File not found
investimenti

Thailandia, protesta contro la chiusura dei siti a luci rosse

Frana in Etiopia, un vescovo: disastro che si somma alla estrema povertà dei villaggi - Vatican NewsCoppia muore in viaggio di nozze: sono annegati per la correnteÈ morto Italo Frigeri, il cordoglio dell'Aser | FNSI - È morto Italo Frigeri, il cordoglio dell'Aser

post image

“Giornalisti anti-Meloni”, Fnsi: «Liste di proscrizione un rischio per la democrazia e l'incolumità dei cronisti» | FNSI - “Giornalisti anti-Meloni”, Fnsi: «Liste di proscrizione un rischio per la democrazia e l'incolumità dei cronisti»Attilio Bolzoni racconta a Nello Trocchia degli insegnamenti che il maxiprocesso aveva dato a chi faceva il mestiere di cronista: dal pool antimafia al garantismo dei giudici. Lezioni poi ritrovate quarant’anni dopo in un viaggio in MessicoPubblichiamo un estratto del libro di Attilio Bolzoni “Controvento. Racconti di frontiera” edito da Zolfo editore (2023). Le interviste video sono disponibili a questa pagina.La strada deserta corre in mezzo ai cactus e finisce su un ponte. Sotto c’è un fiume,Professore Campanella da questa parte lo chiamano Rio Bravo e dall’altra Rio Grande. Diego, dove stiamo andando? «Stiamo andando a Roma». Nella contea di Starr, Roma è il primo villaggio texano dopo il Messico. Una piccola telecamera inquadra l’occhio sospettoso del poliziotto di frontiera che si avvicina, un gringo che non fa domande. Nessuno fa mai domande sul confine più carogna del Tamaulipas, il nuovo regno dei narcos.Le insegne al neon dei motel di Roma sono già lontane e l’auto torna verso il pueblo abbandonato, soffocato da una nuvola di polvere. Fino a quattro anni fa c’erano ventimila abitanti, in questa primavera ne sono rimasti solo mille. Tutti gli altri se ne sono andati via da Ciudad Mier che oramai è prigioniera dei Los Zetas.C’è una via lunga e stretta, le persiane chiuse, porte sbarrate, il campanile della chiesa crivellato dai proiettili delle mitraglie, la fabbrica di botas più famosa del Messico ancora aperta per miracolo. Stivali di tutti i colori, neri, rosa, arancio, verdi, bianchi, di pitone e di lucertola, di cervo, di squalo, rospo, anguilla, razza, di collo di toro. Per raggiungere il paese fantasma siamo partiti da Monterrey alle sette del mattino.Sul pick-up c’è il fotografo Victor Hugo Valdivia, c’è il documentarista Massimo Cappello e poi c’è lui, il nostro amico Diego Enrique Osorno, uno dei giovani grandi talenti del nuevo periodismo latino-americano, autore di bestseller pubblicati in tutto il mondo, narratore della Gomorra messicana, uno dei coraggiosi reporteros che per Juan Villoro «appartengono a quella stirpe di grandi testimoni che scrivono la storia perché non si ripeta».L’abbiamo seguito per due giorni Diego, dal Nuevo León al Tamaulipas, il più pericoloso dei trentuno Stati di uno sterminato Paese che sopravvive nel terrore, settanta omicidi nel mese di aprile 2014 fra Matamoros e Nuevo Laredo, cadaveri fatti a pezzi e ritrovati in fosse comuni, trafficanti che fanno affari con governatori e governatori che si mischiano ad assassini, ufficiali di polizia corrotti, stragi di mafia e stragi di Stato che si confondono nel sangue.È quasi mezzogiorno e Diego, che è qui per scrivere un reportage per la rivista Gatopardo, sale le scale del piccolo municipio di Ciudad Mier e chiede di parlare con il sindaco Roberto González. Ma il sindaco, come tanti altri amministratori dei comuni vicini, fanno i sindaci in Messico e vivono in Texas godendosi i privilegi delle loro complicità. «Non c’è, sta facendo shopping a Roma, nei magazzini Toys R», informa la solerte segretaria Nereida. Non c’è oggi e non ci sarà domani, non c’è mai per incontrare Diego che si trascina in una piazza assolata e poi scompare dentro la parrocchia dell’Immacolata Concezione.Inginocchiato davanti all’altare, padre Calendario sta pregando. È appena arrivato a Ciudad Mier e ha già schivato le pallottole dell’ultimo agguato, riparandosi dietro un albero. Don Juan Calendario Rios è un missionario della Natividad de María che ha passato due anni anche nella regione dei Cinco Manantiales, altra terra di guerre e di saccheggi. Il suo vescovo, Alonso Garza, un giorno l’ha convocato in diocesi e gli ha raccomandato prudenza: «Non voglio martiri». Quando è entrato per la prima volta nella sua nuova chiesa di Ciudad Mier non l’hanno accolto come si fa in tutti pueblos, con gli abitanti che si radunano intorno alla chiesa per salutare il parroco. «Non è venuto