File not found
Economista Italiano

Dom Luigi Priori sacerdote da 80 anni, festa in monastero

Cane muore mentre la padrona è in vacanza: il dog sitter era un truffatore. «Mi sono fidata delle referenze on line»Epatite C, una illustre sconosciuta: un italiano su tre ignora l’infezioneFlavio Briatore, gaffe e scivoloni: dall'attacco ai pastori sardi alla lite con Sorbillo fino all'ultima polemica: «Come si vive con 4mila euro al mese?»

post image

Haniyeh, ecco chi sono i possibili successori alla guida di HamasL’ong Sos Humanity ha condotto un sondaggio tra i naufraghi soccorsi nell’arco di circa due anni. La maggior parte era in fuga dalla Libia,analisi tecnica dove ha subito violenze, torture. Il governo italiano ha reso ancora più difficili le operazioni della flotta civile, assegnando porti lontani e sanzionando le ongCredit video Anupam Deb Kanunjna/Sos Humanity«Sono stata rapita per la prima volta a Benghazi, quando avevo vent’anni. Ho passato un mese in prigione, senza cibo, acqua e luce. Mi hanno picchiata tutti i giorni. Mi hanno chiesto 5mila dinari libici (circa 960 euro, ndr), ma non avevo soldi. Un giorno uno dei sequestratori è arrivato e – bang bang bang – ha iniziato a sparare a tutti. Sono stata fortunata a non essere uccisa. Sono riuscita a fuggire, ma le ragazze che sono rimaste sono state vendute nel giro della prostituzione».Questo è il racconto di una donna di 25 anni, originaria del Camerun, soccorsa dalla nave Humanity 1 dell’ong Sos Humanity mentre attraversava il Mediterraneo centrale in fuga dalla Libia. L’organizzazione ha avviato per la prima volta un sondaggio anonimo tra i naufraghi – soccorsi tra settembre 2022 e giugno 2023 – per capire le ragioni della migrazione. Su un totale di 2.223 persone salvate, hanno voluto condividere la propria storia in 190, di cui 125 sono transitati dalla Libia: tra loro, il 59 per cento ha lasciato il paese per torture, violenze arbitrarie o violenze sessuali, conflitto armato, detenzione. Ci sono due elementi ricorrenti nei racconti di chi è passato per la Libia: violenza fisica, che molto spesso costituisce tortura, e la richiesta di riscatto in cambio della libertà. Un ragazzo di 15 anni, originario della Guinea, ha raccontato di essere stato picchiato e legato. «Sono stato in prigione per alcuni giorni o una settimana», ha scritto nel questionario dell’ong. «Mio padre mi ha detto che, qualunque cosa fosse successa, mi avrebbe tirato fuori, avrebbe chiesto un prestito». Foto di Alessio Cassaro/Sos HumanityIl 22 per cento delle persone intervistate hanno passato in Libia meno di un mese. Il 20 per cento da uno a sei mesi e il 14 per cento tra 6 mesi e un anno. Ma c’è un 7 per cento che è stato nel paese per oltre 25 anni. Un paese che dalla caduta del regime di Gheddafi nel 2011 ha vissuto una guerra civile. E, nonostante il cessate il fuoco in vigore dal 2020, in Libia regna tuttora una situazione di instabilità politica. Da marzo 2022, infatti, sono due i governi che si contendono la guida del paese, uno nell’est e uno con base a Tripoli. Le pessime condizioni e le violazioni dei diritti umani perpetrate in Libia sono ormai note, oltre ad essere state denunciate da diversi rapporti delle Nazioni unite, che hanno definito la detenzione di rifugiati e migranti «un crimine contro l’umanità». Nonostante ciò, emerge dal rapporto, la cosiddetta guardia costiera libica viene considerata dai paesi europei un interlocutore affidabile, nonché una controparte da finanziare. FattiMigranti, Albano: «Più è lunga la lista dei paesi di origine sicuri, più persone possono essere portate in Albania»Marika IkonomuLa detenzione Il 13 per cento dei naufraghi, che ha risposto al sondaggio, è stato detenuto nei centri di detenzione libici per meno di un mese. Il 28 da uno a tre mesi, mentre il 32 per cento da tre a sei mesi. Una piccola, ma significativa, percentuale di persone, l’1,5 per cento, è stata invece rinchiusa per più di tre anni. Oltre ai centri di detenzione ufficiali, spiega il rapporto di Sos Humanity, ci sono poi campi informali, dove le organizzazioni umanitarie non hanno accesso.  «Ero consapevole di quanto fosse pericoloso attraversare il mare, ma è meglio morire nel Mediterraneo che morire sulla terraferma in Libia», ha detto un ragazzo di 18 anni originario del Gambia. Tuttavia, il ciclo della violenza non si ferma sulla costa. Molte persone non riescono a raggiungere l’Europa al primo tentativo. E quindi, mentre il 56 per cento degli intervistati ci ha provato solo una volta, il 15 per cento ha fatto due tentativi, il 13 per cento ne ha fatti tre, il 12 per cento addirittura quattro. C’è anche chi ne ha fatti 5 (il 3 per cento) o sei (l’1 per cento).  