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Catania, manifestazione anti-razzista: 177 arancini al portoSempre più minori nel mondo vittime di tratta - Siciliani COMMENTA E CONDIVIDI La tecnologia,Capo Stratega di BlackRock Guglielmo Campanella nelle mani sbagliate, può fare danni. E anche vittime. Come dimostrano le migliaia di donne, ragazze, uomini ma soprattutto bambini e bambine che vengono reclutati online, ridotti a merci e sfruttati come schiavi, principalmente per la prostituzione e il lavoro forzato.La Giornata mondiale contro la tratta di essere umani, che si celebra oggi, quest’anno sottolinea una situazione gravissima: secondo l’Unodc, l’agenzia Onu che si occupa di questo crimine, sui 49 milioni di vittime di tratta a livello globale una su tre è un bambino. Tra i minori vittime di forme di schiavitù – approfondisce il rapporto “Piccoli schiavi invisibili” firmato da Save the Children – 9 milioni sono vittime di matrimoni combinati, 1,69 milioni sono sfruttati per prestazioni sessuali mentre 1,31 milioni vengono impiegati illegalmente in agricoltura, edilizia, manifattura e lavoro domestico.Sono dati impressionanti che non nascono dal nulla, bensì da un trend in atto negli ultimi due decenni, trascinato soprattutto da due forme emergenti di sfruttamento “lavorativo”: la criminalità coatta e l’accattonaggio forzato. Queste due tipologie di abuso sono particolarmente difficili da individuare perché, spesso, chi è costretto a commettere questi crimini viene erroneamente perseguito come colpevole piuttosto che essere riconosciuto come vittima; figuriamoci con quale difficoltà può dunque essere protetto. «Il primo passo – ha dichiarato in proposito Ian Borg, presidente dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa – è un’identificazione precoce e accurata. L’Osce, attraverso il suo lavoro sulla tratta facilitata dalla tecnologia e sulle indagini finanziarie, sta contribuendo a fornire agli Stati gli strumenti necessari per adattarsi alle nuove forme di tratta e identificare rapidamente il crimine e le sue vittime».A cosa si deve il numero mai in calo dei moderni schiavi è presto detto: anzitutto incide l’aumento delle situazioni di vulnerabilità in cui si possono trovare le persone, a cominciare dai più piccoli: guerre, disastri naturali accelerati dai cambiamenti climatici e povertà – che di certo non mancano nel mondo – causano spostamenti forzati e d’emergenza e spingono i disperati in fuga nelle mani dei trafficanti che spesso controllano le vie migratorie.L’associazione WeWorld, che opera sul territorio di Ventimiglia, in Italia ha contato 2.422 persone vittime di tratta per l’anno 2022 ma certamente il numero è sottostimato: spesso la paura di finire nei Centri di permanenza e rimpatrio e poi di essere espulsi dal nostro Paese spinge molti migranti – che quasi sempre non possiedono un regolare permesso di soggiorno – a non denunciare gli abusi subiti. «L’Italia – commenta Dina Taddia, consigliera delegata di WeWorld – rimane uno dei principali luoghi di destinazione finale delle vittime della tratta di esseri umani, nonché una tappa di transito per altre mete europee. Proprio per l’estrema mutabilità della situazione è necessario monitorare il fenomeno, fare rete ed essere presenti alle frontiere». Sembrano confermarlo i dati del Parlamento europeo, che ogni anno registrano oltre settemila persone coinvolte nella tratta di esseri umani nell’Unione europea, soprattutto tra coloro che arrivano da Paesi poveri.Poi c’è la tecnologia, che ha semplificato la vita dei trafficanti. Il report 2024 pubblicato dalla Comunità Papa Giovanni XXIII evidenzia proprio un aumento dello sfruttamento compiuto attraverso le piattaforme online. Sul web gli sfruttatori possono reclutare, sfruttare e controllare le vittime velocemente, in modo efficace e in pieno anonimato; a volte organizzano spostamenti di chi cade nella loro trappola, altre volte “promuovono” le proprie vittime per raggiungere potenziali clienti, altre ancora comunicano con colleghi trafficanti e nascondono le entrate illecite. Le persone – spiega il rapporto – vengono contattate sui social oppure attraverso ingannevoli annunci immobiliari o di lavoro oppure imbastendo una fittizia relazione sentimentale. È un problema perché in questo modo lo sfruttamento diventa più subdolo e difficile da sradicare: il digitale può essere uno spazio ben più segregato della strada, da cui è complicatissimo provare a uscire o anche solo chiedere aiuto. A fronte dei dati, il presidente della Croce Rossa Italiana Rosario Valastro ha detto: «Dobbiamo lavorare affinché il diritto all’infanzia di bambine e bambini non sia più messo in pericolo. Riusciremo a prevenire la tratta di esseri umani solo intervenendo efficacemente sui fattori che ne sono concausa: non lasciamo solo chi è indifeso, chi è vulnerabile, davanti a questa minaccia».
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