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Covid in Campania, nuova ordinanza di De Luca: mascherine obbligatorie anche in bar e negozi  

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Elezioni amministrative 12 giugno 2022, chi sono i candidati a Genova?Gambe incrociate,analisi tecnica sguardo verso il basso e calami mordicchiati per ore: queste abitudini poco salutari avrebbero danneggiato la postura degli scribi egizi, appiattendone le ossa delle caviglie e provocando lesioni alla mandibola. È questo il quadro che emerge da uno studio pubblicato su Scientific Reports, che ha analizzato i resti di 69 maschi adulti seppelliti tra il 2700 e il 2180 a.C. ad Abusir, un complesso di tombe e piramidi a sud del Cairo. La figura dello scriba egizio. Nonostante la civiltà egizia dipendesse da un complesso sistema burocratico basato su documenti scritti, meno dell'1% della popolazione sapeva leggere e scrivere. Queste persone letterate – gli scribi – erano la colonna portante dello Stato e lavoravano negli uffici di governo, dove ogni legge veniva registrata e archiviata. Nella piramide sociale, gli scribi erano allo stesso livello dei soldati: sopra ad artigiani, mercanti e popolo, ma servi di clero e nobiltà. Cultura Com'è nata la scuola e come funzionava? Ossa piatte e osteoartrite. Dei 69 scheletri, 30 sono stati identificati come appartenuti a degli scribi: l'analisi delle ossa ha rilevato che molti soffrivano di osteoartrite, una malattia di ossa e legamenti, in particolare nella clavicola destra, la spalla, il collo e il pollice – probabilmente per il costante lavoro di scrittura e l'alzare e abbassare la testa per ascoltare le parole da riportare sul papiro. Oltre a questo, le ossa delle caviglie erano appiattite dalla posizione a gambe incrociate (niente sedie ergonomiche a quei tempi). Non passiamo ore a scrivere seduti a terra, ma anche noi abbiamo problemi di postura per colpa dei nostri smartphone: restare con lo sguardo incollato al cellulare può imprimere infatti al tratto cervicale della colonna vertebrale un carico di 27 chili di pressione, il peso di un bambino di 7-8 anni (per approfondire). © TANAPAT LEK.JIW | Shutterstock BIC ante litteram. Ma oltre a collo e schiena, pare che anche la mandibola risentisse del lavoro degli scribi: come noi mordicchiamo il tappo della penna BIC, anche loro avevano infatti l'abitudine di mangiucchiare il calamo (la "penna" che si intingeva nell'inchiostro per scrivere), e per questo la loro articolazione temporo-mandibolare, la parte dove la mandibola si unisce al cranio, era danneggiata dal sovrautilizzo. Poche certezze. Alcuni esperti non coinvolti nello studio, pur riconoscendone l'interesse, hanno sollevato qualche dubbio sulla certezza dei risultati: «Siamo ancora lontani dall'individuare uno schema "tipico degli scribi" nei cambiamenti delle ossa», commenta la bioarcheologa Cynthia Wilczak, notando che solo sei dei 30 scheletri individuati come scribi lo sono con certezza, mentre per gli altri si tratta di ipotesi basate sulla posizione delle loro tombe e su alcune indicazioni ritrovate riguardanti il loro status sociale. Ambiente Come vivevano i babbuini sacri nell’antico Egitto? Secondo l'antropologo Danny Wescott il campione degli scheletri analizzato è troppo piccolo e l'osteoartrite osservata lieve. Non vi è inoltre alcuna evidenza dentale che confermi l'ipotesi riguardante l'uso eccessivo dell'articolazione temporo-mandibolare e dunque, conclude, «questo studio dimostra che è possibile ricostruire una vita a partire dia resti ossei di un individuo, ma anche che è necessario avere un approccio globale». 