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Cnr-Iia determina “firma” inquinamento da mercurio su consumo pesce

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Le Coq Sportif vestirà la Francia olimpica e paralimpica ai Giochi di Parigi 2024Stop all'installazione di una nuova antenna di telefonia mobile a San Saba. Il dipartimento urbanistica di Roma Capitale,investimenti infatti, l'8 agosto ha firmato una istanza che avvia il procedimento finalizzato all'annullamento in autotutela del provvedimento tacito di autorizzazione, relativo a via Federico Zuccari 1A nel rione San Saba a Testaccio. Stop all'antenna Iliad a San SabaLa notizia di una possibile installazione di un'antenna SRB dell'azienda di telefonia Iliad era arrivata a giugno, mobilitando immediatamente il comitato degli inquilini Ater di San Saba, nel I municipio. La comunicazione era infatti stata apposta sul cancello di ingresso del condominio interessata: "Sarebbe la seconda antenna sullo stesso palazzo - protestavano i contrari - per trasmissione segnali per telefoni cellulari in varie frequenze, nonostante crescano sempre di più le evidenze scientifiche sui rischi per la salute". Dopo proteste, striscioni esposti anche in piazza del Campidoglio e incontri con consiglieri comunali e con l'assessore all'urbanistica Maurizio Veloccia, ecco il primo risultato: l'intervento del dipartimento. Il procedimento in autotutelaLa comunicazione dello stop (che, per ora, non è definitivo) è arrivata l'8 agosto. Indirizzata a Iliad, alla direzione tecnica del I municipio, alla Soprintendenza Speciale di Roma, all'Arpa Lazio e alla stessa Rete Comune Inquilini Ater San Saba. Il procedimento avviato è "finalizzato all'annullamento in autotutela del provvedimento tacito di autorizzazione". A febbraio 2024 Iliad, con una autocertificazione, la società aveva notificato l'autorizzazione "per silenzio-assenso" all'installazione di una stazione radio base. Un'antenna di telefonia mobile vicino alla scuola, la rivolta dei genitori: "Non lo permetteremo""Violato regolamento comunale"Ma, a quanto si evince, ci sarebbe stata una "violazione di legge", scrive la direzione competente: "In particolare dell'articolo 3 del regolamento comunale in materia di localizzazione, installazione e modifica degli impianti di telefonia mobile, approvato con deliberazione di assemblea capitolina n.26 del 15 maggio 2015". Nello specifico, il regolamento (che l'attuale amministrazione vuole superare e in autunno partirà la discussione politica) individua le aree definite "preferenziali" per l'installazione delle SRB e prevede che "può essere consentita la localizzazione degli impianti in altre aree solo se tutte le precedenti localizzazioni risultino impossibili, inidonee o insufficienti a garantire la copertura dei servizi". Cosa è successo da novembre 2023 e oggiIliad (che a RomaToday ha risposto di non voler commentare la decisione del Comune), il 9 novembre 2023 aveva presentato istanza di autorizzazione per la stazione radio base in via Zuccari 1/A. Il dipartimento urbanistica, tramite la direzione pianificazione, aveva risposto chiedendo alcune integrazioni, risultato di un primo esame istruttorio "in cui si riscontravano alcune carenze documentali". Innanzitutto la dichiarazione sulla verifica della "non esistenza di aree preferenziali" (come da regolamento del 2015), secondo poi la dichiarazione sostitutiva sulla "titolarità all'uso dell'area interessata dall'intervento".Oltre alla richiesta dei due documenti, Roma Capitale riteneva di dover far partire una conferenza di servizi decisoria, in modalità "semplificata asincrona". Il 24 novembre 2023, Iliad dava conto agli uffici di aver inoltrato al dipartimento PAU e al I municipio, il 3 ottobre, una richiesta di disponibilità di un'area preferenziale "ma entrambe le richieste sono rimaste inevase".Poi, come si legge sempre nella comunicazione dell'8 agosto 2024 "Iliad Italia SpA affermava di ritenere non dovuta la