Addio Mirko: morto il bambino colpito da un tumore ai polmoniRoma, Smart tampona un'auto e finisce nel Circo MassimoDue ragazzi attraversano i binari in stazione a Mestra: uno dei due è morto
Chieti, morto un uomo di 55 anni in un incidente con la sua motoCome tutto ciò che diventa una parte così importante della cultura,VOL il tè è penetrato nei modi di dire e nelle lingue d’Europa e dell’occidente. Ma come ci è arrivato? Se gli inglesi devono parlare di qualcosa che non apprezzano particolarmente dicono it’s not my cup of tea, non è la mia tazza di tè. Quando negli Usa si chiede a qualcuno di raccontare chiacchiere o pettegolezzi, gli si chiede di spill the tea, versare il tè. I tedeschi dicono abwarten und Tee trinken (letteralmente, aspettare e bere tè) per indicare quelle situazioni in cui ci si mette comodi e si attendono le conseguenze delle azioni di qualcuno (con una punta di Schadenfreude). Come tutto ciò che diventa una parte così importante della cultura, il tè è penetrato nei modi di dire e nelle lingue d’Europa e dell’occidente. Ma come ci è arrivato?Cos’è un nome«Che cos’è un nome?», si chiedeva la Giulietta di William Shakespeare, affacciata al balcone. «Ciò che noi chiamiamo con il nome di rosa, anche se lo chiamassimo con un altro nome, serberebbe pur sempre lo stesso dolce profumo».Ora, se anche viene difficile dire che il tè ha sempre lo stesso profumo (sarebbe fare uno sgarbo all’enorme complessità e varietà di questo prodotto), è vero che la Camellia sinensis è una sola. E in realtà, non ha nemmeno così tanti nomi.Nella stragrande maggioranza delle lingue, infatti, la bevanda più diffusa del mondo viene chiamata in uno di due modi: te o cha. Chiedersi perché significa ripercorrere la storia di come il tè si è diffuso dalla Cina nel resto del globo. E soprattutto ripercorrere le rotte commerciali che hanno plasmato questa diffusione. FattiIl bubble tea a Taiwan è uno strumento di diplomaziaFederico PanettaC’è una prima macrodistinzione che si può fare, e che viene spesso rappresentata in maniera efficace su una carta geografica: le lingue che hanno adottato i derivati di cha sono (con alcune eccezioni evidenti) quelle dei posti in cui il tè è arrivato per terra (India, Persia, Russia per esempio). Quelle in cui invece si chiama te, sono invece quelle parlate nei paesi in cui la Camellia sinensis è arrivata per mare.Questa divisione rispetta davvero la realtà? «È una distinzione pertinente», spiega a Cibo Livio Zanini , ricercatore di lingua e cultura cinese all’università Ca’ Foscari. Ma non sufficiente a descrivere come questa parola è arrivata in occidente.Storia di una parolaNella storia del tè, in principio era la Cina. Dove gli archeologi hanno trovato germogli di tè in tombe del II secolo a.C. E in principio il suo nome (sebbene non univoco) era tu: un logogramma che indicava in “verdure amare”. Il carattere che indica in maniera univoca il tè in cinese viene attestato nelle fonti soltanto nell’VIII secolo d.C., ed è quello usato da Lu Yu nel Chajing (Il canone del tè), il primo trattato dedicato a questa bevanda: da quel momento quindi esiste una parola (cha) che ha il significato unico di tè.Ma il cinese «è una scrittura logografica: c’è unità di significato, ma non di suono», dice Zanini . E infatti mentre in cantonese (e più in generale nel nord) il tè viene chiamato cha: è con questo nome per esempio che arriva in Giappone. Ma da altre parti (come nel Fuijan, a sud-est della Cina) viene chiamato te.L’arrivo in occidenteÈ un italiano in realtà a lasciarci la prima attestazione nella storia europea di un riferimento al tè. Si tratta del cartografo trevigiano Giovanni Battista Ramusio che in un trattato (pubblicato postumo nel 1559) riporta le parole di un mercante persiano che parla di cha Cathai, tè della Cina.Sempre nel XVI secolo, i portoghesi hanno due basi commerciali in Asia: a Macao e in Giappone. Da qui riportano in Portogallo la pronuncia cantonese (e giapponese): e infatti, a differenza dei loro vicini di casa in Europa, ancora oggi a Lisbona si beve chá.