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L’uragano Beryl potrebbe essere solamente l’inizioIl nuovo cancelliere dello Scacchiere britannico,bucoETF Rachel Reeves - Ansa COMMENTA E CONDIVIDI Scordatevi “Cool Britannia”. Almeno per ora, s’intende. L’avvento del nuovo governo laburista di Keir Starmer, sancito dalle elezioni di inizio luglio, difficilmente segnerà una nuova era dorata di orgoglio nazionale, come quella che coincise, nella seconda metà degli anni Novanta, con l’ascesa di Tony Blair e con l’esplosione del brit pop. Quattordici anni di governo conservatore non porteranno infatti in dote al nuovo esecutivo “soltanto” le conseguenze della Brexit e il drastico aumento delle diseguaglianze sociali: c’è un buco nelle casse di Sua Maestà, un buco da 22 miliardi di sterline (26,1 miliardi di euro) che rischia di frenare ambizioni di crescita, investimenti, servizi e welfare. La sesta economia del pianeta vede aumentare drammaticamente il suo debito pubblico, è la denuncia lanciata ieri a Westminster dal nuovo cancelliere dello Scacchiere, Rachel Reeves, prima donna a ricoprire il ruolo di responsabile delle Finanze del Regno. Le cose, insomma, stanno molto peggio di come avessero lasciato intendere i conservatori di Rishi Sunak, impegnatisi in spese per le quali non c’erano le adeguate coperture. Sono in arrivo nuove tasse per far fronte al buco? Possibile, certo non il miglior biglietto da visita per un nuovo governo.La “pezza d’appoggio” di Reeves è in una nuova revisione della spesa pubblica appena fatta effettuare dall’esecutivo e che servirà da base per la finanziaria d’autunno. Un documento che, secondo il premier Starmer, «mostra che la Gran Bretagna è al verde e in cattive condizioni». «Il governo precedente ha speso miliardi di sterline in più rispetto al budget, dopo aver fatto una serie di promesse non finanziate», ha sottolineato Reeves, annunciando l’istituzione di un nuovo ufficio che avrà il compito di tagliare gli sprechi governativi, ridurre le consulenze esterne e alienare le proprietà pubbliche inutilizzate. «Il precedente governo si è rifiutato di prendere le decisioni difficili e ha coperto il vero stato delle finanze pubbliche prima di andarsene», ha rincarato il cancelliere dello Scacchiere. I conservatori, dal canto loro, hanno respinto le accuse, sostenendo che si tratti solo di un pretesto del Labour per alzare le tasse; Reeves ha escluso di nuovo ieri aumenti dell’Iva e delle aliquote sul reddito. Tra i tagli allo studio del nuovo governo c’è la sospensione di alcuni progetti stradali, come quello di un tunnel sotto Stonehenge (costo 1,7 miliardi di sterline), e lo stop al programma di costruzione di 40 ospedali sbandierato da un altro ex premier conservatore, Boris Johnson. Oltre al sistema sanitario, anche quello penitenziario potrebbe vedere stop importanti. In totale, della cancellazione di 13,5 miliardi di spesa pubblica tra questo e il prossimo anno. Gli effetti saranno netti su molti settori, proprio in un momento in cui i dati segnalavano una ripresa economica maggiore del previsto per il Regno Unito. Il Pil britannico dovrebbe crescere quest’anno dell’1,1%, un punto in più rispetto al 2023, e dell’1,5% nel 2025. A giugno l’inflazione è scesa al 2%, il livello più basso in tre anni, tanto che giovedì la Banca d’Inghilterra dovrebbe tagliare di almeno lo 0,25% il costo del denaro.Ciononostante, l’eredità dei conservatori sui conti appare pesante. Le disuguaglianze sono ai massimi storici, tanto che, dopo gli Stati Uniti, la Gran Bretagna è, tra i Paesi ricchi, quello con i divari di reddito più ampi, una tendenza certo non nuova ma comunque da evidenziare. La Brexit, poi, ha avuto conseguenze importanti. Un recente rapporto indipendente di Cambridge Econometrics stima che siano 1,8 milioni i posti di lavoro andati in fumo dall’uscita dall’Ue, con una perdita di Pil reale di 140 miliardi di sterline (165 miliardi di euro). Il debito pubblico a fine giugno si attestava al 99,5% del Pil, a livelli molto elevati per il Paese. Secondo i media la finanziaria d’autunno potrebbe contenere tasse sulle pensioni (inedite nel Regno) e incrementi delle imposte di successione o sui capital gains, ma nessuno esclude interventi anche più drastici e corposi. Niente di così “cool”, in effetti.
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