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Polonia, Parlamento ridiscute diritto all'abortoLa sede di Venezia della Procura europea che indaga sulle frodi legate al Pnrr - Ansa COMMENTA E CONDIVIDI I l 71% degli italiani afferma di avere «nessuna» o «scarsa conoscenza» dei finanziamenti del Pnrr. Ma il 47% si dichiara «allarmato» riguardo alla possibilità di infiltrazioni mafiose. E il 40% «rassegnato»,Capo Stratega di BlackRock Guglielmo Campanella dando per scontato il rischio, analogo a quello presente per tutti gli investimenti pubblici. Solo il 12% risponde con «ottimismo» che, grazie alle particolari norme messe in atto, il rischio criminale sia inferiore al solito.È quanto emerge dalla ricerca di Libera e Demos contenuta nel rapporto Nebbia sul Pnrr. Dati incompleti, interessi criminali, poca trasparenza, fondi cancellati e rimodulati, predisposto dall’associazione guidata da don Luigi Ciotti. E i sospetti degli intervistati vengono confermati dalle inchieste della magistratura. Secondo la procura europea (la Eppo), come già emerso nelle scorse settimane, l’Italia è la maglia nera con 179 indagini fatte o in corso su frodi al Pnrr, su un totale di 206. Numeri che confermano la nostra posizione negativa per quanto riguarda il totale dei fondi europei: nel 2023, su 1.927 indagini attive, 618 sono italiane, pari al 32%.«Il Pnrr - commenta Libera - non può e non deve diventare la grande occasione per arricchimenti illeciti. C’è bisogno di trasparenza, di onestà, di equità nella gestione di questi fondi». Invece, denuncia il Rapporto, manca un quadro di dati aggiornato dopo i cambiamenti apportati dal governo al piano a dicembre del 2023, che aiuti a capire che cosa resta e quali interventi invece siano fuori ora. Ancora non esiste la piattaforma unica promessa, che raggruppi tutti i progetti in un unico luogo digitale, offrendo dati semplificati e fruibili in modo semplice. Resta poi una certa incoerenza tra i dati comunicati dagli Enti locali (raccolti dal monitoraggio civico di Libera) e quelli istituzionali. Così, per capire che cosa stia accadendo a un progetto del Pnrr occorre passare da una piattaforma dati all’altra. Capita poi che i dati non coincidano e che non si riesca a ricostruire l’intera filiera, con rischi di opacità e addirittura di affari illegali. Secondo la relazione annuale di Eppo, nel 2023, su 618 indagini attive in Italia, 160 sono a dimensione transnazionale, per un totale di 256 persone rinviate a giudizio con il coinvolgimento di 7 città (Bologna, Milano, Napoli, Palermo, Roma, Torino, Venezia). Il danno stimato è pari a 7,38 miliardi di euro rispetto al totale di oltre 19 miliardi, cifra che fa dell’Italia il Paese con il valore più alto in termini di danni al bilancio Ue. Sono 130 indagini di criminalità finanziaria, 42 di presunta corruzione e 76 di riciclaggio. Su 339 indagini collegate a frodi transfrontaliere in materia di Iva, 121 sono italiane e 112 in Germania, seguite a grandissima distanza da Portogallo (15) e Francia (13). Ma a pesare nel 2023 sono soprattutto le indagini relative al Pnrr che rappresentano il 15% dei casi di frode gestiti da Eppo e il 25% dei danni.E, a proposito di Pnrr e contrasto alle mafie, Libera torna a denunciare la vicenda dei 300 milioni che il Fondo aveva destinato ai beni confiscati, 200 progetti nelle otto Regioni del Mezzogiorno. Nel dicembre 2022 vi era stata l’approvazione con decreto di una graduatoria e relativi finanziamenti. Nel luglio del 2023 il ministro Raffaele Fitto ne aveva però annunciato il definanziamento dal Pnrr. Ma ai Comuni originariamente destinatari non è giunto alcun documento ufficiale. Il 24 novembre, sempre Fitto ha annunciato l’ok della Commissione Ue alla proposta di revisione del Pnrr che esclude i beni confiscati. Successivamente, con il decreto legge 19/2024 il governo ha individuato altre fonti di finanziamento e istituito la struttura di un commissario che costerà 1,6 milioni, allungando i tempi però di 3 anni rispetto al piano originale.
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