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Ucraina, Fonseca è in salvo: ha lasciato Kiev grazie all'ambasciata portogheseGli esperti hanno licenziato il testo finale con le proposte a disposizione della guardasigilli per elaborare la riforma del sistema elettorale del Csm e dei meccanismi interni alla magistratura. Nella loro proposta il sorteggio non c’è,ETF ma si propone un nuovo sistema elettorale per i consiglieri togati, che dovrebbe limitare l’influenza delle correnti. Nessun divieto assoluto di rientro in magistratura alla fine dell’esperienza politica, ma limiti territoriali più stringenti per l’esercizio della giurisdizione con obbligo di cambiare regione, e limiti più stringenti per l’eleggibilità dei magistrati. Nel giorno in cui si chiude il termine per gli emendamenti al disegno di legge di riforma dell’ordinamento giudiziario, la commissione tecnica istituita dalla ministra della Giustizia Marta Cartabia ha completato il suo lavoro. Gli esperti, presieduti dal costituzionalista Massimo Luciani, hanno licenziato il testo finale con le proposte a disposizione della guardasigilli per elaborare la riforma del sistema elettorale del Consiglio superiore della magistratura e dei meccanismi interni alla magistratura. No al sorteggio Il sorteggio è uno dei temi più controversi. Una parte della magistratura associata lo considera la soluzione per azzerare il correntismo al Csm, una parte più consistente di cui fanno parte anche i vertici dell’Associazione nazionale magistrati, invece, ha sempre definito il sorteggio una soluzione svilente per la categoria che non garantisce rappresentanza. Nell’attuale testo base della riforma il sorteggio non è previsto e nemmeno i tecnici lo hanno ipotizzato: nella loro proposta il sorteggio non c’è, ma si propone un nuovo sistema elettorale per i consiglieri togati, che dovrebbe limitare l’influenza delle correnti. Nella proposta sarebbe anche previsto un aumento del numero dei componenti del Csm e criteri più rigorosi nella formazione delle commissioni interne all’organo, in particolare rafforzando il regime delle incompatibilità per i membri della sezione disciplinare. Valutazione dei magistrati La commissione ha individuato criteri più selettivi rispetto agli attuali indicatori attitudinali da utilizzare per le nomine al vertice degli uffici giudiziari da parte del Csm. Il senso sarebbe quello di rendere meno discrezionale la nomina, evitando per esempio situazioni come quella della controversa nomina al vertice della procura di Roma. Proprio questa previsione, prevista anche nel ddl base, non è stata condivisa dal Csm, che nel suo parere aveva sollevato dubbi sul fatto che irrigidire in via legislativa i criteri, che ad oggi sono adottati con strumenti interni al Csm, possa col tempo limitare l’autonomia dell’organo. Consigli giudiziari La commissione Luciani, inoltre, propone criteri selettivi più rigorosi per i magistrati destinati alla Corte di Cassazione e di inserire il diritto di tribuna e di parola ma non quello di voto per gli avvocati nei consigli giudiziari, dove si fanno le valutazioni di professionalità dei magistrati. Anche su questo punto l’Anm si è già espressa con un documento fortemente contrario sia al voto che al diritto di tribuna dei membri laici nei consigli giudiziari. Porte girevoli Quanto ai magistrati che scelgono di scendere in politica, la commissione propone che non debbano dire addio alla toga definitivamente. Nessun divieto assoluto di rientro in magistratura alla fine dell’esperienza politica, dunque, ma limiti territoriali più stringenti per l’esercizio della giurisdizione con obbligo di cambiare regione, e limiti più stringenti per l’eleggibilità dei magistrati. Separazione delle carriere Quanto alla separazione delle carriere, questa non è prevista dalla proposta della commissione. Tuttavia, si limitano i passaggi da funzione di giudici a pubblici ministeri. Attualmente è possibile farlo quattro volte durante la carriera, la proposta è di ridurlo a due. Il lavoro in commissione Giustizia Il testo della relazione tecnica viene presentato domani, 4 giugno, dalla ministra Cartabia durante un vertice con la maggioranza fissato alle 11.30. In quella sede, l’obiettivo della ministra è di fissare i tempi di lavoro e comunicare gli esiti del lavoro degli esperti. Il passaggio è quantomai delicato vista la concomitanza di tempi con la presentazione del referendum sulla giustizia di radicali e Lega. Oggi i quesiti sono stati presentati in Cassazione e da luglio inizierà la raccolta firme. I temi del referendum, tuttavia, rientrano a pieno diritto proprio nel ddl di riforma dell’ordinamento giudiziario, tanto che alcuni di questi sono stati presentati in modo sostanzialmente identico ma sotto forma di emendamenti al testo. I quesiti referendari sono sei: - Abrogazione del vincolo delle firme e permettere così a tutti i magistrati di candidarsi, senza dover sottostare al condizionamento delle correnti. - Responsabilità diretta dei magistrati, permettendo, quindi, al cittadino leso nei propri diritti dalla condotta del magistrato di poterlo chiamare in giudizio direttamente. - Equa valutazione dei magistrati, abrogando il divieto di voto e di discussione per i membri laici dei consigli giudiziari. - Separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri. Il quesito punta a stabilire che il magistrato, una volta scelta la funzione giudicante o quella requirente all’inizio della carriera, non possa più passare all’altra. - Limiti della custodia cautelare: il quesito punta a limitare la possibilità di ricorrere alla carcerazione preventiva prima dell’emanazione di una sentenza definitiva di condanna. - Abolizione della legge Severino, che ha creato l’automatismo per cui in caso di condanna ad alcune specifiche ipotesi di reato sia comminata anche la sanzione accessoria dell’incandidabilità alla carica di parlamentare, consigliere e governatore regionale, sindaco e amministratore locale. © Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?AccediGiulia Merlo Mi occupo di giustizia e di politica. Vengo dal quotidiano il Dubbio, ho lavorato alla Stampa.it e al Fatto Quotidiano. Prima ho fatto l’avvocato.
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