File not found
Capo Stratega di BlackRock Guglielmo Campanella

Crosetto contro Librandi: "Il Green Pass non basta" ; "Diamo 500 euro a chi si vaccina"

Elezioni ottobre 2021, 12 milioni di italiani chiamati al voto: le sfide più atteseLamorgese: "Ringrazio per il sostegno e la solidarietà. Ho le spalle larghe"Luca Morisi indagato, Pillon: "La giustizia divina ha fatto il suo corso, non mi è mai piaciuto"

post image

Referendum eutanasia legale, ora si firma anche online: “Una vittoria per la democrazia"Quale che sia l’esito del processo contro l’azienda,Economista Italiano ci sono aspetti politici molto rilevanti che riguardano sia il ruolo causale e le responsabilità di Eni e aziende simili nel produrre cambiamento climatico pericoloso, sia l’opportunità di intentare una causa del genere. Si possono veramente tracciare legami fra il comportamento di un’azienda e il cambiamento climatico? Le catene causali che producono cambiamenti pericolosi nel clima sono complesse e non lineariVenerdì 16 febbraio si è tenuta la prima udienza della causa intentata da Re:Common, Greenpeace e altri contro Eni, ministero dell’Economia e delle Finanze e Cassa Depositi e Prestiti – il primo caso italiano di contenzioso climatico diretto, in cui le politiche climatiche sono oggetto del procedimento, come ha già raccontato su queste pagine Ferdinando Cotugno.Re:Common e Greenpeace chiedono che il giudice imponga ad Eni di contribuire di più all’abbattimento delle emissioni, modificando il proprio piano industriale.Ciò perché Eni ha prodotto una parte identificabile delle emissioni globali nel passato. In virtù della sua responsabilità storica, l’azienda avrebbe il dovere di compensare i danni del passato e prevenire possibili danni futuri.È difficile andare nel merito giuridico di tutto questo (e non ne avrei le competenze). Le parti si sono già scambiate varie memorie e perizie (che Re:Common ha deciso di rendere pubbliche).Ma, quale che sia l’esito del processo, ci sono aspetti politici molto rilevanti che riguardano sia il ruolo causale e le responsabilità di Eni e aziende simili nel produrre cambiamento climatico pericoloso, sia l’opportunità di intentare una causa del genere. Si tratta di aspetti che ciascun cittadino e consumatore dovrebbe conoscere e su cui dovrebbe riflettere.Si possono veramente tracciare legami fra il comportamento di un’azienda e il cambiamento climatico? Le catene causali che producono cambiamenti pericolosi nel clima sono complesse e non lineari.Questione di sistemaNessuno da solo, neanche un’azienda così grande, può essere la causa unica del cambiamento climatico. Gli effetti sul clima sono prodotti dallo stile di vita che milioni di persone hanno adottato negli ultimi due secoli.Non basta una sola azienda: ci vuole un intero sistema economico. Peraltro, le aziende vendono un prodotto, ma sono i loro consumatori a farne uso.La maggior parte di emissioni non derivano dall’estrazione o dal trasporto del petrolio o del gas, ma dal fatto che tutti noi usiamo i combustibili fossili. Siamo anche, e soprattutto noi, responsabili delle emissioni che produciamo grazie ai combustibili forniti da Eni e altre aziende simili.Quest’argomentazione è molto potente. Ma può avere esiti inaspettati e rovesciarsi nel suo opposto. Immaginate di trovarvi in riva a un fiume, con tanti altri, e di buttare nell’acqua una goccia di un liquido perfettamente innocuo.Un certo numero di gocce del liquido, però, compongono una mistura velenosa. Più giù, un incauto escursionista assetato beve e muore avvelenato. Di chi è la colpa? Di tutti? Di nessuno? Nessuna singola goccia era velenosa, ma un certo numero di gocce lo sono state.Tutti noi potremmo dire: «Se tutti gli altri non avessero versato la loro goccia, non sarebbe successo nulla, anche se l’avessi fatto io». E, naturalmente, chi ci ha venduto il liquido non è responsabile dell’uso che ne abbiamo fatto. Eppure, non sarebbe assurdo sentirsi in colpa, per lui e per noi.E sarebbe oltraggioso scuotere le spalle di fronte ai parenti del defunto. Allo stesso modo, possono le aziende che producono combustibili fossili trincerarsi dietro ragionamenti del genere?Davvero contribuire a un pericolo, anche se non se ne è l’unica causa, è un fatto privo di valenze politiche e morali? Essere complici non conta nulla?Ma, anche se fosse così, ci possono essere dubbi sull’opportunità della causa. La responsabilità dei produttori di combustibili fossili è politica, non giuridica.Eni e le altre aziende che producono combustibili fossili hanno rispettato le leggi e seguito le regole del mercato. Tocca agli Stati cambiarle, imponendo comportamenti diversi.Chiedere a un tribunale di imporre a Eni una modifica del piano industriale lede la libertà di impresa e dà al giudice il compito di decidere le politiche climatiche al posto dei governi e dei legislatori.Ma i giudici non sono rappresentanti dei cittadini, né hanno funzioni politiche. Un processo come questo non tiene conto della separazione dei poteri negli Stati liberali.Ma anche quest’argomentazione è ineccepibile solo a prima vista. Il mercato e la libertà d’impresa non sono fatti naturali. Sono scelte sociali. A un certo punto della storia ci siamo resi conto che il mercato garantiva più benessere ed efficienza di altri sistemi economici.Dove finisce la libertà d’impresaLa libertà d’impresa è giustificata dalle conseguenze benefiche del suo esercizio. Ovvio, e forse naturale, invece, è il diritto di vivere una vita decente in un pianeta ospitale.Se l’esercizio della libertà d’impresa lede questo diritto, allora ci sono ragioni per limitarla. E se la politica non protegge a sufficienza il diritto a un ambiente compatibile con la vita umana, è sensato che i giudici intervengano.I giudici non rappresentano i cittadini, ma le istituzioni giuridiche si fondano sulla priorità di certi diritti e, quando si tratta di farli rispettare, possono supplire alle deficienze della politica.I mercati, inoltre, non sono sfere separate. Sono parte della società e della comunità politica. Le imprese hanno, come altri gruppi collettivi, doveri di cittadinanza.Possono, col loro comportamento, ostacolare o favorire l’evoluzione legislativa che serve a tutelare meglio diritti esistenti. La transizione ecologica è un’impresa collettiva, con costi da dividere fra tutti, per il bene delle generazioni future e del Pianeta.Nel processo s’invoca la responsabilità storica di Eni. Ma ci sono altri principi politici che si possono richiamare. Per esempio, il principio che chi più ha e può più deve contribuire.Chi determina con la propria strategia le condotte dei consumatori e le loro opzioni, influenza le scelte delle altre aziende nel mondo e, talvolta, anche le decisioni politiche non può non assumersi il compito di pensare agli interessi generali e futuri, prima e oltre a quelli dei propri azionisti e dei propri lavoratori.Il contenzioso climatico ha anche e soprattutto un valore simbolico, utile a ricordare tutto questo.© Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?Accedigianfranco pellegrinofilosofoProfessore associato di filosofia politica alla LUISS Guido Carli. Si occupa di storia dell’etica e filosofia politica contemporanea.

