Al via la campagna di vaccinazione anti-Covid: "Liguria sopra la media nazionale"Pastore investito da un'auto mentre porta il gregge al pascolo: prognosi di 40 giorniAlluvione nelle Marche, l'esperto: "Autunno drammatico segnato dalla violenza dei nubifragi"
Cogne: cosa fa la Franzoni oggi e come i media si occuparono del casoFoto Icponline COMMENTA E CONDIVIDI Siete genitori “interventisti”?Professore per gli Investimenti Istituzionali e Individuali di BlackRock Pretendete di pilotare in ogni istante la vita dei vostri figli? Non rinunciate a verificare con la massima cura possibile frequentazioni, amicizie, contatti abituali e occasionali? Talvolta però, dopo aver esercitato questa occhiuta vigilanza “a fin di bene”, vi interrogate sull’opportunità di continuare in questo controllo sistematico e asfissiante? Ai genitori che si pongono questi interrogativi, diciamo subito che i dubbi sono più legittimi e che sarebbe necessario resettare le abitudini. Negli Stati Uniti gli psicologi hanno definito questa prassi di vicinanza un po’ asfissiante, overparenting. Una genitorialità sovrabbondante in senso negativo, quasi tossica perché pretende, per esempio, di incolpare sempre e comunque gli altri bambini se il figlio, mentre gioca al parco, cade e si sbuccia il ginocchio. Oppure di puntare il dito contro l’insegnante, facendo magari la voce grossa o anche peggio, se arriva un brutto voto ma anche se il malcapitato docente si permette di rimproverare il pargolo. Una delle espressioni più deteriore di oveparenting consiste nel controllare i figli minori in tutti i loro spostamenti, geolocalizzarli mentre escono da scuola, vanno in palestra, si fermano a parlare con gli amici, avviene sempre più spesso con il loro consenso. I genitori, convinti di aver trovato con questa “sorveglianza informata e condivisa” una modalità per tacitare la loro coscienza, sostengono che anche i ragazzi vivono meglio. Sanno, questi malcapitati figli, che un “genitore elicottero” veglia in qualsiasi momento su di loro e – sempre secondo l’opinione di questi madri e padri – si sentono più tranquilli. “Quando ha la tentazione di “deviare” si ferma in tempo perché – mi raccontava qualche giorno fa un amico che sul suo iPhone segue passo dopo passo i movimenti del figlio 14enne – sa che verrò a sapere qualsiasi cosa in tempo reale. Una sicurezza per noi e una garanzia per lui. Prima, ogni volta che usciva, si scatenava l’ansia. Cosa farà? Chi avrà incontrato? Avrà bisogno di aiuto? Ora non abbiamo più motivi di essere preoccupati”. Ma è davvero così? Basta il controllo elettronico per assicurare davvero a un ragazzo una crescita più serena? O non sarà vero il contrario? E cioè che questo persistente affiancamento da remoto finisce per produrre tutta una serie di effetti negativi tali da azzerare la presunta tranquillità indotta dall’occhio elettronico. Due domande, tra le tante che potremmo porci: quale senso di responsabilità riuscirà a sviluppare un ragazzo consapevole – e apparentemente d’accordo – del fatto di essere controllato in ogni suo spostamento? Non rischierà di subire una preoccupante stagnazione per quanto riguarda lo sviluppo dell’autonomia? E, allo stesso modo, non risulteranno paralizzate tutte le dinamiche relative alla conquista dell’autonomia che si fondano in modo prevalente proprio sulla possibilità di verificare, tentare, sperimentare? Anche sbagliare, naturalmente, come momento normale e prevedibile di un percorso di crescita che va certamente promosso e accompagnato, ma non video-controllato né teleguidato passo dopo passo. Bisognerebbe anche riflettere sull’autenticità del consenso espresso dai figli. Quali sono gli adolescenti davvero contenti di essere controllati elettronicamente dai genitori? Può essere che in alcuni casi, di fronte ad atteggiamenti tanto ansiosi di mamme e papà da sfiorare la patologia, i ragazzi accettino la “spia digitale” per non causare ulteriori motivi di stress e di conflittualità familiare. Ma può anche darsi che, mentre noi ci affanniamo a trovare