Ladro nudista alla pasticceria Nascimben, furto ripreso dalle telecamereIn una scuola a Salerno un 15enne spara alla prof con pistola a palliniSuicida su TikTok, gli ultimi aggiornamenti dalle indagini
Turista deturpa il Colosseo: nessuno gli ha fornito l'IBAN per il risarcimentoUn momento della Settimana Sociale di Trieste - Agenzia Romano Siciliani COMMENTA E CONDIVIDI Gli amministratori locali formatisi in associazioni e movimenti ecclesiali sono migliaia. C’è chi milita nelle sezioni dei partiti,criptovalute chi ha dato vita a liste civiche, chi ha messo in piedi movimenti politici autonomi. A Trieste, nei giorni della Settimana sociale di inizio luglio, ce n’erano un’ottantina. E quando si sono incontrati, la sorpresa è stata nell’istanza che hanno posto: non tanto una “ricetta” per “pesare di più”, quanto una “domanda di compagnia” per non disperdere lo specifico dell’impegno da cristiani. Ogni volta che si parla di “cattolici e politica” scatta automatica una discussione retorica: serve un nuovo partito? O presidiare i campi esistenti? Gli amministratori già impegnati capovolgono le priorità: ciò che serve sono luoghi di confronto veri. Perciò Avvenire sta dando loro voce: per mostrare scelte d’impegno concrete, e che dovrebbero risultare più visibili in autunno, quando gli stessi “amministratori di Trieste” si convocheranno per un vero e proprio incontro nazionale.GIUSEPPE IRACE, SEGRETARIO DI "PER LE PERSONE E LA COMUNITÀ"La Settimana sociale di Trieste ha avuto tanti meriti. Primo fra tutti il tema scelto: la partecipazione. Papa Francesco è stato chiarissimo: democrazia è partecipare, non fare il tifo. Non è una frase scontata: vuol dire, almeno così l’ho interpretata, che la predisposizione a “non tifare”, che i credenti hanno nel loro dna formativo, non può giustificare il disimpegno, lo stare a guardare, il lavarsene le mani. «Non tifo dunque non partecipo», è la semplificazione di tanti, troppi. E invece la traduzione giusta dovrebbe essere: «Non tifo dunque partecipo con uno stile diverso e riconoscibile».La mia riflessione nei giorni successivi è stata la seguente: sì, occorre partecipare, ma «chi» deve prendere prioritariamente in considerazione questo invito-appello? Dire «tutti» significa dire «nessuno». La dinamica ecclesiale da questo punto di vista è contraddittoria. Si considerano giusti i moniti all’impegno, ma si finge di non comprendere che questo monito riguarda anche le “prime linee”, le persone che vengono da servizi intensi, gratuiti, competenti e appassionati alla comunità cristiana. E invece, proprio l’impegno di queste persone talvolta risulta “imbarazzante” proprio per la Chiesa che li ha generati alla fede e all’impegno sociale. Come se producessero un “eccesso di idenficazione” difficile da gestire.Si prova a volte a superare questo imbarazzo raggirandolo, ad esempio “allargando” il concetto di politica al volontariato, alla cooperazione, secondo il principio, giusto in senso lato, per cui «tutto è politica», e quindi «puoi fare politiche anche in altri modi». Ma proprio papa Francesco a Trieste ha colto la differenza fondamentale che dice il plus dell’impegno esplicito: «L’amore politico non si accontenta di curare gli effetti ma cerca di affrontare le cause».Queste riflessioni tornano periodicamente nei nostri dibattiti interni. Ma quasi mai vengono incanalate in percorsi concreti. Proprio per questo motivo, quattro anni fa, con un gruppo “largo” di amici provenienti dall’associazionismo, ma non più impegnati con incarichi e ruoli formali, abbiamo fatto nascere in Campania PER le Persone e la Comunità, rete politica che oramai partecipa regolarmente, con un proprio simbolo, ad amministrative cittadine e regionali, crescendo sino al punto di esprimere una candidatura indipendente nel Sud Italia alle recenti elezioni europee.Aiutare e accompagnare all’impegno e al servizio politico non è facile, così come comporre liste territoriali che restino coerenti con le priorità dell’educazione, della solidarietà, della sostenibilità. La vera fatica è misurarsi con la paura del consenso, che sembra un “giudizio” sulle nostre vite, sulle nostre storie, ma che invece dovremmo