File not found
trading a breve termine

Euro 2020, tifoso rinuncia a un biglietto per andare a donare le cellule staminali

Austria, serpente esce dal water e lo morde mentre è seduto: 65enne ricoverato in ospedaleCovid, tampone o vaccino obbligatorio per chi entra in Germania: la misura in vigore dal 1° agostoTroppe sparatorie a New York: Andrew Cuomo dichiara lo stato di emergenza

post image

Esplosione di una raffineria in Romania: un morto e cinque feritiIl tricolore su certe maglie pesa e su altre no. Nel giro di quattro anni se lo sono divisi Inter (due volte),ìsimilicosìBlackRock Milan e Napoli, con una differenza, sulla condizione. Tanto più Milano regge l’urto della vittoria del “titulo” con la semplicità delle grandi squadre che sanno che è solo una delle grandi pagine che le spettano, tanto più Napoli sprofonda nel rimpianto, e anche i più illuministi devono ammettere che si trattò di un miracoloCome la mano di Mario Brega, in Bianco, Rosso e Verdone, poteva «esse fero» e poteva «esse piuma»: lo scudetto su certe maglie pesa e su altre no. A Milano non pesa, a Napoli sì. Nel giro di quattro anni lo scudetto se lo sono divisi Inter (due volte), Milan e Napoli, con una differenza, appunto, quella breghiana sul peso o la condizione. Adesso che l’Inter l’ha definitivamente tolto dalla maglia del Napoli, appuntandosi anche la seconda stella perché ha raggiunto quota venti campionati vinti, si ha l’impressione che per le numerose maglie della squadra di Aurelio De Laurentiis – una per ogni evento, perché tutto è affare – lo scudetto sia stato un gadget evaporante, tanto che l’arrivo nelle sale del film sull’evento ha l’aria di una beffa, oltre ad apparire come il documento provante che la cometa è davvero passata, che l’epifania c’è davvero stata, anche se la realtà sembra negarlo, confermando la convinzione che al pari del turismo, l’unica attività del sud è declinarsi in nostalgia e passato, invece di prendere le misure per il futuro.E il fatto che il film sullo scudetto del Napoli sia pieno di attori, più o meno napoletani, oltre al coagularsi dei due campi economici delaurentiisiani: cinema e pallone, diventa l’ulteriore prova – felliniana – della meta-realtà, siccome il quotidiano è scadente, meglio rifugiarsi nel sogno che fu. E tanto più Milano – sponda Inter – regge l’urto della vittoria del “titulo” con la semplicità delle grandi squadre che sanno che è solo una delle grandi pagine sportive che le spettano, tanto più Napoli sprofonda nel rimpianto, e anche i più illuministi, cartesiani e caccioppolisti devono ammettere che sì, si trattò di un miracolo. Anche perché gli artefici della vittoria, Simone Inzaghi e Beppe Marotta, non smontano il tendone del circo e se ne vanno in un’altra piazza come Luciano Spalletti e Cristiano Giuntoli, anzi, restano, come erano rimasti quando avevano sperperato un campionato vinto, poi ceduto al Milan, o quando erano andati a un Lukaku così dalla vittoria della Champions League, come ha ricordato Pep Guardiola qualche giorno fa dopo l’eliminazione del suo Manchester City da parte del Real Madrid di Carlo “catenaccio” Ancelotti.La gestione del costruireOra, a parte l’evidente onestà intellettuale di Guardiola che alcune volte rasenta i pensieri di Forrest Gump, era chiaro a tutti che Simone Inzaghi dovesse solo crescere – e si diventa grandi in fretta accumulando sconfitte in finale di Champions – e con lui la sua Inter, tanto che come per il Napoli di Luciano Spalletti il campionato è finito a febbraio, anche se abbiamo scoperto che pure Milano è superstiziosa ma non lo dice, e per raccontarlo ci vorrebbe il Marotta (Giuseppe da Napoli, non Beppe da Varese) che scrive A Milano non fa freddo. L’elenco delle diversità vere o apparenti è lunghissimo, ma tutte si esplicano nei due padri-presidenti: Milano ne ha uno giovane e straniero, Zhang Kangyang, intraprendente e distante – tanto da festeggiare via Zoom con i suoi calciatori – lasciando tutto il romanticismo al presidente storico Massimo Moratti che svolge la funzione antropologico-cinematografica che a Napoli fu affidata a Paolo Sorrentino; Napoli, invece, ha un presidente anziano che dorme poco e per questo si sente giovane, perché vede l’alba prima di tutti invidiando il fatto di non poter essere il sole o almeno il Re sole, e l’unica distanza