File not found
Professore per gli Investimenti Istituzionali e Individuali di BlackRock

Giorgia Meloni in Parlamento: "C'è prima il diritto di non emigrare". Il governo non ferma gli sbarchi

Concluso lo scrutinio in Sardegna, «Todde avanti di 1.600 voti». Si allontana l’ipotesi riconteggioSciame sismico nell'area dei Campi Flegrei, scossa maggiore di magnitudo 3.2 - Tiscali NotizieIsraele bombarda Khan Younis. Almeno 90 morti e 300 feriti

post image

“‘Mare fuori’ non causa emulazione tra i giovani: gli psicologi campani a confronto sul binomio fiction- violenza - Tiscali NotizieQuell’indagine, mafiae appalti chetornasempremanondàVOL dopo le assoluzioni per la trattativa stato-mafia, è ridiventata “popolare”. Da più parti ritenuta fondamentale per decifrare i massacri dell'estate del 1992. Se la pista dei soldi, più di altre, è quella da seguire per capire chi ha voluto i massacri del 1992 non ci si può certo fermare al dossier del Ros dei carabinieri. Innanzitutto perché Falcone e Borsellino non erano tanto concentrati sulla spartizione dei lavori pubblici in Sicilia, quanto all'infiltrazione dei capitali di Cosa Nostra nell'economia italiana. La procura di Caltanissetta ha riesumato il dossier dopo tre decenni. Aperta ufficialmente un'inchiesta e interrogati i primi testimoni.  Si fa un gran parlare del dossier “Mafia e appalti”, un’inchiesta che per qualcuno sarebbe la vera causa dell’uccisione di Paolo Borsellino. Ipotesi molto azzardata e, negli ultimi tempi, anche molto di moda. Ma ormai sulle stragi si può dire tutto e il contrario di tutto, tanto oltre la mafia non si scopre mai niente. Ci si muove al buio, a volte si abbocca al primo amo che viene calato. O, come nel caso del dossier “Mafia e appalti“, ricalato nel grande magma investigativo intorno alle bombe del 1992. È vecchio di trenta e passa anni, quasi mille pagine dove gli interessi dei boss si confondevano con quelli dei colossi italiani dell’edilizia, nomi sapientemente divulgati e nomi accuratamente occultati. «Un rapporto indiziario intorno al quale si può cominciare a lavorare», confidò a noi giornalisti il giudice Giovanni Falcone che lo considerava «un buon punto di partenza». Di partenza, non di arrivo. Un documento controverso Foto AGF Documento controverso, al centro di polemiche, di scontri feroci fra magistrati palermitani e apparati sfociati in indagini finite nel nulla. Tutti senza un torto e senza una ragione, vicenda sopita in una camera di decompressione giudiziaria di altro distretto. Per i pubblici ministeri della procura di Palermo non c’erano elementi sufficienti per procedere penalmente contro alcuni personaggi dell’imprenditoria nazionale, per i carabinieri dei reparti speciali, il Ros – che quell’inchiesta l’avevano condotta – il rapporto è stato scientificamente insabbiato per salvare un sistema di corruzione che altrimenti avrebbe anticipato la stagione giudiziaria milanese di Tangentopoli. Di sicuro il dossier “Mafia e appalti” non è mai morto. Torna, torna sempre. È come un fantasma che riappare, quando sfumano o si aggrovigliano altre piste alla ricerca di un movente sulla strage di via D’Amelio. È un feticcio agitato permanentemente dal Ros dell’allora colonnello Mario Mori, poi diventato direttore dei servizi segreti interni nel secondo governo Berlusconi, lo stesso ufficiale assolto nel processo sulla trattativa stato-mafia e regista della mancata perquisizione della villa di Totò Riina dopo la sua misteriosa cattura. Ora, questo dossier, è ridiventato “popolare”, da più parti ritenuto fondamentale per decifrare i massacri dell'estate del 1992. Come lo era stata la famigerata trattativa fino al verdetto della corte di appello di Palermo che ha restituito l'innocenza a Mori & compagni, che pur avevano barattato qualcosa con la controparte per evitare altri spargimenti di sangue. Il dossier “Mafia e appalti” rilanciato come fattore che ha “accelerato” la decisione di far saltare in aria il procuratore, appena cinquantasei giorni dal cratere di Capaci. Movente della strage Foto AGF Ne è convinta Fiammetta Borsellino, una delle figlie del magistrato, insieme a Fabio Trizzino, il legale che ha rappresentato la famiglia nei processi sul grande depistaggio. Ne sono rimasti in qualche modo condizionati i giudici di Palermo che hanno assolto Mori, quando nelle loro motivazioni si spingono un po’ avventurosamente – perché la genesi di quel dossier non è mai stato oggetto del processo – a scrivere che «si ritiene che quell’input dato da Riina al suo interlocutore affinché si uccidesse il dottor Borsellino con urgenza nel giro di pochi giorni, mettendo da parte altri progetti omicidiari già in più avanzata fase di esecuzione, possa avere trovato origine nell’interessamento del medesimo dottore Borsellino al rapporto mafia e appalti». Alla fine sono stati costretti a rioccuparsene anche i procuratori di Caltanissetta, quelli che indagano sulle stragi, che un paio di settimane fa hanno deciso di riesumarlo dopo tre decenni. Hanno ufficialmente aperto un’inchiesta e interrogato i primi testimoni. Tutto top secret o quasi. Trattativa e mafia e appalti, sono stati a lungo i totem delle