Cede cancello: bimbo gravissimoIncidente sull’autostrada A7 Milano-Genova: un feritoIncidente stradale a Roma: è morto De Luca
G7, sequestrata la nave che doveva ospitare a Brindisi gli agentiCulturaMario Schifano,Professore per gli Investimenti Istituzionali e Individuali di BlackRock un genio irrequieto da Roma a LuganoAlla Repetto Gallery una mostra dedicata al grande pittore italiano esplora gli anni '80 e la scuola di Piazza del Popolo – Ne parliamo con il critico Marco MeneguzzoMattia Sacchi28.04.2024 14:00 Il professor Marco Meneguzzo è uno dei maggiori critici italiani d’arte ed è docente all’Accademia di Belle Arti di Brera. Non solo: ha già curato centinaia di mostre e fa parte dell’Archivio Mario Schifano. Ed è proprio dedicata a Schifano, maggiore esponente della cosiddetta «Scuola romana di Piazza del popolo», l’esposizione che il prossimo 2 maggio verrà inaugurata alla Repetto Gallery di Lugano. Si intitolerà «Pittura felice», e seleziona opere a partire dall’inizio degli anni Ottanta. Professor Meneguzzo, come mai avete selezionato un particolare periodo della vita artistica di Schifano?«Perché è un interessante periodo di riscoperta della pittura, nel quale Schifano è stato riconosciuto come un antesignano. Gli anni ’70 sono stati infatti un po’ freddi dal punto di vista della produzione, mettendo in crisi il suo rapporto con l’arte. Quando però, alla fine di quel decennio, la pittura si è liberata dall’incatenamento dell’arte concettuale, Schifano si è potuto affermare come quel grande artista che era sentendosi, in un certo senso, sdoganato. Con questa esposizione raccontiamo quindi quel periodo storico che ha visto il suo grande ritorno al colore e alla vita».In effetti Schifano nella sua carriera artistica ha anticipato e intercettato molte tendenze. Ad esempio già negli anni ‘70 sosteneva di non aver paura della tecnologia. È così?«Schifano ha sempre avuto curiosità e voglia di sperimentare, mettendo filtri tra l’occhio e l’immagine. Filtri che potevano essere una macchina fotografica o una cinepresa, così da vivere appieno la civiltà dell’immagine, che non è noi di fronte alla realtà bensì noi di fronte a qualcosa che viene rielaborato». Ha anche cercato contaminazioni con i diversi mezzi di comunicazione. Come mai?«Negli anni ’60 era rimasto stregato dal cinema, negli anni ’70 Schifano aveva già cominciato a lavorare con i televisori, rimanendo affascinato dalla freddezza dello schermo e del suo flusso continuo di immagini, mitigato solo dal calore dell’umanità espresso dalla sua pittura. Sarebbe stato interessante vederlo oggi alle prese con Internet, strumento che lui ha vissuto solamente per pochissimi anni essendo mancato nel 1998».E come si sarebbe posto Schifano di fronte al collezionismo, a volte esasperato, di chi in questi anni vuole possedere un’opera d’arte non per la sua bellezza ma come mezzo di investimento?«È un fenomeno che Schifano ha vissuto perché in fondo lui stesso era anche questo. Tanti compravano le sue opere perché sapevano che sarebbero diventate assegni circolari. Ne era consapevole e infatti la sua produzione è enorme: quindi probabilmente, se fosse ancora vivo, avrebbe sfruttato pure lui questo rinnovato interesse anche nei giovani per un certo tipo di collezionismo». Ma produrre così tanto ha senso?«Fermo restando che non c’è nulla di disdicevole nel realizzare un numero ampio di opere, va considerato che al di là dell’aspetto commerciale, in Schifano c’era una sincera e costante esigenza di dipingere, indipendentemente dalla considerazione della critica verso una determinata serialità di opere. Schifano non ha per esempio mai fatto nulla per limitare i falsari che riproducevano i suoi quadri. Questo ha reso decisamente più complicato il lavoro di autentica dei suoi lavori».In vent’anni di attività, ormai abbiamo affinato l’occhio: per quanto i falsari possano impegnarsi, nelle pennellate di Schifano c’è un controllo e una gestualità che sono sempre rimaste uniche anche a distanza di anniA questo proposito, lei è nella commissione dell’Archivio Mario Schifano. Come ha accennato, esiste una gran quantità di opere false: quanto è impegnativo dunque il vostro lavoro?«È faticoso. Soprattutto negli ultimi anni stanno arrivando centinaia di opere e abbiamo dovuto aumentare il numero di riunioni nelle quali la commissione si ritrova. A darci una grande mano è la presidente Monica De Bei, vedova di Mario, che ricorda bene opere e aneddoti legati al marito. Inoltre, in vent’anni di attività, ormai abbiamo affinato l’occhio: per quanto i falsari possano impegnarsi, nelle pennellate di Schifano c’è un controllo e una gestualità che sono sempre rimaste uniche anche a distanza di anni. Possiamo poi confrontare le firme e altri elementi di un’opera con centinaia di altri quadri grazie pure alla digitalizzazione di migliaia di suoi lavori». La straordinaria rivalutazione, anche economica, delle opere di Schifano dimostra come il mercato dell’arte stia vivendo un’esasperazione, con artisti che da un momento altro raggiungono quotazioni incredibili e altri che invece vengono totalmente dimenticati. Perché?