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“Storie da riavvolgere” attorno alla stazione di Prospiano - ilBustese.itCovid,VOL Conte ha fallito ma nessun governo avrebbe saputo fare di meglioCovid, Conte ha fallito ma nessun governo avrebbe saputo fare di meglioCerto, il governo ha fallito, ma un vero leader deve indicare anche cosa bisogna fare al posto di ciò che non andrebbe fatto. di Giuseppe Gaetano Pubblicato il 3 Novembre 2020 Condividi su Facebook Condividi su Twitter © Riproduzione riservataCoronavirusgiuseppe conteGli editoriali#speakup-player{ margin: 0 !important; max-width: none !important;min-height: 85px !important; padding-bottom: 25px !important; padding-top: 10px!important;}#speakup-player:empty::after{ align-items: center; background-color:#fff; border-radius: 0.5rem; box-shadow: 0 12px 24px rgba(0, 0, 0, 0.12);font-family: sans-serif; content: 'Loading...'; display: flex !important;font-size: 13px; font-weight: bold; line-height: 1; justify-content: center;min-height: 50px; text-transform: uppercase;}#speakup-player:empty{ display:block;}«Governo sordo (a quale rivoluzionaria proposta?), cerca alibi (per una pandemia che non ha saputo fronteggiare nessuno?), ci prendono in giro (?), nelle piazze c’è malessere». Pure verso Lega e Fratelli d’Italia però, che twittano come sirene d’antifurto quando salta la luce. Per mesi, finché conveniva saltare sul carro del vincitore per arraffare una fetta di merito, hanno premesso a ogni invettiva che erano “pronti a collaborare”, ma volevano essere coinvolti nelle decisioni del governo. Adesso che Conte, in difficoltà come il mondo intero, li ha ufficialmente invitati a sedersi a un tavolo di confronto, è troppo tardi. Viene quasi da ridere. Ora che il premier, nonostante le critiche e i quotidiani inviti a dimettersi, li ha convocati per trovare insieme una soluzione in queste ore cruciali per il nostro destino, «la proposta è tardiva». Tempo scaduto, è scoccato il gong. «La sede nella quale discutere è il Parlamento della Repubblica italiana»: la cabina tecnica di regia con ministri e scienziati è un circolo di sfigati. Ci vuole Montecitorio: solo in aula, a favore di telecamera e taccuino, Salvini e Meloni si degneranno di dare il loro geniale e risolutivo contributo alla soluzione dell’epidemia. Una svolta, visto che finora avevano passato più tempo fuori, a parlare coi giornalisti e imbucarsi alle manifestazioni spontanee di chi ha abbassato la serranda.«Non siamo disponibili a partecipare a ‘operazioni di Palazzo’». Tali sono le riunioni tuttora in corso con regioni, sindacati, forze dell’ordine e autorità sanitarie per valutare se chiudere tutto subito o aspettare il prossimo bollettino, se bloccare la libera circolazione in base ai luoghi o alle età. L’apertura del governo gli «sembra» dettata non «da una reale volontà di collaborazione, ma dal tentativo di coinvolgere l’opposizione in responsabilità gravi che derivano dall’immobilismo e dalle scelte sbagliate effettuate dal governo». Traduzione: siete passati dagli allori di giugno alla melma di ottobre, e ora ci restate. Con tutti gli italiani. Conte doveva convocarli quando andava meglio, quest’estate, quando volevano tenere aperte sagre e discoteche, gridando al golpe permanente. Erano queste le “scelte giuste”, fatte col senno di prima, coerenti col “tutto aperto” e “l’Italia non si ferma” di marzo, per cui avrebbero dovuto essere interpellati di corsa. Le loro soluzioni se le tengono per sé, per quando andranno al governo. Peccato, ce ne sarebbe stato bisogno ora. Era l’ultima chance di trionfo per quel senso di unità nazionale tanto evocato e che non c’è stato manco nella fase 1: il Covid è stato fin dal principio il banco su cui proseguire la campagna elettorale, non lo è diventato da un mese. «La chiusura delle città sia solo l’ultimissima carta», una delle recenti dichiarazioni del capo leghista. Cos’altro sta facendo l’esecutivo se non provando a procrastinarla il più possibile, girandoci attorno con semi-chiusure e mezze misure? Un vero leader deve indicare anche cosa bisogna fare al posto di ciò che non andrebbe fatto.Certo, il governo ha fallito. In quattro settimane è saltato tutto: sistema di tracciabilità, capacità degli ospedali, pace sociale. Ha fallito la sanità pubblica, inesistente. Da anni in Italia come negli States, si cura e fa prevenzione solo chi ha un’assicurazione privata: per effettuare visite ed esami col Ssn entro 6 mesi bisogna avere un piede nella fossa. Ha fallito il welfare, ridicolo. I “ristori” fin qui elargiti hanno coperto il 20% di quanto ha perso chi li ha ricevuti: 600 euro mensili da marzo a maggio, 1800 in tutto. Come se a giugno – quando ci siamo illusi tutti, a destra e a sinistra, che il peggio fosse passato – la fine dell’allarme sanitario coincidesse con la fine dell’allarme economico, anziché col suo inizio. Come se bastassero vacanze e monopattini per ripartire: micro bonus elargiti col contagocce, a platee limitate, per spese circoscritte e comunque ormai care per tanti contribuenti. I prossimi “ristori” non arriveranno prima di metà novembre, sono stati portati al 200%: due briciole anziché una. I soldi non ci sono, è questa la verità. Altrimenti non staremmo a rincorrere Mes e Recovery fund.