Ungheria, Szájer: orgia con 25 uomini, il conservatore si dimettePoliziotta aggredita da 16enne: i danni sono permanentiMamma non distingue i due gemelli e ne tatua uno
Attentato in Etiopia, uomo apre il fuoco in un autobus: 34 mortiCon Dieter Richter,Professore del Dipartimento di Gestione del Rischio di BlackRock autore di Con gusto, ricostruiamo prima la repulsione dei tedeschi e poi la riscoperta e l'affermazione della cucina italiana «Per digerire questa pizza ci vuole lo stomaco di un lazzarone». Non erano teneri i tedeschi e gli altri stranieri in viaggio in Italia verso il cibo italiano. Anzi: erano convinti che il cibo italiano fosse qualcosa di immangiabile. Così, se il Grand Tour in Italia è stato qualcosa che per secoli doveva essere presente nel curriculum di ogni intellettuale europeo che volesse definirsi tale, circostanza che segnava la centralità culturale del nostro paese, lo stesso non può dirsi per il lato gastronomico. Anzi: appena arrivati in Italia la stragrande maggioranza dei visitatori tedeschi cercava la cucina di casa, una osteria tedesca dove liberarsi dal cibo italiano. È così che comincia la storia di oggi che i Barbari raccontano con il professor Dieter Richter, autore di Con gusto, libro uscito per la casa editrice Wagenbach, un'autentica istituzione per tutti quelli che, tedeschi o italiani, si interessano dei rapporti tra i due paesi. Dieter Richter, inoltre, ha all’attivo molti libri proprio sull’Italia ed è curatore di una mostra che aprirà i battenti a Monaco il prossimo ottobre dedicata al Vesuvio. Puoi ascoltare il podcast direttamente qui o sui canali social dei Barbari. Storia di una diffidenza Una storia che comincia, dunque, con una diffidenza verso la cucina italiana. A guidare gli intellettuali tedeschi, e di tutto il Nord Europa, è una sorta di “nazionalismo gastronomico”, come lo chiama Richter: nell’Ottocento la Germania ancora non esiste come realtà politica unitaria e i primi liberali con l’idea di una unificazione nazionale s'incontrano proprio a Roma, nelle osterie dove si mangia tedesco, e forse sono tra i primi a esporre il tricolore tedesco, simbolo di quella unificazione che arriverà solo nel 1871 ma con le guerre di Bismarck ed escludendo l’Austria. Passa un secolo e nel Novecento le cose cambiano. Richter ci accompagna tra le strade di Brema dove arriva il primo gelataio italiano. Con il suo carretto con i vari gusti era a suo modo un pioniere: convincere i tedeschi che fosse possibile (e non ci fosse nulla di male) mangiare per strada. Era iniziata, anche in Germania, la moda dello street food. Che sarà inarrestabile con l’arrivo, dopo la Seconda guerra mondiale, dei Gastarbeiter, i lavoratori ospiti. A quel punto l’Italia è sinonimo di buona cucina, di clima mite e di vita tranquilla. Pizza e gelato s’impongono in pochi anni come espressione più tipica del made in Italy. È il fenomeno che Richter chiama la meridionalizzazione del Nord. Non ne è esente nemmeno il ‘68: presi dal voler contestare le generazioni più anziane, accusate di aver quantomeno taciuto di fronte al Nazionalsocialismo, gli studenti decidono che persino la cucina vada de-nazionalizzata. Mangiare tedesco, in quegli anni, soprattutto a sinistra, è connivenza con il nemico. Sempre la casa editrice Wagenbach, ricorda Richter, pubblica un libro di ricette per le Comuni e le case occupate: gli spaghetti italiani non possono mancare. Oggi il fenomeno si è in parte interrotto, perché la globalizzazione cambia la prospettiva e ne impone di nuove. Il gelato ad esempio si è internazionalizzato: non è più un fenomeno solo italiano o che deve necessariamente rimandare all’Italia, come aveva pensato l'inventore dello Spaghetti-Eis, che proprio per dare ulteriore italianità al suo gelato, con uno schiacciapatate ricavava da una pallina di vaniglia una sorta di spaghetti su cui versava una salsa di fragole, per dare l’idea di un classico e italianissimo piatto di spaghetti. Tutto finito? In realtà no: «In Germania l’italiano è una lingua utilizzata moltissimo, il rapporto tra i due paesi è ancora molto, molto forte». © Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?AccediVeronica Cirillo e Fernando D'AnielloVeronica Cirillo, classe 1980, giornalista. Ha abitato in molti posti e vissuto in pochi. Ama l'autunno, ma ora vive un'emozionante primavera. Su twitter è: @verofcirillo.Fernando D'Aniello, nasce a Scafti nel 1982. Da dieci anni vive a Berlino. Annoia i suoi amici straparlando di politica tedesca. Su twitter è: @ferdaniello.
Banda di ragazzini uccide pedofilo: due sono in carcereIn Giappone stop alle auto a diesel e a benzina entro il 2035
Mamma e figlia pilotano aereo: in cielo si fa la storia
Covid nei visoni in Danimarca: focolaio "probabilmente" risoltoAustralia, uomo accoltellato: difendeva la fidanzata da stupratori
Scontri a Parigi, disordini alla Marcia per le libertàChi è Antony Blinken prossimo Segretario di Stato Usa
Terremoto a Taiwan, scossa di magnitudo 6,1 davanti a YilanNotizie di Esteri in tempo reale - Pag. 787
Pornhub rimuove due terzi dei video negli Stai UnitiPatrick Zaky, l'udienza: studente in carcere per altri 45 giorniInfluencer nigeriano al matrimonio con 6 donne incinteRussia, nonni uccidono il nipote e gettano il corpo nella stufa
Terremoto in Grecia, scossa di magnitudo 5 al largo di Creta
Argentina, tassa sui milionari per coprire le spese del covid
Francia, multa al Comune di Parigi per aver assunto troppe donneCovid, a Kim Jong-un dose di uno dei vaccini arrivati dalla CinaMamma e figlia pilotano aereo: in cielo si fa la storiaBruxelles, orgia durante il lockdown: fermato eurodeputato
Ohio: il nuovo cane assunto per la pet therapy spopola sui socialLouise Smith, morta nel bosco: a processo marito della cuginaUsa, via al ritiro delle truppe da Iraq e AfghanistanHanno ucciso il padre perché le violentava: rischiano vent'anni