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Il ventenne Facebook voleva essere una superapp e non ci è riuscitoIl cantautore Emanuele Conte vincitore del Premio Amnesty - Andrea Artax COMMENTA E CONDIVIDI «Ho sognato divise diverse / diventare le stesse /a colpi di colori / e voci di bambini / in braccio a padri vivi». È un inno contro la guerra che sta dalla parte dei bambini,criptovalute testo profondamente cantautorale e melodia pop contemporanea, proposto con una presenza scenica da vendere. E’ così che Emanuele Conte da Povegliano, provincia Treviso, 26 anni ha vinto il 21 luglio a Rovigo la 27ª edizione del Premio Amnesty International Italia, nell’ambito di Voci per la libertà – Una canzone per Amnesty, nella sezione Emergenti con il brano Proiettile bambolina. «Sono entusiasta di avere ricevuto un premio così importante. La canzone l’ho scritta due giorni dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia – racconta Conte ad Avvenire –. Ho immaginato di vedere la guerra attraverso tre occhi: quelli del vecchio che ha vissuto e crede in un futuro in cui sapremo vivere diversamente, quelli del padre che combatte davanti al nemico e si rifiuta di ucciderlo invitandolo ad andare ad abbracciare lui suo figlio se verrà ucciso, e infine del bambino che sogna di crescere con suo papà correndo tenendosi per mano». Emanuele Conte è uno dei giovani emergenti più premiati dell’ultimo periodo: ha vinto Area Sanremo nel 2021, con Proiettile bambolina ha vinto il Play Music Stop Violence 2023 all’interno del Concerto per la Pace promosso dalla Comunità di Sant’Egidio, si è poi esibito al Meeting di Rimini e a novembre 2023 ha fatto incetta di premi al Premio Pierangelo Bertoli di Modena. Nel marzo 2024 è uscito il suo nuovo ep Frammenti i cui brani verranno presentati in anteprima nella nuova versione acustica (che uscirà in ep in autunno) per quartetto d’archi e pianoforte con la partecipazione del chitarrista Giovanni Baglioni, il 30 agosto all’Abbazia di Sant’Eustachio a Nervesa della Battaglia (Treviso). Il ricavato del concerto andrà a sostegno dell’associazione di Treviso “Il Filo di Simo” che supporta chi sta vivendo momenti di difficoltà emotiva e alla sua famiglia. «È stato Giovanni Baglioni a chiamarmi perché lo aveva commosso il mio brano Regalo d’Agosto dedicato a mia nonna Anna, in cui immagino un saluto, forse l’ultimo, fra un nipote e nonna mentre lui va in un’altra città – ci racconta Emanuele -. Ed è il ringraziamento a colei che ha cresciuto i figli da sola dopo che il marito è morto in guerra su Carso». Da tenere d’occhio quindi il biondo Emanuele che compone su diverse tematiche sociali legate alla sua visione positiva della vita, in cui la fede è una parte importante quanto i suoi studi di filosofia: infatti è dedicata alla speranza la tesi che sta preparando per la laurea magistrale presso l’Istituto Universitario Sophia di Figline e Incisa Valdarno (Firenze) nato da un’intuizione di Chiara Lubich fondatrice del Movimento dei Focolari. «La malattia del nostro secolo è la depressione, i giovani guardano avanti e vedono solo incertezza. Anche io non sono esente dai timori, ma nei momenti di crisi si scava e cerco di sviluppare la speranza» spiega. Il suo primo brano Ho tutto Emanuele Conte lo ha cantato davanti al papa Francesco invitato al Sinodo dei Giovani nel 2018: «L’ho scritto rifacendomi a Chiara Luce Badano per la serie di audiolibri sui grandi del Novecento di Caritas italiana, sono stato toccato dalla sua storia di fedeltà e coraggio». Fondamentali i cantautori ascoltati in casa da mamma e papà, Battisti, Guccini e soprattutto Lucio Dalla «il mio maestro per la costruzione melodica e poetica: profondissimo e semplice al tempo stesso». Emanuele sviluppa la passione per la musica suonando e cantando nel coro della parrocchia «mentre ho imparato stare sul palco facendo l’animatore del centro estivo parrocchiale, mica facile accaparrarti l’attenzione di una banda di ragazzini» sorride mentre racconta anche la fondamentale esperienza di volontariato nel 2022 in Venezuela grazie ai frati conventuali di Sant’Antonio di Padova. I testi di Emanuele non sono confessionali, bensì brani di pop cantautorale che parlano a tutti di umanità e danno voce a una generazione che spesso viene dipinta peggio di quella che in realtà è. « L’esperienza spirituale è forte dentro di me e mi sento un tramite di qualcosa più grande di me – aggiunge il cantautore -. Scrivo canzoni che guardano al futuro, alle speranze, anche alla paura e al cambiamento comuni dei ragazzi della mia età. Cerco di arrivare a tutti comunicando quello che io vivo sulla mia pelle ed anche la mia dimensione spirituale. Dobbiamo ricordarci che siamo spirito e carne».
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