nessuno», ricorda.Hanno paura. Hanno paura di tutto. Dei conoscenti e dei forestieri. Anche se portano la tonaca. Sussurra don Calendario: «Quello che mi impressiona di più non sono i corpi smembrati e appesi dappertutto ma che ci siano omicidi fra parenti: tra padri e figli, tra cugini e zii, tra fratelli, si ammazzano solo per il fatto che fanno parte di gruppi criminali diversi. Ogni tanto anch’io ho un incubo: di essere sequestrato e di subire torture».Nel paese che sta scomparendo per colpa dei narcos c’è solo silenzio. «Ciudad Mier non è ancora famoso come Tijuana o Ciudad Juárez ma lo diventerà, ne sentirete parlare presto anche in Europa», dice Diego mentre il suo pick-up attraversa campi che circondano una base dell’esercito. Un avamposto contro i trafficanti, mezzi corazzati, aerei da combattimento, filo spinato, bunker. A pochi chilometri da questo fortino un paio di anni fa cinquantotto uomini e quattordici donne sono stati sotterrati, tutti ammucchiati in una fossa, migranti clandestini per lo più provenienti dall’Ecuador e dal Brasile. Non avevano accettato di fare i manovali per i boss. Se li sono contesi quelli de Los Zetas e quegli altri del Cartel del Golfo, poi per non fare torto a nessuno qualcuno ha preferito eliminarli.Questo è oggi il Messico di Diego Enrique Osorno che spiega cosa vuol dire fare il giornalista fra il Tamaulipas e il Nuevo León, cosa significa scrivere la verità nel Guerrero, nel Chihuahua, nello Jalisco, a Saltillo, a Guadalajara. Dal 2000 qui sono stati uccisi 79 reporter – più di quanti ne siano caduti durante tutta la Seconda guerra mondiale (68), più che in Vietnam (66), più che in Iraq (71) – e altri 16 sono scomparsi.Non c’è un solo colpevole in carcere. Né come esecutore né come mandante. A ordinare gli omicidi sono raramente i narcos, la maggior parte dei delitti è commissionata da sindaci, governatori, ufficiali di polizia e dell’esercito, da forze speciali dello Stato. Alcuni cronisti sono stati strangolati per avere denunciato gli scandali del potere, come Regina Martinez. Altri sono stati ritrovati in un sacco di immondizia, come Gregorio «Goyo» Jimenez. La mattanza più grande nello Stato di Veracruz, la vera tonnara dei reporteros messicani. Tutti corrispondenti di guerra a casa loro.Perché Diego, perché i giornalisti muoiono? «Perché facciamo tremare con le parole». Diego Osorno torna nella sua casa che è nel barrio vecchio di Monterrey. Racconta e si racconta. Figlio di rancheros e nipote di rancheros («Sono il primo che ha studiato nella mia famiglia»), nato nel 1980, ha cominciato la sua carriera di giornalista abbandonando presto il mestiere di cronista puro di «nera» per scegliere il giornalismo narrativo («Non mi bastava più contare le vittime»).Scrive sceneggiature per il cinema, elogiato da Gabriel García Márquez per il suo stile e il suo coraggio, ha pubblicato una mezza dozzina di libri di successo in tutta l’America Latina – Oaxaca sitiada (2007), El Cartel de Sinaloa (2009); Nosotros somos los culpables (2010); País de muertos. Crónicas contra la impunidad (2011); La guerra de los Zetas (2012) – e fra qualche settimana uscirà in Italia, per la casa editrice La Nuova Frontiera, Un vaquero cruza la frontera en silencio.È la storia dello zio sordomuto di Diego, un allevatore che insieme a un gruppo di amici era entrato una trentina di anni fa clandestinamente negli Stati Uniti. Ha lavorato duramente, dopo aver raccolto un gruzzolo voleva rientrare nel suo Messico per comprarsi un pezzo di terra e un ranch tutto suo. È tornato ma il suo sogno è svanito, i narcos hanno conquistato tutto quello che c’era da conquistare nelle pianure del Nuevo León.Lo zio, che si chiama Gerónimo González Garza, l’abbiamo conosciuto nella casa di Diego a Monterrey, davanti a una bottiglia di mezcal e dopo un incontro con Eliseo Robles, uno dei più noti narcocorridos del Messico, artisti che cantano le gesta dei criminali più popolari. Un’esibizione di musica «cattiva» dal vivo.Poi Diego Osorno è entrato all’università di San Pedro, dove ogni settimana per un’ora e mezzo si siede nella penombra di uno studio radiofonico davanti a un ospite per parlare di crimini di mafia e crimini di Stato. Il suo programma l’ha voluto chiamare Los perros románticos, «i cani romantici». Un bel nome. Diego sorride: «Proprio come dovrebbero essere tutti i giornalisti. Cani, duri, decisi che non mollano mai la presa. Ma anche con una grande passione e un cuore grande».© Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?Accedi

