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Lamorgese su migranti e variante Omicron: “Non provengono da paesi a rischio”Il personaggioMauro Corona,Professore Campanella quando l'inquietudine è uno stimolo positivoLo scrittore friulano, con il suo verace e anticonformista eclettismo, è stato il grande protagonista della rassegna letteraria FestivaLLibro a MuraltoRaffaele Soldati05.03.2024 06:00Mauro Corona è un personaggio inquieto. E anche scomodo. Di sicuro, è un uomo eclettico: scrittore, scultore e alpinista. Ma non solo. Chi legge i suoi libri trae perle di saggezza. Chi lo ascolta, in televisione o dal vivo, ricava piacevoli sensazioni. Anche se spesso si può dissentire. Quello che piace di questo friulano verace è il suo coraggio nell’esprimere i suoi pensieri. Senza filtri e pudori. Intervistarlo non deve essere facile. Da una precisa domanda non sempre si ricava una risposta limpida e univoca. In Corona prevale il gusto della provocazione, della battuta sagace e dell’invettiva. Eppure le sue riflessioni sono condite con il buon senso. Forse è proprio per questo che piace, tanto da ricevere l’affetto di un pubblico vasto e variegato. Di tutte le età. A testimoniarlo è stata anche la lunga chiacchierata, più che una conferenza, che si è svolta nello scorso fine settimana al Palazzo dei congressi di Muralto nell’ambito nella rassegna letteraria FestivaLLibro, di cui Corona è stato l’incontrastata star. Nonostante l’età – 73 anni – Corona è apparso in forma smagliante. Si è insomma presentato come tutti i suoi estimatori si aspettavano: canotta scura, capelli selvaggi (in parte coperti dalla sua classica bandana), barba folta e, soprattutto, lingua pungente. Dopo un inizio tutto in salita per problemi tecnici, un fuoco di fila di battute e ricordi, a incominciare dal suo rapporto con la Svizzera iniziato tanti anni fa in occasione di una mostra di sculture nella vecchia sede dell’UBS a Lugano. Bravo il professor Renato Martinoni, direttore artistico del FestivaLLibro, a lasciare campo libero al suo interlocutore. Partenza con una chicca sportiva, che nessuno avrebbe mai immaginato: nel 1972, poco più che ventenne, Corona si era aggiudicato la medaglia di bronzo ai campionati italiani di bob a due. Lo stesso Mauro se ne era quasi dimenticato. Il sorprendente ricordo lo ha però subito divertito. «Ancora oggi, quando mi capita di accendere il televisore, in genere lo faccio solo per seguire programmi sportivi. Ho tanta ammirazione per chi pratica lo sport, a tutti livelli. Non seguo volentieri neppure trasmissioni come È sempre Cartabianca, anche se alla “Bianchina” Berlinguer devo molto per aver contribuito a farmi diventare un mezzo VIP».Ma torniamo a parlare di inquietudine, il tema dell’evento locarnese. «Oltre all’evidente stato d’animo che denota un aspetto negativo, ce n’è anche uno positivo, che stimola e invita a pensare e a vivere intensamente. L’inquietudine aiuta insomma a non vivere in una società omogeneizzata», ha sottolineato Martinoni. E Corona, in questo senso, è davvero un caso esemplare. «È vero - ha ribadito - per mille ragioni sono un uomo inquieto, soggetto a sfoghi liberatori. Dormo poco, tre o quattro ore per notte. Non riesco ad immaginare la mia vita inscatolata. Penso, rifletto, scolpisco (l’ultima trovata sono i gufi con il becco all’insù) e scrivo. Amo la solitudine. Però, per tenermi in forma e per scaricare le mie emozioni, devo anche stare all’aperto, camminare, incontrare i pochi amici rimasti. E, quando è possibile, andare a scalare montagne». Allora, evviva l’inquietudine, che in parte emergeva già in un bel documentario girato da Fulvio Mariani per la RSI nel 1995: L’uomo di legno. Con Mauro è inevitabile parlare di libri. Suoi e dei suoi autori prediletti. Prendiamo il suo ultimo romanzo, Le altalene (Mondadori 2023), che l’autore stesso ha definito una sorta di compendio della sua vita, dove è racchiuso un flusso di ricordi. Un racconto dove torna ai suoi luoghi: Erto, la diga, la montagna e le persone della sua vita. Un po’ di egocentrismo è intrinseco nel carattere e nell’animo di questo personaggio rustico e al contempo colto. Un vero e proprio autodidatta, capace di citare a memoria versi o pensieri dei suoi autori prediletti: Borges, Pessoa e Mario Rigoni Stern. Con quest’ultimo ha condiviso la grande passione per la montagna, per la natura e la vita all’aperto, puntando il dito sulla cura dei boschi e sul rispetto per gli animali («selvatici e domestici, tutti salvifici»). E poi c’è il sempre più controverso tema della caccia: «Io non rinnego che sono stato cacciatore, dapprima per necessità, poi per passione». La vita, la morte e la repulsione per l’ipocrisia di molte religioni rientrano nei temi e nei pensieri di Corona, che si sente sempre più inquieto e pieno di dubbi. Eppure convinto di avere ancora molto da dire temendo di non poterlo fare in eterno. Forse anche per questo ha già pensato al suo epitaffio, naturalmente suggerito in tono scherzoso: «Qui giace Mauro Corona, uomo iniquo e perverso. Pregare per lui è tempo perso».
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