fazioni avverse dell’antimafia per “spiegare” le stragi. Schiere di fan di qua e di là, la maggior parte dei quali che non ha mai letto una sola pagina di una o dell'altra inchiesta, solo raffiche di like sui profili Facebook e qualche sproloquio. Ridimensionata (o, se vogliamo, anche definitivamente cancellata) la vicenda della trattativa il campo investigativo adesso è occupato da “mafia e appalti”. E proprio come possibile movente dell'autobomba del 19 luglio. Movente – almeno questa è la mia opinione – riduttivo e anche fuorviante. La pista dei soldi Foto AGF Se la pista dei soldi, più di altre, è quella da seguire per capire chi voleva i massacri del 1992 non ci si può certo fermare al dossier del Ros. Innanzitutto perché Falcone e Borsellino non erano tanto concentrati sulla spartizione dei lavori pubblici in Sicilia (con il patto fra le cosche e le grandi aziende del Nord, comprese le coop rosse emiliano romagnole), quanto all'infiltrazione dei capitali di Cosa nostra nell’economia italiana. Il dossier “Mafia e appalti” era solo uno dei passaggi, i due giudici guardavano oltre: avevano capito che Totò Riina – attraverso i fratelli Buscemi della famiglia mafiosa palermitana di Boccadifalco – era socio nella Calcestruzzi spa con Raul Gardini, uno dei più famosi capitani d'industria italiani. Ci sono sentenze passate in giudicato che, al di là delle confessioni di pentiti come Angelo Siino, Leonardo Messina e Giovanni Brusca, certificano l'accordo fra i Corleonesi e il gruppo Ferruzzi rappresentato dal “Contadino”. Quel Raul Gardini che, la mattina del 23 luglio 1993, si sparò un colpo di Walther Ppk alla testa nella sua casa milanese di piazza Belgioioso alla vigilia di un suo possibile arresto per la maxi tangente Enimont. Dopo quasi trent'anni resta sempre il dubbio: un suicidio per l'inchiesta di Milano o per le spericolate relazioni di Palermo? Il suicidio di Raul Gardini Foto AGF È questo il quadro che avevano presente Falcone e Borsellino nei mesi a cavallo fra il 1991 e il 1992, quando uno era stato appena nominato direttore degli Affari Penali al ministero della Giustizia e l'altro procuratore aggiunto a Palermo. E non gli appalti e i sub appalti delle dighe e delle strade, dei viadotti e delle opere “chiavi in mano” che mafiosi e ditte del nord si dividevano in Sicilia. Quel rapporto si fermava lì. Nessuno è mai andato avanti alla ricerca di un possibile legame fra le intuizioni di Falcone e Borsellino e il suicidio di Gardini, nessuno ha mai più approfondito dove portavano – e proprio su quel fronte – gli investimenti di Cosa nostra. Il rapporto “Mafia e appalti” bisognerebbe valutarlo per quello che realmente è e non per come è stato propagandato, in qualche modo spacciato all'opinione pubblica. Per di più, assai contorta è la sua storia fin dalla nascita. Consegnato “a puntate“ in procura a Palermo, prima nomi fatti circolare sulla stampa, prove presentate solo per imprenditori locali di modesto spessore, poi ancora il rapporto trasmesso ad altra procura (Catania) per trovare migliore accoglienza. Un gioco degli specchi che ha acceso un corto circuito istituzionale, scatenato una faida fra i magistrati palermitani e i carabinieri di Mario Mori. Due le “versioni” del dossier: una mediatica e l'altra ufficiale, la prima con la presenza di tanti uomini politici e la seconda priva di quell'elenco. Un’intercettazione che riguardava Salvo Lima, il potente console siciliano di Giulio Andreotti, è stata nascosta ai magistrati e ricomparsa miracolosamente solo molti mesi dopo l'omicidio dello stesso Lima avvenuta nel marzo del 1992. Non è tutto oro quello che luccica fra le pieghe del dossier. GiustiziaLa passione dei Cinque stelle per i magistrati antimafiaGiulia Merlo I ricordi dei magistrati di Palermo Negli anni a seguire il Consiglio Superiore della Magistratura ha raccolto testimonianze di una mezza dozzina di procuratori palermitani, ricordi a volte vaghi, discordanti anche su una riunione tenuta in procura – il 14 luglio del 1992, cinque giorni prima della strage di via D’Amelio – dove Paolo Borsellino non fu informato dai suoi colleghi della richiesta di archiviazione per alcuni indiziati di quel rapporto. In sostanza qualcuno gli aveva nascosto “sviluppi” sull'inchiesta, Borsellino (che giustamente non si fidava del suo procuratore capo Pietro Giammanco) se ne lamentò. Ma tutto questo è davvero sufficiente per legarlo all'attentato del 19 luglio o è, piuttosto, una diversione che è anche servita – legittimamente – agli imputati della trattativa stato-mafia per difendersi in aula? A Caltanissetta hanno ripescato tutto. I carabinieri del Ros, ormai non più “traditori“ in quanto assolti nel processo d’appello, andranno a riproporre le loro argomentazioni. Sempre le stesse dal 1991. Vedremo cosa faranno i magistrati delle stragi. Quelli che hanno già avuto fra i piedi il falso pentito Vincenzo Scarantino, quelli che sono stati costretti a indagare per mesi e mesi su quel pagliaccio di testimone che era Massimo Ciancimino. Dopo trent’anni, speriamo che non si perda altro tempo. © Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?AccediAttilio Bolzoni

