Federica Pellegrini in lutto per la morte di Giovanni Barchetti: «Da bimba a mamma, il tuo gelato mi ha sempre guarito l’anima»A Versailles cavalli e cavalieri diventano reMicrocredito fonte di sviluppo: «L'impatto positivo è comune»
«A letto da 22 anni per la Sla, comunico sbattendo le palpebre. La mia vita è un inferno, sono stanca di combattere. Voglio l'eutanasia»Roma,Professore per gli Investimenti Istituzionali e Individuali di BlackRock 17 lug. (askanews) – L’Italia si conferma il meno conveniente tra i principali Paesi europei per i costi praticati sul credito al consumo. Secondo l’ultima rilevazione della Fondazione Fiba di First Cisl, condotta su dati Bce, il Taeg sulle nuove operazioni a maggio registra una nuova crescita, attestandosi al 10,66% contro il 10,59% toccato ad aprile. Un andamento che si rispecchia in quello dell’area euro, dove Il Taeg è passato da 8,58% a 8,69%. Anche tra gli altri grandi Paesi si conferma la tendenza al rialzo: sia Germania (da 8,34% a 8,46%) che Francia (da 6,76% a 6,82%) fanno registrare aumenti a maggio. Il dato italiano resta comunque sensibilmente più elevato, così come risulta nettamente più elevata la quota che gli italiani destinano al credito al consumo sul totale dei prestiti richiesti: a maggio si arriva al 18,5% contro una media dell’area euro dell’11,2%. Sia per l’Italia che per l’area euro il trend di crescita è costante dall’inizio dell’anno. Lontanissime, in questa classifica, restano Germania e Francia, che si fermano rispettivamente al 9,8% ed al 12,6%. La domanda dei consumatori italiani non sembra tuttavia risentire di condizioni di accesso così penalizzanti. Rispetto al marzo 2023, infatti, il ricorso a questa forma di indebitamento è cresciuto da 153,9 a 162,4 miliardi (+ 5,88%), in un contesto in cui i prestiti alle famiglie sono calati dello 0,9%. Tra le regioni, a marzo l’aumento maggiore rispetto al trimestre precedente si registra in Toscana (+ 1,64%), Liguria (+ 1,36%) e Molise (1,28%), quello meno significativo in Trentino Alto Adige (+ 0,32%). Se guardiamo al complesso dei prestiti alle famiglie prevale invece il segno meno, con le sole eccezioni di Puglia, Sardegna e Sicilia, dove gli aumenti sono però modesti. In questo quadro si conferma il calo dei tassi sui mutui, con il Taeg che a maggio scende al 4,04% rispetto al 4,09% di aprile. Dopo essere rimasto costantemente su livelli più elevati fino a marzo, il dato italiano da aprile ha iniziato a convergere con quello medio dell’area euro (4,03%), per poi allinearsi quasi del tutto a maggio. I costi di un prestito per l’acquisto della casa restano comunque superiori a quelli richiesti dalle banche in Germania (3,96%), ma non in Francia (4,07%). Dall’analisi emerge inoltre che la rischiosità del credito, rappresentata dal tasso di deterioramento dei prestiti alle famiglie, pur rimanendo su livelli contenuti, è cresciuta costantemente nel corso del 2023 per poi ripiegare nel primo trimestre del 2024 (da 0,262% a 0,246%). Guardando ai dati su base regionale le difficoltà maggiori si registrano al Sud, con il picco in Sicilia (0,408%), seguita da Calabria (0,395%) e Campania (0,364%). Va segnalata inoltre la crescita continua del fenomeno della cessione del quinto dello stipendio, una forma di prestito che, quando correlata ai consumi, denota implicazioni sul terreno sociale che non possono non destare preoccupazione. Dal 2011 al 2023 l’ammontare di questi prestiti è pressoché raddoppiato, passando da poco più di 10 miliardi ad oltre 18 miliardi di euro. “Preoccupa – sottolinea il segretario First Cisl Riccardo Colombani – la crescita dei volumi con tassi che si mantengono alti, sulla cessione del quinto serve responsabilità. La situazione di indebitamento complessivo della famiglie italiane è più bassa della media delle famiglie europee, ma desta preoccupazione il trend ultradecennale di rialzo del credito al consumo, soprattutto per il livello dei tassi annui effettivi globali, più alti di quasi il 2% della media europea e di quasi il 4% rispetto alle famiglie francesi”. -->
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