File not found
criptovalute

L'Aquila, scialpinista umbro precipita dal Gran Sasso e muore

Multato sulla Lamborghini, ecco cosa dice agli agenti: "Invidiosi comunisti"Si schianta con la moto da cross durante un salto: 39enne perde la vitaOmicidio di Torremaggiore, convalidato il fermo all'assassino 45enne

post image

Nerviano, incendio nell'azienda di via Trento: fumo visibile a chilometri di distanzaÈ la corsa che per sopravvivere ha bisogno di scansare il progresso e custodire il suo tesoro – il pavé – dall’avanzata della civilizzazione. C’è riuscita grazie a un’idea venuta nel 1968 al corridore Jean Stablinski. Suggerì agli organizzatori un tratto di strada conosciuto da ragazzo,Professore del Dipartimento di Gestione del Rischio di BlackRock quando aveva lavorato nelle miniere. Così la crudeltà della foresta di Arenberg è entrata nel percorsoL’uomo che ha salvato la Parigi-Roubaix dal progresso abitava non lontano dal traguardo. Si chiamava Jean Stablinski e oggi anno, il venerdì prima della corsa, quando le squadre andavano in ricognizione all’inferno, lui ti aspettava all’ingresso della miniera, come se ti aprisse la porta di casa sua. Jean è morto nel 2007 a 75 anni, ma prima ha raccontato la sua vita con generosità, con l’idea di preservare la memoria dall’oblio.Con lo stesso spirito, quello di non perdere qualcosa di unico e di prezioso, nel 1968 aveva salvato quella che è la corsa più bella e insieme più feroce del mondo. Una corsa che per sopravvivere ha bisogno di scansare il progresso, e di custodire il suo tesoro – il pavé – dall’avanzata della civilizzazione. Nella zona più industrializzata della Francia, i sindaci spingono per asfaltare tutto il possibile, e rendere i trasporti più facili, più veloci, più tutto. Ma la tradizione, i ricordi, il passato, hanno un tempo diverso, ed è in quel tempo che si corre ogni anno la Parigi-Roubaix. Quest’anno sarà la numero 121 della storia. La ripulitura del pavé - EPALui e AnquetilJean era nato all’estremo nord della Francia nel 1932 da padre polacco, Martin Stablewski, e dalla sua seconda moglie. Aveva appena compiuto otto anni quando suo padre morì, schiacciato da un camion tedesco mentre una pattuglia gli controllava i documenti. Quando raccontava questa parte della storia, gli occhi dell’ultrasettantenne Stablinski si riempivano ancora di lacrime. Alla fine della guerra, Jean aveva quattordici anni e andò a lavorare in una zincheria. Per arrotondare, suonava la fisarmonica ai balli. Fu così che incontrò un corridore, e cominciò a seguirlo alle gare. Sapeva già soffrire, imparò presto anche a vincere.Lasciò la zincheria per andare a faticare in miniera, intanto si allenava e passava da una squadra all’altra. A vent’anni firmò il primo contratto è diventò totalmente corridore. L’anno dopo conobbe Jacques Anquetil, che era di poco più giovane di lui e subito diventò suo amico e compagno di squadra. Nella sua carriera Stablinski vinse un campionato del mondo, nel 1962 a Salò, una Vuelta, un’Amstel Gold Race, una Parigi-Bruxelles e quattro campionati di Francia. Mai una volta la Roubaix, che pure corse undici volte, arrivando al traguardo in dieci occasioni. Fu compagno di stanza di Anquetil per undici anni, depositario dei segreti della sua vita eccessiva e scandalosa. Fino al 1967, quando successe il fattaccio. EPALui e PoulidorGià Anquetil non aveva gradito che Stablinski al Tour de France avesse corso in appoggio al suo eterno rivale, Raymond Poulidor, e all’altro leader della nazionale francese, Lucien Aimar, che il Tour l’aveva vinto l’anno prima. Alla fine quel Tour lo vinse ancora un francese, Roger Pingeon, e l’apporto di Stablinski fu decisivo. Un giorno di settembre Anquetil – che aveva sempre bisogno di gregari nella vita di tutti i giorni – chiese a Stablinski e Aimar di portargli la macchina, e mentre correvano da lui ebbero un incidente. Anquetil non era assicurato, pretese un risarcimento da loro e visto che nessuno dei due poteva permetterselo pensò bene di fare un ordine nel negozio di elettrodomestici di Stablinski, e di non saldarlo. Bell’amico. Alla fine della stagione Stablinski lasciò la Bic di Anquetil per passare alla Mercier di Poulidor, il colmo del tradimento. CulturaLa ricerca del futuro nel passato. Perché il ciclismo corre sulla ghiaiaJean però