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Due escursionisti colpiti da un fulmine a PontresinaL’ex premier chiamato a stilare un rapporto sulla competitività. Le imprese messe al centro del processo legislativo (e del discorso sul clima). Altri patti come quello con la Tunisia. Tutti i punti chiave dello state of the Union 2023 che in realtà è un discorso per le europee 2024 Il discorso sullo stato dell’Unione è lo speech annuale della presidente della Commissione europea,MACD che davanti agli europarlamentari riuniti nell’emiciclo di Strasburgo fa il bilancio del suo governo e detta l’agenda per l’anno a venire. Un anno particolare In questo caso, si tratta dell’ultimo discorso prima della fine del mandato – le elezioni europee si terranno a giugno 2024 – ed è in teoria un momento in cui Ursula von der Leyen tira le fila della sua presidenza. Nella pratica, visto che l’ipotesi di un suo bis nel 2024 è più che plausibile, questa diventa per la presidente un’occasione per ribadire i propri successi, qualora voglia trasformare il discorso in un assaggio di campagna europea. Un discorso per le europee E infatti il discorso 2023 di von der Leyen comincia con un count down dei giorni mancanti alle elezioni europee. «Gli europei in cabina elettorale penseranno a guerra, cambiamento climatico, intelligenza artificiale, casa, lavoro». Per fare la sintesi del suo capitale politico, Ursula von der Leyen cita i vaccini, il tema dell’indipendenza energetica e poi – «poiché come donna per me è importante» –  l’adesione alla convenzione di Istanbul e il tema della parità di genere. «Un no è un no! Senza libertà dalla violenza non può esserci parità». Il nodo del clima «Il Green Deal scaturisce dalla necessità di proteggere il pianeta e per la prosperità futura». E ancora: «Abbiamo trasformato l’agenda per il clima in un’agenda economica e questa strategia ha già dato risultati nel breve periodo: decarbonizzazione e modernizzazione possono andare di pari passo». Il passaggio sul Green Deal è politicamente importante perché sull’agenda verde si è consumata la tensione interna al Ppe, con Manfred Weber – il leader – che ha strattonato l’agenda green della presidente votando contro, nell’ultima fase, assieme all’estrema destra. «Questo lavoro dobbiamo completarlo, e tenere dialoghi con l’industria sulla transizione pulita, calati nei vari territori e settori». La transizione come chiave «per la competitività». Von der Leyen annuncia un pacchetto per l’energia eolica, su accesso a finanziamenti e accelerazione delle procedure. «I nostri obiettivi ambiziosi non lasciano spazio a dubbi». Apparentemente, von der Leyen rivendica il Green Deal: «Manteniamo la rotta», è il messaggio ufficiale a Weber. Ma tutto il suo discorso sul clima è oggi orientato sull'industria. Pensa già alla «cabina elettorale», da lei citata nell'incipit. Anche il paragrafo sull’agricoltura si inserisce a pieno titolo nella campagna elettorale dei popolari europei, gruppo di riferimento della presidente. Business first Dopo il passaggio sul clima, anche il resto del discorso ammicca alle imprese e quindi riprende gli argomenti elettorali del Ppe. «Nomineremo un rappresentante speciale dell’Ue per le piccole e medie imprese che riferirà direttamente a me». Per ogni atto legislativo «facciamo un controllo della competitività». «Ora è il momento di agevolare finalmente le imprese in Europa». E ancora: «Chiediamo all’industria di guidare la transizione pulita». Anche il futuro digitale, con tutte le questioni etiche e sistemiche che trascina con sé, viene affrontato dalla presidente in chiave business first. Von der Leyen pensa a un organismo per l’intelligenza artificiale che comprenda anche le imprese.  In realtà in Ue c’è un iter legislativo in corso per un AI Act, ma in questo discorso sullo stato dell’Unione la presidente continua a lanciare nuovi organismi, dal rappresentante per le PMI a una camera consultiva con imprese ed esperti per l’intelligenza artificiale, «come avviene negli Usa, dove sette imprese hanno già aderito volontariamente alle regole». «Così avverrà in Ue, le imprese aderiranno volontariamente perché non abbiamo tempo». Draghi, Delors e il prezzo del gas «Ho chiesto a Mario Draghi di preparare una relazione sulla competitività europea». «Siamo a livelli record di occupazione», rivendica la presidente, tralasciando che persino la locomotiva tedesca si sta infragilendo con una recessione all’orizzonte. Poi von der Leyen parla di «strozzature per la competitività» riferendosi all’accesso al mercato del lavoro da migliorare «soprattutto per giovani e donne».  «Abbiamo anche bisogno di una migrazione qualificata». Sono passati quasi 40 anni da quando Delors ha avviato il dialogo sociale europeo a Val Duchesse. «Le parti sociali devono restare il fulcro», dice von der Leyen dopo aver citato imprenditori e sindacati. «Perciò convocheremo un vertice delle parti sociali a Val Duchesse». La Bce sta lavorando per ridurre l’inflazione, «la buona notizia è che in Europa si stanno riducendo i prezzi dell’energia e che abbiamo superato l’inverno».  Von der Leyen rivendica «l’investimento in rinnovabili» e cita il calo drastico del prezzo del gas: «Dobbiamo capire come riprodurre questo modello di successo» anche per idrogeno e materie critiche. Piccolo debunking: in realtà proprio la presidente della Commissione europea ha fatto da sponda a Berlino ostruendo i piani per un efficace e pronto tetto al prezzo del gas.  Tunisia bis La migrazione va gestita ma ci vuole pazienza e soprattutto unità. «Abbiamo ascoltato tutti», abbiamo ridotto i flussi «e firmato un partenariato che comporta vantaggi reciproci che vanno al di là dell’immigrazione e ora vogliamo lavorare ad accordi analoghi con altri paesi». «Abbiamo rafforzato la protezione delle frontiere. Voglio ringraziare Bulgaria e Romania per averci indicato la via promuovendo buone pratiche di asilo e rimpatrio, facciamole finalmente entrare in Ue senza altri ritardi». L’Europa sia in grado «di gestire le migrazioni con efficacia e passione». Poi sul patto per le migrazioni «non siamo mai stati così vicini» a un accordo – e la presidente invoca l’unità. Dalla Cina all’allargamento «La Commissione avvierà un’inchiesta sui veicoli provenienti dalla Cina», annuncia von der Leyen, che nel suo discorso – di fatto un discorso per le europee – lancia affondi contro Pechino. Contro «la competizione sleale». Il primo riferimento geopolitico del discorso è rivolto alla Cina; von der Leyen è stata non a caso definita «la presidente americana» in passato da Politico Europe per il suo approccio e i suoi legami con gli Usa. Ma poi durante il discorso, memore delle rimostranze dei governi dopo le sue dichiarazioni a Washington, tiene il calibro: «Io sono per il derisking, non il decoupling». Non un divorzio totale dalla Cina. La presidente cita anche il “Global Gateway”, che era stato da lei lanciato come un’alternativa alla via della seta, e ritiene di stare «constatando che è un successo». Un passaggio – a lungo applaudito – del discorso è dedicato alle vittime della guerra in Ucraina. «Saremo al fianco dell’Ucraina sempre, per tutto il tempo necessario». La Commissione proporrà di prorogare la protezione temporanea garantita finora agli ucraini accolti in Ue. Altri 50 miliardi in 4 anni vengono annunciati da von der Leyen per la ricostruzione e la ripresa in Ucraina. Poi un accenno all’allargamento: «Il futuro dell’Ucraina, così come quello della Moldova, è in Ue». La storia «ci chiama ad adoperarci per completare la nostra Unione». Un’Europa estesa (ma infragilita) La convenzione per modificare i trattati viene citata «se necessaria» per l’allargamento, ma «non dobbiamo aspettare». Nessun afflato federalista per von der Leyen: allargamento prima di tutto. Anche i problemi che attraversano le democrazie europee – Polonia e Ungheria anzitutto – finiscono sullo sfondo, nel suo discorso. Tra gli annunci della presidente c’è quello di estendere le relazioni sullo stato di diritto ai paesi che vogliono aderire all’Ue. Nessun riferimento caustico invece per quel che riguarda le violazioni della democrazia in corso nei paesi Ue stessi. Fischi in aula quando von der Leyen si sbaglia, e si rivolge «agli stati membri» invece che agli eurodeputati. «Un lapsus!», precisa. La storia dello state of the Union Negli Stati Uniti, dove la tradizione dello “state of the Union” è nata nel 1790 con George Washington, questo è il momento unificante della nazione da quando esistono i mass media. L’Ue non è ancora una nazione, ma lo “state of the Union” vuol essere un momento unificante, ed è un’occasione per i presidenti della Commissione europea per ricapitolare la propria agenda. Nel discorso si giocano parte del loro capitale politico. Rispetto al suo predecessore Jean-Claude Juncker, Ursula von der Leyen ha dovuto tener conto nelle pagine del suo speech anche di episodi inediti per l’Ue come la pandemia e il supporto all’Ucraina in guerra. Il discorso del 2021 Il discorso del 2022 © Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?AccediFrancesca De Benedetti Scrive di Europa ed Esteri a Domani, dove cura anche le partnership coi media internazionali, e ha cofondato il progetto European Focus, una coproduzione di contenuti su scala europea a cura di Domani e altri otto media europei tra i quali Libération e Gazeta Wyborcza. Europea per vocazione, in precedenza ha lavorato a Repubblica e a La7, ha scritto per The Independent, MicroMega e altre testate. Non perdiamoci di vista: questo è il mio account Twitter

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