Francesco: la guerra è una sconfitta, tregua per le Olimpiadi - Vatican NewsTassa per chi opera in smart working: la proposta dalla Germania

Il Papa: l'umanità continua a fare scempio del creato. Lo Spirito ci renda persone nuove - Vatican News

Archivio dei commenti ai Vangeli della Domenica, anni A-B-C, di don Fabio Rosini - Radio Vaticana - Vatican NewsThailandia, protesta contro la chiusura dei siti a luci rosse

Perché quando siamo in imbarazzo arrossiamo? - Focus.itElezioni Usa 2020: Joe Biden è stato eletto Presidente

La storia di presunti abusi nella scuola della Guardia di Finanza dell'Aquila - Il Post

Francesco: lo spirito olimpico e paralimpico favorisca relazioni di pace - Vatican NewsOlimpiadi: a Parigi uno strumento AI di Alibaba per ridurre il consumo energetico - AI news

Ryan Reynold
Commento ai Vangeli della Domenica, anno B (2023-24), di don Fabio Rosini - Radio Vaticana - Vatican NewsI Misteri del Rosario - Le preghiere - Vatican NewsAnime digitali - Podcast - Radio Vaticana - Vatican News

investimenti

  1. avatarCovid, anche l'Austria verso il lockdown totaleVOL

    Punto da sciame di calabroni asiatici: morto un uomo in FranciaJill Biden, chi è la nuova First lady dalle origini italianeL'Agenzia delle Entrate delega all'AI la consulenza fiscale - AI newsCovid, l'appello di un papà: "prendete sul serio il virus"

    1. Pubblicata la Strategia italiana per l'intelligenza artificiale 2024-2026 - AI news

      1. avatarLa Francia prolunga il lockdown di altri 15 giorniBlackRock

        Osservatorio Agcom: la crisi dell'editoria continua anche nel 2024 | FNSI - Osservatorio Agcom: la crisi dell'editoria continua anche nel 2024

        VOL
  2. avatarPolonia, stop a legge contro aborto: il governo ci pensaanalisi tecnica

    Trump fa causa alla Pennsylvania per le elezioni Usa 2020OpenAI: spam e software illegali nel suo GPT Store - AI newsGiochi di Parigi, il rifugiato e la star in fila a mensa - Vatican NewsUngheria, pieni poteri a Orban contro il Covid

  3. avatarCosa sono i ciucci digitali e perché è meglio non usarli - Focus.itinvestimenti

    Il Garante Privacy vuole vigilare sull'AI: la proposta al legislatore - AI newsEx Fissa, siglato l'accordo per il rateo del 2024 | FNSI - Ex Fissa, siglato l'accordo per il rateo del 2024Coronavirus, in Germania i medici positivi potranno lavorareIl Papa: fede, speranza e carità, l'antidoto cristiano all’autosufficienza - Vatican News

4 autori su 10 darebbero le proprie opere in pasto all'AI, se compensati - AI news

Francesco: chi sa sperare ed è paziente costruisce pace e futuro - Vatican NewsFrancesco: l’umiltà è la fonte della pace nel mondo e nella Chiesa - Vatican News*