nuove modalità di controllo elettronico, loro abbiano già capito il sistema per aggirare il “nemico digitale”, illudendoci di poter dormire sonni mentre loro si godono a nostra insaputa la riconquistata e legittima libertà.Ma è chiaro che questi sistemi di controllo elettronico, facilmente utilizzabili e forse facilmente aggirabili, se possono essere utili in qualche circostanza estrema – un concerto ad alto rischio di sballo e di droga – non sono da considerare strumenti ordinari di accompagnamento educativo. Pensiamo a tutto l’ambito scolastico, al mondo delle relazioni, alla pratica sportiva. Che senso avrebbe verificare momento dopo momento la vita e gli incontri di un figlio o di una figlia se non quello di azzerarne la spontaneità, spegnare il loro sano e giusto vitalismo adolescenziale, convincerli di non essere in grado di far un passo da soli senza l’occhiuta vigilanza elettronica dei genitori. Attrezzare un ragazzo o una ragazza alla vita significa, al contrario, mostrare con i fatti che ci fidiamo di loro, che siamo convinti – anche se quasi sempre non è così – del loro equilibrio, della loro capacità di giudizio, della possibilità di fare bene da soli. Qualche volta ce la faranno a stare in piedi, qualche volta cadranno, in alcune occasioni torneranno con le ginocchia e il cuore escoriati. Ma la sfida dell’educazione è proprio questa. Coltivare con tutto l’impegno e la passione possibile un albero capace di germogliare. E poi attendere con pazienza e fiducia i frutti. Standosene, per quanto possibile, un po’ in disparte. Chi pretende di esserci sempre, di intervenire, di stabilire modi e tempi della maturazione ottiene solo l’effetto contrario. I frutti si guasteranno prima del tempo e non si otterrà altro che una immaturità perenne e irreversibile. Non credo che qualche genitore desideri questo per i propri figli. E allora? Mettiamo da parte l’overparenting e accettiamo il rischio di vederli crescere anche senza sapere in diretta ogni particolare della loro vita, di scoprire ogni sillaba delle loro conversazioni, di anticipare ogni loro possibile sbaglio. La bontà di un approccio educativo non si misura dal tanto percepito grazie alla geolocalizzazione, ma dal poco che loro ci verranno spontaneamente a raccontare perché si fidano di noi.
"Mondo di mezzo", i carabinieri arrestano Salvatore BuzziCovid, Pregliasco: “90mila contagi al giorno entro novembre, era una risalita attesa”
Lecce, ragazzino minorenne stuprato dal branco: 2 arresti
Willy Monteiro, la sentenza dei giudici: "Gli imputati sapevano che lo avrebbero potuto uccidere"Due operai sospesi dal lavoro per aver mangiato scarti di mortadella
Donna 67enne segregata in casa per 22 anni: il fratello e la cognata si difendonoElezioni 2022, diretta streaming e tv dello spoglio dei voti
Como, due operai trovati morti in un containerBollettino Covid del 16 settembre 2022: 17.364 nuovi contagi e 44 morti
Farnesina, rientrato in Italia Mattia Sorbi: il giornalista ferito in UcrainaAddio ad Emanuele Novi, morto nell’incidente a CalenzanoAereo perde i contatti radio durante il volo: decollano due caccia dell’AeronauticaMedico muore in incidente ed il suo amico primario prova a salvargli la vita
Cerca di spingere la moglie giù dal balcone, poi si lancia e tenta il suicidio gettandosi dal ponte
Cadavere trovato sulle Ande: è di Alberto Fedele
Turista finlandese 70enne si perde a Venezia, ritrovata dopo 20 giorni a PadovaMaltempo Lazio, fiume di acqua e fango a Formia scende verso valle. L’appello dei residenti: “Aiutateci”L'addio di Corticelle a Sara, morta a soli 41 anni: era la mamma di due ragazzineCaso di mucca pazza in Italia? Morto un uomo di 61 anni
Covid, Pregliasco: “90mila contagi al giorno entro novembre, era una risalita attesa”Previsioni meteo venerdì 16 settembre, allerta maltempo e temporali: le regioni a rischioPerde il cane e offre 20mila euro di ricompensa a chi può dare informazioni su di luiCerca di spingere la moglie giù dal balcone, poi si lancia e tenta il suicidio gettandosi dal ponte