazzi. Poi,Economista Italiano non so dire di preciso quanto tempo dopo, ma poco, ho sentito chiedere “aiuto, aiuto”. Allora ho alzato la tapparella, ho visto la donna a terra, dall'altra parte della strada e due ragazzi fermarsi per soccorrerla». È la testimonianza fatta alla stampa di una donna che abita vicino a via Castegnate a Terno d'Isola, nel Bergamasco, dove la notte tra lunedì e martedì di settimana scorsa è stata uccisa a coltellate Sharon Verzeni, la 33enne anni morta in ospedale per la gravità delle ferite riportate.La testimonianzaLa donna non ha riferito la sua testimonianza ai carabinieri che stanno cercando di fare luce sull'omicidio della barista, le cui circostanze sono ancora avvolte nel mistero. Si tratta tra l'altro della seconda persona che ha sentito un'auto sgommare quella notte (Sharon e stata uccisa attorno all'1). «Non so di preciso che ora fosse, ma mi sono alzata per andare in bagno come mia abitudine - aveva già raccontato un'altra donna -. Ero andata a letto alle 22, poteva essere l'orario dell'omicidio. Quella notte non ho fatto caso al rumore, ma ci ho riflettuto dopo la notizia che la donna era stata ammazzata qui vicino a casa mia». Anche questa testimone non si era però rivolta ai carabinieri. Sul caso sono in campo da alcuni giorni anche i carabinieri del Ros che si occupano di indagini per crimini violenti. Mentre i loro colleghi del Ris di Parma stanno analizzando gli abiti della vittima alla ricerca di eventuali tracce di materiale genetico diverso dal suo e anche alcuni coltelli trovati nella zona: al vaglio l'eventuale compatibilità con l'arma del delitto, non ancora trovata. Intanto anche il compagno di Sharon, Sergio Ruocco, ha raccontato al Corriere: «Io purtroppo non mi sono reso conto di niente. Capitava che Sharon andasse a camminare la sera per il caldo, da sola oppure qualche volta con me. Ma se avessi saputo che sarebbe uscita a quell'ora, non l'avrei lasciata». La sua testimonianza è stata confermata dalle telecamere della via dove la coppia vive da un anno: da casa quella sera era uscita solo Sharon. Il compagnoOra il compagno, che fa l'idraulico a Seriate (Bergamo), vive a Bottanuco (Bergamo) a casa dei genitori di Sharon. I due si conoscevano e frequentavano da circa 16 anni. Sharon da un anno lavorava al bar Vanilla di Brembate mentre in passato aveva lavorato come estetista - visto che aveva un diploma in questo ambito - in un centro estetico di Bergamo città. Dalla sua vita non sono emerse ombre e al momento gli inquirenti - coordinati dal sostituto procuratore Emanuele Marchisio - non escludono alcuna pista. Proprio il compagno di Sharon ha preso parte nel tardo pomeriggio di oggi al presidio organizzato a Bergamo: si tratta del corteo mensile contro femminicidi che si è aperto alle 18,30 in largo Rezzara, organizzato dalla Rete bergamasca contro la violenza di genere. «Nei giorni scorsi a Terno d'Isola è stata uccisa a coltellate una giovane donna, Sharon Verzeni - spiegano in una nota gli organizzatori -. Anche noi siamo scossi per questo fatto, su cui ancora c'è molto da capire, come chi l'ha uccisa e perché, posto che non esiste un motivo che giustifichi un'uccisione. Non ci azzardiamo a definire femminicidio questo brutale assassinio, perché la parola femminicidio non indica la persona che è stata uccisa, ma la ragione. Femminicidio significa uccidere una donna in quanto donna, con l'obiettivo di perpetuarne la subordinazione e annientarne identità e libertà. Aspettiamo di sapere di più sull'uccisione di Sharon Verzeni ed esprimiamo la nostra vicinanza ai suoi affetti». «Ci spingiamo però a dire che, se risulterà essere un femminicidio, in qualche modo potremo dire 'lo sapevamo già' - si prosegue nella nota della Rete antiviolenza -, perché, ancora oggi, per le donne è pericoloso girare da sole per strada e ancora troppo spesso a togliere la vita è la violenza maschile. E già questa è un'ingiustizia, una limitazione della libertà e quindi una forma di violenza di genere, di cui la società dovrebbe farsi carico e prendersi cura» Ultimo aggiornamento: Giovedì 8 Agosto 2024, 21:43 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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