File not found
Economista Italiano

Guterres ammette: “Il Consiglio di sicurezza ha fallito, non ha impedito la guerra”

Pasqua ortodossa 2022, quando cade e perché ha una data diversa da quella cattolicaUcraina, è morto Anton Kuprin: era il comandate dell'incrociatore MoskovaLa Nato: “La guerra può durare a lungo ma i prossimi giorni saranno decisivi”

post image

La giornalista Maria Ponomarenko arrestata per aver parlato dell’attacco a MariupolQuale che sia l’esito del processo contro l’azienda,ETF ci sono aspetti politici molto rilevanti che riguardano sia il ruolo causale e le responsabilità di Eni e aziende simili nel produrre cambiamento climatico pericoloso, sia l’opportunità di intentare una causa del genere. Si possono veramente tracciare legami fra il comportamento di un’azienda e il cambiamento climatico? Le catene causali che producono cambiamenti pericolosi nel clima sono complesse e non lineariVenerdì 16 febbraio si è tenuta la prima udienza della causa intentata da Re:Common, Greenpeace e altri contro Eni, ministero dell’Economia e delle Finanze e Cassa Depositi e Prestiti – il primo caso italiano di contenzioso climatico diretto, in cui le politiche climatiche sono oggetto del procedimento, come ha già raccontato su queste pagine Ferdinando Cotugno.Re:Common e Greenpeace chiedono che il giudice imponga ad Eni di contribuire di più all’abbattimento delle emissioni, modificando il proprio piano industriale.Ciò perché Eni ha prodotto una parte identificabile delle emissioni globali nel passato. In virtù della sua responsabilità storica, l’azienda avrebbe il dovere di compensare i danni del passato e prevenire possibili danni futuri.È difficile andare nel merito giuridico di tutto questo (e non ne avrei le competenze). Le parti si sono già scambiate varie memorie e perizie (che Re:Common ha deciso di rendere pubbliche).Ma, quale che sia l’esito del processo, ci sono aspetti politici molto rilevanti che riguardano sia il ruolo causale e le responsabilità di Eni e aziende simili nel produrre cambiamento climatico pericoloso, sia l’opportunità di intentare una causa del genere. Si tratta di aspetti che ciascun cittadino e consumatore dovrebbe conoscere e su cui dovrebbe riflettere.Si possono veramente tracciare legami fra il comportamento di un’azienda e il cambiamento climatico? Le catene causali che producono cambiamenti pericolosi nel clima sono complesse e non lineari.Questione di sistemaNessuno da solo, neanche un’azienda così grande, può essere la causa unica del cambiamento climatico. Gli effetti sul clima sono prodotti dallo stile di vita che milioni di persone hanno adottato negli ultimi due secoli.Non basta una sola azienda: ci vuole un intero sistema economico. Peraltro, le aziende vendono un prodotto, ma sono i loro consumatori a farne uso.La maggior parte di emissioni non derivano dall’estrazione o dal trasporto del petrolio o del gas, ma dal fatto che tutti noi usiamo i combustibili fossili. Siamo anche, e soprattutto noi, responsabili delle emissioni che produciamo grazie ai combustibili forniti da Eni e altre aziende simili.Quest’argomentazione è molto potente. Ma può avere esiti inaspettati e rovesciarsi nel suo opposto. Immaginate di trovarvi in riva a un fiume, con tanti altri, e di buttare nell’acqua una goccia di un liquido perfettamente innocuo.Un certo numero di gocce del liquido, però, compongono una mistura velenosa. Più giù, un incauto escursionista assetato beve e muore avvelenato. Di chi è la colpa? Di tutti? Di nessuno? Nessuna singola goccia era velenosa, ma un certo numero di gocce lo sono state.Tutti noi potremmo dire: «Se tutti gli altri non avessero versato la loro goccia, non sarebbe successo nulla, anche se l’avessi fatto io». E, naturalmente, chi ci ha venduto il liquido non è responsabile dell’uso che ne abbiamo fatto. Eppure, non sarebbe assurdo sentirsi in colpa, per lui e per noi.E sarebbe oltraggioso scuotere le spalle di fronte ai parenti del defunto. Allo stesso modo, possono le aziende che producono combustibili fossili trincerarsi dietro ragionamenti del genere?Davvero contribuire a un pericolo, anche se non se ne è l’unica causa, è un fatto privo di valenze politiche e morali? Essere complici non conta nulla?Ma, anche se fosse così, ci possono essere dubbi sull’opportunità della causa. La responsabilità dei produttori di combustibili fossili è politica, non giuridica.Eni e le altre aziende che producono combustibili fossili hanno rispettato le leggi e seguito le regole del mercato. Tocca agli Stati cambiarle, imponendo comportamenti diversi.Chiedere a un tribunale di imporre a Eni una modifica del piano industriale lede la libertà di impresa e dà al giudice il compito di decidere le politiche climatiche al posto dei governi e dei legislatori.Ma i giudici non sono rappresentanti dei cittadini, né hanno funzioni politiche. Un processo come questo non tiene conto della separazione dei poteri negli Stati liberali.Ma anche quest’argomentazione è ineccepibile solo a prima vista. Il mercato e la libertà d’impresa non sono fatti naturali. Sono scelte sociali. A un certo punto della storia ci siamo resi conto che il mercato garantiva più benessere ed efficienza di altri sistemi economici.Dove finisce la libertà d’impresaLa libertà d’impresa è giustificata dalle conseguenze benefiche del suo esercizio. Ovvio, e forse naturale, invece, è il diritto di vivere una vita decente in un pianeta ospitale.Se l’esercizio della libertà d’impresa lede questo diritto, allora ci sono ragioni per limitarla. E se la politica non protegge a sufficienza il diritto a un ambiente compatibile con la vita umana, è sensato che i giudici intervengano.I giudici non rappresentano i cittadini, ma le istituzioni giuridiche si fondano sulla priorità di certi diritti e, quando si tratta di farli rispettare, possono supplire alle deficienze della politica.I mercati, inoltre, non sono sfere separate. Sono parte della società e della comunità politica. Le imprese hanno, come altri gruppi collettivi, doveri di cittadinanza.Possono, col loro comportamento, ostacolare o favorire l’evoluzione legislativa che serve a tutelare meglio diritti esistenti. La transizione ecologica è un’impresa collettiva, con costi da dividere fra tutti, per il bene delle generazioni future e del Pianeta.Nel processo s’invoca la responsabilità storica di Eni. Ma ci sono altri principi politici che si possono richiamare. Per esempio, il principio che chi più ha e può più deve contribuire.Chi determina con la propria strategia le condotte dei consumatori e le loro opzioni, influenza le scelte delle altre aziende nel mondo e, talvolta, anche le decisioni politiche non può non assumersi il compito di pensare agli interessi generali e futuri, prima e oltre a quelli dei propri azionisti e dei propri lavoratori.Il contenzioso climatico ha anche e soprattutto un valore simbolico, utile a ricordare tutto questo.© Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?Accedigianfranco pellegrinofilosofoProfessore associato di filosofia politica alla LUISS Guido Carli. Si occupa di storia dell’etica e filosofia politica contemporanea.