10 FOTO Fotogallery 10 invenzioni "moderne" nate nell'Antico Egitto VAI ALLA GALLERY Fotogallery 10 invenzioni "moderne" nate nell'Antico Egitto Il make up. Non sarà un'invenzione epocale come quella della ruota, ma ne batte molte altre in longevità. Da quando gli egizi iniziarono ad applicarlo nel 4000 a.C., il trucco non è mai passato di moda. Da un miscuglio di fuliggine con un minerale chiamato galena ottenevano un composto chiamato kohl usato per scurire e allungare il contorno degli occhi. Sul viso si applicavano invece miscele minerali dall'effetto sbiancante: il trucco non era comunque una preorogativa femminile ma un'usanza unisex usata per rimarcare l'appartenenza a un'alta classe sociale. Si credeva avesse anche una funzione terapeutica e proteggesse gli occhi da varie infezioni e dal riverbero del sole. Il tipico tratto allungato verso l'esterno aveva un significato simbolico preciso: richiamava l'amuleto udjat, "l'occhio risanato" del dio falco Horo. Foto: © Civilon, Flickr I fogli di papiro. Prima che in Cina nascesse la carta, e mentre in Mesopotamia si scriveva ancora su tavolette d'argilla, gli egizi trovarono il modo di ricavare dal fusto di una pianta acquatica molto comune nel Delta del Nilo un supporto leggero, chiaro e pieghevole che avrebbe rivoluzionato il modo di scrivere. Le strisce strappate dal fusto triangolare della pianta (nella foto) venivano affiancate, pressate, essiccate, con un processo che gli egizi tennero a lungo segreto per avere l'esclusiva commerciale nella distribuzione di questa merce. I fogli accostati e incollati con acqua e farina, potevano poi dar vita a lunghi rotoli. I più antichi papiri mai ritrovati risalgono al III millennio a.C.. Foto: © Francois PERRI/REA/contrasto L'aratro. L'attrezzo che ha cambiato l'agricoltura è di origine incerta e potrebbe essere apparso contemporaneamente in diverse parti del mondo tra il VI e il V secolo a.C. Quello era però uno strumento leggero, in legno, che a malapena "graffiava" il terreno - ed era trainato da uomini! Le cose cambiarono con la domesticazione dei bovini, iniziata in Mesopotamia nel 6000 a.C. E nel 2000 a.C. gli egizi attaccarono gli aratri prima alle corna del bestiame e poi, in modo più efficace, a lacci collegati agli animali. Questa forma di aratro, ancora leggera, funzionava bene nel terreno limaccioso lasciato dalle periodiche piene del Nilo. L'aratro pesante, in ferro, apparve invece in Francia attorno al 1000 a.C.. Adv Le mentine. L'alimentazione e gli attrezzi utilizzati per ricavare le farine - che lasciavano nel cibo un fastidioso residuo granuloso - contribuivano a fare della salute dentale uno dei punti deboli dell'Antico Egitto. Ascessi, carie e problemi allo smalto erano all'ordine del giorno, come confermano le dentature accidentate trovate in diverse mummie. Uno dei primi sintomi di una cattiva salute dentale è l'alito cattivo: per contrastarlo, gli egizi avevano inventato una pallina gommosa a base di mirra, incenso e cannella bolliti con miele. Un concentrato di spezie dal potere rinfrescante: in pratica, l'antenato delle moderne mentine. Foto: © Emsi production, Flickr Spazzolino e dentifricio. I problemi dentali appena citati portarono anche allo sviluppo delle prime forme di spazzolino (un bastoncino di legno dalle estremità frastagliate) e a ben due diverse documentate ricette di dentrifricio. Una, un po' meno fresca, era base di materiali abrasivi come polvere di zoccoli di bue, ceneri, pietra pomice e guscio d'uovo bruciato. Un'altra formula, trovata scritta su un papiro del IV secolo d.C. (quando l'Egitto era sotto l'occupazione romana) comprendeva sale, menta, grani di pepe triturati e fiore di iris essiccato. La pasta dentrifricia era sistemata anche accanto alle mummie (nella foto, i denti di una di queste), per una