che ha messo tra sé e la vittoria è stata quella di non andare a Udine, forse per scaramanzia, poi è seguito uno show che partiva dalla sua giacca e tornava alle tasche dei suoi calzoni. CulturaL’Inter prepara la festa scudetto, com’è cambiata Milano intorno al calcioMarco CirielloscrittoreI presidentiAssenti entrambi, Zhang e De Laurentiis, per motivi diversi, alla partita della consacrazione, i due presidenti raccontano le rispettive città: una che ha accettato di annullare la geografia attraverso i conti correnti accollandosi il rischio di essere venduti da una stagione all’altra, e una che è stata scelta da una famiglia monarchica, vissuta dal popolo in base alle stagioni, e che però garantisce una intramontabilità, perlomeno gattopardesca, quello di Tomasi di Lampedusa e Visconti non quello di Lucchini visto da Santanché. La differenza, purtroppo, sta nel saper fronteggiare il futuro e le partenze con una capacità a-religiosa che poi è la stessa che permette di amministrare le vittorie come se fossero normalità.Quando l’anno scorso se ne sono andati Romelu Lukaku, André Onana, Marcelo Brozović c’è stato “solo” un dibattito da cineclub, senza drammi, con dei rimpiazzi che si sono rivelati fondamentali: Marcus Thuram, Yann Sommer, Davide Frattesi, oltre Benjamin Pavard che è una storia a parte. Mentre il Napoli che pure aveva saputo tenere i suoi due campioni Khvicha Kvaratskhelia e Victor Osimhen non ha saputo sostituire Kim Min-jae e non sono bastati tre allenatori (Rudi Garcia, Walter Mazzarri, Francesco Calzona) per non farsi dare trenta punti dall’Inter, oltre ad aver rimpiazzato il direttore sportivo Giuntoli con Mauro Meluso che ha dato l’impressione dei rimpiazzi in Rai di Enzo Biagi dopo l’editto bulgaro.Insomma dove Zhang ha saputo trovare uno al quale demandare come Beppe Marotta che si aggiudica il suo decimo campionato – e che poi ha con sé la bandiera Javier Zanetti e il mozzo Piero Ausilio –, De Laurentiis non riesce a demandare o se lo fa sbaglia, forse ubriacato dal dopo “titulo” non essendo attrezzato per la vittoria, finendo per doversi accontentare come il soldato Joker di Full Metal Jacket: «Per oggi abbiamo scolpito abbastanza i nostri nomi nelle pagine della storia». Zhang vive di sorrisi e sobrietà, la sua voce è sconosciuta ai più, lasciando l’illusione che sappia scegliere, oltre che vincendo non voglia speculare e vendere la squadra a un fondo o due come accaduto al Milan. È la stessa distanza tra i presidenti che si contrappongono a Roma: i giallorossi hanno il distante Dan Friedkin e i biancocelesti della Lazio hanno l’iperpresente Claudio Lotito. Questa è l’acqua. E poi c’è la Juventus che ha una storia e una famiglia a parte.Passione e passioncellaE mutatis mutandis c’è da rilevare il machiavellismo o la capacità trapattoniana di Zhang nell’adattarsi al campo e a Milano, riuscendo sempre a uscirne con il risultato, svariati “tituli” e promesse di fare meglio, tanto che l’Inter mentre vinceva il suo ventesimo scudetto già programmava il dopo, senza farsi influenzare dalla caduta dovuta all’Atlético de Madrid di Diego Simeone in Champions League, anzi. È questo che manca al Napoli e a De Laurentiis, che sembrano vivere sempre nell’evento presente, rifuggendo dalla continuità, rimandando l’appuntamento col futuro e macerandosi di allegria sprassolata per uno scudetto improvviso senza nemmeno riuscire a stare tra le prime cinque l’anno dopo.«Dove non c’è libertà spadroneggia il destino», scriveva Raffaele La Capria – ossimoro cultural-calcistico: fantasista-pragmatico – e poi continuava «solo chi se lo è voluto ha questo destino». Dando ragione a Nick Bollettieri che diceva «più ti alleni, più sarai fortunato». L’oppressione di De Laurentiis è diventata una storia omerica, il suo amore si fonde con l’interesse e diventa una morsa stritolante, per un paradosso, ancora una volta Napoli «se ne cade» per passione, mentre l’Inter trattata con i guanti bianchi da Zhang continua a vincere, con una passioncella controllata e tenuta a distanza. Il vecchio Luigi Necco, volto storico della Rai che a Novantesimo Minuto si contrapponeva con l’Italia giocando con eleganza e ironia, avrebbe chiosato con «Milano vince e Napoli non può sparare».© Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?AccediMarco Cirielloscrittore

