File not found
trading a breve termine

Stretta di Londra sui migranti: “I richiedenti asilo saranno trasferiti in Ruanda”

Bataclan, parla l'attentatore Salah Abdeslam: "Chiedo scusa alle vittime"Guerra in Ucraina, Putin vorrebbe conquistare la città natale di Zelensky entro il 9 maggioSan Pietroburgo, sui manifesti pubblicitari compaiono Qr Code con news sulla guerra in Ucraina

post image

La lettera di Papa Francesco al Patriarca Kirill: “Porre fine al buio della guerra”Cultura«Da figlia di rifugiati,Professore Campanella da bambina avrei voluto un libro che parlasse della Svizzera»Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Elisabeth Alli, scrittrice di libri per l’infanzia, giornalista e regista svizzera d’origine nigeriana© Elisabeth Alli Mattia Darni21.10.2023 22:30Recentemente ha dato alle stampe la sua ultima fatica editoriale dal titolo Il Kapellbrücke – Il ponte di Lucerna in un libro (ed. sbook.ch): lei è Elisabeth Alli, scrittrice di libri per l’infanzia, giornalista e regista svizzera d’origine nigeriana. Madre di tre figli, Alli si è specializzata, sin dall’inizio degli studi universitari, nella percezione che i bambini hanno del mondo e ha conseguito un dottorato all’Università di Zurigo con una tesi sui bambini ed il marketing. L’abbiamo incontrata per conoscere meglio la sua attività. Signora Alli, quando ha deciso di fare la scrittrice di libri per l’infanzia e perché? «Già durante gli anni dell’università ho sempre messo al centro dei miei interessi i bambini studiandoli dal punto di vista sociale e psicologico. Terminati gli studi ho iniziato a scrivere articoli per bambini: quello ai libri è quindi stato un passaggio quasi naturale». Come si scrive un libro per bambini? Quali sono cioè le peculiarità che bisogna prendere in considerazione? «Innanzitutto quando mi accingo a scrivere un libro per bambini mi calo nei panni di mia nonna che, quando ero piccola, mi raccontava delle storie sulla Svizzera e mi rifaccio al modo in cui mi narrava le vicende del nostro Paese. Un importante banco di prova, una volta che il libro è scritto, sono quindi i miei tre figli a cui lo leggo per vederne le reazioni. Da un punto di vista più tecnico, cerco sempre di utilizzare un lessico semplice, ma non superficiale. Faccio poi ampio utilizzo di quelle che, in un libro per adulti, verrebbero considerate delle ridondanze in quanto esse facilitano la lettura ai più piccoli. Durante il processo redazionale mi rivolgo inoltre spesso a docenti i quali mi forniscono preziosi consigli. Quando scrivo faccio infine riferimento alla mia esperienza personale di bambina che faticava a leggere e cerco perciò di rendere il testo facilmente accessibile a chiunque. Se penso al libro sul Kapellbrücke e a quello sul Cervino ho voluto pure che la forma del prodotto editoriale ricalcasse quella del soggetto della storia per fornire un’esperienza tattile più appagante ai bambini: ritengo infatti che enfatizzare l’aspetto materiale, concreto, di un libro sia importante in un momento in cui tutto viene fruito in maniera artificiale su schermi di computer, tablet e smartphone». Elemento fondamentale in un libro per bambini sono pure le immagini. Come lavora con l’illustratrice? «Parto sempre fornendo all’illustratrice dei disegni di massima, degli schizzi, sui quali lavorare. Una volta prodotte le illustrazioni, poi, me le presenta e insieme vediamo se ci sono ulteriori aggiustamenti da apportare. Da ormai diversi anni collaboro con Ursula Bucher con cui sono molto in sintonia».Credo sia importante attirare l'attenzione dei bambini sull'aspetto materiale, concreto, dei libri in un momento in cui tutto viene fruito in maniera artificiale su schermi di computer, tablet e smartphoneNelle sue storie riserva particolare interesse alla Svizzera e alla sua storia: come mai? «Da figlia di rifugiati, da bambina avrei voluto avere un libro che parlasse della Svizzera per farmi conoscere meglio il Paese che aveva accolto la mia famiglia. Con la mia attività ho così deciso di colmare la lacuna: non a caso, a distanza di diciassette anni dalla pubblicazione del primo libro, La Svizzera in un libro – Lingue e Cantoni, le richieste per la pubblicazione sono ancora numerose sia da parte dei docenti, sia da parte dei bambini. Ultimamente si è poi aggiunto l’interesse delle persone che stanno facendo la naturalizzazione per diventare svizzere che trovano i libri che ho scritto sul nostro Paese un interessante complemento alla documentazione ufficiale». Da dove trae gli spunti per le sue storie? «Il libro sul ponte di Lucerna nasce da un’urgenza d’educazione alla cittadinanza nata dal