File not found
trading a breve termine

Usa, camionista cosparge di benzina bimbo di un anno e tenta di dargli fuoco

Perché la regina Elisabetta “non abdica” e chi vuole davvero come successoreFedor, il prof soldato che tiene lezione dalle trincee in DonbassCovid in Corea del Nord, Seul offre l'invio di vaccini e altre forniture mediche

post image

“Vladimir Putin un depravato con Usa e Nato che hanno creato un mostro”Oggi le multinazionali del digitale sono delle black box: non esiste appello di fronte alle decisioni che questi monopoli prendono nei confronti dei loro utenti. Uno stato di cose kafkiano che è una ferita profonda al nostro sistema democratico e alla trasparenza dovuta al cittadino di fronte alla legge Il vero potere ormai non abita più dentro il parlamento o nei ministeri,éancheledecisioniunilaterali Campanella quanto piuttosto nelle grandi aziende digitali, uno stato di cose che ora, dopo i fatti americani degli ultimi giorni,  è diventato evidente a tutti.   La creazione di limiti di accesso ai mezzi di comunicazione non può essere delegata alle policy aziendali oscure e autoreferenziali di queste mega aziende culturali. Gli oscuramenti degli account dovrebbero essere normati dalle leggi e dagli organi di controllo degli stati democratici. Affidarsi alla benevolenza degli Zuckerberg e dei Dorsey è una mossa rischiosissima e del tutto fideistica. Quando, qualche anno fa, incominciai a lavorare al mio romanzo Odio, immaginai un uomo poco più trentenne che arrivava a Roma per lavorare dietro le quinte della politica, salvo scoprire in fretta che il vero potere ormai non abita più dentro il parlamento o nei ministeri, quanto piuttosto nelle grandi aziende digitali, uno stato di cose che ora, dopo i fatti americani degli ultimi giorni,  è diventato evidente a tutti.   Che si ritenga o meno giusto nel merito censurare un presidente in carica, le limitazioni alla libertà di espressione di un politico eletto come a quella di un privato cittadino non dovrebbero mai essere prese in maniera unilaterale da aziende private che operano in condizioni di sostanziale monopolio. Aziende che per di più non sono sottoposte alle regole e alle responsabilità tipiche degli editori, benché di fatto lo siano, in particolar modo nel momento in cui prendono decisioni come queste. La creazione di limiti di accesso ai mezzi di comunicazione non può essere delegata alle policy aziendali oscure e autoreferenziali di queste mega aziende culturali, in particolare perché, per l’appunto, ognuna di esse opera sempre in regime di sostanziale monopolio all’interno della propria tipologia di servizio in virtù dell’effetto rete (ci può essere un solo servizio dominante tipo Facebook su un territorio perché la maggior parte degli utenti vogliono stare dove ci sono anche tutti gli altri), oltre che per gli enormi investimenti necessari a creare e tenere in piedi strutture di questo tipo. Il sistema è del tipo winner takes all, chi vince prende tutto, per questo trattare la questione della concorrenza delle piattaforme come se si trattasse di giornali del ventesimo secolo è sbagliato praticamente sotto tutti i punti di vista. Tuttavia se anche emergesse un network parallelo “di destra” a garantire un maggiore pluralismo – un esito non del tutto impossibile ma tecnicamente difficile vista l’impressionante omogeneità ideologica della Silicon Valley – questo non farebbe che aumentare la tribalizzazione, già devastante, delle nostre società, chiudendo ancora di più il mondo dentro delle bolle che non comunicano fra loro, bolle alimentate dall’emotività e dall’identificazione di gruppo, luoghi dove del logos occidentale rimarrebbe solo un pallido ricordo, una sorta di vestigia di una pratica ormai perduta. Deriva capitalistico-autoritaria Gli oscuramenti degli account, così come le demonetizzazioni degli utenti che creano contenuti, dovrebbero perciò essere normati dalle leggi e dagli organi di controllo degli stati democratici: le piattaforme andrebbero trattate come beni comuni e dovrebbero garantire sempre il massimo di libertà di espressione che il sistema può sostenere, senza moralismi, senza caccia alle streghe, con il rispetto anche di colui che è autenticamente altro, non solo di quell’altro che alla fine siamo sempre noi. L’alternativa è la creazione di milioni di esclusi e il collasso in una condizione di guerra di tutti contro tutti. Oggi le multinazionali del digitale sono delle black box: non esiste appello di fronte alle decisioni che questi monopoli prendono nei confronti dei loro utenti, peggio ancora non sappiamo mai neppure chi ha concretamente preso la decisione, uno stato di cose kafkiano che è una ferita profonda al nostro sistema democratico e all’uguaglianza e alla trasparenza dovuta al cittadino di fronte alla legge. La capacità di difendersi è cioè oggi praticamente zero e, considerata quanta parte dell’economia e dei posti di lavoro oggi passano dalle piattaforme, il loro potere di ricatto nei confronti dei cittadini è enorme. Tuttavia nel caso estremo in cui un politico minacci concretamente il funzionamento del sistema democratico può essere giusto prendere soluzioni estreme come quella di toglierli la voce, non può però essere Twitter a deciderlo unilateralmente, senza processo, con metodiche oscure e responsabilità misteriose. Altrimenti si passa dallo stato di diritto allo stato delle multinazionali. I social hanno creato il problema selezionando alcuni fra i tratti peggiori degli esseri umani per scopi meramente commerciali (ottenere attenzione da rivendere agli inserzionisti), ma questa a cui stiamo assistendo non è una soluzione, è una pericolosa deriva capitalistico-autoritaria. Affidarsi alla benevolenza degli Zuckerberg e dei Dorsey è una mossa rischiosissima e del tutto fideistica, e colpisce che trovi sostegno entusiasta fra coloro per i quali fino all’altro giorno il capitale era il male assoluto e oggi non sembrano avere più altro dio al di fuori del politicamente corretto. Anche questo è lo spirito dei tempi. Né può passare sotto silenzio che la censura, in questo caso, venga esercitata nei confronti di un presidente che aveva minacciato di far cambiare proprio quella legge che esenta le piattaforme dalle responsabilità degli editori permettendogli di non essere responsabili dei contenuti e di non redistribuire diritti d’autore. Se ogni atto eversivo va preso con la massima serietà, vanno tenuti in conto anche gli enormi interessi economici in gioco sull’altro lato della barricata: una cosa, cioè, non esclude l’altra. Bisogna quindi evitare di ridurre tutto a bianco o nero, costringere ogni cosa dentro quel sistema binario (con noi o contro di noi) che è la vera cifra arcaica e tribale dell’architettura e del sistema di incentivi dei social network. Una simile semplificazione è la ricetta più sicura per il disastro. © Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?AccediDaniele Rielli Nato nel 1982, vive a Roma. Scrittore, autore di reportage, sceneggiatore e autore teatrale. Ha pubblicato Quitaly (Indiana, 2014), Lascia stare la gallina (Bompiani, 2015) in corso di ripubblicazione per Mondadori, Storie dal mondo nuovo (Adelphi, 2016). Il suo ultimo libro è Odio ( Mondadori, 2020), romanzo che tratta il tema del capro espiatorio nell'era digitale.