Sono i cosiddetti pull-backs, le intercettazioni da parte della guardia costiera libica, a riportare i migranti indietro. «Sono arrivata in Libia la prima volta con i miei due fratelli, uno più giovane e uno più grande», ha raccontato una ragazza di 20 anni della Costa d’Avorio. «La prima volta ci hanno raggiunto i libici, hanno preso i soldi e sparato alla barca, così abbiamo iniziato a capovolgerci», ha continuato, e in quell’occasione ha perso i due fratelli in mare: «Sono annegati entrambi». Mentre lei è stata catturata e portata in prigione. Molto spesso i pull-backs o push-backs avvengono con l’uso della violenza, e non sono un’eccezione. La Humanity 1, si legge nel rapporto, ha infatti assistito a cinque operazioni illegali da parte della cosiddetta guardia costiera libica. «Ho fatto tre partenze dalla Libia, ogni volta i libici ci hanno preso. Tre tentativi, tre volte in prigione. Ti torturano. È un business, è come un furto, se sei nero, vengono a prenderti di notte», continua il racconto del 15enne originario della Guinea. FattiCaso Iuventa, nessun favoreggiamento né accordi con i trafficanti libici: «Salvare i migranti era necessario»Perché migrare Danilo Campailla/Sos HumanityDal sondaggio di Sos Humanity emerge chiaramente che le ragioni della migrazione sono individuali e complesse. Ogni persona ha un motivo proprio, e a volte più di uno, che porta a fuggire dal luogo di origine, ma nella maggior parte dei casi sono sfollati nel proprio paese o nei paesi limitrofi. Un terzo delle persone sentite sono siriane, il 15 per cento libanesi, il 13 gambiane, il 12 vengono dal Sudan. Seguono persone in fuga da Palestina, Bangladesh, Egitto, Eritrea.L’80 per cento ha deciso di migrare in cerca di sicurezza e di educazione o opportunità. Ma anche necessità di guadagnarsi da vivere, accesso a un’assistenza sanitaria adeguata o per le conseguenze del cambiamento climatico, siccità o alluvioni. Tutti i cittadini siriani intervistati hanno dichiarato di essere scappati dalla guerra. In Siria è in corso un conflitto dal 2011 e metà della popolazione del paese è rifugiata. A questo si aggiungono, la ricerca di una migliore educazione (il 92 per cento) e migliori condizioni economiche (84). Ma anche discriminazioni (63), minacce personali (59), problemi di salute (51) e impatto del cambiamento climatico (43). FattiMigranti fantasmi dopo gli sbarchi: in tre anni 51mila minori scomparsi dai centriIl salvataggio in mare Pietro Bertora/Sos HumanityLa violenza nei campi libici e l’alto rischio che corrono le persone che attraversano il Mediterraneo sono quindi il prodotto delle politiche migratorie europee – evidenzia il rapporto – che hanno ostacolato, e in alcuni casi bloccato, il lavoro delle organizzazioni umanitarie. Durante le 38 missioni della nave, i Centri nazionali di coordinamento del soccorso marittimo hanno fornito poche o nessuna informazione sulle emergenze in mare. Mentre quello italiano in alcuni casi ha assunto il coordinamento delle operazioni, scrive l’ong, quello malese non ha mai risposto. Nel 2023 si è poi osservato, sottolinea il rapporto, «un nuovo livello di escalation» dato dalle politiche del governo di estrema destra italiano, che hanno avuto «un impatto drastico sulle attività di salvataggio in mare». Il governo italiano «manda le navi delle ong il più lontano possibile dall’area di salvataggio o le trattiene per motivi pretestuosi o sulla base di menzogne». E i capitani delle navi rischiano di essere sanzionati anche se seguono le indicazioni del centro di coordinamento nazionale, denuncia il rapporto. I capitani vengono poi messi di fronte a un dilemma: da un lato, se non salvano i naufraghi violano il diritto internazionale, dall’altro se danno assistenza a più di una barca in una missione vengono sanzionati, impedendo così future operazioni. In poco più di un anno, da febbraio 2023 ad aprile 2024, il decreto Piantedosi ha portato a 21 provvedimenti di sequestro delle navi umanitarie per 446 giorni e multe fino a 10mila euro. E, ancora, per ostruire il lavoro delle organizzazioni, il governo assegna porti lontani dalle operazioni di salvataggio, violando il diritto internazionale. I 14 porti assegnati all’Humanity 1 non erano i porti più vicini. FattiIllegittimo il fermo della Sea Eye, le prime crepe del decreto ong di PiantedosiYoussef Hassan Holgado© Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?AccediMarika IkonomuGiornalista di Domani. È laureata in Giurisprudenza e ha frequentato la scuola di giornalismo della Fondazione Lelio Basso. Fa parte del Centro di giornalismo permanente e si occupa di diritti, migrazioni, questioni di genere e questioni sociali