confronto con i miei collaboratori. Sono tutti nati intorno al 2000 e mi sono resa conto che nessuno di loro sapeva la storia del Kapellbrücke perché non l’aveva vissuta e non gli era stata raccontata né a scuola né dai genitori. Anche parlando con alcune classi di scuola dell’obbligo che erano andate in visita nella cittadina della Svizzera centrale, ho osservato che non veniva raccontato loro dell’incendio. Così l’ho fatto io. Mediante il libro ho altresì voluto far emergere un aspetto tipico del nostro Paese: la solidarietà. Ricordiamo infatti che la Confederazione è il nido di organizzazioni quali Terre des hommes e il Comitato internazionale della Croce Rossa. Questa caratteristica tipicamente elvetica non ho però voluto presentarla in maniera leziosa, come spesso accade, ma ho preferito suggerirla attraverso la forza della storia del Kapellbrücke nella quale racconto che delle persone si sono unite per raccogliere i fondi necessari alla ricostruzione della struttura divorata dalle fiamme. Tutti i libri che ho scritto, più in generale, intendono promuovere i valori tipici della Svizzera; penso per esempio alla pubblicazione su Lingue e Cantoni che intende mostrare come un nazione, nonostante le differenze linguistico-culturali e spirituali, sia riuscita a costruirsi un’identità e a creare coesione. Questo è un messaggio forte che è importante trasmettere. Attraverso i miei libri vorrei inoltre contribuire a formare dei cittadini responsabili che siano coscienti dell’importanza della natura e della sua preservazione». A più riprese, nella nostra chiacchierata, è emerso che motore di molti suoi libri è una lacuna che ha sentito la necessità di colmare: penso per esempio alla scelta di scrivere storie che raccontino la Svizzera ai bambini perché lei da piccola non ne ha trovate o alla necessità di informare sulla storia del Kapellbrücke perché le nuove generazioni non la conoscono. Sorge allora spontanea una domanda: la scuola dell’obbligo fa abbastanza per insegnare la storia del nostro Paese? «Per molto tempo depositari della storia svizzera sono stati genitori, nonni e zii. Oggi ci troviamo però in un contesto nuovo caratterizzato dalla presenza di un numero considerevole di famiglie di origine straniera e quindi questo sapere tramandato di generazione in generazione è diventato più labile. La scuola pian piano sta colmando questa lacuna mettendosi al passo con l’evoluzione della società, basti pensare che quando ho iniziato la mia avventura editoriale nel 2006 mi si diceva che il contenuto dei miei libri non era materia per bambini di scuola elementare, col passare del tempo, invece, le richieste per le mie pubblicazioni sono andate crescendo. Mi sento comunque di fare un plauso alla scuola ticinese perché riesce a fornire sempre un’educazione coerente nonostante sia inserita in una società in continuo cambiamento».Attraverso i miei libri vorrei contribuire a formare dei cittadini responsabiliLei ha fondato anche una casa editrice: sbook.ch. Cosa l’ha spinta a percorrere questa strada? «A muovermi è stato l’entusiasmo. È stato l’impeto di pubblicare un libro sulla Svizzera a spingermi in questa direzione in quanto, all’epoca del mio primo racconto, non riuscivo a trovare degli editori che fossero disposti a pubblicarlo in quanto temevano che un libro sul nostro Pese non avrebbe incontrato l’interesse del pubblico. Decisi perciò di creare una casa editrice che avesse quale scopo principale la pubblicazione di libri per bambini sulla Svizzera. È così nata sbook.ch (un’abbreviazione di swiss book). Credo nel progetto editoriale che promuoviamo: raccontare la Svizzera al mondo intero, perché il modello della nostra società, come detto poc’anzi, è portatore di coesione e pace: dunque ricchezza». In precedenza ha accennato al fatto che è figlia di persone immigrate: ci racconti la sua storia. «Sono arrivata in Svizzera nella pancia di mia mamma e sono nata alla Clinica Sant’Anna di Sorengo. La mia famiglia se ne andò dalla Nigeria per via dell’imperversare della guerra del Biafra. A causa anche di questioni burocratico-amministrative e di salute non ho quindi più lasciato il suolo elvetico fino all’adolescenza, mentre la mia famiglia fece ritorno a Lagos (ex capitale della Nigeria) quando avevo tre anni. Per un certo di numero di anni, mia madre fece la spola tra Africa ed Europa per venirmi a trovare nella famiglia che mi aveva accolta. Benché non auguri a nessuno di vivere senza i propri genitori e la propria famiglia, sono convinta di essere riuscita a far di necessità virtù. Credo sia poi nella natura dei bambini affrontare la vita con leggerezza».

