File not found
investimenti

Voli aerei, i 17 peggiori atteggiamenti dei passeggeri: la lista di Caroline Mercedes

Afghanistan, talebani riaprono le scuole: ammessi solo studenti maschi, donne escluseUSA, aereo si solleva sulla coda dopo l’atterraggio a Lewiston: ipotesi sbilanciamento di pesoAustralia, bimbo autistico di tre anni ritrovato in una zona rurale: era scomparso da tre giorni

post image

Arriva il ciclone Gulab, in India decine di migliaia di evacuatiLa settima puntata di AI Talks,Campanella il format di interviste di AI news alla scoperta dell’intelligenza artificiale, è con Fabio Ferrari, founder e chairman di Ammagamma.Fabio Ferrari si laurea in ingegneria e nel 2013 fonda Ammagamma, società che sviluppa soluzioni di intelligenza artificiale per migliorare i processi delle aziende. Dal 2016, l’azienda si occupa anche di attività educative, nelle aziende e nelle scuole, allo scopo di formare un pensiero critico sull’intelligenza artificiale.Partiamo da una definizione, che cos’è l’intelligenza artificiale?Intelligenza artificiale altro non è che matematica. Il termine intelligenza artificiale è altisonante, ma in realtà dietro c’è matematica, statistica, algebra, niente di fantascientifico. La grande capacità dell’intelligenza artificiale è di estrarre da dati e informazioni quelle correlazioni, aspetti e peculiarità che l’uomo fatica a vedere, e così darci un punto di vista che noi non vedremmo in numerosi ambiti, produzione fisica, dinamiche transazionali, sport, relazioni e molto altro.Quindi possiamo dire di essere all’interno di una relazione tra uomo e tecnologia, lontano da quegli scenari che vedono un’AI muoversi in modo completamente indipendente dall’uomo.Ho sempre visto l’uomo come un grande protagonista delle tre fasi principali dell’intelligenza artificiale. Nella fase di selezione dei dati è l’uomo che li seleziona. Nella fase di creazione dei modelli matematici, i famosi algoritmi, è l’uomo che li crea. Nella fase di interpretazione dei risultati, è sempre l’uomo che li interpreta. L’uomo viene chiamato a partecipare a tutte queste tre fasi. La difficoltà che abbiamo oggi è far sì che l’uomo sia sempre ingaggiato in queste fasi, perché l’AI ha un approccio nel vedere i dati in modo diverso rispetto all’uomo; quindi, l’uomo è chiamato a cambiare la sua forma mentis nel leggere le informazioni e nell’avere un senso critico su questi strumenti. Così si crea una relazione duale tra uomo e matematica.E dal punto di vista delle imprese, come avverrà l’integrazione dell’intelligenza artificiale?Questa è una bellissima domanda a cui oggi è molto difficile rispondere, perché l’avvento dell’AI generativa rende difficile capire come questa nuova tecnologia impatterà nel modo di lavorare e di vivere delle persone. La tecnologia sta crescendo a una velocità estrema, ogni giorno vengono rilasciate applicazioni che possono avere impatti importanti sul modo di vivere, ragionare, imparare. Dall’altra parte vediamo ancora molte aziende, soprattutto in Italia, restie al cambiamento tecnologico. C’è una velocità diversa di crescita, e capire come queste due velocità si integreranno è una vera sfida, perché la tecnologia disponibile per attuare cambiamenti significativi c’è già, occorre capire come adottarla nel modo più rapido nelle aziende senza creare degli strappi. Oggi non c’è un problema tecnologico, quanto il dare strumenti e formazione alle persone perché possano capire la tecnologia e come impiegarla per portare reali benefici lavorativi e alla società. Questa è la sfida più grande.In tempi non sospetti, quando ancora non si parlava di etica legata all’AI come si fa oggi, perlomeno, avevi già lanciato un programma per le scuole sull’intelligenza artificiale, oltre a una pubblicazione divulgativa per adulti e bambini. Da cos’è scaturita questa tua intuizione?Lavorando nel settore da anni, sviluppando i modelli matematici per le persone, ci siamo resi conto che c’era un confronto, quasi uno scontro a volte tra due forme mentis, quella dell’uomo, che ha un approccio deterministico, e quello della matematica che è stocastico, statistico. Per far dialogare questi due approcci, o andiamo tutti a studiare matematica, o troviamo un linguaggio