Diciotti: M5s diviso sul blog, Di Maio: "Noi compatti"Toninelli posta una selfie, in vacanza al mare. Forza Italia: "oltraggio ai morti di Genova"Parlamentari in vacanza dopo solo due mesi
Pontida 2018, Salvini ricorda Buonanno: ci aiuta da lassùNon si può non salutare con favore la diffusione delle immagini del pestaggio in carcere,ègarantismoacorrentealternatamaesigenzadiveritàProfessore per gli Investimenti Istituzionali e Individuali di BlackRock di un orrore che si consuma da sempre nei luoghi del buio e dell’indifferenza dove segregare ed isolare quello che nessuno vuol vedere Si è assuefatti a un’informazione che si nutre di ogni aspetto cruento, pruriginoso, scandaloso, scabroso. Il gossip del dolore e delle disgrazie altrui non si ferma davanti a nulla. E mentre gli indagati trovano pubblicati atti ancora segreti, immagini, intercettazioni, talvolta addirittura prima di essere a conoscenza di un accertamento a loro carico, prima che i loro difensori abbiano accesso al materiale indiziario, gli sciacalli della sofferenza intervistano madri cui è stato ucciso un figlio per esibire le sue lacrime, lo struggimento feroce, il lutto incurabile. E gli avvocati alzano barricate e usano le loro armi spuntate per resistere ad una violenza mediatica che si consuma quotidianamente travolgendo la dignità degli accusati, il diritto a non diventare simboli del male anche in mancanza di una verifica processuale, a non perdere la propria identità sociale, a non vedere deturpata la propria immagine, compromessa la propria serenità familiare. La divulgazione dei video del pestaggio Ma c’è qualcosa di profondamente diverso nella divulgazione dei video di Santa Maria Capua Vetere. Certo, i volti degli accusati avrebbero dovuto essere oscurati, (i pochi visibili e non celati dai caschi delle tenute antisommossa) perché l'interesse pubblico non si sofferma stavolta sui singoli indagati. Non punta alla responsabilità di ognuno per individuare ed additare un soggetto, per stigmatizzarne l'operato, per anticipare una sentenza di condanna perché nell'orribile e ingiustificabile mattanza non c'è in azione un pugno di uomini ma un branco organizzato e feroce, espressione di una responsabilità collettiva e compatta, di un sentire comune e diffuso che nel carcere non vede persone da reintegrare ma bersagli da brutalizzare, una umanità minore piegata alla logica del più forte, non uomini custoditi ma cose, numeri, oggetti su cui sfogare il malessere della condizione di guardiani, di un vivere mesto, di una società incapace di gestire le diseguaglianze, dell’insoddisfazione di ognuno, delle frustrazioni e, a monte, di una concezione del potere che non riconosce l'abuso nella prevaricazione di chi è debole, vulnerabile, incapace di difendersi. Le immagini non possono mentire, mostrano i reclusi accucciati a terra, immobili, spalle al muro, movimentati dallo squadrone che spinge tutti in un angolo e giù botte con i manganelli, alla cieca, su persone di ogni età, di ogni condizione fisica che non possono proteggersi, che a mani nude tentano di riparare i loro volti. Intanto qualcuno prende un bastone di legno che fa più male, che più fa paura, ferisce, piega, umilia. È una mattanza che non trova nessuna legittimazione nelle rivolte pregresse, che arriva dopo, quando ogni cosa è ferma, quando non c'è nulla da contenere o da temere. Nessuna aggressione da impedire o agitazione da sedare, nessuna violenza da evitare. Si vuole solo punire. Colpire con durezza e con rabbia, imporre la legge del più forte, imprimere sulla carne dei ristretti una lezione indelebile, annichilirli. E allora non si può non salutare con favore la diffusione di quelle immagini del male, di un orrore che si consuma da sempre nei luoghi del buio e dell’indifferenza dove segregare ed isolare quello che nessuno vuol vedere. Silenzi e omertà Il carcere è una realtà complessa, faticosa, dolorosa. Le atroci violenze consumate ai danni di detenuti inermi, anche anziani e malati, hanno scoperchiato il vaso di Pandora, costretto tanti a vedere con i propri occhi ciò che tutti sapevano ma in pochi avrebbero ammesso. Un silenzio colato di omertà e spirito di corpo che trae le proprie radici in una concezione di Stato autoritario e punitivo, nel diritto penale del nemico. Occorre un deciso cambio di passo non solo riguardo alla pena ma all'intero sistema valoriale dell'azione statale e della