assorbire più serenamente come inevitabile e ineludibile momento di sintesi di processi di partecipazione più ampi, che in gran parte dipendono dalla nostra capacità e volontà di coinvolgere persone per bene nella vita delle città.Il valore aggiunto di “Per” è che la fatica della partecipazione e del consenso viene vissuta insieme, non da soli. E non è un elemento da sottovalutare. Perché è vero che oggi serve uno “spartito” più che un “partito”, ma senza un’orchestra affiatata che lo esegua nessuno ascolterà la musica. La particolarità, forse unicità, di questa nostra esperienza su scala regionale e interregionale ci ha consentito di partecipare alla Settimana sociale come “buona pratica”: non possiamo che ringraziare il Comitato promotore per quello che è stato, indubbiamente, anche un atto di coraggio.ALICE SARTORI, CONSIGLIERA COMUNALE DI DEMOS A BUDRIO (BOLOGNA)Sono consigliera comunale di maggioranza con delega alle Politiche giovanili a Budrio, nella pianura bolognese, eletta nel 2022 con lo schieramento di centrosinistra nella lista Demos–Democrazia solidale. La decisione di prendere parte è maturata grazie a un gruppo di amici parrocchiali. Abbiamo voluto una lista partitica e capace di collaborare con altre forze progressiste per tentare una politica meno rancorosa, più attenta alle singole persone e alla comunità. Arrivata a metà mandato, sperimento cosa significhi non fare politica di professione: è difficile conciliarla col lavoro privato e rendere conto ai cittadini del proprio operato. Come dice il Papa «la partecipazione non si improvvisa» ed io ho fatto palestra in Azione cattolica, ma la partecipazione ecclesiale non esenta dalle «tentazioni ideologiche e populiste» della politica.Ho tenuto molto a partecipare alla Settimana triestina proprio per la mia doppia veste di amministratrice locale e di delegata diocesana. Per questo sono stata felicemente sorpresa dall’incontro tra amministratori locali. Mi ritrovo in chi ha definito la “rete di Trieste” uno strumento per costruire lo “spartito comune” che ciascuna forza potrà suonare in modo diverso. Per non soffrire di solitudine e rischiare di sentirci poco significativi su alcune battaglie. Per testimoniare che la politica si può ancora fare per passione, mettendo il focus sul servizio alle persone emarginate. Per avere un luogo di discernimento più grande, che ci aiuti a stare svegli a difesa della democrazia.Essere stata a Trieste mi ha consentito anche di fare lavori di gruppo significativi, perché ci hanno costretto a sperimentare che «non c'è partecipazione se non si dà voce a tutte le persone, al di là dei loro ruoli», come ci ha detto Isabella Guanzini a Trieste. È stato importante ascoltare che il cuore della politica non è fare beneficenza ma fare tutti partecipi, prendersi cura dei diritti sociali di tutti. Mi ha colpito molto anche il richiamo di Mattarella a farci «alfabeti» di democrazia, come se dovessimo inverare nei nostri corpi la democrazia, passando per il parlare franco e anche per momenti di lotta. Davvero i cattolici in Italia vogliono impegnarsi in prima linea, sentendo un forte dovere a partecipare. Il frutto di Trieste è quindi un rinnovato slancio ad essere portatori di voglia di comunità e gioiosi diffusori di partecipazione.Se penso a cattolici e politica però oggi fatichiamo a portare nell’agone alcune cose: ci sono in giro tante “oasi del noi” cattoliche, ma non siamo aperti a giocarci in reti più ampie perché spaventati dal conflitto. E poi siamo anche noi schiavi di un certo narcisismo: la tentazione di occupare spazi è forte. Eppure, resto convinta che i cattolici abbiano un patrimonio alto da impegnare in politica: di affidabilità, come coerenza di chi crede in ciò che dice; di rappresentanza in grado di promuovere la partecipazione; di voglia di costruire a partire dalle vulnerabilità; di senso della giustizia, per democratizzare sempre più tutti i rapporti sociali.GIACOMO VIONE, 18 ANNI, CONSIGLIERE COMUNALE A PORTACOMARO, IL COMUNE CARO A PAPA BERGOGLIOAlle recenti elezioni comunali di giugno sono entrato nel Consiglio amministrativo di Portacomaro, un paese del Monferrato di circa 2000 abitanti in