File not found
investimenti

Consiglio Supremo di Difesa convocato da Mattarella: cosa è e perché è stato convocato

Senato, no ai ristori per le famiglie dei medici morti di covidCatasto, Governo salvo per un voto: decisivo il no di NclPatuanelli: “No al gas russo dopo gli orrori di Bucha ma la scelta deve essere europea”

post image

Dl Green Pass, Camera approva la fiducia con 452 sìUn ritratto di Godeliève Mukasarasi,ETF l’attivista ruandese che con la sua associazione ha costruito il dialogo interetnico - . COMMENTA E CONDIVIDI Sono passati trent’anni, ma quei giorni di aprile del 1994 sono impressi nella sua memoria come se fosse ieri. «Improvvisamente erano diventati tutti malvagi», ricorda Godeliève Mukasarasi, sopravvissuta per miracolo allo scontro fratricida tra hutu e tutsi e al genocidio che spazzò via dal Ruanda oltre 800mila persone, in maggioranza della seconda etnia. Lei ha perso gran parte della famiglia, specialmente da parte del marito, una ventina di persone affogate in un fiume poco distante dalla loro casa. Ma è stata risparmiata, anche se proprio suo marito e la figlia sono stati assassinati due anni dopo, vittime di una spirale di violenze e vendette che non si è fermata dopo quei cento giorni d’inferno. Anche Godeliève, però, che oggi ha 65 anni, da allora non si è più fermata. Ha messo in campo energie e competenze, molta determinazione e una straordinaria capacità di relazione per ricucire dal basso i fili di quel tessuto sociale così barbaramente lacerato. Già nel dicembre del 1994 ha fondato l’associazione Solidarietà per la promozione delle vedove e degli orfani in vista dell’impiego e dell’autopromozione (Sevota), che ha assistito e accompagnato più di 70mila persone. Nel 2018 il Dipartimento di Stato americano ha riconosciuto Godeliève Mukasarasi con l’International Women of Courage Award e nel marzo del 2022 è stata inserita tra i “Giusti” della Shoah e degli altri genocidi al Giardino del Monte Stella di Milano dall’Associazione Gariwo, la foresta dei Giusti. E ora lei stessa si sta impegnando in prima persona perché un analogo Giardino venga inaugurato in Ruanda in occasione del trentennale del genocidio.Che cosa l’ha spinta a rimettersi in gioco sin da subito? Dove ha trovato la forza e il coraggio?Pregavo in continuazione. Mi dicevo che se Dio aveva salvato me e i miei figli, dovevo trovare la forza di reagire. Ma come? Sentivo di dover rispondere all’odio e alla sete di vendetta con un amore incondizionato. Ho iniziato a pensarci durante i massacri. Poi, appena è stato possibile, ho creato l’associazione Sevota.All’inizio però non aveva risorse e il contesto sociale era profondamente diviso...Effettivamente non avevo alcun mezzo. I primi piccoli aiuti sono arrivati dalla mia parrocchia e da un missionario spagnolo, oltre che dalla municipalità del villaggio e soprattutto da tanta gente semplice che non aveva nulla, ma offriva un po’ di cibo, qualche vestito, il ricavato di una colletta... Anche mio marito mi ha sostenuto molto ed è stato di grande ispirazione. E così, il 28 dicembre 1994 abbiamo fatto il primo incontro con un gruppo di donne.Lei si è occupata principalmente di vedove e di vittime di stupro, ma anche di tantissimi orfani. Perché?Sono assistente sociale di formazione e professione: per me è stato naturale rivolgermi alle persone più vulnerabili. Improvvisamente nel Paese c’erano migliaia di vedove e moltissime donne e ragazze che avevano subìto violenza sessuale. Per non parlare degli orfani, tantissimi bambini e ragazzi, che non avevano più nulla e nessuno, non sapevano dove andare e a chi rivolgersi.Donne vittime, ma anche donne protagoniste. In tutti questi anni lei ha portato avanti moltissime iniziative di sensibilizzazione, formazione, processi di guarigione della memoria. Come è stato possibile dopo tutto quello che avevano subìto?In quel primo incontro nel dicembre 1994 abbiamo creato uno spazio protetto in cui alcune vedove hanno avuto la possibilità di parlare e di confrontarsi, ma anche di aiutarsi reciprocamente a rielaborare il trauma e ad andare avanti. Ancora oggi continuiamo a proporre e facilitare iniziative in cui soprattutto le donne possono incontrarsi, fare formazione, creare gruppi di mutuo aiuto e dar vita anche a piccole attività economiche, dall’agricoltura all’artigianato, affinché possano essere autonome. Lo stesso abbiamo fatto con le ragazze che avevano subito violenza sessuale, doppiamente vittime, in quanto venivano stigmatizzate perché portavano in grembo il figlio del nemico. Le abbiamo aiutate a ritrovare fiducia in loro stesse perché potessero poi avere fiducia negli altri e trovare la forza di rialzarsi e riprendere in mano le loro. Non è stato facile, ma era una strada necessaria per “ricostruire” le nostre comunità così profondamente lacerate.Nelle società africane le donne sono i pilastri delle comunità. In Ruanda sono state fondamentali anche per rimarginare le ferite lasciate dal genocidio.Sin dall’8 marzo 1995 abbiamo iniziato a organizzare eventi e iniziative che mettevano al centro il tema della pace e dei diritti, della dignità di ogni persona e della pacificazione delle comunità. Lo abbiamo fatto soprattutto con le donne perché, nonostante tutto, hanno una forza grandissima e anche una capacità molto concreta di rimboccarsi le maniche e di guardare avanti per loro e per i loro figli, generando vita in molti modi. Il loro contributo alla pacificazione è stato ed è essenziale per il nostro popolo, che continua a portare addosso ferite che faticano a rimarginarsi, e anche per il nostro Paese affinché tutti possano sentirsi innanzitutto ruandesi e non divisi lungo linee etniche.E i giovani? Come si interrompe la catena di trasmissione dell’odio e dell’intolleranza verso l’altro?Abbiamo fatto nascere moltissimi club di giovani, che all’inizio avevano soprattutto uno scopo terapeutico per guarire i traumi e che ora cercano anche di responsabilizzarli su tante questioni come quelle economiche, la gestione della sessualità, la promozione della pace e di uno sviluppo sostenibile. Non abbiamo però dimenticato le persone anziane, in particolare quelle sopravvissute al genocidio, che spesso sono rimaste completamente sole.A un certo punto avete coinvolto nei processi di riconciliazione persino alcuni responsabili del genocidio...Lavorare per la pace e la riconciliazione è stata una scelta personale e collettiva che necessariamente doveva coinvolgere molti soggetti: dalle istituzioni alle chiese, dalla società civile alle autorità tradizionali. A anche alcune persone che avevano commesso dei crimini durante il genocidio e hanno pagato con la prigione. Alcuni di loro erano giovanissimi al tempo dei massacri e sono rimasti loro stessi traumatizzati da quello che avevano fatto. È importante integrarli nel processo di riconciliazione in un contesto di giustizia e verità. Non bisogna smettere di lavorare per la pace affinché tutti i ruandesi si sentano davvero fratelli. E per questo bisogna essere capaci anche di perdonare.Che cosa significa per lei il perdono?Per me significa donare di più, vivere nell’amore incondizionato, evitare il male per fare il bene. Ma anche aiutare gli altri, specialmente le donne vittime di stupro, a perdonarsi perché poi possano a loro volta perdonare. È un passo fondamentale per tornare a vivere in pace con se stessi e con gli altri.