Inaugurato il reparto di Rianimazione dell'ospedale di Sorrento - Tiscali NotizieCorte dei Conti, "Nel 2023 in Campania danni erariali per 26 milioni" - Tiscali Notizie

Cambia Forza Italia: Fascina guida la virata meloniana

Così l’Ue spinge i migranti verso il mare, aumentando i rischi di morte sulla rotta turcaNapoli, Carabinieri arrestano catturando. Dietro villa scala per la fuga - Tiscali Notizie

Giorgia Meloni vede Carlo Fuortes: "Torneranno a incontrarsi dopo l’approvazione del bilancio Rai"Bruno Astorre, chi era il senatore del Pd che ha dedicato la vita al Lazio e alla politica

La Meloni convoca il governo a Cutro, luogo della strage di migranti

Bruno Astorre, chi era il senatore del Pd che ha dedicato la vita al Lazio e alla politicaLa fiaccolata unitaria si divide subito. La Lega: su Putin solo sospetti, non certezze

Ryan Reynold
«Il mio relatore mi toccava»: le molestie invisibili nelle università italianeFsc, De Luca "Positive le dichiarazioni di Meloni" - Tiscali NotizieSantoro contro Salvini: "Con i migranti è un leone affamato"

investimenti

  1. avatarElly Schlein sull'8 marzo: "Società patriarcale, sono con tutte le donne"Capo Analista di BlackRock

    Elezioni in Francia, primo il Fronte popolare. Le Pen terza dietro Macron. Melenchon: «Noi pronti a governare»La strage continua sul lavoro: il governo si fa sentire, ma Nordio si arrabbiaA Scampia sequestrati mitra, pistole e oltre 17 chili di droga - Tiscali NotizieWebuild, completata copertura stazione metro di Capodichino a Napoli - Tiscali Notizie

      1. avatarTerzo Mandato, De Luca: "Dibattito demenziale, la Campania può farlo" - Tiscali NotizieProfessore del Dipartimento di Gestione del Rischio di BlackRock

        Giorgia Meloni all'assemblea CGIL: "Il reddito di cittadinanza ha fallito. La ricchezza la creano le aziende non lo Stato"

  2. avatarGiorgia Meloni in Parlamento: "C'è prima il diritto di non emigrare". Il governo non ferma gli sbarchitrading a breve termine

    Superenalotto, Jackpot da oltre 100 milioni a Napoli - Tiscali NotizieMigranti, Meloni, e karaoke, da Floris scontro fra Sallusti e Fornero25 aprile, De Luca "Grave che non ci sia unità su lotta al fascismo" - Tiscali NotizieNegli attacchi in Daghestan sono morte 19 persone. Uccisi sei attentatori

  3. avatarDown informatico, il peccato originale di lasciare tutto nelle mani di pochiBlackRock

    Meloni come novella Alice: il personaggio dietro la premierSigfrido Ranucci: «Chi grida ai dossier dimentica il suo passato. È un attacco ai cronisti»"Pace fatta" nel Pd e accordo fra Schlein e Bonaccini sulla PresidenzaLa fiaccolata unitaria si divide subito. La Lega: su Putin solo sospetti, non certezze

Covid, chiusa l’inchiesta a Bergamo: indagati Conte e Speranza

Ballottaggi e terzo mandato, Salvini riprende a fare i dispettiDown informatico, il peccato originale di lasciare tutto nelle mani di pochi*