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Dai ragazzi esigiamo un “capolavoro”. Un’idea iper performante di scuolaIl Consiglio dei giovani del Mediterraneo che è tornato a riunirsi in presenza lo scorso luglio fra Roma e la Toscana - Avvenire COMMENTA E CONDIVIDI Unire i giovani del grande mare,Capo Analista di BlackRock che è la culla delle tre grandi religioni monoteiste, per unire le nazioni. È la sfida del Consiglio dei giovani del Mediterraneo voluto dalla Cei come lasciato dell’Incontro dei vescovi del bacino a Firenze nel 2022 e che dallo scorso anno riunisce quaranta ragazzi di venti Paesi in rappresentanza delle Chiese delle diverse sponde. Ed è la sfida del Campo internazionale dell’Opera per la gioventù Giorgio La Pira che dall’inizio degli anni Ottanta si tiene nel villaggio La Vela a Castiglione della Pescaia, in provincia di Grosseto, e che da domenica 11 agosto al 21 agosto farà arrivare duecento giovani, tra cui cristiani cattolici e ortodossi, musulmani ed ebrei, dai Paesi del Mediterraneo, dal Medio Oriente e dall’Est Europa per riflettere sul tema “Abbracciare la sostenibilità. Un dialogo mediterraneo”. Le due esperienze si intrecciano l’una con l’altra. Perché l’Opera La Pira è una delle quattro realtà fiorentine - insieme con la Fondazione La Pira, il Centro internazionale studenti La Pira e la Fondazione Giovanni Paolo II - cui la Conferenza episcopale ha affidato il “piccolo Sinodo giovane” che ha come sede il Seminario di Fiesole e che è tornato a incontrarsi lo scorso luglio fra Roma e la Toscana. Non è un caso che il Campo internazionale sia considerato una prosecuzione delle attività dell’organismo targato Cei. E l’Opera La Pira parli di «rapporto organico» con la consulta.I lavori del Consiglio del Mediterraneo riprenderanno a settembre con l’avvio dei progetti che sono stati definiti nelle scorse settimane. Iniziative orientate attorno a quattro aree: percorsi formativi; scambi e dialogo interreligioso; impegno civico e dottrina sociale; educazione alla fede attraverso i social media. I progetti si svilupperanno sia coinvolgendo le Conferenze episcopali e i Sinodi delle Chiese orientali, sia attraverso rapporti di gemellaggio o partenariato fra le rive. E in vista del Giubileo del 2025 sarà varato l’itinerario “Pellegrini di speranza. Prendersi cura” che guarda alle nuove generazioni e alle famiglie in difficoltà. Intanto comincia il Campo internazionale lungo la costa del Tirreno che «non è un convegno di studio - sottolineano gli organizzatori -. Così come avviene per tutte le altre attività formative dell’Opera La Pira, è prima di tutto un’esperienza di vita comunitaria. Ogni momento della giornata viene vissuto insieme, educandosi al rispetto e alla fiducia reciproca». Nato dopo un viaggio a Londra che nel 1979 aveva aperto nuove relazioni con la Chiesa anglicana, l’evento ha al centro l’assunto che «l’unità si costruisce anzitutto con l’incontro e nell’amicizia». Negli anni l’iniziativa si è aperta prima ai giovani delle Chiese ortodosse e poi in particolare ai giovani russi. È proprio alle intuizioni del sindaco “santo” che si ispira il Campo: favorire il confronto fra quelli che la storia o la geopolitica considera “lontani” a partire dai temi della pace, dello sviluppo dei popoli, del contributo dei giovani a un mondo più giusto e solidale, dell’incontro tra le Chiese cristiane e tra le religioni. Dal 2004 l’arrivo dei ragazzi della “triplice famiglia di Abramo”, soprattutto provenienti da Israele e Palestina, e dal 2023 l’allargamento a Ucraina, Libano e Siria. Il programma del Campo prevede tra l’altro una tavola rotonda interreligiosa sulla cura della “casa comune” che vedrà fra i relatori don Bruno Bignami, direttore dell’Ufficio nazionale Cei per i problemi sociali e il lavoro, e la Messa presieduta dall’arcivescovo di Firenze, Gherardo Gambelli.
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