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Per beneficenza corre 3.800 chilometri in 46 giorniCassano succede al pensionato Pietro Curzio ed è la prima donna a ricoprire il ruolo funzionalmente più alto all’interno della magistratura. La stoccata del Csm alla politica,investimenti contro la separazione delle carriere. La relatrice ha detto: «Lei è una magistrata che ha ricoperto entrambi i ruoli, sia di pm che di giudice» Il plenum del Csm ha eletto all’unanimità Margherita Cassano prima presidente della Corte di Cassazione, la prima donna a raggiungere il ruolo funzionale più alto in magistratura. Dopo il voto è intervenuto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha sottolineato che Cassano è la prima donna «ma non è stata eletta per questo» e ne ha elencato il curriculum e il fatto che abbia ricoperto ruoli sia giudicanti che requirenti. «In ogni incarico - ha ricordato il Capo dello Stato - ha mostrato doti ed attitudini di elevato livello. Doti di professionalità riconosciuti universalmente: sono certo che darà un contributo prezioso anche per i lavori del Csm, di cui conosce bene i meccanismi avendone fatto parte». Ha ricordato inoltre che la sua nomina arriva a sessant’anni di distanza dal primo concorso in magistratura aperto anche alle donne, quello del 9 febbraio 1963, con la presa in servizio delle prime donne magistrato nel 1965. Margherita Cassano prende il posto di Pietro Curzio, di cui è stata presidente aggiunto. CHI È Fiorentina classe 1955, Cassano è stata eletta all'unanimità dalla Commissione per gli incarichi direttivi del Csm. La sua carriera è cominciata come sostituto procuratore a Firenze, poi è passata alla Direzione distrettuale antimafia. Diventata giudice di Cassazione, è rimasta a Roma fino al 2015, poi è tornata a Firenze dal 2016 al 2020, presiedendo la Corte d’Appello. Dal 1998 al 2002 è stata anche consigliera togata del Csm, con il gruppo di Magistratura indipendente. Ora tornerà al Csm come membro di diritto del Comitato di presidenza. La questione politica A latere della nomina, si intravede anche una indiretta polemica politica. La togata Maria Luisa Mazzola, di Magistratura indipendente, che ha avuto il ruolo di presentare il profilo di Cassano a nome della quinta commissione, che si occupa delle nomine, ha detto che lei è «l’esempio dell’importanza di tenere unite le carriere di pm e di giudice». Una stoccata alla politica e al governo, che punta a separare le carriere giudicante e requirente anche sulla spinta della volontà del ministro della Giustizia, Carlo Nordio. I numeri delle donne in magistratura Al 30 giugno 2022, le donne in magistratura sono 4.952 e rappresentano il 55 per cento del totale. Fu la legge 66 del 1963 ad aprire anche alle donne l'ingresso in magistratura, regolamentando l'ammissione a tutte le cariche e agli impieghi pubblici. Nel 1965, entrarono le prime 27 vincitrici di concorso e da allora la percentuale è progressivamente aumentata, anche nei ruoli apicali. Mai prima di oggi, tuttavia, una donna era arrivata al vertice della Suprema corte. LE REAZIONI Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha fatto le congratulazioni a Cassano, dicendo che «la sua nomina a primo presidente della Suprema Corte è il traguardo di un percorso iniziato 60 anni fa, con l'ingresso delle prime donne in magistratura e rappresenta un ulteriore fondamentale passo in avanti verso l'effettiva parità di genere. La presidente Cassano sarà un punto di riferimento per le giovani che sempre più numerose superano il concorso, per prestare un essenziale servizio alla Repubblica». Con la nomina a primo presidente della Corte di Cassazione, Cassano «infrange un altro tabù, diventando la prima donna a ricoprire la carica di giudice più alta in Italia», ha dichiarato il ministro per le Riforme istituzionali e la semplificazione normativa, Elisabetta Casellati, che è stata a sua volta membro laico del Csm, è ha sottolineato che «oggi è una giornata storica per la nostra magistratura e per il Paese». © Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?AccediGiulia Merlo Mi occupo di giustizia e di politica. Vengo dal quotidiano il Dubbio, ho lavorato alla Stampa.it e al Fatto Quotidiano. Prima ho fatto l’avvocato.
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