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L'addio ad Andrea Pellicciotta: il toccante ricordo di parenti e amiciFoto Icponline COMMENTA E CONDIVIDI E se le vacanze migliori per i piccoli fossero quelle che si trascorrono a casa?VOL Domanda forse paradossale, in alcuni casi segnata da un’ironia amara, soprattutto per i bambini che vivono in contesti disagiati, nelle periferie delle metropoli o in altre situazioni non ideali. Ma la riflessione arriva da una pedagogista esperta come Giovanna Giacomini, formatrice e ideatrice di Scuole Felici, e quindi proviamo ad ascoltare. Abbiamo già esaminato altrove (vedi qui) i dati diffusi qualche giorno fa dalla fondazione Openpolis, secondo cui nel 2022 il 35,9% dei nuclei ha dichiarato di non potersi concedere neanche una settimana di ferie lontano da casa. Percentuale che si attesta intorno al 30% in presenza di uno o due figli minori, e sale fino al 45,7% in quelle in cui ci sono almeno 3 figli. Ma la pedagogista Giacomini, che ha messo a punto un indirizzo educativo rivolto ai bambini di età compresa tra 0 e 6 anni, che si basa sui modelli pedagogici del Nord Europa, secondo i quali il benessere psicologico deriva da una serena disposizione d’animo verso la vita, invita a riconsiderare le nostre sicurezze in tema di vacanza. “Cominciamo a riformulare il concetto di vacanza. Il bisogno di associarla a partenze e soggiorni più o meno lontani è un appannaggio del mondo degli adulti”, mette subito in chiaro Giacomini. “Si pensa che solo lasciando le città e le nostre case sia possibile davvero staccare la spina e dimenticare lo stress. Ma per un piccolo è tutt’altra cosa”, assicura l’esperta. “Se chiediamo a un bambino che cos’è per lui una vacanza vi risponderà che è una pausa con la scuola, l’assenza di orari fissi e abitudini preordinate, la libertà di vivere le proprie giornate senza schemi né aspettative. Del resto, anche chi va in vacanza può continuare a proporre schemi e attività strutturate al proprio figlio senza una completa evasione mentale”, fa notare la formatrice. “Le attività in un villaggio, in spiaggia o in montagna, spesso rispondono a un bisogno tipico degli adulti, che fanno fatica a interrompere abitudini e routine. Restare a casa, invece, può diventare una grande occasione di svago per tutta la famiglia e di complicità tra genitori e figli, a patto di non lasciare le giornate allo sbando”. Come si può evitare allora che i giovanissimi finiscano per consumare le giornate estive tra cellulari e video giochi? “Per esempio utilizzando strategie che permettano di organizzare il tempo in modo costruttivo, mantenendo una sana routine”, suggerisce Giacomini che propone ai genitori di creare una lavagna delle attività di famiglia. “Si tratta di uno strumento che serve a pianificare il quotidiano, dalle attività da fare tutti insieme e quelle che il bambino può fare da solo, non solo giochi, ma anche piccoli compiti domestici, come rifare il proprio letto o aiutare a preparare il pranzo e la cena. Senza mai dimenticare il relax: vedere film e cartoni animati, giocare all’aria aperta”. E che cosa suggerire a quei genitori che devono lavorare durante l’estate? “In questa situazione possono venire in aiuto quelle che io chiamo attività salvagente, occupazioni che vengono pensate insieme ai genitori ma che i piccoli possono svolgere in totale autonomia, oppure in presenza dei nonni”.La pedagogista sottolinea infine un altro aspetto educativo che può valorizzare queste mancate partenze. “Le ferie trascorse in città sono anche vacanze green, di certo meno impattanti sull’ecosistema. Sperimentarle può essere di grande insegnamento per bambini e ragazzi. Viviamo un momento storico di privazione della natura, in particolare per le nuove generazioni. Questi momenti possono essere un’occasione privilegiata per ricostruire il rapporto dei giovanissimi con l’ambiente”, osserva l’educatrice. “Facciamo stare i nostri piccoli all’aria aperta, conosceranno piante e fiori attraverso la cura del giardino. Costruiamo un orto sul nostro balcone: impareranno a riconoscere il ciclo della vita. E noi adulti”, conclude Giacomini, “non sentiamoci in colpa se non riusciamo a partire verso monti e spiagge con i nostri figli. Pensiamo invece che proprio una vacanza a casa nostra può diventare eccezionale e indimenticabile. Un’opportunità per capire che il centro del benessere e della felicità sta sempre nelle piccole cose”.
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