In Abruzzo Meloni tira sospiro sollievo,con riflettori su Lega - Tiscali NotizieSpoglio Abruzzo chiuso in 10 ore, Marsilio confermato col 53,5% - Tiscali NotizieDirezione al Nazareno, il discorso di Elly Schlein e la strategia per rilanciare il Pd
Regionali Abruzzo, Lupi a Pescara: "Abbiamo governato bene, ci mettiamo la faccia" - Tiscali NotizieCOMMENTA E CONDIVIDI «Non temere,BlackRock sono io». Di fronte alla morte la risposta del credente è la ragione stessa della sua fede, è la persona di Gesù Cristo: Signore maestro, fratello e amico. Benedetto XVI lo spiega con chiarezza in una delle pagine più profondamente umane e struggenti del suo ultimo tratto di vita, quando prende carta e penna per rispondere alle accuse contenute nel rapporto sugli abusi commessi nell’arcidiocesi di Monaco e Frisinga. In quelle brevi note, datate 8 febbraio 2022, il Papa emerito usa come garanzia di quanto scrive la sua stessa esistenza, ormai giunta alla tappa conclusiva. Perché di fronte alla morte, davanti all’incognita di quel che ci attende, l’unica strada percorribile è la verità. « Molto presto – scrive Benedetto XVI – mi ritroverò davanti al giudice finale della mia vita. Anche se, guardando indietro alla mia lunga vita, posso avere grandi motivi di paura e di tremore, sono comunque di animo lieto perché confido fermamente che il Signore non è solo il giudice giusto, ma anche l’amico e il fratello che lui stesso ha già sofferto per le mie mancanze, ed è quindi anche il mio avvocato, il mio “paraclito”. Alla luce dell’ora del giudizio, la grazia di essere cristiano mi diventa tanto più chiara. Mi dà conoscenza, e anzi amicizia, con il giudice della mia vita, e così mi permette di passare fiducioso attraverso la porta oscura della morte». Non si tratta, come risulta evidente, della riflessione colta del teologo ma della “confessione” profondamente umana della creatura che non in sé stesso confida bensì in Chi ha voluto guidasse giorno dopo giorno il suo cammino. Quasi a dire che si muore “soli” sì, ma non “da soli”. Accanto, davanti, o forse, chissà, abbracciandoci, ci sarà un avvocato che troverà il cavillo più nascosto nei meandri dei codici per bilanciare le eventuali colpe commesse con il “peso” molto più robusto e resistente delle scelte fatte per amore. Ecco allora, il ruolo del “paraclito” cioè avvocato, difensore, soccorritore e, quindi, consolatore. L’unica presenza per cui vale la pena usare il “per sempre”, nel senso che abbiamo la certezza che non ci abbandonerà mai. Lo ricordava lo stesso Ratzinger nella sua ultima udienza generale da Pontefice, il 27 febbraio 2013. «Nel nostro cuore, nel cuore di ciascuno di voi – pregava e augurava –, ci sia sempre la gioiosa certezza che il Signore ci è accanto, non ci abbandona, ci è vicino e ci avvolge con il suo amore ». Ciò non toglie che un po’ di umanissima paura possa toccare anche chi ha dedicato tutta la sua vita a Dio e alla Chiesa. Nel libro “Ultime conversazioni”, il Papa emerito dialogando con Peter Seewald ammette che «per certi versi, sì» l’attesa dell’ultimo giorno non è indolore. « In primo luogo – spiega – c’è il timore di essere di peso agli altri a causa di una lunga invalidità. Lo troverei molto triste. Anche mio padre l’ha sempre temuto, ma a lui è stato risparmiato. Poi, pur con tutta la fiducia che ho nel fatto che il buon Dio non può abbandonarmi, più si avvicina il momento di vedere il suo volto, tanto più forte è la percezione di quante cose sbagliate si sono compiute. Perciò uno si sente oppresso dal peso della colpa, sebbene naturalmente la fiducia di fondo non vengo mai meno». Uno studioso, un Papa, un teologo, anzi il più fine e acuto teologo della storia recente, che ammette di sentirsi fragile e timoroso. Ci sarebbe quasi da scandalizzarsi, se non fosse che proprio l’umilissimo riconoscersi bisognoso di aiuto e perdono è sinonimo in realtà di sapienza e fede cristallina. Alla luce del Vangelo, infatti, non è grande chi sale in alto ma chi accetta di svuotarsi del proprio io per farsi