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Ciriaco De Mita morto a 94 anni: addio all'ex premier e leader della DCBotta e rispostaGruber contro Mentana,trading a breve termine la battaglia di La7L’Italia è divisa, per una volta non su temi calcistici o politici, ma per un clamoroso caso che riguarda il giornalismoStefano Olivari08.05.2024 13:37Lilli Gruber o EnricoMentana? L’Italia è divisa, per una volta non su temi calcistici o politici, maper un clamoroso caso che riguarda il giornalismo e che vede fronteggiarsi idue personaggi più popolari di La 7, la televisione di Urbano Cairo che da Comoalla Sicilia è il settimo tasto del telecomando. Ma cosa è successo pergiustificare tanto interesse mediatico per quella che apparentemente è unavicenda di bottega? Vicenda che Cairo ha cercato di chiudere con un comunicatoin aziendalese, ma che in realtà è ancora apertissima.«L’incontinenza è una brutta cosa»Ad unprimo livello la storia la conoscono tutti. Lunedì sera, quindi il 6 maggio,alla fine del telegiornale da lui condotto Mentana ha come al solito dato lalinea alla Gruber, per il suo Otto e mezzo. Piccolo, ma evidentementeper loro non piccolo, problema: non erano le venti e trenta ma esattamente leventi e quarantasei. E così la Gruber ha esordito con faccia cattiva e paroleanche di più: «Cominciamo in ritardo, questo non è più Otto e mezzo.Scusate, l’incontinenza è una brutta cosa». In una frase la giornalista haquindi tirato una stoccata a Mentana, dandogli non troppo fra le righe delvecchio (anche se sono quasi coetanei), e all’azienda che gli permette disforare. Azienda peraltro rimasta pubblicamente silenziosa per tutto ilmartedì, dai dirigenti a Cairo impegnato a farsi fotografare al Giro d’Italiain pose da conducator, per poi riapparire timidamente il mercoledì.     La rispostaE proprio ilcomportamento dei vertici ha fatto arrabbiare Mentana, che sul suo profiloInstagram ha ricordato che con la sua conduzione il telegiornale di La 7 fa ilbotto, portando spettatori alle trasmissioni che seguono: «Dall’1 al 9% inmezz’ora. Questa è la curva degli ascolti, del tutto simile a quella dei giorniprecedenti, del Tg7 di ieri sera, segnato da fatti importanti e in continuoaggiornamento. A quel Tg ha però imprevedibilmente fatto seguito un giudiziogravemente sprezzante nei miei confronti da parte di chi conduceva il programmasuccessivo, che pure è ogni sera diretto beneficiario di quella curvaascendente. Un giudizio da cui finora nessuno dei vertici di La7 ha sentito ilbisogno di prendere le distanze. Piccolo episodio, ma molto indicativo. Aquesto punto le distanze, come è doveroso, le prendo io, dai maleducati e dagliignavi». Concetti poi ripresi nel Tg7 di martedì sera, in cui in chiusuraMentana ha spiegato che lo sforamento era dovuto ai tanti fatti importantidella giornata e che in ogni caso era stato concordato con i dirigenti dellarete. E per la Gruber altre bordate: «Ha avuto parole sgradevoli e offensivenei confronti del sottoscritto. Io mi siedo qui da 14 anni per fare questotelegiornale, non ho mai offeso volontariamente nessuno e tantomeno i colleghiche lavorano su questa rete. Gradirei reciprocità e gradirei da partedell’azienda che non ci fosse il mutismo che accompagna questa vicenda da 24ore. Domani sera vedremo se c’è stato qualcosa, altrimenti trarrò conclusioni edirette conseguenze».Il mutismo di cuiparla Mentana è terminato mercoledì mattina, con uncomunicato di Cairo: «La7 sta conseguendo ottimirisultati grazie al contributo di tutti e ad un prezioso lavoro di squadra. Perquesto è fondamentale che non venga mai a mancare il rispetto reciproco. Cosìcome è fondamentale che non manchi il rispetto verso un'Azienda che ha nei suoivalori fondanti la libertà di espressione e l'autonomia responsabile dei suoiconduttori e giornalisti». Parole generiche, che non sono un rimproverodiretto nei confronti di alcuno dei due e che lasciano tutto aperto. Larisposta di Mentana è stata un laconico «Sottoscrivo», quella della Gruber nonè ancora arrivata, ma è chiaro che la storia avrà altri capitoli, magari nonpubblici. Intanto si è aggiunto quello di Gaia Tortora, vicedirettore del Tg7,con la figlia dell’indimenticato Enzo che ha attaccato i colleghi rei non tanto di non avere difeso Mentana, quanto la trasmissione dove lavorano.Verso il NoveQuesti i fatti, inattesa delle prossime