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Manovra: il governo incassa la fiducia alla Camera con 314 sìIl ritrattoTadej Pogacar,Guglielmo quella scintilla rosa nel ventoLo sloveno non ha solo vinto il Giro d'Italia, ma ha regalato emozioni indescrivibili – Perché la grandezza di un campione va oltre i trionfi e arriva fino al cuore – Può vincere anche il Tour de France? Sì e vi spieghiamo perché© LUCA ZENNARO Alan Del Don25.05.2024 17:30Ha letteralmente ballato la polka, TadejPogacar. Danzando sui pedali con la leggiadria di chi calca il Teatrodell’opera di Lubiana ha fatto suo il Giro d’Italia fin dalla prima, stupenda,tappa. Era favoritissimo, e non ha tradito le attese. Ma, soprattutto, si èdivertito e ha fatto divertire. Ai quasi 2.400 metri del Mottolino, il notocomprensorio sciistico di Livigno, sembrava di essere all’Ed Sullivan Show diNew York, nel 1964, quando i Beatles debuttarono negli States. Tutti pazzi peril 25.enne sloveno. È la rockstar del ciclismo. È il ciclismo. E lui lo sa,ricambiando l'affetto ricevuto con i ringraziamenti, ripetuti spesso, alcaloroso pubblico italiano che lo ha accolto come un figliol prodigo (e non soltanto perché inforca una Colnago).Faccia furbaCon quella faccia furba da bravo ragazzo hatenuto incollati al televisore milioni di spettatori in attesa dell’ennesimamagia. Una. Due. Tre. Quattro. Cinque. E sei, con quella di oggi. Tante sono state le tappe vinte.Anzi: dominate. Appena vede una salita si trasforma in un bambino al luna parko la mattina di Natale. Domani, a Roma, sarà la passerella finale. Verràincoronato re. Anzi, imperatore.Doppietta possibile«Se mantiene la forma attuale puòvincere anche il Tour de France», ci ha detto Davide Cassani, ex allenatoredella nazionale italiana di ciclismo e commentatore tecnico della Rai, cheabbiamo avvicinato a Livigno nel giorno di riposo della corsa rosa. Dellostesso avviso campionissimi come Vincenzo Nibali e Paolo Bettini. La doppiettamanca dal 1998. Allora fu un altro idolo della folla a farci alzare in piedi suldivano: Marco Pantani. Il Pirata e Capitan PrOdiGIo. Come il primo, purequest'ultimo sa esaltare, perché ha capito che per passare alla storia nonbastano le vittorie. No, occorre entrare nel cuore della gente. Che belle,perciò, le immagini del Piccolo Principe che prima della partenza regala aibambini il cappellino della squadra. Per non parlare della borraccia che, oggi, sul Monte Grappa, a 21 chilometri dall'arrivo, con lui in fuga, ha preso dal massaggiatore a bordo strada e poi ha passato ad un bimbo incredulo. Oppure i guantini lanciati, in curva, ad untifoso, suo connazionale, che, probabilmente, lo stava aspettando da ore pervederlo sfrecciare solo 3 secondi. Ricordi indelebili. Quale campione si è mai reso protagonista di questi gesti? Solo Valentino Rossi e Maradona, azzardiamo. Forse nemmeno.Attimo indelebileLa grandezza di un campione si misura dalleemozioni che sa donare. Lui non le dispensa con il contagocce. Il contrario, lesue «fucilate» quando l'ascesa si fa dura sono estasi pura. Per unattimo ti dimentichi di tutto, persino delle incazzature della vita, e loammiri. Lo spingi con la forza del pensiero, sapendo benissimo che non ne hamica bisogno. Che questo qui, mamma mia, fila via che è un piacere. Suo enostro.Un altro MerckxChiedetelo al 20.enne Giulio Pellizzari,battuto dall’alieno a Santa Cristina di Valgardena ma «ricompensato» con lamaglia e gli occhiali rosa. Pogacar non è il «Cannibale». Certo, accostarlo adEddy Merckx è inevitabile. Il mito belga vinse il primo dei suoi cinque Giriall’età di 23 anni. Due anni più tardi fece doppietta, trionfando anche allaGrande Boucle. Guarda caso lo sloveno ha 25 anni. Sorride e non irride gliavversari. E quindi non si crea nemici in gruppo. Un solo esempio: JonasVingegaard, nella tappa del Tour del 2022 con arrivo ad Hautacam, avrebbepotuto procedere spedito e non aspettare Tadej che era caduto in una curva indiscesa. Invece lo ha aiutato a rialzarsi. Si stavano giocando la vittorianell’evento sportivo più importante al mondo, dopo le Olimpiadi, in unelettrizzante duello che speriamo di rivedere fra un mese o poco più.La voglia di stupirciPogacar è tutto questo e tanto altro. Disicuro non ha ancora finito di stupirci. Di meravigliarci. Di lasciarci a boccaaperta. «Sama na glunja na gori», dice un famoso proverbio sloveno. «Un tizzoneda solo non arde». Lui il fuoco l’ha dentro. E noi vogliamo scaldarci con lesue imprese. È una scintilla nel vento che non smetti di seguire, per dirla conla poetessa Wislawa Szymborska. È il sole in una giornata uggiosa. Nonditeglielo, però: non sopporta il caldo. Forse è il suo unico, vero, rivale.In questo articolo: CiclismoItaliaSport
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