«Sicuramente in Italia c’è un’accentuazione nell’oblio di certi artisti e un’esaltazione di certe «blue chips». Dieci-dodici anni fa era il momento dell’arte astratta e cinetica. Poi il gusto è cambiato e si è passati prima alla Pop art e adesso agli anni ’70. Questo lascia presagire che presto si arriverà a una riscoperta di molti maestri degli anni ’80. Non possiamo però non considerare come questa enorme rivalutazione di Schifano e di altri italiani sia una goccia nell’oceano paragonata allo scenario internazionale». Cosa intende, esattamente?«Ad esempio, le Fine di Dio di Lucio Fontana, tra i capisaldi del XX Secolo, sono state quotate 10 milioni di euro. Infinitamente meno di opere ad esempio di Andy Warhol che hanno raggiunto gli 80-100 milioni. Siamo confrontati con un mercato che è cambiato, con le gallerie italiane che non sono riuscite a stare al passo delle nuove esigenze dei collezionisti, che oggi vedono l’arte come uno status symbol. Si tratta di nuove dinamiche che hanno avvantaggiato solo una ristretta cerchia di maestri, in particolare quelli sostenuti dal mondo anglosassone. Ed è per questo che ritengo che oggi nessun artista europeo riuscirà mai a raggiungere il valore di un collega americano».Un tema che lei, professore, ha peraltro ha approfondito nel suo libro «Breve storia della globalizzazione in arte (e delle sue conseguenze)». «La geopolitica dell’arte sta cambiando in maniera radicale. Una volta quella che veniva chiamata arte universale era di fatto una questione occidentale, anche perché veniva da lontanissimo, dal Mediterraneo Greco Romano Giudaico, dove l’individuo aveva un peso ed era il massimo interprete della realtà. In Cina, per fare un esempio, la parola Arte è la stessa ma i significati sono completamente diversi. La globalizzazione ha insomma cambiato anche le declinazioni». Nelle università cinesi c’è l’insegnamento dell’arte contemporanea ma non della sua storia: come se ci fosse un solo modo per crearla e per ottenere un consenso immediatoIn che senso?«Nelle università cinesi c’è l’insegnamento dell’arte contemporanea ma non della sua storia: come se ci fosse un solo modo per crearla e per ottenere un consenso immediato. Abbandonando quindi l’idea romantica dell’artista che, all’inizio della propria carriera, fa una gran fatica a farsi capire e a farsi accettare semplicemente perché le sue visioni sono più avanzate rispetto a quelle di tutti gli altri. Nonostante io ritenga che il senso dell’arte sia ancora in Occidente, dobbiamo accettare il fatto che in Oriente ci sia un altro centro del mondo dove artisti, che hanno molto meno da dire rispetto ai loro colleghi europei, hanno quotazioni infinitamente più alte».In questo mondo che cambia come si inserisce la piccola Svizzera?«Proprio in quegli anni ’80 che racconteremo alla Repetto Gallery attraverso le opere di Schifano, in Svizzera c’è stata una notevole fioritura di artisti. Non solo svizzeri come Urs Lüthi o Martin Disler, ma anche provenienti da altri Paesi come Mark Tobey. L’arte elvetica ha avuto tanto da dire, anche attraverso l’arte concreta, e oggi resiste perché tiene ai suoi talenti e cerca di valorizzarli».Per gli appassionati d’arte ticinesi, che mostra consiglierebbe per una gita fuori porta?«Senza falsa modestia nella Villa dei Capolavori di Traversetolo, in provincia di Parma, dove la Fondazione Magnani-Rocca ospita il più grande Goya fuori dalla Spagna e opere di Cézanne, Dürer e Tiziano, c’è la più grande mostra italiana, curata dal sottoscritto - ma questo è un dettaglio - su Bruno Munari, una delle figure più iconiche del design e della comunicazione visiva del XX Secolo. Oltre all’interesse culturale, in quella zona si mangia pure benissimo: merita il viaggio!».In questo articolo: La Domenica
Incidente Siniscola, scontro tra moto e camper: centauro muore a 17 anniGiovanna Botteri va in pensione: "Largo ai giovani"
Napoli, porta in caserma due donne per fare sesso: carabiniere assolto
Roma: indagata per truffa Gisella Cardia, la veggente di TrevignanoRezzoaglio, auto esce di strada e si scontra con gli alberi: morto un ragazzo
Incidente sul lavoro: agricoltore morto per asfissiaSiracusa, bimbo di 10 anni perde la vita in un pozzo
Autostrada A9, paura sulla Milano-Como: avvistato uomo in monopattinoRussia, due guardie del carcere di Rostov prese in ostaggio da detenuti Isis
Incidente stradale a Campobasso: 16enne perde la vita, ferita la sorella alla guidaMilano, evasione carcere Beccaria: rintracciato uno dei detenuti evasiIncidente sul Vesuvio: morto un turistaStop all'obbligo delle mascherine nei reparti con persone fragili
Incidente in A4: giovane ragazza di 20 anni perde la vita dopo aver festeggiato il suo compleanno
Terremoto in Perù, scossa di terremoto di magnitudo 6.3 ad Atiquipa
Droga a Malpensa: scoperto carico di sostanze per produrre ecstasyRoma, rapina nel parcheggio di un hotel all'Eur: ferito un 55enneIncendio sui binari sulla tratta Firenze-Pisa: treni in ritardo e cancellazioniBudelli, turista sbarca sulla spiaggia rosa: multa da 1.800 euro
Bimbo con malattia rara: Regione Emilia-Romagna finanzia cure da 5 milioni negli USARoma, incendio a Tor Vergata: evacuata la facoltà di LettereMeteo, sabbia del Sahara minaccia ancora l’Italia: le regioni interessateGuerra in Ucraina, l'appello del presidente Zelensky: "Servono decisioni coraggiose"