Ucraina, Cremlino: "Uccisi oltre mille mercenari stranieri"Ucraina, oggi Guterres da Putin: coprifuoco a Kiev e bombardamenti a Mykolayiv

Georgia e Moldavia, perché la Russia potrebbe puntare su loro

La Cina e la guerra al Covid: “Fermeremo l’avanzata di Omicron”Embargo petrolio russo, UE pronta ad annunciare la misura: “Voto mercoledì, in vigore da settembre”

Covid in Cina, a rischio la produzione di iPhoneUsa, bimba di 10 anni trovata morta vicino a casa: arrestato un giovane

Migranti, naufragio al largo della Tunisia: quattro morti e tre feriti

Guerra in Ucraina, Blinken all’UE: “Il conflitto può durare per tutto il 2022”Le parole del dissidente russo: “A Mosca è possibile che ci sia un golpe contro Putin”

Ryan Reynold
La carica dei fedelissimi dello zar: sono 6mila e fra di loro c’è un italianoPfizer chiede l’autorizzazione per la dose booster ai bambini under 12Notizie di Esteri in tempo reale - Pag. 486

Professore Campanella

  1. avatarFascia bianca al braccio, perché è un nuovo simbolo di sostegno a PutinGuglielmo

    La storia della statua di San Michele Arcangelo che lacrima sangueA Shangai droni e cani robot con megafoni per controllare il lockdownGermania, la prima piscina che autorizza il topless anche per le donneNotizie di Esteri in tempo reale - Pag. 474

    1. Guerra in Ucraina, Onu: “Evacuazione civili da Azovstal in corso”. Zelensky: “Circa 100 persone in salvo”

      1. avatarSei oligarchi russi morti in tre mesi, il giallo dei decessi legati al gasanalisi tecnica

        Bimbo di 6 anni bruciato da un bullo: "Mamma mi hanno dato fuoco"

  2. avatarMorto in Ucraina il primo contractor Usa, Willy aveva 22 annianalisi tecnica

    La Nato: “La guerra può durare a lungo ma i prossimi giorni saranno decisivi”La Russia schiera i missili Iskander ai confini con l’UcrainaCaracciolo: “Putin ha preso una decisione storica, diventare campione anti occidente”Spagna, ritirato un lotto di vaccini Moderna per la presenza di una zanzara

  3. avatarL’annuncio di Zelensky: “La grande offensiva russa ad est è cominciata”VOL

    Mongolfiera con 12 passeggeri è precipitata sui tetti delle case a MelbourneKonrad Krajewski e la sua Via crucis tra le fosse comuni di Borodjanka: "Mancano lacrime e parole"Covid, l'emergenza sanitaria a Shanghai non dà tregua: 87 i decessi della nuova ondataGuerra in Ucraina, Kiev conferma: "Mosca vuole controllo di Zaporizhzhia"

    ETF

Uk, si lamenta di vivere accanto a un pedofilo: incarcerato con l'accusa di pedofilia

Guerra in Ucraina, Mosca: “Tregua a Mariupol solo con bandiera bianca su acciaieria Azovstal”La Svezia ha deciso di entrare nella Nato: presenterà domanda a giugno*