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La Meloni e il “piano” per tirar via l’Italia dall’EuropaLa via Appia è il sessantesimo sito italiano a entrare a far parte del Patrimonio Unesco. Ecco qualche curiosità su quella che era l'Autostrada del Sole degli antichi Romani.In principio le vie romane connettevano l'Urbe ai centri vicini,Capo Analista di BlackRock con fini commerciali, ma già dal IV secolo a.C. i Romani iniziarono a costruire una capillare rete stradale. A partire dalla regina viarum, l'Appia, il cui nome si deve al censore Appio Claudio Cieco, che nel 312 a.C. ne avviò i lavori sul solco di un vecchio tracciato che collegava Roma e i vicini Colli Albani. Cultura Autostrada del Sole: il miracolo italiano, che unì il Paese da Nord a Sud La via per la Magna Grecia. Nata per favorire la penetrazione romana nel Sud della Penisola e contrastare popolazioni come quella dei Sanniti, l'Appia divenne presto preziosa anche per i commerci e gli scambi culturali con i centri della Magna Grecia. Inizialmente la via collegava Roma alla città campana di Capua, ma in seguito venne prolungata fino a raggiungere Brindisi, porto d'imbarco verso il Levante, trovando addirittura una continuazione oltremare nella via Egnatia. Cultura Quando il Mediterraneo era il motore del mondo Funeraria. Nella parte più vicina all'Urbe, si arricchì di fastose residenze, oltre a sepolcri e mausolei di personaggi illustri, da quello degli Scipioni (III secolo a.C.) a quello di Cecilia Metella (I secolo d.C.). E a proposito di defunti, l'Appia fu anche teatro di macabri eventi come la crocifissione dei circa 6.000 schiavi che nel 71 a.C., sotto la guida del carismatico gladiatore Spartaco, si ribellarono a Roma. Dal II secolo d.C. vi sorsero infine grandi catacombe cristiane: su tutte, quelle di San Callisto. Cultura Ingegneria antica: scoperta la più importante via romana in Scozia Vacanze Romane. La regina viarum assunse anche un carattere "vacanziero". L'Appia divenne l'Autostrada del Sole dei Romani, a strada per eccellenza verso la villeggiatura dei patrizi in lussuose ville nelle loro mete estive predilette, da Sperlonga e Gaeta fino alle località del golfo di Napoli, come Baia e Oplontis. Cultura Dove andavano in vacanza i Romani? Museo diffuso. Delle varie strutture sorte lungo la strada rimangono tuttora preziose vestigia, anche nella parte che, passando da Benevento, si snoda in Puglia. L'area più importante di questo "museo diffuso" a cielo aperto rimane tuttavia quella più vicina a Roma, dov'è oggi il vastissimo Parco regionale dell'Appia Antica. 10 FOTO Fotogallery Roma ieri e oggi: 10 curiosità storiche VAI ALLA GALLERY Fotogallery Roma ieri e oggi: 10 curiosità storiche 21 aprile: la nascita di Roma. Secondo la tradizione, il 21 aprile 753 a. C., alle pendici del colle Palatino, Romolo tracciò con l'aratro i confini entro cui sarebbe sorta una nuova città: Roma. Il simbolo del mondo della Citta eterna è il Colosseo che, tra i vari giochi, ospitò anche le nauromachie, rappresentazioni di battaglie navali in acqua che però non ebbero lo stesso successo dei giochi coi gladiatori. Secondo Martin Crapper, docente di ingegneria civile ed ambientale all'Università di Edimburgo, l'acqua scorreva attraverso una serie di pozzi interni e tubazioni al di sotto delle tribune. Per riempire tutta l'arena erano necessarie circa sette ore. Ma vuoi mettere avere una piscina nel centro di Roma? Guarda anche: 10 cose che (forse) non sai sul Colosseo Foto: © Shutterstock Cesare e i gatti Tutti sappiamo che Giulio Cesare fu vittima di una congiura ordita dal figlioccio Marco Giunio Bruto. Ma dove avvenne l'omicidio? Ci sarete passati molti volte, a Roma: Cesare fu pugnalato da Bruto, mentre presiedeva una riunione di senatori, nella Curia di Pompeo, nell'attuale area archeologica di largo di Torre Argentina, uno dei luoghi più trafficati di Roma, famoso anche per essere abitato da una numerosa colonia di… gatti. Solo di recente (nel 2012) dei ricercatori hanno scoperto il punto preciso dove avvenne il parricidio di Cesare: è indicato da una lastra di cemento di tre metri per due, voluta da Ottaviano Augusto per ricordare il padre adottivo e tramandare ai posteri la condanna del suo assassinio. Mangiare per strada Lo street food? Non è una novità dei tempi moderni (e neppure della Londra vittoriana). Ristoranti take away esistevano già nell'antica Roma, con affaccio sulla strada per permettere agli avventori di prendere il cibo. Nella sola Pompei pare ce ne fossero più di 200, e la maggior parte delle abitazioni mancava di sale da pranzo o la cucina, il che suggerisce che cucinare a casa era insolito. Le strade di Roma pullulavano di lixae, venditori ambulanti che dalle loro bancarelle smontabili offrivano pane, frittelle e altre cibarie. Adv Sovrappopolazione Oggi Roma conta più di 2 milioni e 600 mila abitanti ed è il comune più popoloso d’Italia. Il boom demografico