Ucraina, Michael Petersen: "Se Putin cerca escalation rischia altre umiliazioni"Putin: "Le sanzioni sono aggressioni, ma la Russia può reggere"

Ucraina, stupri anche su ragazzi e uomini: violenze per strategia del terrore

Pasqua ortodossa 2022, quando cade e perché ha una data diversa da quella cattolicaLockdown a Shanghai, la storia dell'italiano "deportato" negli hangar perché positivo al Covid

Guerra totale dal 9 maggio: cos'è e perché Putin potrebbe dichiararlaNotizie di Esteri in tempo reale - Pag. 482

Polonia, le donne ucraine stuprate dai russi non possono abortire nel Paese

La carica dei fedelissimi dello zar: sono 6mila e fra di loro c’è un italianoPasqua ortodossa 2022, quando cade e perché ha una data diversa da quella cattolica

Ryan Reynold
Notizie di Esteri in tempo reale - Pag. 476Chi è Viktor Medvedchuk, l’amico di Putin arrestato dai servizi ucrainiKim Jong-un torna a minacciare l’uso preventivo di armi nucleari

trading a breve termine

  1. avatarZona bianca, Lavrov: "Hitler ebreo come Zelensky, sono i peggiori antisemiti"Campanella

    Il deputato Neil Parish si dimette dopo aver guardato video porno in aula: "Un momento di follia"Nigeria, raffineria illegale di idrocarburi esplode: almeno un centinaio le vittimeCina, influenza aviaria: primo contagio umano del ceppo H3N8Omicidio-suicidio a Mosca: ex funzionario del Cremlino uccide moglie e figlia e poi si toglie la vita

    ETF
    1. Sparatoria al Mississippi Mudbug Festival: 1 morto e 5 feriti

      1. avatarUcraina, Russia: "Abbiamo preso Mariupol". Ma Kiev smentisce: "2 mila soldati nell'acciaieria"Economista Italiano

        Guerra in Ucraina, l'ordine ai soldati russi intercettato da Kiev: "Uccidete tutti i prigionieri"

  2. avatarPfizer chiede l’autorizzazione per la dose booster ai bambini under 12MACD

    Ucraina, Trump come Biden: "È un genocidio. Grazie a me USA prima potenza nucleare"La Turchia chiude lo spazio aereo ai voli russi per la SiriaGuerra in Ucraina, Lavrov: “Iniziata la seconda fase dell’operazione speciale”Bielorussia lancia esercitazioni militari lampo

  3. avatarLa Nato: “La guerra può durare a lungo ma i prossimi giorni saranno decisivi”Campanella

    Zelensky ringrazia Biden per i 33 miliardi di aiuti: "Ora ci servono munizioni"Ucraina, Kiev: "Ungheria sapeva dell'invasione". Blinken: "Retorica di Lavrov vile e pericolosa"Guerra in Ucraina, Zelensky: “Stiamo ricevendo armi dall’Occidente, finalmente siamo stati ascoltati”Ruba l’auto, lega una donna al volante e la uccide in diretta: arrestato

    VOL

Notizie di Esteri in tempo reale - Pag. 486

Si sparano a turno indossando un giubbotto antiproiettile: morto 15enneGuerra in Ucraina, Zelensky: “Iniziata l’offensiva russa nel Donbass, Mosca si stava preparando da tempo”*