«Non sono però i portoghesi a iniziare a importare il tè in Europa», ricorda Zanini , «ma gli olandesi, che avevano basi a Batavia», ovvero l’odierna Giacarta. Qui dai mercanti cinesi e poi nella loro base ad Amoy (oggi Xiamen) in Fujian assorbirono la pronuncia te. Dall’olandese (thee) la parola è poi passata al francese (thé), al tedesco (Tee), all’inglese (tea). Una distinzione ereditataÈ invece dagli occidentali, a partire dai mercanti olandesi, che si origina il modo che oggi è diffuso di classificare il tè sulla base del tipo di lavorazione delle foglie.In Cina, infatti, tradizionalmente i diversi tipi di tè venivano caratterizzati sulla base dell’origine geografica. Sono gli olandesi che compravano sia tè ossidati che tè non ossidati, a introdurre la demarcazione linguistica tra tè “verdi” e tè “neri” (quelli che in lingua cinese diventano tè “rossi”) sulla base del colore delle foglie e dell’infuso che producevano.A complicare il quadro c’è il fatto che nelle fonti storiche cinesi abbiamo «pochissimi riferimenti concreti al processo di lavorazione» delle foglie di tè, afferma Zanini : «Sappiamo che è dal periodo della dinastia Ming (1368-1644) che si afferma l’uso del tè in foglie. Prima era diffusa una lavorazione che prevedeva l’infusione di foglie polverizzate: è la lavorazione del matcha, che infatti i monaci giapponesi importarono dalla Cina perché all’epoca era la più diffusa».Resta quindi difficile capire esattamente quando sono nati i diversi tipi di lavorazione del tè che oggi anche in Cina vengono distinti con nomi che fanno riferimento al colore di foglie e infuso.© Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?AccediMaria Tornielli
Kata scomparsa: sequestrato lo spazzolino per rilevare tracce di DNARoma, turista incide il nome della fidanzata sul Colosseo: il video shock
Foggia, beccato a rubare, viene sequestrato e torturato: arrestato il proprietario di casa e un suo amico
Bambina scomparsa a Firenze: il padre ha tentato il suicidioSardegna, prof universitario Carlo Lugliè muore tentando di evitare l'annegamento di un ragazzino
Uomo morto attaccato da un orso in Arizona: il 66enne stava bevendo un caffè nella sua proprietàAndrea Ciccone morto dopo 8 giorni di agonia, il ragazzo di 16 anni è stato investito a Bologna
L’inchiesta dei pm di Roma sulla strage di Ustica verso l’archiviazioneMorte Berlusconi, la telefonata alle 9 del mattino: "Papà sta morendo"
Chi l'ha visto, la Procura generale riapre le indagini sulla morte di Nicola Romano. La madre: "Sono leggermente sollevata"A Napoli vincita record da 3 milioni di euro alle slot online, parla il giocatore fortunatoRoma, donna uccisa dal compagno, che poi si suicidaRoma, la moglie trovata morta in casa e lui si uccide poco dopo: l'ipotesi di un suicidio volontario per entrambi
Incidente a Casal Palocco, domenica una fiaccolata per il piccolo Manuel
Morto Gian Piero Raveggi, storico dipendente Rai: l'addio di Amadeus
Bimbo di 5 anni morto in un incidente a Roma, la testimonianza di un amico di famigliaA Bologna si festeggia la morte di Silvio Berlusconi: il party organizzato dal centro sociale LàbasFoggia, beccato a rubare, viene sequestrato e torturato: arrestato il proprietario di casa e un suo amicoPiccola Kata, scomparsa a Firenze: parla il nonno dal Perù
Chieti, morto un uomo di 55 anni in un incidente con la sua motoIl video del bolide che ha attraversato i cieli del Nord italia durante il concerto di Florence & The MachineIncidente youtuber: positivo ai cannabinoidi Matteo Di Pietro, alla guida del suvManuel Pistoia morto nell’incidente ad Abbadia Lariana, il post della mamma