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«Sono almeno tre i morti nelle proteste in Venezuela»

Buone condizioni per l'osservazione delle stelle cadentiGli occhiali in scarti di caffè e riso ticinesi inaugurano le feste del PardoLa battaglia sulla Giustizia e il tavolo di confronto politico

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A Bellinzona arriva la transumanzaUna faida per il controllo del territorio. Smacchi e prepotenze per avere la droga,Economista Italiano anche gratis. Quindi le reazioni, gli inseguimenti per il quartiere e gli spari. Una Roma violenta, quella descritta nell'ordinanza che ha ricostruito l'omicidio di Caterina Ciurleo trafitta da almeno un proiettile vagante che le ha perforato il polmone.Un colpo sparato proprio in conseguenza di quella faida tra gruppi rivali. Scene da far west che hanno macchiato di sangue il pomeriggio dello scorso 23 maggio, con il drammatico video che ne ricostruisce anche quegli attimi di quanto successo nella zona di Villaggio Falcone. Ciurleo il giorno dopo di quella sparatoria è morta al policlinico di Tor Vergata dove era stata ricoverata in condizioni disperate.Cosa è successo prima dell'omicidio di Caterina Ciurleo Una tragedia che racconta, ancora una volta, quando le guerre per il controllo del territorio e lo spaccio possano far scoppiare veri e propri conflitti a fuoco. Nell'ordinanza firmata dal gip di Roma Paolo Scotto di Luzio, viene ricostruito l'antefatto che ha portato all'omicidio di Caterina Ciurleo. Nel dispositivo, oltre i ruoli di Adrian Ionita, un ventiquattrenne di origini rumene, e di Mirko Infante Guidoum, un ventitreenne di origini peruviane, arrestati a vario titolo per il delitto, emerge la figura di Dante Spinelli conosciuto come 'Peppe', un 28enne appartenente a una nota famiglia di sinti italiani che è finito sotto indagine.Spinelli, dopo la prima fase delle investigazioni, fu fermato e poi rilasciato. Ascoltato dagli inquirenti ha reso delle dichiarazioni spontanee sottoscrivendole e ha raccontato di un diverbio, precedente all'agguato, con un tossicodipendente albanese nel pomeriggio in via Luthuli, giunto lì a bordo di una Polo grigia. L'albanese avrebbe preteso da 'Peppe' della droga senza pagarla. Al rifiuto opposto, l'albanese avrebbe tentato di investire Mirko Infante Guidoum e il gruppo di amici tant'è che lo stesso 'Peppe' Spinelli avrebbe provato a togliere la chiave dal quadro di accensione senza però arrestare la corsa della Polo. A quel punto è scattato l'inseguimento a bordo di una Fiat 500 rossa. Il video dell'omicidioChi è Dante SpinelliD'altronde il "boss" di Villaggio Falcone non poteva subire quello smacco". Spinelli, che resta indagato, è un nome noto. Già in passato il nome del 28enne era comparso nell'ordinanza che ricostruì lo spaccio da 100.000 euro al mese di Villaggio Falcone.Le indagini, fatte nel 2020, l'anno dopo portarono a una serie di arresti. Secondo chi indagò su quei fatti Dante Spinelli detto 'Peppe' operava nella zona di Ponte di Nona e nascondeva illegalmente armi di varia tipologia e calibro. Aveva comunque un ruolo defilato, da secondo piano, ma maneggiava pistole e fucili.L'inseguimento e gli spariTornando a quel 23 maggio, in prima battuta, a bordo sul lato del passeggero c'era Dante Spinelli, riconosciuto per il tatuaggio di un mitra sul lato destro del viso. 'Peppe' è rimasto su quell'auto almeno fino alle 17,39 quando viene visto transitare per l'ultima volta verso via Usai. Quindici minuti dopo, alle 17,55, quando è iniziata la sparatoria sul lato passeggero c'era invece Mirko Infante Guidoum. Al volante Adrian Ionita detto 'Eddy'. Le immagini successive sono chiare. La Fiat 500 rossa con a bordo i due aggancia la Polo in via Don Primo Mazzolari. L'auto fa una inversione contromano e poi partono i colpi. La Smart con a bordo Caterina Ciurleo, sul lato passeggero e quindi vicino alla Fiat 500, si trova in mezzo. L'anziana viene trafitta da un proiettile vagante e muore. I bersagli di quei proiettili restano illesi e scappano.L'arresto di Mirko Infante Guidoum e Adrian IonitaGuidoum e 'Eddy' scappano, si nascondono e la voce si diffonde. Il gruppo ha fatto una "caciara", diranno in seguito parenti e amici che vengono intercettati senza saperlo. Nella cerchia dei familiari di Ionita è noto il motivo dell'allontanamento di 'Eddy' e il suo timore di essere arrestato. 