adeguato. Ci siamo resi conto che forse l’approccio migliore era quello di raccontare la matematica tramite analogie, e una è stata quella del Bestiario di Intelligenza Artificiale, che racconta le tecnologie alla base dell’AI come un bestiario medievale, un po’ per esorcizzarle, un po’ per spiegarle alle persone usando l’allegoria di bestie immaginifiche che illustrano come funziona la tecnologia. Anche nelle aziende ci siamo resi conto che era fondamentale adottare linguaggi diversi, e così abbiamo iniziato a introdurre nei nostri team numerosi designer, laureati in filosofia, laureati in storia delle religioni, che potessero portare linguaggi che arricchissero la comunicazione scientifica, l’allargassero, usando altri modi di parlare per poter trovare queste connessioni. A un certo punto ci siamo resi conto che la vera etica, l’unica etica a cui potevamo ambire come organizzazione, era l’etica della scienza, rendendo trasparente il metodo scientifico. Ci siamo concentrati sulla scienza e sul metodo scientifico, dalla selezione del dato, a come viene utilizzato nei passaggi matematici, rendendolo trasparente, perché tutti possano confutarlo, analizzarlo, o generalizzarlo. Senza pensare ad approcci filosofici troppo alti, abbiamo dato alle persone gli strumenti perché potessero avere un senso critico su queste fasi che possono essere molto ardue da decifrare se non si possiedono strumenti matematici e un bagaglio culturale forte.Europa, USA e Cina: diversi approcci all’etica dell’AIVerrebbe quasi da pensare che questa potrebbe essere una delle vie d’uscita da quella narrativa che si sta diffondendo ultimamente secondo cui saremmo prossimi a scenari catastrofici in cui un domani l’intelligenza artificiale soppianterà l’uomo.È urgente, perché del doman non ve certezza! Si fa molta fatica a dire cosa accadrà domani, ma cosa possiamo fare oggi è sicuramente questo: iniziare ad approfondire, a studiare, ad andare alle fonti e uscire dal racconto mainstream, quello più pop, capendo dentro l’AI cosa c’è. Così come sarà importante una presa di posizione dell’Europa su questo fronte, definendo e riportandoci a una cultura nella matematica, e rendendo trasparente cosa c’è dietro a un risultato. Ci sono tantissime opportunità per far sì che la cultura europea possa avere un impatto sulle applicazioni della matematica. Non so cosa potrebbe accadere domani, è veramente difficile leggere questi scenari così veloci dove ci sono investimenti economici impressionanti, e si fatica intuire cosa potrebbe accadere, ma la cosa migliore, visto che le cose stanno già accadendo, è entrarci dentro e formarsi.Hai nominato l’Europa, e vorrei di capire dal tuo punto di vista come ci stiamo muovendo in questo momento a livello di Paese e di Europa.L’AI Act è sicuramente qualcosa di interessante, ma il problema sono i tempi con cui lo vedremo in atto, perché si parla di un anno e mezzo, se non due, prima che arrivi come strumento normativo e legislativo. Ed invece la tecnologia cambia ed evolve ogni mese. Ad esempio, stanno già rivedendo l’AI Act includendo la definizione di AI generativa, non contemplata nel momento dell’approvazione nel suo primo step a giugno. Si fa molta fatica a normare qualcosa i cui impatti non sono chiari, e per questo si aprono scenari molto interessanti. Torno all’aspetto culturale, dove l’Europa forse potrebbe proporre un approccio di questo genere, più che normativo, perché la paura che questa tecnologia sia un po’ sfuggita di mano all’Europa c’è. Queste tecnologie vengono importate o dagli Stati Uniti, o dal mondo asiatico, e l’Europa, trovandosi in balìa di questi strumenti, di conseguenza crea normative. Ma allo stesso tempo non propone un approccio culturale. E questa potrebbe essere un’occasione da cogliere. Oggi, quando si parla di AI generativa, si parla molto di ChatGPT, di fare i PowerPoint in modo più rapido, di svolgere ricerche più rapide, di macchine a guida autonoma, tutte cose molto utili probabilmente, però manca un impatto sulle persone. Non sento raccontare che grazie all’AI generativa stiamo curando in modo nuovo delle malattie rare, che stiamo diminuendo l’impatto di emissioni di CO2 perché abbiamo rivisto il modo di produrre o la