puntate: clamorose dimissioni di Mentana, Cairo cheinterviene in prima persona come pacificatore dopo il comunicato in aziendalese,caso che si spegne da solo. Ognuno ha il suo scenario preferito, ma comuni sonoi retroscena. Il primo, il più importante, è che il contratto di Mentana con La7 scade a fine anno e la tentazione di accettare le offerte di Discovery,quindi del canale Nove, è molto forte. Non per i soldi, ben lontani da quellidi Fabio Fazio e di Amadeus, ma per la stanchezza che da qualche mese ha presoMentana, costretto (e magari anche felice di farlo, visto il suo ego) atrasformare il Tg7 in uno one man show per mascherare la differenza di mezzicon le altre emittenti, da lui spesso sottolineata con ironia e prendendo ingiro, con malcelato disprezzo, alcuni suoi giornalisti. Per fare un paragonecoerente con Cairo, è come se al Torino si chiedesse di lottare per loscudetto, e a Mentana di fare Juric non va più bene (nemmeno a Juric, se è perquesto). Il nuovo Tg del Nove non sarebbe diretto concorrente di quellitradizionali, con meno mezzi come il Tg7, ma qualcosa di innovativo, basato supochi flash e poi direttamente su approfondimento e interviste: una situazionein cui il conduttore fa la differenza. Il silenzio di La7Il secondo retroscenaè che martedì l’azienda è rimasta in silenzio ma soltanto pubblicamente, perchéAndrea Salerno, il direttore di La7, avrebbe più volte cercato di far smorzarei toni a Mentana, anche se non al punto di proporre-imporre un chiarimento conla Gruber, che comunque non avrebbe bisogno di intermediari. Il terzoretroscena è che Cairo ha più volte valutato possibili sostituti di Mentana, manessuno ha il suo rapporto rendimento-prezzo: fra telegiornali che di fattosono suoi editoriali interrotti ogni tanto da servizi, le maratone elettorali,gli speciali e altro, Mentana è in Italia un caso praticamente unico di anchormanall’americana, anche se tanti altri ci hanno provato. Il quarto retroscena èpolitico: Mentana è di sinistra, anche se meno della Gruber, ma ha il marchiodell’ex craxiano ai tempi in cui era in Rai e soprattutto quello dicripto-berlusconiano, pur avendo a volte preso le distanze da Berlusconi,avendo fondato nel 1992 il Tg5. Ha insomma un profilo di centro che a Cairoserve per bilanciare una rete sbilanciata a sinistra. Per tutti questi motiviMentana serve a La 7 più di quanto La7 serva a Mentana. Due modi diversi di vivere il giornalismo Comunque vada afinire, lo scontro era inevitabile fra due figure antropologicamente cosìdiverse anche se con inizi simili. Il sessantottenne Mentana, milanese e figliodel famoso giornalista della Gazzetta dello Sport, Franco (era al seguito dellanazionale di Bearzot al Mondiale 1982), da militante dei giovani socialisti fuassunto in Rai nel 1980, prima al Tg1 e poi nel craxiano Tg2, fino al passaggioalla Fininvest a fine 1991, scelto personalmente da Silvio Berlusconi perl’esordio del suo telegiornale e della diretta sulle televisioni private. Unastoria di successo e poi di crescenti tensioni, fino alla rottura del 2009 conla scusa di problemi di palinsesto, un caso non troppo diverso da quelloattuale anche se con Mentana nella parte del presunto danneggiato. Dal 2010 aLa7, quindi prima che Telecom la svendesse a Cairo, è anche un personaggio popper i suoi frequenti interventi su tutta l’attualità, dall’Inter in giù, e perla sua vita privata (ora è legato ad un’altra giornalista, la conduttrice di Belve,sulla Rai, Francesca Fagnani). La bolzanina Gruber è di soli due anni piùgiovane di Mentana e anche lei ha costruito la sua fama iniziando con la Rai: isuoi famosi reportage da Berlino nel 1989, in occasione della caduta del Muro,furono per il Tg2 e quindi alle dipendenze anche di Mentana. Anche lei a suomodo icona pop, ma certo più riservata e meno ironica (autoironico non lo èinvece alcuno dei due) di Mentana, è a La 7 addirittura da prima di Mentana,dal 2008, una volta finita la sua esperienza politica al Parlamento Europeo,dove era stata eletta nelle fila dell’Ulivo. Nessuno dei due sceltodall’attuale editore, quindi, ma entrambi, più lui di lei, difesi dagliascolti. Due modi diversi di vivere il giornalismo, Mentana più divulgativo ela Gruber con un target più preciso, nella sua testa più alto. Due persone chesi conoscono fin troppo bene.

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