non tradì mai la sua corsa, e anzi l’anno dopo la salvò da morte certa. Quel 1968 era cominciato male per lui: aveva vinto nell’inverno nel ciclocross, ma si era preso un’influenza che non passava mai. Capì che sarebbe stata la sua ultima stagione da corridore, ma aveva un ultimo grande obiettivo. La Parigi-Roubaix, ad aprile.L’invenzione della forestaQuella specie di corrida nel grigio del nord del Paese, che per Jean era casa, sembrava destinata a scomparire perché i francesi si ostinavano ad asfaltarne un po' tutti gli anni. Ormai erano rimasti ventidue chilometri di pavé in tutto, e infatti l’anno prima era finita in volata, come una corsa qualsiasi. Stablinski si ricordò di Arenberg, dove aveva fatto il minatore da giovane («ma non abbastanza per dire che ho sofferto»), ne parlò con gli organizzatori, ci furono molte discussioni sulla crudeltà di quel tratto, ma alla fine il percorso piegò verso est diventando quello che conosciamo oggi. La caduta del belga Greg Van Avermaet nel 2014 - EPAQuel sentiero in mezzo ai boschi, lungo due chilometri e quattrocento metri, si rivelò il più struggente e fascinoso dei settori acciottolati, il simbolo della corsa più dura del mondo. In quel rivoluzionario ‘68 vinse Eddy Merckx, Stablinski aiutò il suo nuovo capitano Poulidor a chiudere al sesto posto e arrivò ventiquattresimo al suo ultimo traguardo nel velodromo. All’uscita del tratto di Arenberg aveva intravisto i suoi antichi amici minatori, con i caschi e le lanterne. Capì così di aver trovato la sua vocazione. A fine anno smise di correre e diventò esploratore di pavé: quando non era impegnato a fare il direttore sportivo (lo chiamavano il mago, o qualche volta la volpe, scoprì tra gli altri Lucien Van Impe e Bernard Hinault) andava in giro per il nord della Francia e ogni anno aggiungeva un pezzo di pavé alla corsa che tutti chiamano inferno.Ormai le miniere sono chiuse, ma finché c’è stato Stablinski, i vecchi minatori tornavano lì tutti gli anni nel giorno della Roubaix: per loro era una specie di rimpatriata in cui la sofferenza dei corridori diventava la più preziosa rappresentazione della loro vita in miniera. Il belga Stan Dewulf a fine corsa nel 2021 - FOTO EPALe mutazioni della RoubaixDipende dagli anni. Se piove diventa un inferno di fango. Se è asciutto, i corridori si tramutano in maschere di polvere. Foresta non è il nome vero di Arenberg. Sulle mappe ufficiali è la Drève des Boules d'Hérin. Una drève è una sorta di viale alberato. Sono stati i cantori del ciclismo a inventarsi tutti i diversi nomi con cui conosciamo Arenberg. Trouée, foresta, anzi letteralmente varco, squarcio, apparve fin dagli anni Settanta. Spesso i corridori la chiamano la Tranchée, perché lì le guerre sono state di trincea, e non c’è nome più adatto a rievocare quel dolore.Arenberg l’aspetti per un anno, e poi il gruppo ci arriva che sembra una muta di cani, vanno a sessanta orari con la frenesia di stare in testa, perché solo così sei certo che nessuno ti cadrà davanti. Proprio per questo le ore di vigilia sono passate a discutere di una chicane che limitasse la velocità. All’inizio la foresta è in leggera discesa, precipiti senza poterci fare niente. Le pietre sono rotte, appuntite, sgraziate. Dentro la foresta, che è buia, e fredda, si cade e si fora, si fora e si cade. Chi miracolosamente evita tutti questi destini cattivi, può immaginare di arrivare primo a Roubaix e cambiarsi la vita.«Sono stato l’unico corridore a passare sia sotto sia sopra», diceva il vecchio Jean ridendo, e alludeva a quando faceva il minatore per pagarsi la prima bicicletta da corsa. Quando non c’è la Parigi-Roubaix, la foresta di Arenberg è un po' meno inferno di come uno se la immagina. Durante quelle ricognizioni rituali Stablinski ascoltava i corridori bestemmiare il loro destino in lingue sconosciute, sorrideva fiero e diceva sempre che bisognerebbe tornarci a metà maggio, quando sotto gli alberi è pieno di minuscoli mughetti che profumano di paradiso. Nei 364 giorni senza la corsa, torna ad essere il nascondiglio delle coppie clandestine, che parcheggiano all'ingresso delle vecchie miniere, sperando che nessuno osi rompere l’incanto. Ognuno è libero di scegliersi l’inferno che preferisce.© Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?AccediAlessandra Giardini