rinfrescatina durante il viaggio verso l'Aldilà. Foto: © Christophe Lecuyer Il bowling. A Narmoutheos, un sito a 90 km a sud del Cairo, ricercatori italiani dell'Università di Pisa hanno portato alla luce i resti della più antica "pista da bowling". Su un pavimento in limo è stata scoperta una serie di scanalature lunghe circa 4 m con al centro un buco quadrato in cui si suppone si posizionassero i birilli. Nello stesso luogo sono venute alla luce anche due piccole bocce di pietra levigata. L'ipotesi è che nel bowling egizio ci si posizionasse alle due estremità di una pista e si cercasse di abbattere birilli al centro (e non in fondo come nella versione moderna). [Nella foto, palle giocattolo in tessuto di epoca romana rinvenute in Egitto] Foto: © British Museum Adv La serratura. Le prime in uso in Egitto 4000 anni prima di Cristo erano di fattura molto semplice: un chiavistello era collegato a perni di legno che potevano essere sollevati da una chiave. L'inserimento di una chiave sollevava i perni che a loro volta consentivano lo scorrimento del chiavistello liberando l'ingresso. Unico neo di questi meccanismi, ripresi successivamente anche dai Romani, erano le dimensioni. Alcuni potevano raggiungere i 60 cm di lunghezza: non esattamente facili da manovrare.Nella foto, una falsa porta nel tempio di Habu, a Luxor (Egitto). Foto: © Scott Sherill Mix, Flickr Barba e capelli. In un clima torrido come quello dell'Antico Egitto, lo sfoltimento di peli e capelli era una pratica svolta con attenzione maniacale. Il corpo dei sacerdoti doveva essere completamente glabro come simbolo di purezza: l'usanza, per questa classe sociale, era di rasarsi da capo a piedi ogni 3 giorni. Anche per gli uomini comuni la barba incolta era segno di trascuratezza (e riservata ai giorni di lutto). Nacque, sembra, nell'antico Egitto la figura del barbiere, insieme agli attrezzi del mestiere: lame prima di pietra e poi di rame, con manici in legno, con cui radere il viso. Allo stesso tempo una finta barba curata era segno di alta dignità sociale: i sovrani ne indossavano una cerimoniale di lunghezza esuberante e forma squadrata, ricavata con la lana tosata delle pecore. Foto: © Joerg Modrow/laif/contrasto L'inchiostro nero. Gomme vegetali, cenere e cera d'api erano alla base dell'inchiostro scuro con cui vennero stesi i geroglifici, che ha conservato questi scritti intatti fino ad oggi. L'invenzione dell'inchiostro nero viene fatta risalire proprio agli antichi egizi, che arricchirono comunque i loro scritti anche con pigmenti colorati. Nella foto, la raffigurazione di uno scriba nella tipica posizione di lavoro. Foto: © Lebrecht Music & Arts Adv La catena di montaggio. In un certo senso gli antichi egizi possono essere considerati i "nonni" delle automobili: furono loro a utilizzare per primi, in modo sistematico, la rigida suddivisione dei compiti lavorativi nella produzione dei cocchi, conosciuti nel 1800 a.C. grazie al popolo di pastori degli Hyksos e dagli egizi perfezionati. Una pittura egizia rinvenuta in una tomba di Tebe evidenzia come la costruzione dei cocchi possa essere considerata la prima catena di montaggio della storia. Più persone con compiti specializzati lavoravano in sequenza ai singoli componenti. Diversi secoli più tardi, gli americani Henry Ford e Frederick Taylor avrebbero completato l'opera. Foto: © Courtesy Everett Collection/Contrasto Approfondimenti Storia Gli antichi Egizi curavano il cancro? Storia Piramidi: come facevano a costruirle nel deserto? 17:40 Storia Svelato il mistero del cimitero delle mani mozzate Storia Saqqara: la necropoli delle meraviglie Storia Antico Egitto: manuale di mummificazione

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