provincia di Asti, dove come molti sanno ci sono le origini della famiglia di papa Francesco. Ho 18 anni e sono in una fase, possiamo dire così, di “ascolto”. La mia necessità è cercare di capire come funzioni la “macchina” burocratica e amministrativa di una seppur piccola realtà.Nella Settimana Sociale di Trieste ho avuto modo di incontrare diversi amministratori locali provenienti da tutta Italia con incarichi diversi, da consiglieri comunali a sindaci, a consiglieri regionali. Mi ha colpito un dato: molto spesso, nel ruolo ricoperto ci si sente soli in quanto politici cattolici. È nato dunque naturale il desiderio, a Trieste, di creare dei legami reali per potersi sostenere e adottare dei criteri comuni di intervento nelle proprie realtà territoriali.Per chi viene da una storia di impegno nella comunità, il tema della scarsa partecipazione alla vita politica è veramente percepito come un problema gravissimo, che ha a che fare direttamente con il futuro della democrazia. Io lo sento in modo particolare, essendo consapevole che molti miei coetanei sono distanti dalla politica. È sicuramente per questo che da neodiciottenne ho sentito il bisogno di fare qualcosa in prima persona, iniziando dai luoghi a me noti e cari come la mia parrocchia e il mio piccolo paese. La candidatura l’ho vissuta come una necessità.A Trieste ho sentito mie le parole dell’arcivescovo Luigi Renna, che ci invitava a non creare un nuovo partito cattolico ma “uno spartito” con cui lavorare. Nel confronto con gli altri - amministratori e delegati - ho avuto modo di conoscere un nuovo mondo fatto di partecipazione attiva da parte dei cattolici alla vita sociale e politica del Paese. Fare e essere democrazia è passare dalla cura del proprio a quella di tutti, aiutare il prossimo come noi stessi. Come generazione abbiamo tante urgenze che spesso non vengono ascoltate. E ci sono tanti drammi relativi alla nostra età, poco affrontati come la sicurezza stradale, gli spazi di socialità, le fragilità affettive, le difficoltà nei percorsi di studio, le proposte culturali anche nelle realtà più piccole. Tornando a casa e ripensando a queste cinque giornate di lavoro, mi sono reso conto di quanto ampia e complessa sia questa realtà nuova per me e di quanto lavoro e impegno siano necessari per concretizzare quanto progettato in questa Settimana Sociale. Credo che anche le singole persone possano essere fonte di ispirazione e coinvolgimento per gli altri, e che, trainati da queste, si possa riaccendere il desiderio di partecipazione viva alla democrazia. Anche in politica abbiamo bisogno di testimoni.
Palermitano, albero cade su un'auto: un mortoCivitavecchia, inseguimento con sparatoria: due feriti
Caserta, scooter investe nonna con le nipotine: il quadro della situazione
Prato, scomparso Emiliano Amerini: le autorità cercano il 22enneIncidente a Lecce: sedicenne si schianta contromano contro uno spartitraffico
Maltratta figlio 14enne perché gay: padre omofobo a processoChi l'ha visto, Raffaella scomparsa dal catanese: l'appello del compagno
Roma, auto investe tre opeari sul raccordo: un morto e due feritiA Verona la prima coppia sposata che si separa e divorzia nello stesso giorno
Andare in campeggio in sicurezza: tutti i consigli utili Pavia, uomo ferito a martellate: arrestato 64enne per tentato omicidioRoma, uomo ha un malore sul bus e muoreMattarella: "Sostegno ai giovani ricercatori, devono poter tornare in Italia"
Chi l'ha visto, caso Pierina Paganelli. Il figlio sulla moglie Manuela: "Eravamo in un periodo di riflessione"
Corona: la lista di tutti i suoi scoop (veri e falsi)
Monreale, in 4 rapinano un supermercatoOmicidio dopo la festa di paese, la conferma del nipote della vittima: "Ho sparato a mio zio"Cade dall'impalcatura, volo di sei metri: grave un uomo di 68 anniNuovo incidente di autobus a Mestre, l'autista: "Ho visto tutto bianco"
Tragico schianto sulla Rieti-Terni: morti due ragazzi di trent'anniNapoli, uomo si aggira armato in un asilo: allontanato dal personaleRoma, lite per la fila al McDonald degenera in rissa: 20enne perde la vistaCaso Cucchi, Cassazione: annullate per prescrizione le condanne di Mandolini e Tedesco