Belluno, lite al bar per un apprezzamento ad una ragazza: 53enne invalido ucciso con una coltellataMaiori, perde l'equilibrio e fa un volo di 7 metri

Mamma accetta 600 euro dal molestatore della figlia in cambio del silenzio: la bambina lo denuncia

Napoli, festa scudetto: tifosi ballano sull'auto della polizia locale in piazza Trieste e Trento e sfondano il tettoIl marito non l'aiuta in casa: lei va in vacanza da sola

Napoli, furto in una concessionaria durante i festeggiamentiSan Genesio, grave incidente fra una moto ed un trattore: centauro ferito

Nuoro, finisce fuori strada e si ribalta: soccorsa una donna

Lo striscione dei tifosi del Napoli fuori dal cimitero: il messaggio genialeMarito la picchia, lei ne parla con un vigile conosciuto su Facebook il quale la salva

Ryan Reynold
Napoli, l'incredibile storia di Angelo e Paola: da ex fidanzati a prete e suoraVolontario sulle ambulanze del 118 fuori servizio salva una donnaNapoli-Udinese, scontri a fine partita: gli ultras friulani caricano i partenopei

ETF

  1. avatarFotografare l'auto di un vicino fuori posto è reato? Ecco il parere della CassazioneMACD

    Modena, 19enne picchiata dalla famiglia per aver rifiutato le nozze combinateEmergenza migranti, l'hotspot di Lampedusa è al collassoMazara del Vallo, la Cena dei Mille è dedicata alla cattura di Matteo Messina DenaroGenova, incidente fra auto e scooter: ferite madre e figlia piccola

    1. Poliziotto della Stradale morto in servizio, la madre di Francesco Pischedda: “Non abbiamo avuto giustizia”

      1. avatarTifoso festeggia lo scudetto del Napoli disegnando una rotta aerea con la forma del logo del clubMACD

        Napoli, spari alla festa scudetto: morto un 26enne

  2. avatarNapoli, festa dello Scudetto: mezzo milione di persone in strada per festeggiareVOL

    Firenze, arrestato 39enne che insegue una ragazza in auto e tenta di violentarlaPerugia, papà minaccia il personale sanitario: "Ho un fucile"Mestre, trovato un cadavere in un canale di Punta San GiulianoComo, incidente sul lavoro: operaio cade in cantiere e muore a 56 anni

  3. avatarNotizie di Cronaca in tempo reale - Pag. 422BlackRock Italia

    Empoli, si schianta con l’auto contro un albero e muoreTorino, 33enne e madre di quattro figli muore dopo un cesareo: aperta un'inchiestaLago Maggiore, frontale tra due Fiat Panda: morto un 20enneOmicidio a Belluno, uomo accoltellato dopo una rissa al bar

Milano, studentessa dorme in tenda davanti all'università: "Affitti troppo alti"

Michela Murgia si rasa i capelli a zero: il video è diventato virale sui socialSpaventoso incidente, l'auto finisce nel lago: 21enne ricoverata in gravi condizioni*