dichiarazione asseverata sulla verifica della non esistenza di aree preferenziali, in quanto non rientrante tra la documentazione richiesta dalla delibera del 2015 (quella del regolamento)". Per farla breve e semplice: Iliad sosteneva di non avere alcun obbligo di certificazione e rivendicava di aver avanzato delle richieste agli uffici competenti, senza ricevere risposta. Le sentenze che danno ragione al ComuneRoma Capitale, però, non è d'accordo. E per avvalorare la sua tesi, cita diverse recenti sentenze, nello specifico una del Consiglio di Stato e due del Tar del Lazio, l'ultima delle quali è datata 11 luglio 2024. Sintetizzando, queste sentenze dimostrano che "l’onere di verifica della sussistenza di siti alternativi non possa ritenersi assolto con la mera affermazione, da parte del richiedente, di non essere a conoscenza dell’esistenza di siti preferenziali di proprietà comunale e/o pubblica". Ma, come si evince dal documento, le colpe non sono solo di Iliad. E lo ammette la stessa amministrazione.Il Campidoglio fa "mea culpa""L’iter procedimentale che ha condotto al provvedimento tacito di autorizzazione - ammette la direzione urbanistica - risulta viziato per difetto istruttorio imputabile sia a codesta società (cioè Iliad, ndr), che non ha dato dimostrazione che 'tutte le precedenti localizzazioni' 'risultino impossibili inidonee o insufficienti', così come richiesto dalla normativa vigente, sia all’amministrazione, che si è sottratta al confronto con codesta società al fine di garantire la corretta interpretazione, nel caso concreto, dei criteri fissati dall’art. 3 del regolamento".Non solo: Roma Capitale  "non ha nemmeno utilizzato la procedura introdotta da un decreto legislativo del 2021, di recepimento di una direttiva europea del 1972 - si legge ancora - che ha istituito il Codice europeo delle comunicazioni elettroniche, richiedendo a codesta società di trasmettere l’elenco degli impianti già installati, anche di altri gestori telefonici già presenti, così da poter avviare un processo di consultazione pubblica di durata adeguata". Quindi anche il Campidoglio si è sottratto al suo ruolo di controllo, non applicando direttive nazionali molto chiare a riguardo. Trombetti: "Ci vogliono regole certe"Va da sé che è tutto da rifare, più o meno. "Per la prima volta il dipartimento urbanistica prende una posizione forte e netta dicendo no all'autorizzazione a un'antenna telefonica - commenta Yuri Trombetti, consigliere capitolino del Pd -. Roma si sta man mano riempiendo di queste strutture, bisogna regolamentarle e scegliere i siti preferenziali. Le proteste sono ovunque, non solo a San Saba. Va bene la connettività, va bene il 5G o il 4G, ma con regole certe. Gli uffici, sollecitati dai cittadini, hanno dimostrato che non esistono casi impossibili e si possono risolvere anche queste cose". L'esultanza degli abitanti di San Saba"Grazie all' 'assessore all'urbanistica Maurizio Veloccia che ha recepito le nostre giuste motivazioni e ha emesso un provvedimento che al momento blocca i lavori - commenta la Rete degli abitanti Ater di San Saba -. Grazie anche Yuri Trombetti che ha sostenuto la nostra protesta, grazie a Ferdinando Bonessio del gruppo Europa Verde Ecologista, grazie a Daniela Spinaci (consigliera Pd in I municipio, ndr) e un grande grazie a tutte le persone del comitato dei residenti che non hanno mai mollato". "L’assessore è stato di parola e onesto - aggiunge Carla Spaziani, presidente della Rete Comune Inquini Ater San Saba -. Ora, per il futuro, ci auguriamo tutti che i nostri vicini, interessati dall'installazione, ci ripensino. Anche a fronte di questa bella novità. Andiamo avanti nella nostra battaglia, per la quale voglio ringraziare tutti coloro che ne hanno preso parte, ognuno mettendo a servizio le proprie conoscenze e competenze". Il 5g potrebbe triplicare le radiazioni. Ma il Comune non sa ancora come difendere la salute dei romani

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