Gianmarco Tamberi in finale nonostante il calcolo renale, il messaggio della moglie Chiara Bontempi: «Solo tu potevi farcela, sono così fiera»Tony Effe, la nuova collana di diamanti (e un coltello) è un messaggio di sfida: «A morte gli infami». A chi si rivolge?

Friuli Venezia Giulia, qui il mare è per tutti

In Unione europea prodotti 34,3 miliardi di litri di birra nel 2023Avanzata Ucraina in Russia, Kiev mostra i muscoli e Ue dice ok: l'obiettivo

Ondata Covid estiva, +26% contagi in 7 giorni. Crescono i ricoveri. L'epidemiologo: «Numeri importanti»Birra Moretti, morta a 80 anni l'imprenditrice Annalena: era la signora della dinastia, fatale un incidente domestico

Carcere, l'impresa più difficile del tempo presente

Poliziotto spara e uccide il cagnolino cieco e sordo, Teddy era uscito di casa e si era perso. L'agente: «Pensavo fosse un randagio malato»La Cina astratta e l'arte del vuoto contro il potere

Ryan Reynold
Giorgetti: «La tassa per attirare i Paperoni è fallita. Il tesoretto? Vediamo»Kimberly Cheatle, si dimette direttrice del Secret Service: "Flop sicurezza Trump colpa mia"Il Brasile sfiora i due milioni di casi di dengue: il Paese è in emergenza

MACD

  1. avatarYara Gambirasio, dalle carte spuntano nuovi dettagli sulla 'prova regina' contro BossettiMACD

    Missili Usa in Germania, Putin minaccia ma Berlino va avantiBriatore a Napoli con Crazy Pizza: «La Margherita a 17 euro è un prezzo giusto, la più esclusiva ne costa 65»L'accordo di libero scambio Ue-Sudamerica è a un passo«Un Paese attento agli ultimi ma serve un salto di qualità»

    1. Precipitano dallo Spigolo Comici, morti due alpinisti

      1. Imane Khelif in finale e punta l'oro: sfiderà la cinese Yang Liu. Orario e dove vedere il match

  2. avatarUghetta Lanari, morta la conduttrice e voce storica di RAI e Dimensione SuonoCampanella

    Treni, ad agosto 2024 ritardi e cancellazioni per lavori sulle linee: ecco qualiRegionali Liguria, trovata intesa: elezioni il 27 e 28 ottobreCon "Giovani e Lavoro" tasso di assunzione all'80%Caldo estremo rovina sonno e salute, tutti i rischi

  3. avatarDom Luigi Priori sacerdote da 80 anni, festa in monasteroProfessore per gli Investimenti Istituzionali e Individuali di BlackRock

    Attentato a Trump, 90 minuti per fermare il cecchino: le rivelazioni nelle chat della poliziaIncendi, protocollo d'intesa fra Carabinieri Cufaa e Roma NaturaCancro, 40-50enni più a rischio per 17 tipi di tumore: ecco qualiDemenza, 14 fattori di rischio: ecco quali sono

Anastasia Bartoli: «Cantare al Rof è come lanciarsi col paracadute»

I Maneskin tornano a Sanremo per far impazzire l'Ariston dopo il tour mondiale: ma in che ruolo? Ecco l'indiscrezioneHa 60 anni la prima enciclica di Paolo VI*