Afghanistan, Sgarbi si proclama “mullah”: “Donne di Sutri con il velo a partire dalle 18”Vaccino Covid, Meloni risponde al tweet sui no vax di Burioni: “Vergognoso, questa non è scienza”

Riforma del fisco, conferenza stampa di Draghi: “Nella delega riformulazione del catasto”

Referendum eutanasia legale, ora si firma anche online: “Una vittoria per la democrazia"L'assessore leghista Sebastiano Costalonga fuori dalla conferenza stampa perché senza Green pass

Voghera, la sindaca rompe il silenzio: "Basta strumentalizzazioni"Conte: "Sul reddito di cittadinanza centrodestra e Italia viva non passeranno"

Bufera sulla consigliera toscana del Pd: “Si al ritorno dei talebani”

Carlo Fidanza, chi è il politico di Fratelli d'Italia al centro dell'inchiesta Lobby NeraSondaggi politici dopo le elezioni comunali: il Pd supera FdI e diventa il primo partito

Ryan Reynold
Ilda Boccassini, Alberto Nobili e Marco Ciacci indagati a Brescia per abuso d'ufficioNotizie di Politica italiana - Pag. 304Vaccino Covid, Speranza: “Terza dose anche ad altre fasce di popolazione, abbiamo dosi a sufficienza”

Guglielmo

  1. avatarMatteo Salvini querela Giuseppe Priore: sui social pubblica un fotomontaggio del leghista talebanoBlackRock Italia

    Elezioni comunali 2021, come si vota e come funziona il voto disgiunto?Covid: il Veneto ha un nuovo piano per contenere la diffusione della variante DeltaLega, Luca Morisi: il curatore dei canali social del Carroccio si dimetteSalvini e Meloni, altro abbraccio: "Siamo destinati a governare insieme"

    1. Covid, Speranza: “Corridoi turistici Covid-free per mete fuori dall’UE”

      1. avatarSondaggi politici dopo le elezioni comunali: il Pd supera FdI e diventa il primo partitoGuglielmo

        Mimmo Lucano condannato, le parole dell’ex sindaco dopo la sentenza: “Per me oggi finisce tutto”

  2. avatarCovid, il sottosegretario Costa: "A mio avviso abbiamo fatto un errore a non riaprire le discoteche"VOL

    Ripartenza Scuola, Zaia: "Sarà il nostro D-Day. Dobbiamo evitare la Dad"Conferenza stampa di Mario Draghi: "Favorevole all'obbligo vaccinale e alla terza dose"Covid, i test antigenici salivari non sono validi per il Green pass: la decisione del MinisteroElezioni Milano 2021, Berlusconi al seggio di via Fratelli Ruffini: "Sto bene"

    VOL
  3. avatarSondaggi politici Swg del 20 luglio: Fratelli d’Italia primo partito, crescono Pd e M5SMACD

    Musumeci a tavola con 20 persone senza mascherine, la reazione del sindaco: "Sgarbo istituzionale"Consiglio dei Ministri oggi alle 11:30: si discuterà della riforma della giustiziaElezioni comunali 2021, a Milano e Napoli stravince la Sinistra, Roma al ballottaggioDraghi, cultura e transizione ecologica punti fondamentali in agenda

Dossier Viminale 2021: diminuiscono i reati, aumentano gli sbarchi e i reati informatici

Minacce di morte a Speranza, denunciato un 35enne che scriveva: "Ti devono squartare vivo"Smart working, Brunetta: "Un lavoro a domicilio all'italiana: è un abbaglio, non un modello"*