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Professore per gli Investimenti Istituzionali e Individuali di BlackRock

I tribunali non bastano. Serve una legge che renda le spiagge accessibili a tutti

Corro e raccolgo rifiuti. L’ultima frontiera dei runner si chiama ploggingMusicaLavoro e concorsi

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Software e appL’ipotesi del ministero dell’Interno era quella di utilizzare le intercettazioni preventive per anticipare ed evitare l’organizzazione dei party illegali. Lo strumento,trading a breve termine però, è ai limiti della costituzionalità e nell’ordinamento è previsto solo per reati molto gravi: mafia e terrorismo, per contrastare i cosiddetti “lupi solitari”. Così anche il Consiglio dei ministri ha preferito non prevedere questo strumento Il rave party di Modena riporta al centro dell’attenzione il fenomeno delle feste illegali con musica ad alto volume organizzate in luoghi abbandonati o nelle campagne, che attirano giovani da tutta Europa. Questi eventi non autorizzati sono storicamente nel mirino del centrodestra e ora il ministro dell’Interno, l’ex prefetto Matteo Piantedosi, intende agire in modo deciso per rendere le regole più stringenti e più pervasiva la capacità di azione delle forze dell’ordine. Tolleranza zero Piantedosi ha portato in consiglio dei ministri un pacchetto di norme, messe a punto durante la gestione della ministra Luciana Lamorgese ma mai approvate. Il pacchetto prevede l’introduzione di una nuova fattispecie di reato per gli organizzatori dei raduni illegali, che consenta la confisca obbligatoria dei veicoli e degli strumenti necessari, come le costosissime casse per la musica, e che preveda anche l'obbligo del ripristino dei luoghi. Il passo ulteriore, però, è quello che ha fatto più discutere durante il Condiglio dei ministri: la possibilità di prevedere anche l’utilizzo delle cosiddette “intercettazioni preventive”, che avrebbero consentito alle forze dell’ordine di accedere alle chat, ai canali social e alle conversazioni telefoniche dei presunti organizzatori, in modo da scoprire in anticipo dove e quando avranno luogo le feste. Il vicepremier Antonio Tajani, secondo quanto riportano le agenzie, è intervenuto per sottolineare di fare attenzione all'utilizzo delle intercettazioni in questo campo, ricordando come Forza Italia abbia sempre sottolineato che le intercettazioni devono essere utilizzate solo nell'ambito della mafia o in circostanze limitate. Il governo ha dunque preferito non adottare lo strumento. Questa svolta avrebbe equiparato gli organizzatori delle feste illegali ai mafiosi e ai terroristi. Lo strumento delle intercettazioni preventive, infatti, è di dubbia costituzionalità e proprio per questo è previsto solo per reati molto gravi di mafia e terrorismo internazionale. Il reato introdotto ha comunque una pena massima di 6 anni, quindi adesso si potranno usare le intercettazioni “semplici” per indagare sul reato- FattiPiantedosi blocca un rave nel modenese e presenterà nuove misure contro le feste Le intercettazioni preventive Le intercettazioni sono uno strumento molto invasivo della sfera privata dei cittadini. Per questo, possono essere utilizzate dalle forze dell’ordine come mezzo di ricerca di una prova solo per alcuni tipi di reati gravi – in generale, reati con pena superiore ai 5 anni –, solo nel caso in cui ci siano già gravi indizi che il reato sia stato commesso e solo se siano indispensabili per procedere alle indagini. Inoltre, serve sempre l’autorizzazione del giudice per le indagini preliminari. Le intercettazioni preventive, che erano state proposte e non approvate, sono uno strumento di dubbia costituzionalità proprio perché vengono effettuate prima ancora che il reato sia stato commesso e prima ancora che una notizia di reato ci sia, ma solo sulla base di sospetti. Questo strumento era stato concepito negli anni Settanta, durante gli anni dell’emergenza del terrorismo, e aveva come obiettivo di prevenire reati di terrorismo politico. All’epoca, nel vecchio codice di procedura penale, era previsto che, a richiesta del Ministro per l’interno, del prefetto, del questore o delle forze dell’ordine, il procuratore della Repubblica potesse autorizzare intercettazioni preventive per indagini di terrorismo. Questa stessa previsione, poi, era stata estesa anche ai reati di criminalità organizzata di tipo mafioso. Nel nuovo codice di procedura penale, questa ipotesi è stata eliminata e trasferita nelle cosiddette disposizioni attuative, così da farle assumere un carattere assolutamente eccezionale. Vista la loro natura assolutamente eccezionale, le intercettazioni preventive devono essere chieste dal ministero dell’Interno e autorizzate dall’autorità giudiziaria, ma soprattutto è espressamente stabilito che tutte le informazioni acquisite non possono essere utilizzate in un processo penale «fatti salvi i fini investigativi». Oggi possono venire utilizzate solo per reati gravi di mafia o terrorismo, con ampliamento recente ai reati di terrorismo commessi mediante tecnologie informatiche. Questa specificazione è servita, infatti, a poter intervenire sul fenomeno dei cosiddetti “lupi solitari”, i terroristi isolati che si convertono alla causa fondamentalista via web e così organizzano gli attacchi. Un problema di costituzionalità L’utilizzo delle intercettazioni preventive solleva il problema della violazione delle liberà individuali dei cittadini, previste da tutti gli ordinamenti democratici e dall’articolo 15 della Costituzione. Per questo sono limitate a casi molto specifici, in cui il bilanciamento è tra la sicurezza nazionale e i diritti dei singoli e il primo prevale, visto il livello di pericolosità del potenziale reato.  Era difficile immaginare che questo potesse essere il caso anche dei rave party. FattiLa «pacchia è finita» per i rave Non per i fascisti di Predappio Aggiornamento 31 ottobre 2022 ore 17.07: una prima versione di questo articolo riportava l'ipotesi delle intercettazioni preventive con la spiegazione di come funzionano. L’articolo è stato poi aggiornato con le notizie dal consiglio dei ministri © Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?AccediGiulia Merlo Mi occupo di giustizia e di politica. Vengo dal quotidiano il Dubbio, ho lavorato alla Stampa.it e al Fatto Quotidiano. Prima ho fatto l’avvocato.

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