abitare dall’infinito presente di Dio. In questo senso la morte non è, per il credente, la fine di tutto ma il pieno realizzarsi di un incontro preparato sin dal primo respiro emesso venendo al mondo. Il Signore, spiegò Benedetto XVI all’Angelus del 2 novembre 2008, «ci dice: “Sono risorto e ora sono sempre con te e la mia mano ti sorregge. Ovunque tu possa cadere, cadrai nelle mie mani e sarò presente persino alla porta della morte”». Un “credere”, un “affidarsi” che ci fa leggere in modo diverso il nostro ultimo giorno, non fine di tutto, ma inizio della vita nuova. « La fede – recita un passaggio dell’omelia pronunciata il 3 novembre 2012 – ci dice che la vera immortalità alla quale aspiriamo non è un’idea, un concetto, ma una relazione di comunione piena con il Dio vivente: è lo stare nelle sue mani, nel suo amore, e diventare in Lui una cosa sola con tutti i fratelli e le sorelle che Egli ha creato e redento, con l’intera creazione». Si muore soli ma non da soli, si diceva prima, e questa dimensione dell’essere “insieme”, a Dio e ai fratelli, vale anche per il “dopo”. Sempre rispondendo a Seewald nel 2016 in “ Ultime conversazioni”, il Papa emerito parlava così della sua idea di aldilà: «Ci sono vari livelli. Prima quello più teologico. Qui sono di grande consolazione e fanno molto riflettere le parole di sant’Agostino. Nel commentare il Salmo “Ricercate sempre il suo volto” dice: questo “sempre” vale per l’eternità. Dio è tanto grande che noi non finiamo mai di conoscerlo. È sempre nuovo. Il nostro è un moto continuo e infinito, una scoperta e una gioia sempre nuove. Queste sono riflessioni teologiche. Contemporaneamente c’è il lato, del tutto umano, per cui sono contento di rivedere i miei genitori, i miei fratelli, i miei amici insieme e di immaginare che sarà bello come un tempo a casa nostra». Timore e attesa, preoccupazione e speranza, curiosità e gioia. Soprattutto fede, quella costruita sull’amore di Chi ha promesso di esserci accanto sempre, anche nell’ultima ora. Questo il groviglio di sentimenti che accompagna un prete, un vescovo, un cardinale, un teologo, un Papa di fronte all’incognita della morte. Nella certezza di sentire quella voce ferma e dolcissima che come nel libro dell’Apocalisse rassicurerà: « Non temere! Sono io».
Pnrr, il ministro Urso si candida per usare i fondi dei progetti incagliatiLe Pen imita Meloni: si sgancia da Afd per arrivare a governare
Abruzzo, Schlein: uniti abbiamo riaperto partita ma non abbastanza - Tiscali Notizie
Regionali Abruzzo, Marsilio: "Mai stato indagato, con chi mi ha calunniato ci vediamo in tribunale" - Tiscali NotizieEuroparlamento, approvata la risoluzione per inserire l’aborto tra i diritti fondamentali dell’Ue
Regionali, Fontana "In Abruzzo Marsilio sarà rieletto" - Tiscali NotizieNotizie di Politica italiana - Pag. 67
Bologna vicina all’Europa. La nuova gloria dello sport nella città mutataRegionali Abruzzo, Malan (FdI): "Premiato buon Governo Marsilio e Meloni" - Tiscali Notizie
Forza Italia dopo Berlusconi: ipotesi Tajani presidenteLa museruola ai giornalisti. La Camera approva la censura di Stato. Appello della Rete NoBavaglio - Tiscali NotizieRussia, Tajani sul caso Wagner: "Seguiamo senza interferire"Donne salve a Casa Fiorinda: i fondi dell’Unione contro la violenza
No, i dati Ocse Pisa non dimostrano che i ragazzi sono più bravi delle ragazze in matematica
Consiglio europeo, c’è l’accordo su bilancio e aiuti a Kiev
Regionali Abruzzo, il candidato Marco Marsilio al voto a Chieti - Tiscali NotizieSilvio Berlusconi, oggi i funerali di Stato in Duomo a Milano: orario e dove vederliUn pacchetto di proposte per difendere dai nemici la democrazia in EuropaMassimo Scalia: «fratello maggiore, riferimento scientifico, compagno di battaglie e caro amico» - Tiscali Notizie
Notizie di Politica italiana - Pag. 64Elezioni europee 2024, i risultati in EuropaMeloni: "L'effetto Sardegna? Ancora non sappiamo come e' finita" - Tiscali NotizieFrancesco Roberti: chi è il nuovo presidente del Molise