Assessore veneto Elena Donazzan canta "Faccetta nera"Speranza: "Il vaccino ci farà uscire da questi mesi difficili"Nuovo Dpcm, documento "segreto" ha portato a misure rigide
Il viceministro dell'Economia Misiani: "Il nostro sistema di welfare si è rivelato inadeguato"Una parente in attesa davanti al carcere di Civitavecchia - ANSA COMMENTA E CONDIVIDI La sentenza della Corte costituzionale n.10 del 2024 ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 18 dell’ordinamento penitenziario là dove non permette di avere colloqui «con il coniuge,investimenti la parte dell’unione civile o la persona con lei stabilmente convivente, senza il controllo a vista del personale di custodia». Quanto basta per aprire le porte, letteralmente, alla liceità di spazi e tempi di intimità con la persona amata, a oggi negati, dietro le sbarre. Da non etichettare come una mera “evasione” ormonale, ma da rispettare nella sua desiderata natura: quel limbo in cui togliere la corazza, necessaria in sezione, e farsi chiamare, canterebbe De André, «micio bello e bamboccione». Il costante controllo a vista è un “must”, che nasce insieme all’edilizia carceraria a inizio ’800, quando J. Bentham ideò il carcere “panottico” con la torre di guardia a centro, da cui partono i raggi delle persone recluse. Sempre in vista dentro, per sentirsi tali anche fuori dalle mura del penitenziario. La Corte dopo due secoli mette in cantina quest’idea: non ha funzionato granché, se 7 su 10 escono e rientrano continuamente. Ora, perché tutto cambi, tutto resterà com’è, sicuramente a lungo. Forse per sempre. I sindacati di polizia penitenziaria hanno reagito dicendo: diamo più permessi premio, perché possano andare a casa loro a vivere l’affettività. Niente di più ragionevole e condivisibile. Ad avere una casa, anzitutto. Nel tempo del Covid, ben 3.300 persone hanno dovuto rinunciare alla possibilità di una misura alternativa al carcere, cui avrebbero potuto accedere, perché senza fissa dimora. O con un’abitazione teatro dei propri reati e dunque inaccessibile. E non parliamo solo di persone di origine straniera. Ma poi per avere un permesso possono passare anni. Tanti, se la condanna è lunga. Quindi torniamo daccapo: se si ritiene la vita affettiva di una persona non più un accessorio, ma un costituivo dell’essere umano, non possono (più) trascorrere anni, senza la sua praticabile vitalità. Dobbiamo aggiungere, a favore del personale della sicurezza, che toccherebbe a loro l’infausto onere delle doverose perquisizioni. Cosa, vi garantisco, sgradevole non solo per chi la subisce. Ahinoi l’esperienza insegna che una delle piste più battute per introdurre sostanze stupefacenti nelle carceri sono proprio i colloqui. Per cui l’accesso a un tempo di intimità avverrebbe solo a patto di una – ahinoi necessaria – violazione dell’intimità. Insomma, la praticabilità della cosa la vedo lontana. Ma resta da oggi inoppugnabile: l’organo giuridico più alto delle nostre istituzioni democratiche ha sancito che la privazione della libertà non può consistere nella privazione degli affetti. Una “pena accessoria” non più comminabile. O, girandola in positivo: gli affetti fanno parte dell’essere umano. E dunque della sua ricostruzione, quando qualcosa è andato storto. E se è vero che rendere attuabile questo principio non è facile, si potrebbero quantomeno allungare i tempi dell’unica intimità a oggi possibile: la cabina telefonica. Dieci minuti la settimana nell’ordinamento. Venti o trenta, post Covid.In alcuni istituti, dalle direzioni illuminate, una telefonata al giorno. Che ci vorrà mai? Che male può fare sentire tutti i giorni la propria famiglia? Poter raggiungere i propri figliuoli nel giorno del compleanno o raccomandare di fare le condoglianze per un parente mancato? Canta Mr Rain: «La libertà spaventa più della prigione e tutti cercano qualcuno per cui liberarsi». Ma se quel qualcuno non c’è più? Se nel tempo della detenzione non ho avuto possibilità di coltivare i legami più cari, quando esco, di chi sono? Chi mi verrà a prendere al parcheggio del carcere? Tanto vale tornare dentro: cosa che puntualmente accade, per la maggior parte della “popolazione carceraria”. Forse ora cominciamo a capire meglio il perché, anche nelle sedi più nobili della nostra collettività. Mi sembra un passo in avanti, di cui essere lieti. Cappellano Casa Circondariale Busto Arsizio (Varese) Fondatore “La Valle di Ezechiele”
Conte: "Si torni a scuola con presenza al 50%"Conte al Tg5: "Domani mi aspetto indice Rt a 1"
Conte, ipotesi zona rossa o arancione nei festivi e nei weekend
Boccia: "Stretta asporto confermata, condanniamo la movida"Conte sugli spostamenti: "Le restrizioni per Natale rimangono"
Decreto Natale: le slide su spostamenti e chiusureLa Corte dei Conti cita De Luca: risarcimento di 403mila euro
Covid, Salvini: "Il virus è nato da esperimenti in Cina"Sondaggi politici, la Lega di Salvini crolla ai suoi minimi
14 regioni in zona arancione e rossa con il nuovo DpcmNotizie di Politica italiana - Pag. 397Dpcm: al via riunione tra Speranza, Boccia e i governatoriRiapertura scuole 7 gennaio, Azzolina: "Decideremo a fine anno"
Conte sul futuro del governo: "Mai venuto meno il confronto"
Ma il governo conosce le persone che governa?
Speranza presenta il piano vaccini in SenatoCovid, Fontana sui dati della Lombardia: "Sono da zona gialla"Revenge porn: sindaca Appendino incontra maestra licenziataCovid, De Luca: "I Campani vaccinati riceveranno una tessera"
Covid Natale, D’Incà: "Priorità è salvare vite umane"Vaccino Covid, in arrivo nel primo trimestre del 2021Dpcm Natale, studenti fuori sede potranno tornare a casaCovid, Boccia: "No agli allentamenti delle misure"