logistica. Anche nel mondo dell’istruzione, perché non sappiamo ancora se l’Italia adotterà ChatGPT o meno, bisognerebbe investire, rivedendo i modelli di istruzione e formazione. L’Europa potrebbe essere protagonista proprio sull’uso, sull’applicazione.L’AI Act e la tutela dei dirittiProvando a portare questo discorso nell’ambito dell’impresa, quali sono le competenze che dal tuo punto di vista un leader d’azienda deve possedere nell’era dell’AI?Dal nostro punto di vista, lavorando con tantissime aziende in tutta Italia, da multinazionali a PMI, quello che vediamo come elemento differenziante e vincente è quando un leader capisce che i suoi strumenti a volte sono limitati e che ha bisogno di qualcosa di nuovo per vedere oltre. Credendo in questa tecnologia, si affida, si assume un rischio, perché non sa cosa accadrà. Tu hai sempre visto quei dati e quelle informazioni nello stesso modo per tutta la tua vita lavorativa, e a un certo punto fai un salto e ti affidi a un modo nuovo di leggere e di vedere lo stesso fenomeno che hai analizzato e controllato per anni. E poi capire che servono competenze esterne, perché difficilmente in azienda ci sono; anche quelle più grandi e più tecnologiche faticano ad avere competenze interne in grado di padroneggiare bene questa tecnologia. Così facendo, si può avere un acceleratore esterno che aiuta a entrare in modo molto più verticale sulla tecnologia, con in più la garanzia dell’aggiornamento costante. Crederci, provare, questo, secondo me, è il punto da cui partire, perché la cosa migliore è iniziare a testare le cose, a farle, e quando si inizia a farle, a conoscerle, si inizia a vederne limiti e le opportunità, cadono delle paure, sopraggiungono nuove incertezze. Vedo quando le aziende dicono “io non capisco niente di intelligenza artificiale, però intuisco che potrebbe essere molto utile al mio processo, voglio testarla”. Quando c’è questa propensione a mettersi in discussione, allora si inizia realmente a collaborare con l’AI e a quel punto capisci. Con questa attitudine è molto facile che si crei una cultura aziendale volta al progresso con l’ausilio della matematica, dell’intelligenza artificiale.Le nostre interviste in formato podcast:Hai citato più volte il tema dei dati, che è sicuramente centrale quando si parla di intelligenza artificiale. Quanto le imprese oggi hanno una cultura del dato e sanno utilizzarlo per alimentare la tecnologia di cui stiamo parlando?Poco. L’accompagnamento è ancora fondamentale, l’elaborazione dei dati che possono essere funzionali e immessi in questi algoritmi è fondamentale, e ancora oggi non c’è una grande cultura sull’uso del dato e sulla creazione dei database per la sua gestione. O se questo viene fatto, è in modo molto verticale, legato al singolo processo, senza una visione ontologica. Serve quindi un approccio volto all’accompagnamento, perché la bellezza dell’intelligenza artificiale è che lavora molto bene anche con dati adiacenti al fenomeno che analizza. E quindi, più dati, più informazioni, anche esogene, si hanno, più il modello diviene accurato e la risposta sarà nuova e mi stupirà dandomi nuovi scenari.In conclusione, come immagini lo sviluppo dell’intelligenza artificiale nei prossimi anni e in quali settori vedi il potenziale per una maggiore penetrazione?Non serve fare previsioni sul futuro. Già oggi l’AI può essere un supporto notevole in tutti i lavori d’ufficio, in cui l’AI può essere un partner, un agente con il quale interagire. Gli impatti maggiori potrebbero essere nel settore finanziario – economico, banche e assicurazioni, dove l’AI potrebbe velocizzare tantissime attività. Mi auguro che possa esserci un grande impatto anche nel mondo dell’education e dell’informazione: sarebbe bellissimo leggere un domani sui giornali che grazie all’AI generativa sono stati sviluppati corsi di formazione in grado di far imparare cose nuove e con programmi di studi personalizzati. La tecnologia esiste già, è l’uomo che deve fare il passo per comprendere come adottarla per migliorare il suo modo di apprendere e di relazionarsi, così un domani i ragazzi che saranno il futuro del nostro Paese saranno molto più pronti e consci su come gestire questi strumenti dominandoli.