'Reina', la sua ex fidanzata la quale si è impegnata per conto dei genitori per procurare al fuggiasco supporto e soldi, dà per scontato, al pari dei familiari, il suo coinvolgimento. Non solo.I familiari hanno anche paura che "l'altro" (intero come Guidoum ndr) possa costituirsi prima del loro caro e quindi incolpare quest'ultimo di tutto. La paura è tanta, come emerge anche in una conversazione di 'Reina', intercettata a sua insaputa con un'amica: "Amò, un amico suo. In macchina hanno sparato a una signora pe' sbaglio ed è morta". Il cerchio si chiude e Mirko Infante Guidoum e Adrian Ionita detto 'Eddy' vengono arrestati dalla squadra mobile di Roma, coordinata dall'antimafia. La caccia all'uomo per Villaggio Falcone"Si è trattato di una vera e propria caccia" all'uomo protratta per tanto tempo "senza che gli indagati abbiano mai desistito dal proprio intento", ha scritto il gip di Roma Paolo Scotto di Luzio nell'ordinanza con cui ha disposto il carcere per i due accusati dell'omicidio di Caterina Ciurleo."Quando per la prima volta le due vetture si sono incrociate e dunque si sono trovate a brevissima distanza tale da costituire un più facile bersaglio gli autori del fatto non hanno esitato a esplodere una pluralità di colpi indirizzandoli all'altezza dell'abitacolo - scrive il gip - Proprio la circostanza che gli indagati abbiano valutato conveniente sparare solo quando l'auto si è trovata a più facile tiro induce a escludere la natura dimostrativa del gesto perché oggetto dell'azione erano proprio gli occupanti dell'auto lungamente inseguita allo scopo. Nel medesimo senso depone il numero di colpi esplosi tutti indirizzati verso la medesima vettura che ha superato la macchina su cui viaggiava la signora Ciurleo per sottrarsi al fuoco".''Il fatto è di inaudita gravità dal momento che gli indagati non hanno esitato a sparare numerosi colpi d'arma da fuoco, in pieno giorno, a volto scoperto e sulla pubblica via per risolvere una bega con un tossicodipendente albanese. Si tratta di un'azione spropositata nella stessa ottica criminale che ha messo a concreto rischio l'incolumità di più persone e che in sé denota come pericolosi coloro che l'hanno realizzata", ha sottolineato il gip.Perché Mirko Infante Guidoum e Adrian Ionita sono stati arrestatiIl gip ha spiegato inoltre come ''hanno mostrato per questa via sicurezza nei propri mezzi criminali, sintomo di una particolare propensione al delitto, che deve essere valutata quale elemento significativo di pericolosità sociale. Nemmeno si può tacere che gli intenti delittuosi, sono stati perseguiti con particolare caparbietà circostanza questa che pure va letta per qualificare la personalità di entrambi. La condotta successiva mantenuta, l'abbandono dell'auto, l'aver fatto scomparire l'arma (su quella rinvenuta e sequestrata sono in corso accertamenti), pure deve essere letta nel senso della capacità criminale degli indagati".Il giudizio è avvalorato per uno degli arrestati ''anche dai precedenti penali che lo qualificano come delinquente nel settore del traffico illecito di stupefacenti'' mentre la condanna dell'altro arrestato ''per resistenza a pubblico ufficiale pure lo indica come soggetto violento. Il giudizio si fonda quindi sulle modalità del fatto oggettivamente gravissimo, al di là della morte di una persona del tutto estranea all'ambiente in cui è maturato il fatto, e sulla negativa personalità degli indagati ampiamente dimostrata a prescindere dalla loro giovane età". 

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