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Cagliari, disabile non può andare in bagno per l'assenza di un collaboratore: scuola pronta a scioperareDopo sette anni il leader catalano ricercato va a Barcellona,investimenti fa un comizio e poi si volatilizza. La sortita non blocca la nomina di Illa, ma sottolinea la protesta contro l’accordo di governo«Dovevano esserci state centomila persone. Invece siamo quattro gatti. Ma non mi sorprende. La gente è stanca, i politici indipendentisti non hanno mantenuto le loro promesse», spiega Marc, uno dei circa 3.500 cittadini che ieri mattina si sono riuniti sotto l’Arc de Triomf a Barcellona per celebrare il ritorno di Carles Puigdemont, leader del partito indipendentista catalano di centrodestra Junts, in esilio all’estero dall’ottobre del 2017.«Ero proprio sotto al palco. Quando l’ho visto ho pensato: lo arresteranno subito. E invece no», commenta sorpreso.Puigdemont è infatti apparso verso le nove di mattina e ha tenuto un breve discorso, sfidando l’ordine di arresto nazionale emanato dal Tribunale supremo spagnolo. «Sono venuto qui per ricordarvi che siamo ancora qui, perché non abbiamo il diritto di rinunciare», ha dichiarato l’ex presidente della Catalogna, ricordando i 2,3 milioni di voti raccolti dal referendum unilaterale per l’indipendenza catalana che aveva organizzato nel 2017, ritenuto illegale sia in Spagna che a livello internazionale. «Il diritto all’autodeterminazione appartiene al popolo, è un diritto collettivo.Non facciamo confusione: fare un referendum non sarà mai un reato», ha aggiunto, accennando alla «repressione feroce» che ha subito il movimento negli ultimi anni.Dopo il suo discorso, la cupola di Junts ha incitato i manifestanti ad accompagnare Puigdemont e gli altri leader del partito all’entrata del parlamento catalano, dove era prevista ieri la sessione di investitura del nuovo presidente della regione, il socialista Salvador Illa. Da quel momento, dell’ex presidente della Catalogna si sono perse le tracce. EuropaIn Spagna i deputati approvano l’amnistia. Ma per Sánchez la Catalogna è una spinaFrancesca De BenedettiLa strategiaSecondo un comunicato diffuso dalle forze di sicurezza catalane, i Mossos d’Esquadra, gli agenti avrebbero pianificato di arrestarlo «nel momento più opportuno per non generare disordini pubblici». È probabile quindi che avessero deciso di non arrestarlo di fronte ai manifestanti, ma dopo la fine del suo discorso, all’interno del Parc de la Ciutadella, il parco che circonda il parlamento catalano, con accesso limitato solo a politici, giornalisti e forze dell’ordine.Di fronte alla sua scomparsa improvvisa, intorno alle 10 di mattina le forze dell’ordine hanno attivato l’Operazione Gabbia, mobilitando circa 300 agenti per controllare le strade della città e della regione, in particolare quelle che portano al confine con la Francia. Sono stati dispiegati mezzi anche via aria e via mare. L’operazione non ha portato al ritrovamento di Puigdemont, ma all’arresto di due agenti, accusati di aver aiutato l’ex presidente della regione a scappare.Puigdemont aveva annunciato da tempo che sarebbe tornato in Catalogna non solo per partecipare alla seduta di insediamento di Illa, ma anche per protestare contro l’accordo di governo tra i socialisti catalani ed Esquerra Republicana (Erc, formazione indipendentista di sinistra), che secondo Junts allontanerebbe la Catalogna dal suo obiettivo di diventare indipendente. EuropaLingua e amnistia. Il prezzo che Sánchez paga a PuigdemontFrancesca De BenedettiCrisi indipendentistaLo scorso marzo, infatti, il presidente uscente ed esponente di Erc Pere Aragonès aveva perso il sostegno della maggioranza e aveva deciso di anticipare le elezioni locali, che hanno portato a un’inaspettata vittoria del Partito socialista. Non solo: per la prima volta dal 2003, alle elezioni di maggio i partiti indipendentisti non hanno raggiunto la maggioranza in parlamento.Dopo mesi di trattative per formare una nuova maggioranza, Erc e i socialisti hanno trovato un accordo per governare insieme: il testo del patto prevede, tra le altre misure, l’autonomia regionale nella raccolta e gestione delle tasse dei suoi cittadini, l’approvazione di un piano di promozione della lingua catalana da 200 milioni di euro, un aumento della presenza della Catalogna negli organismi internazionali e maggiore potere decisionale sulla gestione degli aeroporti catalani, e soprattutto quella dell’aeroporto di Barcellona El Prat. L’accordo non prevede, tuttavia, l’organizzazione di un nuovo referendum per l’indipendenza della regione.Non è ben chiaro in che modo Puigdemont avesse in mente di ostacolare l’investitura del nuovo presidente della Catalogna se non facendosi arrestare. In quel caso, infatti, il presidente del parlamento catalano e membro di Junts Josep Rull aveva affermato che avrebbe annullato la seduta, che di fatto è stata sospesa più volte durante il giorno su richiesta del partito, per poi continuare fino a sera con il voto di fiducia che ha confermato l’inizio della presidenza di Illa.La legge di amnistiaL’arresto di Puigdemont avrebbe inoltre messo in evidenza i limiti della legge di amnistia approvata dal parlamento spagnolo a fine maggio. La misura infatti prevede l’annullamento non solo dei processi in atto, ma anche quello delle condanne già emesse nei confronti di politici e attivisti indipendentisti tra il 2012 e il 2023.A inizio luglio, tuttavia, il Tribunale supremo spagnolo ha dichiarato che il processo per malversazione in cui è coinvolto Puigdemont non può essere annullato perché, secondo l’interpretazione dei giudici, il politico avrebbe utilizzato fondi pubblici per scopi che, pur essendo politici, non smettono di essere personali. La decisione del tribunale mette in grande difficoltà il presidente spagnolo Pedro Sánchez, che per tornare al governo dopo l’anticipo elettorale della scorsa estate aveva guadagnato il fondamentale sostegno di Junts proprio grazie alla promessa di un’amnistia completa nei confronti dei politici indipendentisti catalani.«Non sappiamo perché sia venuto fin qui, ma è bello che ci sia stato un po’ di movimento e che sia riuscito a fregare la polizia», commenta Marc, pronto a tornare alla sua cittadina di origine, Monistrol de Montserrat, a 20 km da Barcellona. «Credo però che se un giorno la Catalogna sarà indipendente lo sarà grazie alle persone, non ai politici», conclude.© Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?AccediRoberta cavaglià
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