Colorado, avrebbe ucciso la moglie dopo aver scoperto che aveva un amanteMorto di Covid il conduttore radiofonico no vax Bob Enyart: "Il vaccino contiene feti abortiti"

Scrive "Maderna" invece di "Moderna" sul certificato di vaccinazione: 23enne arrestata in aeroporto

Scopre che il suo ginecologo da 9 anni è il suo padre biologico, la denuncia: "Ha ingannato mia madrIsraele, muore di covid il leader dei no vax, pubblicava video anche dall’ospedale

New York, ospedale chiude il reparto di maternità: troppo personale non vaccinatoAfghanistan, i talebani vietano di nuovo la musica: "Nell'Islam è proibita"

Milk Crate Challenge, la nuova sfida virale su TikTok: cos'è e perché è pericolosa

New York, ospedale chiude il reparto di maternità: troppo personale non vaccinatoMessico, morto Fabrizio Bianchini: era stato ricoverato per Covid

Ryan Reynold
Mamma aggredita da un cane di oltre 50 chili: donna morta per proteggere le figlieBlackout social dopo la morte della regina Elisabetta: il piano London BridgeNotizie di Esteri in tempo reale - Pag. 651

ETF

  1. avatarBlackout social dopo la morte della regina Elisabetta: il piano London BridgeGuglielmo

    Covid, ragazzo di 13 anni morto: "Pensavamo fosse solo un raffreddore"Negli Usa 12enne muore di Covid poco dopo il suo compleannoL'ambulanza sbaglia indirizzo, 36enne muore di Covid in casa: era padre di 4 figliNew York, ospedale chiude il reparto di maternità: troppo personale non vaccinato

    1. Covid, Fauci: "Pandemia sotto controllo non prima della primavera 2022"

      1. avatarKabul, panico su un volo italiano, colpi di mitragliatrice al decollo ma l’intelligence smentisceGuglielmo

        No vax muore di Covid, temeva conseguenze sulla fertilità. La famiglia: «La disinformazione l'ha uccisa»

  2. avatarPilota ha un ictus durante il volo: muore ma riesce a mettere in salvo i 124 passeggeriETF

    Mamma no vax morta di Covid a 40 anni, lascia 4 figli: "No alla museruola, sono libera pensatricIrlanda del Nord, funerali Samantha Willis: neonata segue la bara della mamma morta di CovidNotizie di Esteri in tempo reale - Pag. 632L’allarme del prorettore della Sapienza sulle studentesse afghane bloccate a Kabul

  3. avatarCovid, Biden riceve la terza dose di vaccino: “Vaccinatevi e sarete altamente protetti dal virus”BlackRock

    Covid, Fauci: "Pandemia sotto controllo non prima della primavera 2022"New York, strage di uccelli migratori: disorientati dalle luce si schiantano contro i grattacieliLouisville, sparatoria alla fermata dello scuolabus: morto un ragazzo di 16 anniMuore per colpo d'arma da fuoco mentre è al volante: figli di 6 e 8 anni guidano auto e chiedono aiuto

Papa Francesco: '"Ci sono no vax anche tra i cardinali, uno è ricoverato per Covid"

14enne morta fulminata dalla piastra: l'aveva usata sui capelli bagnatiSocietà americana paga 1300 dollari per guardare 13 film horror in 10 giorni: si cercano volontari*