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Ragazza di 21 anni scomparsa dall'ospedale di CittiglioIl casoDa Mbappé a De Niro: quando «l’appello VIP» cade nel vuotoNegli ultimi mesi molti VIP,investimenti dai calciatori agli attori, sono divenuti promotori di un certo messaggio politico© Frank Augstein Matteo Generali01.07.2024 21:45Negliultimi mesi molti VIP, dai calciatori agli attori, sono divenuti promotori diun certo messaggio politico. I casi più recenti quelli di Robert De Niro e di alcuni calciatori della nazionale francese, su tutti Kylian Mbappé. Le loro prese diposizione spostano davvero l’opinione pubblica? Ma andiamocon ordine. È il 28 maggio 2024 e all’interno del tribunale di New Yorkl’avvocato Todd Blanche sta per concludere l’arringa finale del processo aDonald Trump per i pagamenti a Stormy Daniels, quando a pochi isolati daltribunale lo staff della campagna elettorale di Biden convoca una conferenzastampa a sorpresa con Robert De Niro. La leggenda cinematografica si scagliaduramente contro l’ex presidente.Il vero Goodfella è Trump«DonaldTrump non appartiene alla mia città – dice DeNiro –. I newyorkesi lo tolleranoda quando era solo uno sporco immobiliarista imbroglione travestito da pezzogrosso. Un playboy da quattro soldi che mentiva per farsi seguire dai tabloid.Un clown. Ma questo individuo non può guidare il Paese. Non funziona, losappiamo tutti». E ancora: «Donald Trump non vuole distruggere solo questa città,ma il Paese e alla fine il mondo». Per poi concludere: «La gente pensava di poter controllareHitler, di poter controllare Mussolini, non è stato così».Di tuttarisposta, i sostenitori trumpiani sommergono di insulti l’attore, De Niro nonci sta e risponde per le rime mentre lascia la conferenza stampa. «Dovrebbedire ai suoi sostenitori di non fare queste cose», e poi tuona: «Se Trump entra(alla Casa Bianca ndr), non se ne andrà. Non se ne andrà mai, mai».JasonMiller, portavoce di Trump, commenta così la presenza dell’attore: «Quelli diBiden lo hanno fatto alla fine. Dopo aver detto per mesi che la politica nonaveva nulla a che fare con questo processo, si sono presentati e l'hanno fattacon un evento elettorale... E il meglio che riescono a fare è tirare fuoriquesto attore scaduto».Thuram eMbappé: «Non votate il razzismo»Certo, DeNiro non è il primo attore a schierarsi pubblicamente contro un politico, anchese difficilmente ricordiamo una presa di posizione così forte da parte di unapersonalità del suo calibro. A sfatare un mito, quello delcalciatore che della politica segue poco o nulla, è Dembelé. Il numero 10del Paris Saint Germain e ala destra della nazionale francese, in una conferenzastampe pre-Europeo, esorta infatti la popolazione francese ad andare a votare.Più decisivi e incisivi di Dembelé, come nel rettangolo verde, sono a stretto giro di posta Thuram e Mbappé. «Siamo in un momento cruciale per il nostro Paese. Bisognasistemare le cose e avere il senso delle priorità – dice Mbappé –. Prima ditutto siamo cittadini e non dobbiamo essere disconnessi dalla realtà del nostroPaese. Voglio rivolgermi a tutte le persone e alle giovani generazioni:possiamo vedere chiaramente come gli estremisti siano alle porte del potere.Invito la gente a votare». MarkusThuram, figlio di Lilian, figura emblematica della lotta al razzismo, a sua volta chiedeuna forte presa di posizione contro «gli estremisti e contro coloro chedividono. Voglio rappresentare un Paese che corrisponda ai miei valori. Abbiamol’opportunità di scegliere il futuro della Francia. Non dobbiamo nasconderci.Diciamo spesso che non bisogna mischiare politica e calcio, ma quello che stasuccedendo in Francia è importante».NBA:l’anti TrumpLeraccomandazioni dei giocatori francesi, come detto, sono una novità per ilmondo del calcio del Vecchio Continente. Già, perché negli Stati Uniti, dove lafigura dello sportivo ha un’accezione sociale maggiormente marcata rispetto allenostre latitudini, le dichiarazioni politiche abbondano. Un esempio? Al centrodella polemica sempre Donald Trump, ma questa volta attaccato dall’intera Legadi basket a stelle e strisce, l’NBA. Proprio così, fin dall’insediamento diTrump nello studio ovale, allenatori di punta come Gregg Popovich dei SanAntonio Spurs e Steve Kerr, alla guida dei Golden State Warriors, leggende delbasket come Kareem Abdul-Jabbar e Bill Russell e ancora giocatori come Kevin Durant,LeBron James e Steph Curry, hanno tutti più volte preso posizioni forti controle sue politiche.I rapportigià tesi con la precedente amministrazione hanno raggiunto un punto di rotturadefinitivo il 26 agosto 2020, quando, in seguito all’ennesimo episodio dirazzismo della polizia, l’intera NBA aveva deciso di sospendere le partite. Questascelta ha avuto un impatto così forte sull’opinione pubblica da spingere DonaldTrump a definire la Lega di basket «un’organizzazione politica».Inquell’occasione, il presidente dell’NBPA, Chris Paul, aveva pronunciato paroleincisive riguardo agli ultimi eventi di cronaca: «Il razzismo sistemico e labrutalità della polizia nel nostro paese devono finire e, come rappresentantidei giocatori NBA e come sistema complessivo, abbiamo il dovere di usare lanostra capacità comunicativa per mettere in luce questi problemi e lavorare peril cambiamento».Quattroanni più tardi la situazione francese è parecchio simile a quella americana,eppure Donald Trump nonostante il boicottaggio di atleti amatissimi ènuovamente in corsa per la presidenza. Per tacere del risultato al primo turno delle legislative francesi. La domanda sorge spontanea: quandoqueste celebrità lanciano un grido d’allarme si pensa abbiano un impatto monstre,ma è davvero così?In questo articolo: Euro 2024
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