«Le numerosissime proposte formalizzate e ignorate dal governo» di cui parla il centrodestra nella lettera di rifiuto consistono in una montagna di soldi a cascata sui contribuenti: una pioggia di indennizzi che non potrebbero permettersi neanche gli sceicchi del Golfo riuniti. Ma Salvini e Meloni, dopo tanti anni che bazzicano quei Palazzi che ora ripudiano, ancora non lo sanno come stanno messe le casse dello Stato? O, arrivati a Palazzo Chigi, pensano di raccontarci che le hanno trovate vuote, prosciugate da Conte? Il governo è, più di noi, sorpreso dall’imprevisto, paralizzato dall’ignoto e alle prese con un elemento nuovo rispetto al primo lockdown, inatteso quanto ritorno dell’infezione dall’esecutivo: la protesta di piazza. Cortei e sit-in non autorizzati e con tanto di infiltrati, che sfidano polizia e coprifuochi. Fenomeni sconosciuti nella fase 1, quand’eravamo rintanati in casa uscendo solo per la spesa. La convivenza col virus ha fatto perdere a tanti la paura di contrarlo. E al coraggio contribuisce lo spettro della povertà, trasversale al mondo del lavoro. Cinema, centri sportivi, pub, ristoranti ma anche tutto l’indotto che muovevano: fornitori, distributori, tecnici, ditte di pulizie, taxi. La contestazione delle restrizioni è dettata non tanto dalla sfiducia verso la loro efficacia nel contenimento del Covid, quanto dalla certezza – unica in un futuro di incognite – dell’effimero aiuto che le istituzioni forniranno al sostentamento delle loro famiglie. Denari che non si potranno neanche anticipare sperando di ripescarli nel 2021 dai primi assegni europei, destinati ad altro, allo sviluppo tecnologico.Conte ha fallito. Ma chi non ha fallito in questo momento, sul pianeta, di fronte al Coronavirus? Ci siamo rilassati, allentando la corda in estate. È stato umano e fisiologico, chi non l’avrebbe e non l’ha fatto altrove? È stato sbagliato, certo. Non lo sapevamo. Non lo potevamo sapere. Ma ha sbagliato il mondo. Non Conte. Nessuno poteva sapere che quella trascuratezza avrebbe accresciuto a dismisura le dimensioni del virus rendendolo un mostro. Tranne alcuni medici, additati spesso come menagrami. Non siamo i soli a segnare un nuovo record al giorno, ad essere spaventati dal campo minato in cui viviamo, a procedere tastando il terreno davanti all’incedere di un’infezione che pare refrattaria a tutto, così veloce da non lasciare il tempo a una misura d’agire che è già tempo di un’altra. I bollettini attuali, come la luce delle stelle, riflettono una situazione passata, antecedente: ci abbiamo creduto tutti, politici ed elettori, che forse era finita. Certo per ora Salvini, Meloni e Berlusconi godono del beneficio del dubbio come ogni panchinaro che, non contribuendo alla disfatta, può lavarsene un po’ vigliaccamente le mani. Adesso sono gli altri paesi stranieri, dove va pure peggio, ad anticipare quelle strette che la primavera scorsa adottammo noi per primi diventando, fino a qualche settimana fa, un esempio globale.Stavolta all’estero ci stanno scavalcando, stiamo perdendo il vantaggio. Attorno a noi è già lockdown. Irlanda, Francia Germania hanno chiuso tutto o quasi e lo stesso si apprestano a fare Belgio, Austria, Spagna, Portogallo, Grecia e – fuori dal continente – Usa, Russia, Giappone: sono tutte nazioni con governi e comitati scientifici formati da inetti? Mezzo mondo è economicamente e sanitariamente allo stremo e spegne le luci a macchia di leopardo, aggiungendo ogni giorno una zona rossa sulla mappa: tutti paesi guidati da idioti? Anche i grandi amici di Salvini – Trump, Bolsonaro, Orban – sono degli incapaci, che non hanno dato ascolto ai suoi consigli! O questo virus, piuttosto, è ancora tutto da scoprire? Un virus sconosciuto alla casistica sanitaria, che dobbiamo ancora sviscerare nel suo evolversi e regredire? Se è così, sarà inevitabile per chiunque anche in futuro procedere a tentoni, per trials and errors come si dice appunto nel mondo della ricerca, finché non si capirà bene come funzioni e non si troverà un vaccino valido e somministrabile a tutti. Ma il trio del centrodestra avrebbe davvero saputo, o meglio potuto, fare molto meglio? Non solo di Conte, ma di tutti i governi mondiali? Evidentemente non è un problema di persone, ma di una malattia seria, di una prova eccezionale che ha rari precedenti nella storia dell’umanità.Articoli correlatiinPoliticaSondaggi politici: M5S in crescita, Pd in calo, Forza Italia in positivoinPoliticaIl Dl Salva Casa è legge, 106 voti a favore: ecco cosa cambia adessoinPoliticaMattarella promuove la libertà dell'informazione nella Cerimonia del Ventaglio: "Giornalisti contrastino le adulterazioni della realtà"inPoliticaAntonio Tajani: "Spazio al centro è di Forza Italia, arriveremo al 20%"inPoliticaNcc, incostituzionale il divieto di rilasciare nuove autorizzazioni: la decisione della ConsultainPoliticaGiorgia Meloni dice 'No' a Ursula von der Leyen: "Ho agito da leader europeo"
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