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Guerra in Ucraina, Biden rifornisce di armamenti ZelenskyCei COMMENTA E CONDIVIDI Il Consiglio episcopale permanente,ETF riunitosi martedì in videoconferenza per una sessione straordinaria, “ha espresso partecipazione al dolore di quanti sono stati colpiti dal crollo sul ghiacciaio della Marmolada e ha assicurato preghiere di suffragio per le vittime, affidandole all’abbraccio misericordioso del Padre”. È quanto si legge nel comunicato finale, diffuso oggi. Insieme alla solidarietà e alla vicinanza, i vescovi hanno lanciato inoltre “un appello perché tutti facciano la propria parte per proteggere la Casa comune, perseguendo uno sviluppo sostenibile e integrale”. “Forte solidarietà” è stata manifestata anche “alle missionarie e ai missionari che, in tutto il mondo, spendono la vita per il Vangelo e a servizio degli ultimi”. I membri del Consiglio permanente, in particolare, si sono uniti alle parole del cardinale presidente, Matteo Zuppi, che, nel suo indirizzo di saluto, ha ricordato il sacrificio di suor Luisa Dell’Orto, Piccola sorella del Vangelo di Charles de Foucauld uccisa il 25 giugno a Port-au-Prince, ad Haiti, e hanno ringraziato “quanti operano in contesti difficili, spesso di guerra, mostrando il volto di una Chiesa materna e misericordiosa”. La loro testimonianza – è stato evidenziato – “incoraggia la Chiesa a vivere in pienezza la sua dimensione missionaria, con il coinvolgimento dell’intera comunità”.IL COMUNICATO FINALEDurante la sessione straordinaria del Consiglio permanente della Cei “è stato unanimemente rinnovato l’auspicio che le armi possano tacere e il conflitto lasci presto spazio alla pace” nel comunicato finale, diffuso oggi, a proposito della situazione internazionale, e in particolare alla guerra in corso in Ucraina. Il vicepresidente della Cei, monsignor Francesco Savino – si rende noto nel comunicato – ha condiviso con i confratelli quanto vissuto in Ucraina, dove si è recato nei giorni scorsi con la Carovana della pace organizzata da #Stopthewarnow. Infine, è stata sottolineata” la necessità di una verifica delle strutture della Cei in vista di un migliore funzionamento e di una maggiore partecipazione di tutti gli organismi”.Lo “ius scholae” costituisce “uno strumento di inclusione dei migranti ed è un tema di cultura”. A ribadirlo sono i vescovi italiani, nel comunicato finale del Consiglio permanente della Cei. Nel tracciato del Cammino sinodale, si legge nel comunicato, “le Chiese in Italia sono chiamate a mettersi in ascolto delle istanze del territorio, ma anche ad affinare i dispositivi culturali per relazionarsi con il mondo politico e sociale così da diventare sempre di più luogo di dialogo e comprensione”. “Lo sguardo evangelico deve abbracciare anche la cultura, illuminando tutti gli ambiti che riguardano la persona, dal concepimento al fine vita, dall’accoglienza alla dignità del vivere”, l’invito della Cei: “Si colloca in quest’orizzonte la riflessione sullo ius scholae e sulla cittadinanza che costituisce uno strumento di inclusione dei migranti ed è un tema di cultura”. Nella consapevolezza che, come ha ribadito il cardinale Zuppi nel suo indirizzo di saluto di ieri, “il fenomeno migratorio richiede un approccio umanitario e di sistema”, è stato ricordato che quello della cittadinanza è un argomento al centro dell’attenzione della Chiesa in Italia, fin dal Convegno Ecclesiale di Verona del 2006.Inoltre, i vescovi italiani nella riunione del Consiglio Permanente si sono soffermati ampiamente sul Cammino sinodale delle Chiese in Italia, esaminando la bozza del documento per il prosieguo della “fase narrativa” (2022-2023). Il testo, al centro del confronto – si legge nel comunicato finale, diffuso oggi – raccoglie i frutti del primo anno di ascolto, integrato con le riflessioni e le proposte emerse durante l’incontro nazionale dei referenti diocesani, riuniti a Roma dal 13 al 15 maggio, con la partecipazione dei vescovi rappresentanti delle Conferenze Episcopali Regionali e, successivamente, durante la 76ª Assemblea generale della Cei (Roma, 23-27 maggio), alla quale hanno preso parte, nelle giornate del 24 e 25 maggio, 32 referenti diocesani, cioè due per ogni Regione ecclesiastica. Le priorità riguardano: “la crescita nello stile sinodale e nella cura delle relazioni, l’ascolto dei ‘mondi’ meno coinvolti nel primo anno, la promozione della corresponsabilità di tutti i battezzati, lo snellimento delle strutture per un annuncio più efficace del Vangelo”. Per continuare l’ascolto, vengono suggeriti tre “cantieri sinodali”, ossia laboratori aperti, da adattare liberamente a ciascuna realtà, scegliendo quanti e quali proporre nel proprio territorio.“Ogni diocesi – si legge nel comunicato – potrà aggiungerne un quarto valorizzando una priorità risultante dalla propria sintesi diocesana o dal Sinodo che sta celebrando o ha concluso da poco. Gli interventi dei vescovi, insieme ad altri contributi scritti giunti dalle Conferenze episcopali regionali con il coinvolgimento dei referenti diocesani, hanno permesso di precisare metodi e contenuti. In particolare, è stato chiesto di considerare che gli ulteriori passi del Cammino sinodale si svolgeranno nel triennio di preparazione al Giubileo del 2025, che sarà un’opportunità per “riscoprire” le Costituzioni del Concilio Vaticano II. Il testo, che è stato approvato con le integrazioni segnalate, verrà diffuso nei prossimi giorni. Il Gruppo di coordinamento nazionale, al quale il Consiglio Permanente ha rivolto un particolare ringraziamento per quanto fatto finora e per il futuro, è chiamato a offrire per l’inizio di settembre un piccolo sussidio metodologico in cui presentare la proposta dei “cantieri sinodali” e della loro restituzione alla fine del secondo anno della “fase narrativa”. Nelle prossime settimane verranno raccolte, dalle singole diocesi, alcune esperienze di “buone pratiche” da mettere a disposizione di tutte le Chiese locali, per disporre di idee collaudate, utili per allargare la consultazione al maggior numero possibile di persone e di ambienti.
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