Guerra ed effetti sul gas, dichiarato lo stato di preallarme in Italia Solidarietà e fiori di Salvini davanti all’ambasciata ucraina a Roma

Caro bollette, Cdm atteso venerdì 18 febbraio: 4 miliardi di euro contro i rincari

Caro bollette, Draghi: “Governo pronto per un nuovo intervento”Mascherine al chiuso, il governo ha deciso e l’obbligo sarà prorogato

Costa: “Ormai parliamo di richiamo annuale, non di quarta dose di vaccino”Bonus psicologo, c'è l'ok: come funziona e chi ne avrà diritto?

Il tentativo della Lega: stop al Green Pass già dal 31 marzo

Val D'Aosta, morto l'ex vice-presidente del Consiglio Regionale Giovanni AlosiMascherine al chiuso, stop all'obbligo dal 1 maggio: il governo ci sta ripensando?

Ryan Reynold
Caro carburante, dal taglio delle accise alla riduzione del pedaggio per i tir: i dettagli del decretoMascherine al chiuso, il sottosegretario Costa: “Stop all’obbligo dal primo maggio”Covid, Costa: "Lo stato di emergenza non sarà prorogato oltre il 31 marzo"

MACD

  1. avatarRoma, Sergio Mattarella a messa nella basilica ucraina cattolica di Santa Sofiatrading a breve termine

    Spesa militare, Fratoianni: "Aumento irragionevole, corsa al riarmo incomprensibile"Ucraina, ipotesi viaggio Draghi a Kiev: Governo lavora a nuovo decreto per invio di armiVerso la sospensione dei brevetti ai vaccini anti Covid: cosa significa e le conseguenzeDiscorso di Zelensky alla Camera, il commento di Matteo Salvini: "Mi piace quando parla di pace"

    1. Le comunicazioni di Mario Draghi in vista del Consiglio Europeo del 24 e 25 marzo

      1. avatarNotizie di Politica italiana - Pag. 222trading a breve termine

        Covid, Sileri: "Quarta dose? Richiamo ogni anno come per l'influenza"

  2. avatarCosta: “Ormai parliamo di richiamo annuale, non di quarta dose di vaccino”analisi tecnica

    Costa: “Obbligo di Green Pass fino all’estate e riduzione graduale con le terze dosi”Dl Ucraina, l'ok del Governo sull'ordine del giorno Fdi per l'aumento delle spese militariDecreto Milleproroghe: confermata la sperimentazione sugli animali fino al 2025Renzi attacca Conte: “Incompetente ed incapace di conoscere le regole del gioco”

    ETF
  3. avatarI sondaggi dicono che gli italiani sono contrari all’aumento delle spese militariProfessore del Dipartimento di Gestione del Rischio di BlackRock

    Riforma pensioni, ecco come avere fino a 500 euro in più al meseMattarella: “La memoria delle vittime di mafia è richiamo contro l’indifferenza”Giorgia Meloni sulla guerra Russia-Ucraina: "L’attacco di Putin è inaccettabile"Cosa dicono le mail segrete della missione russa anti Covid in Italia

Di Maio vola ad Algeri per il gas: "Rafforzare la cooperazione energetica"

Sondaggi politici, Fratelli d'Italia continua a crescere: giù PD e LegaSondaggi politici: Pd primo partito, in calo M5S*