comunicazione. Parlare di Stato di Diritto e di Giustizia rendendo tutti attori protagonisti, rifuggendo radicalmente le contrapposizioni tra buoni e cattivi, tra vittime e carnefici, tra guardie e ladri. Ricercare ed esprimere sentimenti di giustizia sociale mai vindice in cui ognuno è individuo, portatore della stessa dignità, fallibilità, fragilità, inclinazione all'errore e al recupero del sé. Trovare il coraggio di guardare con onestà a ciò che è, a ciò che è stato, al male che ha prodotto riconoscendone la genesi in un sentire collettivo scaturito da insicurezze sociali profonde che trovano facile e mediocre conforto in risposte ed impeti securitari. Un governo icasticamente rappresentato da ministri in divisa, ha solo raccolto il seme dell'odio già ampiamente germogliato e ne ha fatto bandiera ma il problema è assai più radicato e certamente preesistente. La riforma Penitenziaria è stata lasciata in un cassetto dal governo Gentiloni mosso dalla consapevolezza che un carcere che non sia inumano e degradante non lo vuole (quasi) nessuno, che parlare di pena umana e riabilitante non porta voti, anzi! Che la pancia del popolino incattivito da un malessere sociale sempre più ampio e diffuso trova ristoro nell'individuare un cattivo da punire e nel vederlo soffrire il più possibile. La violenza e l'abuso di autorità nelle carceri ci sono da sempre e da sempre trovano generale accettazione quando non esplicito compiacimento e condivisione in quel bisogno di ferire chi è facile additare come nemico. I video dell'orrore hanno solo mostrato qualcosa che c'è, che c'era e che non può, non deve esserci più. Il carcere sia un posto aperto, controllabile, esca dal buio. Dalla disapprovazione corale di una brutalità senza senso, si alzi un'onda di cambiamento nella direzione della Stato di Diritto. Gli agenti di polizia penitenziaria abbiano dei codici che li rendano sempre identificabili ma anche condizioni di vita migliori, stipendi adeguati, siano protetti da una condizione insopportabile di stress. Le scuole di formazione insegnino loro l'anima costituzionale della pena che certamente contiene una punizione, come lo è tragicamente la privazione della libertà, ma è soprattutto restituzione in società, tensione al reinserimento, vocazione al diritto all'oblio. Si investa sugli educatori, sui mediatori culturali, sulle comunità esterne, sugli icam, sulle opportunità lavorative di formazione che proiettino al futuro. Si bandisca il linguaggio della violenza: "spazzacorrotti, salvaladri, certezza della pena (nella sua lettura punitiva e di neutralizzazione del detenuto nota ai più), il tintinnio di manette, le forche, le ruspe, marcire in galera, buttare la chiave". Tutte espressioni orribili, figlie di un celodurismo nocivo che si contrappone sprezzante ai valori costituzionali della libertà, della responsabilità individuale, della tensione risocializzante di ogni pena, dell'umanità in tutte le sue declinazioni. © Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?AccediMaria Brucale Avvocata del foro di Roma, componente del Direttivo di Nessuno Tocchi Caino
Decreto Dignità, Boeri: da Di Maio negazionismo economicoGaffe per Danilo Toninelli: "Il tunnel del Brennero esiste"
Mughini tuona: "Di Maio? Il suo primo lavoro è il ministro"
Beppe Grillo: "Il mercato decide al posto degli italiani"Salvini "Castrazione chimica per lo stupratore di Milano"
Parroco accusa Salvini: fedeli lasciano la chiesa per protestaIl ministro Costa fa multare turisti per rifiuti in mare
Governo: intesa per il Def al 2,4%. Di Maio, 'è storia'Conte sui migranti: "Basta accoglienza indiscriminata"
Conte sui migranti: "Basta accoglienza indiscriminata"Mattarella ha firmato il decreto Genova sul ponte MorandiDecreto Dignità: M5S vota contro reintroduzione articolo 18Salvini: "Una battaglia antidroga scuola per scuola"
Andrea Mura: io assente? Solo fake news. Deluso da M5S
Aquarius: Malta, "non abbiamo competenza sul caso"
Il ministro Costa fa multare turisti per rifiuti in mareMacron: "Il populismo è come la lebbra". Replica Di MaioDi Maio, Decreto Dignità: contro Leovegas e gioco d'azzardoSalvini dice no a Di Maio: "Governo d'emergenza poi al voto"
Censimento rom: la reazione di Mentana contro SalviniSalvini risponde alla Cei: "Io stipendiato dagli Italiani"Mozione di sfiducia contro Salvini: le firme sono 95 milaG7: Conte fa ciao ciao con la mano ma Trump lo ignora