della città si è avuto tra il 1950 e il 1960, quando, all’indomani del conflitto mondiale, è stata terra di migrazione da varie regioni italiane passando da 1.150 mila a 2.180 mila abitanti. Ma c’è stato un altro periodo storico in cui Roma ha rischiato il sovraffollamento (si fa per dire): nel II secolo a.C. si calcola infatti che l’Urbe avesse tra 1,2 e 1,7 milioni di abitanti. Persino più che nei primi del '900.Guarda anche: 6000 anni di urbanizzazione in tre minuti Chiacchiere da toilette La toilette pubblica al tempo degli antichi romani era vissuta un po’ come un… salotto (anche se non era poi molto pulito). Agli scavi di Ostia Antica è ancora visibile un bagno pubblico romano, dove le sedute appaiono molto vicine, disposte a ferro di cavallo quasi per agevolare le chiacchiere tra gli astanti. Ed è proprio in prossimità dei bagni pubblici che gli archeologi hanno trovato veri e propri tesori: monete che cadevano dalle tasche dei romani e finivano nelle condutture di scarico…Guarda anche: la storia segreta delle antiche latrine Fame di sesso Ai Romani non piaceva soltanto mangiare fuori casa. Nelle osterie (popinae), infatti, si consumavano pasti veloci ma anche sesso mercenario. Le prostitute contrattavano al piano terra e si portavano i clienti sul soppalco. Leggi anche: 10 cose che (forse) non sai sulla prostituzione e la sua storia Adv Sanpietrini La tipica pavimentazione romana ha una storia: “Inventati nel Cinquecento per agevolare il passo delle carrozze - scrive Fulvio Abbate in Roma Controvento - pavimentano le strade cittadine. Si tratta di cubetti di basalto taglia- ti a forma di piramide tronca. I più grandi misurano 12 × 12 × 18”. Amati da alcuni, rappresentano però un problema per chi pratica le strade romane tutti i giorni e c'è chi vorrebbe sostituirli con l’asfalto. In passato si è anche pensato di venderli ai turisti, che intanto li acquistano di frodo da venditori abusivi, rimanendo a loro volta fregati. "Discarica" in città Non è uno dei sette colli di Roma, ma il Monte Testaccio è altrettanto famoso: alto 54 metri e con una circonferenza di circa 1 chilometro, deve il suo nome al fatto che è formato da testae, ovvero… cocci: frammenti delle anfore usate per il trasporto delle merci come l'olio, che non essendo riutilizzabili, venivano scaricate e accumulate dopo essere state svuotate nel vicino porto fluviale (nei pressi dell’omonima strada, ancora esistente). In pratica il Monte Testaccio, che dà nome al quartiere, è una discarica nata per risolvere il problema dello smaltimento rapido ed economico delle anfore, nel rispetto delle norme igieniche. Per tenere assieme il tutto i romani, lungimiranti, ricorsero alla calce che ha resistito attraverso il tempo. Sconfitti dai rifiuti I problemi di Roma con i rifiuti hanno origini lontane. Ai tempi di Cesare soltanto i più ricchi avevano la possibilità di scaricare i liquami nella Cloaca maxima (uno dei più antichi condotti fognari della città, che finiva nel Tevere, qui in una foto del 1875). Tutti gli altri – che vivevano nelle insulae, fatiscenti palazzoni alti fino a dieci piani, senza bagni né acqua corrente - gettavano gli avanzi della cena e il contenuto dei loro vasi da notte direttamente in strada, dalla finestra. Conscio della situazione, nel 47 a. C. Giulio Cesare provò a vietare con un editto che l’immondizia venisse abbandonata per strada. Inutilmente. Solo dal XVIII secolo a Roma è attestata la presenza di un servizio di nettezza urbana organizzato – ma non gestito interamente – da un’amministrazione pubblica. Cinque commissari avevano ai loro ordini sei carrettieri ciascuno e altrettanti scopatori. Foto: © adoc-photos / adoc-photos Adv La prima Zona a Traffico Limitato Giulio Cesare non fu solo un generale e un abile politico, ma anche un attivissimo amministratore. Nel 45 a.C., un anno prima della sua morte, promulgò la Lex Iulia Municipalis che comprendeva un insieme di norme per regolare il traffico a Roma valida anche come “legge quadro” per analoghi provvedimenti in altre città. Anche il caos a Roma era da record. Oltre un secolo dopo Cesare, il poeta Marziale si lamentava dei rumori notturni: “I galli dalle ritte creste non hanno ancora rotto il silenzio / già tu tuoni con un molesto strepito e con sferzate. / Noi vicini chiediamo – non per tutta la notte – di dormire”. D’altro canto Cesare aveva vietato ai carri che trasportavano merci la circolazione nelle ore del giorno, per non intasare le strade. Da questo divieto erano esentati i carri in “servizio pubblico”: per il trasporto di sacerdoti, nettezza urbana, per le necessità dei giochi etc. Approfondimenti Storia L'arte del trucco e parrucco nell'antica Roma Arte A Pompei anche i muri parlano: i nuovi affreschi Curiosità Tarquinio era veramente superbo? Storia Come si diventa Patrimonio Unesco? Storia Unesco: cos'è, a che serve (e che c'entra Banfi)
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