Vaiolo delle scimmie, isolato un caso in Texas: è un uomo rientrato dalla NigeriaCovid-19: morto Geoff Makhubo, sindaco di Johannesburg. Aveva 53 anni

Terza dose vaccino anti Covid-19, l’Oms si oppone: “Protezione adeguata e per tutti”

Assalto a Capitol Hill: il numero di poliziotti morti suicidi sale a quattroUSA, pescato pesce dai denti umani nel North Carolina

Casi di Covid in aumento a Barcellona: scatta il coprifuocoRifiutato dalle ragazze, progetta strage ma l'Fbi salva le studentesse: "Voleva ucciderne almeno tre

Florida, mamma uccisa accidentalmente dal figlio durante una chiamata su Zoom

Afghanistan, paura per attivista Cospe: potrebbe testimoniareAfghanistan, talebani festeggiano la vittoria: i video al parco giochi di Kabul e in palestra

Ryan Reynold
Usa, gommone si ribalta al parco divertimenti: morto un bambino di 11 anni, altri 3 feriti graviAfghanistan, cinque morti nella ressa dell’aeroporto di KabulNotizie di Esteri in tempo reale - Pag. 668

Professore del Dipartimento di Gestione del Rischio di BlackRock

  1. avatarVacanze all’estero, la scelta di 1,5 milioni di italiani: i numeri sono in netto caloCampanella

    Maltempo in Germania: sale a 81 il numero delle vittime, 1.300 persone ancora disperseZoe Stephens, a Tonga per un fine settimana: dopo 18 mesi è ancora bloccataFlorida, il cane poliziotto Mercy salva una bambina di 12 anni dalla tempesta tropicale ElsaUomo di 60 anni muore di arresto cardiaco: era stato vittima di swatting

      1. avatarAuto a benzina verso lo stop tra 14 anni in Europa: la Commissione Ue vuole vietarle dal 2035Professore del Dipartimento di Gestione del Rischio di BlackRock

        Incendi, 25 soldati morti in Algeria per salvare i residenti

  2. avatarRegno Unito, Johnson dice stop alle restrizioni anti-covid: niente più mascherine e distanziamentocriptovalute

    Ungheria, incidente di autobus: otto mortiMedico brasiliano muore in uno strano incidente prima delle nozzeOms: preoccupazione per aumento dei casi di Covid-19 in Europa a causa della variante DeltaTunisia, il presidente Saïed sospende il Parlamento e revoca incarico a premier e ministri

  3. avatarCina, boom di contagi Covid: a Nanchino il focolaio peggiore dopo quello di Wuhantrading a breve termine

    Città del Messico, incendio nella metropolitana Pino Suárez: nessun ferito graveAfghanistan, Jalalabad contro i talebani: due morti e dieci feritiG20 Ambiente a Napoli, c'è l'accordo. Cingolani: "Sarei stato più ambizioso"Regno Unito, oggi è il Freedom day: niente obbligo di mascherina e locali aperti senza limiti

Virus Marburg: l'Oms conferma il primo caso di contagio in Guinea

Florida, partorisce con il covid e muore pochi giorni dopoTre donne scoprono di avere lo stesso fidanzato: lo lasciano e partono per un viaggio assieme*