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L’abitudine alla malinconia di Brokken. Indagine intorno a sua madreLe province spendono molto per gli affitti delle scuole superiori,trading a breve termine spesso ospitate in locali privati. Il fenomeno è più diffuso al Sud, ma gli sprechi sono frequenti. Di Meglio (Gilda): «Così è più difficile mettere a norma gli edifici». Il caso dell’istituto di Padova con un canone da 300mila euroCon i suoi 1.100 studenti, è una delle scuole più affollate della provincia di Padova. Un istituto pubblico che davvero pubblico non è, dato che da più di trent’anni l’istituto Valle è in affitto dalla congregazione dei Rogazionisti. La provincia sborsa ogni anno 300mila euro ai proprietari, per una sede «non adeguata al numero degli studenti e alle attività che si devono svolgere».Il Giovanni Valle di Padova è solo una delle tante scuole in affitto, cioè ospitate in immobili di privati e per cui gli enti locali pagano cifre altissime. Un buco nero su cui fa luce un’indagine della federazione Gilda-Unams, che spulciando nella sezione “amministrazione trasparente” dei bilanci provinciali ha ricostruito le anomalie di tante zone, dove ci sono scuole che da decenni risultano in affitto.Di regione in regioneI dati mostrano una situazione di forte ritardo nella riqualificazione edilizia e nei servizi scolastici, aggravata dalle disparità territoriali. Nel Sud Italia il fenomeno è più esteso. La regione che spende di più in affitti per edifici scolastici è la Campania, con 11 milioni di euro, seguita dal Lazio (8,8 milioni) e dalla Puglia (7,5 milioni). Ma anche al Nord non mancano gli sprechi, con la Lombardia che spende 6,3 milioni l’anno. Nel complesso, sono solo otto le regioni con una spesa di questo tipo sotto il milione di euro.Se si guarda alle singole province, è Napoli a guadagnarsi la maglia nera con quasi 9 milioni spesi, mentre la città metropolitana di Roma supera i 3 milioni di euro. La regione più virtuosa sembra essere il Veneto con 5.200 euro, ma è un effetto ottico: il numero così basso dipende dal fatto che soltanto la provincia di Belluno ha pubblicato i dati completi.«Abbiamo fatto una ricerca capillare che è durata mesi. Dopo aver capito che né il ministero né le direzioni regionali avevano alcun dato, abbiamo guardato tra i bilanci delle province» dice a Domani Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli insegnanti. «La metà delle province non mette il bilancio sul suo sito. Abbiamo calcolato spese per 55 milioni, ma la nostra indagine è parziale e mostra solo la punta dell’iceberg». Tra sprechi e lavoriIn molti casi, con il senno di poi, per lo stato sarebbe stato meglio provvedere all’acquisto degli edifici – o costruirli ex novo – anziché continuare a pagare canoni così alti. Il fenomeno delle scuole in affitto si ripercuote poi sull’edilizia scolastica, dato che per le strutture private è più difficile programmare la manutenzione. Ancora oggi, stima il sindacato degli insegnanti, solo un edificio su due dispone del certificato di agibilità, di collaudo statico e di prevenzione incendi. E al Sud una scuola su tre richiede interventi urgenti.«Alcuni enti locali pubblicano il bilancio senza le spese in affitti scolastici, che vengono aggregate ad altre» nota ancora Di Meglio. È proprio il caso dell’istituto Valle, una scuola in affitto con un canone fantasma. «Da anni siamo costretti in aule e spazi inadeguati, spesso fatiscenti. Facciamo ricreazione nel parcheggio e non abbiamo una vera palestra» lamentano gli studenti, che a marzo si sono riuniti in presidio sotto la sede della provincia.Una nuova sede per questa scuola si ipotizzava già dieci anni fa, quando fu avviato un piano da 17 milioni per la costruzione di un altro edificio. Ma dopo aver realizzato il progetto non se ne fece nulla. Nel frattempo, il Valle ha continuato a pagare l’affitto ai Padri Rogazionisti. Negli anni ci sono stati lavori di sistemazione in emergenza, ma i problemi strutturali non sono stati risolti.L’anagrafe scolasticaPer affrontare la questione, che costituisce un grande spreco di denaro pubblico, la Gilda ha messo in campo alcune proposte, presentate il 9 aprile a Roma. «Spetta alla politica risolvere il problema, nostro compito era sollevarlo. Ci auguriamo che si crei un’autorità con funzioni di vigilanza o che si affidi la materia alle regioni, dato che il ministero non ha competenza sull’edilizia scolastica» conclude Di Meglio.Un invito raccolto, almeno a parole, da Gimmi Cangiano, deputato di Fratelli d’Italia e membro della commissione Istruzione alla Camera: «Dobbiamo fare un’indagine conoscitiva e ottenere la mappa completa delle scuole. E poi ripartire dai fondi stanziati dal Pnrr per la costruzione di nuovi edifici e la riqualificazione di quelli esistenti. La sicurezza di chi sta a scuola deve essere la priorità di tutti».© Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?AccediEnrico DalcastagnéGiornalista professionista. È laureato in Mass media e politica a Bologna e ha frequentato il master in giornalismo della Luiss di Roma. Già collaboratore del Foglio e di YouTrend, si occupa di politica e società italiana. Su Twitter e Instagram è @ildalca.
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