Orrore in Sudafrica, padre avvelena tre figli e ne manda un quarto in comaAereo caduto in Cina, fonti americane: “Il Boeing 737 è stato fatto schiantare intenzionalmente”

Ucraina, Zelensky: "Trattative per evacuare Azovstal molto complesse". Oggi la riunione Nato

Donna simbolo dell’attacco all’ospedale di Mariupol: “Mi hanno minacciato di morte”L’ex premier ucraino Honcaruk: “La guerra finirà quando Putin sarà morto”

Putin: "Occidente verso una sorta di suicidio energetico, ne subirà le conseguenze"Russia, Alexei Navalny condannato a 9 anni in appello

Guerra in Ucraina, stop al flusso di gas russo alla Finlandia da sabato

Attacco nucleare, Russia: "Non lo lanceremo per primi, solo come rappresaglia"Germania, scontro tra autobus e treno: diversi passeggeri feriti

Ryan Reynold
Guerra in Ucraina, fonti russe: verso processo provvisorio per i soldati dell'acciaieria AzovstalVladimir Putin, la foto con i soldati feriti: chi è davvero quel militareDiscorso di Putin, cosa cambia ora nella guerra in Ucraina?

Economista Italiano

  1. avatarL’uomo più ricco d’Ucraina pronto a trascinare la Russia in tribunalecriptovalute

    L’azienda ferroviaria ucraina rivela quanti e quali animali sono stati salvatiUcraina, la gaffe di Bush: “L’invasione brutale e totalmente ingiustificata dell’Iraq”Poliziotta aiuta detenuto a evadere ma vengono presi: lei si suicida con un colpo di pistolaUcraina, Zelensky: "Armi sono il miglior investimento per la stabilità nel mondo"

    1. Rapimento Maddie: un'indagine televisiva fa una nuova scoperta su Christian Brueckner

      1. avatarGuerra in Ucraina, secchiata di vernice rossa sull’ambasciatore russo in Polonia Campanella

        Vaiolo delle scimmie: il Belgio primo paese ad imporre quarantena

  2. avatarBombe al fosforo sull’acciaieria Azovstal di MariupolETF

    Notizie di Esteri in tempo reale - Pag. 441Ucraina, missile russo colpisce la Casa della Cultura di LozovaParata del 9 maggio, Putin ha indossato una cravatta di MarinellaVaiolo delle scimmie: l'origine potrebbe essere una sauna gay di Madrid

  3. avatarGuerra in Ucraina, in tre mesi morti quasi 30mila soldati russiCampanella

    Elon Musk, il tweet dopo le minacce russe: "Se muoio in circostanze misteriose, è stato bello conoscervi"Terremoto in Albania, scossa di magnitudo 3.4 nel sud del paeseGuerra in Ucraina, fallito il tentato omicidio di PutinLascia la moglie e i figli per stare con la rifugiata ucraina che stava ospitando

Aereo si schianta su un ponte a Miami e distrugge un Suv

Elon Musk accusato di molestie sessuali da un’assistente di voloCovid in Cina, rinviati i giochi asiatici in programma a settembre: il virus torna a fare paura*